giovedì 11 luglio 2013

Enuma Elish, la genesi sumera-babilonese


enuma elishL’enuma elish rappresenta il più antico testo scritto documentato sulla creazione, in lingua babilonese e derivante da una versione originale sumera ancora più antica.

I protagonisti sono gli dei che, attraverso battaglie e divine alleanze, donano all’opera una struttura epica e avvincente, con tanto di ribellioni, uccisioni e trionfi.
 
I sumeri volevano descrivere la creazione di tutte le cose in chiave “mitologica”, ma nello stesso tempo conoscevano perfettamente il Sistema Solare e la sua origine. Anzi, conoscevano qualcosa che oggi noi stentiamo a credere: la presenza di un pianeta chiamato Nibiru.
 
L’enuma elish riesce a conformare le vicende degli dei e le loro battaglie rispettivamente alla fisica dei corpi celesti e alle loro collisioni, tanto per fare un esempio.
 
I nomi degli dei sono attribuibili ai nomi dei pianeti; le azioni degli dei, le loro decisioni, le loro alleanze, le uccisioni coincidono incredibilmente con i moti dei corpi celesti, con le attrazioni reciproche dovute alle forze di gravità, con le loro orbite, con le loro inevitabili collisioni.
Si ottiene così un forte parallelismo tra epica e documentazione scientifica di cosmologia.
 
Ecco il risultato:
Enuma elish la nabu shamamu
Shaplitu ammatum shuma la zakrat
Quando nell’alto il cielo non aveva ancora un nome
[E] in basso anche la solida Terra non aveva nome
 
Questo è l’inizio dell’Enuma Elish, l’epica babilonese della creazione che spiega le origini del Sistema Solare, rivela l’esistenza del pianeta Nibiru, descrive l’arrivo degli Anunnaki sulla Terra e la creazione dell’uomo.
 
Differentemente dall’idea comune che si tratti di un opera mitologica e fantasiosa, l’Enuma Elish rappresenta un vero e proprio trattato di astronomia, dove Zecharia Sitchin è stato il primo ad intuire che le successive versioni sulla Creazione, Bibbia compresa, facciano senza alcun dubbio riferimento a quest’opera babilonese.
 
L’intero testo sacro, basato su un precedente testo originale sumero, fornisce quindi una dettagliata descrizione di tutto ciò che esisteva prima dell’essere umano e della Terra.
La narrazione ha come tema le battaglie degli dei celesti, intesi come pianeti e corpi celesti, ma che vengono descritti come entità viventi.
 
Il Sistema Solare iniziò a prendere forma con solo tre attori celesti: un Apsu primordiale, il suo compagno Mummu e un’entità divina chiamata Ti.amat.
 
L’unione delle acque di Tiamat con il maschio Apsu generò gli dei celesti, i pianeti, e ne risultò così il Sistema Solare:
Sole - Apsu
Mercurio - Mummu
Venere - Lahamu
Marte - Lahmu
Tiamat - Tiamat
Giove - Kishar
Saturno - Anshar
Il futuro Plutone - Gaga
Urano - Anu
Nettuno - Ea/Nudimmud
 
Inizialmente il Sistema Solare era instabile e caotico, dove le orbite dei pianeti non erano ancora stabilmente definite. Questa diventava la premessa per l’inizio della battaglia celeste: la continua instabilità dei pianeti (gli dei celesti) provocò turbamento a Tiamat e lo spinse a formare la sua terribile “schiera”, formata dai suoi satelliti (i “draghi ruggenti, ammantati di terrore”). Tale situazione, generando ulteriore pericolo e disordine, spinse Ea/Nettuno, il pianeta più esterno, a riequilibrare il Sistema Solare e inviarvi un pianeta (“un dio celeste più grande”) che veniva da lontano. Era un pianeta pieno di splendore, di nome Nibiru (Marduk per i babilonesi), coinvolto direttamente nella battaglia celeste che descrive il testo: a causa del senso orario di rotazione della sua orbita, opposto a quello di tutti gli altri pianeti, Nibiru/Marduk sarà destinato a collidere inevitabilmente con Tiamat.
 
Nibiru01 
Il superbo Marduk quindi si stava avvicinando al Sistema Solare:
Soggetto alla trazione gravitazionale di Nudimmud/Nettuno ed entrando sotto l’influenza degli altri pianeti, lo “straniero” venuto dall’esterno curvò il proprio corso verso il centro del sistema solare. I pianeti più esterni gli affidarono il ruolo di eroe supremo della battaglia e gli fornirono i “terribili venti” (i satelliti) che sarebbero accorsi in suo aiuto.
 
