“Il
campo elettromagnetico (EM) irradiato dal MUOS può produrre effetti
biologici sulle persone esposte; interferenze elettromagnetiche in
apparecchiature elettroniche, strutture aeroportuali e aeromobili;
effetti sulla biocenosi e sulla fauna del Sito d’Importanza Comunitaria
(SIC) Sughereta di Niscemi”. Ad affermarlo il docente universitario
Marcello D’Amore, perito nominato dal Tribunale amministrativo di
Palermo che il 9 luglio dovrà decidere sul ricorso presentato dal
Ministero della difesa contro la revoca delle autorizzazioni ai lavori
d’installazione del nuovo sistema di telecomunicazioni Usa, firmata
dalla Regione Siciliana il 30 marzo scorso.
Già ordinario di Elettrotecnica
presso la facoltà d’Ingegneria civile e industriale dell’Università
“Sapienza” di Roma ed ex direttore del Centro interuniversitario di
ricerca di compatibilità elettromagnetica, il prof. D’Amore è stato
responsabile di numerosi progetti finanziati dal Ministero
dell’istruzione e da holding italiane come ENEL e Trenitalia e
dall’azienda costruttrice di velivoli civili e militari Alenia
Aeronautica (gruppo Finmeccanica). Un anno fa era stato individuato dal
Tar quale “verificatore” dei possibili effetti elettromagnetici del MUOS
e degli impianti della stazione di telecomunicazione (NRTF) della
Marina militare Usa che esiste a Niscemi dal 1991. Lo scorso 24 giugno
il perito ha consegnato la relazione finale che conferma pienamente i
rilievi e le considerazioni d’insostenibilità ambientale del MUOS e
della base NRTF a cui sono giunti i due studiosi del Politecnico di
Torino, i professori Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu, consulenti a
titolo gratuito del Comune di Niscemi.
Il rapporto del prof. Marcello
D’Amore si apre con la valutazione dell’indagine di conformità del sito
MUOS di Niscemi in relazione alle problematiche di compatibilità
elettromagnetica prodotta nel febbraio 2006 dal Naval Warfare System
Center (NWSC) della US Navy con sede a Charleston (Carolina del Sud).
Nello specifico, la Marina statunitense aveva affermato che i valori di
campo elettrico del sistema “sono al di sotto dei limiti di legge nelle
zone accessibili”. Inoltre il rischio di esposizione al fascio
principale delle emissioni veniva ritenuto “minimo” e comunque “legato
all’improbabile evento che il personale venga meccanicamente sollevato
all’altezza e all’interno dei fasci principali dell’antenna”. Analoghe
valutazioni compaiono nello Studio di incidenza ambientale presentato
nell’aprile 2008 dal consorzio MUOS Team Niscemi che cura i lavori di
realizzazione del terminale terrestre satellitare all’interno della
riserva naturale Sughereta. L’esperto della facoltà d’Ingegneria di Roma
non è però per nulla d’accordo.
“L’analisi di conformità di NWSC è
priva del rigore e della completezza necessari a garantire la piena
validità dei risultati i quali, pertanto, non consentono di verificare
il rispetto dei limiti di campo EM previsti dalla legge”, scrive
D’Amore.
“E si deve rilevare la non attendibilità delle analisi di conformità presentate per quanto riguarda l’esposizione delle persone ai campi elettromagnetici irradiate dalle antenne paraboliche del MUOS”.
Il docente universitario spiega come
i tecnici della Marina militare statunitense non abbiano considerato
con la “dovuta attenzione” le varie articolate normative italiane in
tema di insediamento di nuovi impianti di comunicazione a radio
frequenza. I militari non hanno inoltre stimato né il campo elettrico,
né il campo magnetico, né la densità di potenza del MUOS nel territorio
di interesse ed in particolare nel Comune di Niscemi che dista appena 5
km dalla base NRTF di Niscemi.
“A tale riguardo si rileva che il riflettore parabolico, di diametro 18,4 m, emette il campo EM alla frequenza di 31 GHz, pertanto il campo vicino radiativo si estende lungo la direzione di massima radiazione dalla regione di campo reattivo fino alla distanza di 67,7 km”, spiega D’Amore.