In quel momento un satellite di Anshar/Saturno (il suo consigliere divino) chiamato Gaga diventò il pianeta Plutone: inviato in missione verso gli altri corpi celesti per appoggiare l’impresa di Marduk, fece ritorno girando all’indietro e dirigendosi accanto a Ea/Nettuno; da qui si spiega la sua insolita orbita inclinata che a volte lo porta fuori e a volte dentro l’orbita di Nettuno. I Sumeri lo chiamavano Ushmu (“colui che ha due facce”) e veniva raffigurato come un dio con due facce contrapposte, una che guardava avanti e una indietro: ponendosi di fronte a Nettuno, egli lo guarda in due diverse direzioni, proprio come la sua stessa orbita “vede” Nettuno a seconda del suo percorso.
 
Due erano quindi i fronti opposti coinvolti:
1. Tiamat, con i suoi ruggenti satelliti
2. Marduk/Nibiru con l’appoggio dei pianeti più esterni, quali Ea, Anshar, Lahmu, Lahamu e Kishar.
 
Tiamat, come detto prima, godeva della sua forte schiera di satelliti, dei quali Kingu era il più grande di tutti e venne nominato comandante della schiera: a lui venne promesso come ricompensa di “unirsi alla schiera degli dei con un suo proprio destino”, ovvero di diventare un pianeta con una propria orbita.
 
Marduk invece godeva di un arsenale basato sull’appoggio degli alleati: i quattro satelliti che aveva ottenuto da Anu/Urano (“Vento del Nord, Vento del Sud, Vento dell’Est e Vento dell’Ovest”) più tre ottenuti dal gigante Kishar/Giove (“Vento del Male, Turbine del Vento, Vento senza pari”). Sette in tutto.
 
A Marduk, grazie al sostegno degli dei celesti alleati, fu quindi promesso il titolo di eroe della battaglia e un destino celeste supremo, ovvero un’orbita più grande di tutti gli altri pianeti.
 
Tutto era pronto, la battaglia celeste tra Tiamat e Marduk stava per avere inizio.
Il Signore distese la sua rete per intrappolarla,
le scagliò in faccia il Vento del Male, che gli stava dietro.
Quando Tiamat aprì la bocca per divorarlo,
le scatenò contro il Vento del Male, così che lei non riuscì a
richiudere le labbra.
 
Lo scontro fra i due pianeti avvenne in due fasi ben distinte:
Prima fase: Marduk attacca Tiamat con i suoi venti (satelliti), “spezzandole il cuore” e “spegnendo il suo soffio vitale”. Kingu, pronto a diventare un pianeta a tutti gli effetti, viene condannato ad essere un Dug.ga.e (“circolatore senza vita”, quindi senza atmosfera), poichè Marduk imprigionandolo, gli rubò la “Tavola dei destini”. Esso diventerà quello che noi oggi conosciamo come la nostra Luna.
 
I feroci venti caricarono il suo ventre,
il suo corpo era disteso, la sua bocca spalancata.
Egli scagliò una freccia che le dilaniò il ventre,
penetrò nelle sue viscere e le spezzò il cuore.
Dopo averla così domata, egli spense il suo soffio vitale.
 
nibiru03
 
Seconda fase: completata la prima orbita e quindi la prima fase, Marduk ritorna da Tiamat ormai “sottomesso” ed entra in collisione diretta, aprendola in due. La metà superiore (il “cranio”) di Tiamat diventerà il nostro pianeta Terra, mentre la parte inferiore viene ridotta in frantumi che, legati tra loro come un bracciale, andranno a formare la fascia degli asteroidi (il “bracciale martellato”).
 
Il pianeta Terra contiene ora il seme del DNA di Marduk, ottenuto con la collisione con Tiamat, e nella sua nuova orbita si porta con sé l’inanimato Kingu per farne la propria Luna.
Il Signore calpestò la parte posteriore di Tiamat.
Con la sua arma le tagliò di netto il cranio;
recise le arterie del suo sangue
e spinse il Vento del Nord a portarla
verso luoghi sconosciuti.
L’altra metà di lei
egli innalzò come un paravento per i cieli.
Piegò la coda di Tiamat
fino a formare la Grande Fascia come un bracciale.
Incastrando insieme i pezzi,
li appostò come guardiani.
 
In questo momento, sempre secondo il testo babilonese, “Marduk” fece del sistema solare la sua dimora e si afferma per sempre come pianeta Nibiru, il pianeta dell’attraversamento, con la sua orbita di 3600 anni terrestri.
 
Tutte le volte che Nibiru si è avvicinato al pianeta Terra, dove un tempo orbitava Tiamat, è stato sempre descritto come un pianeta radiante, pieno di luce ed è per questo che viene spesso rappresentato con una croce.
 
Ai giorni nostri, viene spesso chiamato “Pianeta X”, mentre quando ancora Plutone era considerato pianeta del Sistema Solare, veniva chiamato il “Dodicesimo Pianeta”, contando anche Sole e Luna.
 
nibiru02
 
Fonte:
Zecharia Sitchin : “Quando i Giganti abitavano la Terra” – 2009 Macro Edizioni
Zecharia Sitchin: ” Le cronache terrestri rivelate” – 2011 Edizioni Piemme

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