Anche nel caso della due antenne
elicoidali che completano il sistema di trasmissione satellitare e che
trasmettono alla frequenza di 315 MHz, i progettisti non hanno calcolato
la mappa del campo EM nel territorio, né sono state trattate ai fini
dell’esposizione le correlazioni con l’irradiamento delle tre grandi
antenne paraboliche. “Nessuna stima di campo EM è stata fatta infine
considerando il contemporaneo funzionamento di più antenne”, scrive il
docente, particolare tutt’altro che irrilevante dato che a Niscemi sono
presenti 46 antenne nella stazione NRTF (45 operanti nella banda di alta
frequenza a 3-30 MHz e una in bassa frequenza a 46 kHz). La Marina
militare Usa non ha presentato inoltre i riscontri tecnici per provare
l’inesistenza di conflitti con le emissioni elettromagnetiche in arrivo o
in partenza dall’installazione niscemese, imputabili ai trasmettitori
MUOS in banda Ka o a quelli di tipo elicoidali UHF. “La problematica EM è
trattata dal Naval Warfare System Center soltanto in relazioni a
possibili effetti su apparecchiature elettroniche o su dispositivi
impiantati su persone”, prosegue la relazione consegnata al Tar di
Palermo. “L’analisi è svolta in maniera qualitativa senza analitiche
correlazioni con il campo EM generato dall’impianto. Semplicistica
l’assunzione di 1 V/m quale livello di immunità a radio frequenze delle
apparecchiature commerciali, ove si pensi alla numerosità e varietà
delle problematiche e delle norme CEI in tema di compatibilità
elettromagnetica”.
Il prof. D’Amore boccia pure lo
studio del 2011 dei professori Luigi Zanforlin e Patrizia Livreri della
facoltà d’Ingegneria dell’Università di Palermo (consulenti dell’allora
Presidente della Regione Raffaele Lombardo), secondo cui il sistema di
trasmissione MUOS non comporterebbe condizioni di rischio per la salute
dell’uomo.
“Tale conclusione – scrive D’Amore – basata su motivazioni analoghe a quelle riportate dal NWSC e dal Team MUOS Niscemi, non può essere condivisa in quanto il rapporto di conformità si limita al calcolo di livelli di campo lontano e non in campo vicino come si dovrebbe, trascurando di simulare la mappa del campo EM in vicinanza del terreno”.
La simulazione del campo EM
irradiato dalle antenne del MUOS è stata successivamente effettuata
dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (ARPA Sicilia),
ma - a giudizio del perito - in modo del tutto errato. “I calcoli
effettuati con il codice WinEDT – modulo VICREM della Vector Srl
(attualmente confluita in Se.Di.Com. Srl) avrebbero richiesto la
completa conoscenza delle sorgenti irradianti distribuite sulla
superficie d’antenna”, scrive D’Amore.
“Poiché tale informazione non sembra fosse nota all’ARPA, si può ritenere che i livelli di campo presentati siano basati sul modello di calcolo in campo lontano in base al quale l’antenna è rappresentata come sorgente puntiforme. Pertanto i risultati delle simulazioni non sono riferibili alla regione di campo vicino e dunque non consentono un’attendibile verifica di conformità”.
Il perito della Sapienza esprime
pure forti perplessità sui risultati della campagna di misurazione e
monitoraggio del campo elettromagnetico nella stazione NRTF di Niscemi,
avviata dall’ARPA Sicilia a fine 2008. La veridicità dei risultati
sarebbe stata infatti pregiudicata dal comportamento omissivo e/o
scarsamente collaborativo delle autorità militari statunitensi e dalla
non disponibilità di adeguate informazioni sulle caratteristiche e sulle
modalità di funzionamento dei trasmettitori. Per il prof. D’Amore “le
configurazioni di antenne definite dal Comandante della base sono di
difficile lettura, né sono illustrate nella stesa istruttoria al fine di
fornire informazioni sulle ragioni che giustificherebbero le condizioni
di emissione delle antenne alla massima potenza”. Nonostante l’ARPA
Sicilia abbia poi fornito giudizi abbastanza tranquillizzanti sulle
emissioni EM della base, l’esperto di Roma sottolinea come le scarse
informazioni in mano all’Agenzia non hanno consentito di attuare come
disposto dallo specifico decreto regionale del 27 agosto 2008 sui campi
elettromagnetici. In particolare il decreto prevede che le misurazioni
siano effettuate in banda larga con strumentazioni idonee indicate dalle
norme tecniche, conoscendo pienamente i dati relativi alla “modalità di
irradiazione (modulazione, tipologia della gestione della potenza, del
traffico, ecc.)”. Cosa che invece non è avvenuto a Niscemi per la
resistenza del Comando Usa a fornire i dati richiesti. Non sarebbe stata
pienamente rispettata pure la norma che impone a ripetizione delle
misure del campo EM “con catena strumentale in banda stretta” quando il
valore precedentemente misurato in banda larga è risultato superiore al
75% del limite più basso. “La misura in bassa stretta è prevista anche
quando siano presenti più sorgenti che emettono in intervalli di
frequenza su cui devono essere applicati differenti valore limite”,
spiega il prof. D’Amore. “Questa condizione è però di difficile
applicazione per ARPA Sicilia a causa della mancanza delle necessarie
informazioni”.
“Non è pertanto condivisibile
l’affermazione dell’Agenzia regionale per l’ambiente che i valori del
campo EM rientrano nei limiti della normativa italiana vigenti, perché
diversi valori misurati, in particolare in località Ulmo, superano
l’obiettivo di qualità di 6 V/m”, aggiunge D’Amore. “Inoltre le modalità
di misura solo in parte sono conformi a quanto previste dalle norme CEI
211-7 e 211-7A”.
Nelle conclusioni del suo rapporto
al Tar di Palermo, il prof. D’Amore lamenta come nelle analisi del
rischio EM sino ad oggi prodotte non si faccia alcun riferimento alle
cautele progettuali antisismiche “idonee ad evitare allarmanti impatti
elettromagnetici nel territorio”, nonostante il Comune di Niscemi sia
stato classificato dalla Regione siciliana come “zona 2” cioè ad elevata
pericolosità sismica. Nessuno studio è stato inoltre presentato in
relazione ai possibili effetti dell’interazione del campo EM del MUOS su
strutture aeroportuali ed aeromobili, anche se nelle vicinanze della
stazione di Niscemi sono presenti ben tre scali aerei: Comiso, distante
25,48 km; Sigonella a 55,34 Km; Catania-Fontanarossa a 69,97 km. “Tra i
vari argomenti di studio che la problematica suggerisce, particolare
attenzione dovrebbe essere rivolta ai possibili effetti EM su un
aeromobile che attraversi il volume sotteso del fascio irradiato da una
parabola del MUOS, soprattutto nelle fasi di decollo e atterraggio”,
scrive D’Amore. Da qui l’esigenza per evitare gravi incidenti al
traffico aereo che si effettuino le indagini sulla penetrazione del
campo EM nella struttura di un aeromobile e la sua distribuzione
all’interno, sui fenomeni di “accoppiamento” con il wiring system di
bordo e sulla verifica dei limiti di tensione e corrente all’ingresso
degli apparati critici per la sicurezza del volo e dei sensori che
ricevono i segnali.
“Per la verifica di conformità dell’impianto MUOS si rende necessario lo sviluppo di una nuova rigorosa procedura di simulazione del campo elettromagnetico irradiato, corredata da una piena e documentata informazione sul codice di simulazione che viene utilizzato, sull’algoritmo alla base di tale codice, sui dati d’ingresso del codice, sulle caratteristiche del segnale emesso, sulle proprietà riflettenti del terreno e di eventuali superficie interessate, sulle ipotesi esemplificative eventualmente adottate”, conclude D’Amore.In modo analogo, sempre secondo l’esperto, si dovrebbe procedere nella valutazione dei possibili effetti elettromagnetici negli aeroporti interessati, in particolare di quello di Comiso. Ora la parola passa al Tar di Palermo che ha tutte le carte in mano per respingere le richieste del governo e impedire la riapertura dei cantieri del terminale terrestre dell’EcoMUOStro di Niscemi.
Antonio Mazzeo
Per concessione di Antonio Mazzeo
Fonte: http://antoniomazzeoblog.blogspot.co.uk/2013/07/solenne-stop-della-sapienza-al-muos-di.html
Data dell'articolo originale: 05/07/2013
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=10088
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