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Il segreto con cui i poteri occulti tengono in pugno la nostra società
è, quindi, tutto racchiuso nella figura di Cristo. Attorno alla sua
figura si gioca una
lotta tra massoneria e Chiesa cattolica, fatta di ricatti, colpi bassi,
scomuniche vicendevoli, ma anche di patti e alleanze. Ma il segreto di
Cristo è tutto lì: l’amore.
Per avere una società docile sottomessa
ad ogni minimo capriccio del potere, si è creata una società senza
amore, perché senza amore le persone sono infelici. E una persona
infelice è facilmente sottomessa. Una persona felice, infatti, non
andrebbe in guerra (perché dovrebbe rischiare di morire per poi non
rivedere più i propri cari, le proprie cose?).
Una persona infelice obbedisce ad ordini
illegittimi e commette anche illegalità, perché ha paura di perdere
quel poco che ha e di diventare ancora più infelice perdendo il lavoro. Una persona infelice lavorerà anche
dieci ore al giorno come un mulo e sottopagato, se non sa e non conosce
in quali altri modi potrebbe essere felice.
La tecnica usata da certi poteri per
sottomettere la popolazione è stata quindi molto semplice: togliere
l’amore da tutte le manifestazioni della vita sociale e individuale. In primis, anziché insegnare alla gente
ad essere felice, spiegando il senso della vita e della morte, si
insegna alla gente a primeggiare, a prendere bei voti anche nelle
materie in cui non hanno alcun interesse, e ad accumulare soldi. Cioè si
insegna loro il miglior modo per essere infelici, intanto perché non si
può primeggiare in tutto, e in secondo luogo perché anche quando si
primeggia, ciò non porta la felicità.
Si insegna poi a dipendere dalla stima altrui, e non da quella per se stessi, in modo da farci dipendere dagli altri. Queste cose le conosce bene Umberto Eco,
che nel suo romanzo Il nome della rosa parla di un libro segreto, un
libro “con cui si uccide e per cui si uccide”. Questo libro è la
Commedia di Aristotele, che nel romanzo tratterebbe il tema del “riso”;
in realtà, come abbiamo spiegato in altri articoli, esso è la Divina
Commedia.
Eco infatti dicendo che il libro segreto
è la Commedia di Aristotele sta citando un testo che non esiste nella
realtà, frutto di invenzione. La scelta del titolo non è casuale; esso
da una parte richiama la Divina Commedia, ma dall’altra facendo
riferimento al riso sta alludendo anche alla felicità; il libro è
proibito perché un libro che parlasse di felicità non può che essere
inviso ai poteri forti, che vogliono una popolazione sottomessa perché
infelice.
Eco, insomma, sa bene che il fine dei
poteri occulti è mantenere la gente nell’infelicità perché conosce bene i
segreti della Rosa. Un segreto conosciuto anche da Franco
Battiato, che a quanto ci dice nella canzone “La cura”, conosce le leggi
del mondo e ne farà dono (alla donna amata, secondo alcuni; al
discepolo, per chi interpreta la canzone come un discorso che il maestro
fa al suo discepolo; “ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza,
percorreremo assieme le vie che portano all’essenza”).
E quali sono le
leggi del mondo lo dice in un’altra canzone: “Tutto l’universo obbedisce
all’amore”.
Lo stesso concetto che troviamo in Dante.
Lo stesso concetto che troviamo nei Vangeli.
Lo stesso concetto che spesso viene
diffuso anche in opere minori, solo apparentemente per bambini, come
Kung Fu Panda, dove il segreto dei segreti è: l’amore.
Il
risultato della sottrazione dell’amore in tutti i settori del vivere è
il seguente. I politici fanno il loro lavoro per potere, non per amore,
con il risultato che è sotto gli occhi di tutti.
I magistrati fanno il loro lavoro per prestigio, quindi non interessa loro portare giustizia e amore.
La
maggior parte della gente fa alcuni lavori per prestigio o per soldi,
scambiando la felicità con l’accumulo di beni.Pochi quindi fanno un
lavoro per amore e
passione, e spesso quei pochi vengono derisi perché non guadagnano
abbastanza o perché il lavoro non è troppo prestigioso.
Chi non si piega
alle leggi della società, chi vuole fare il pittore, il cantante, il
regista, nonostante i pochi guadagni, viene deriso e considerato con
sprezzo un “artista”, un fannullone, uno che non vuole mettere la testa a
posto.
La corruzione diffusa e l’impossibilità
di diventare anche portalettere senza una raccomandazione hanno fatto sì
che oggi il 90% delle persone faccia il suo lavoro solo per portare a
casa lo stipendio, non per amore di ciò che fa. Quindi abbiamo impiegati
costantemente incazzati, negozianti che tendono a fregare il cliente
perché non mettono amore nella loro attività e nel servizio alla
clientela, professionisti che non vedono l’ora di andare a casa e che se
ne fregano del cliente che hanno davanti, imprese che fabbricano
prodotti scadenti, ecc.
Contribuisce a questo stato di cose la cultura ufficiale. Dalla cultura è stato tolto tutto ciò che è vivo, vero, e che potrebbe rendere interessante quasi tutto. Si studia Dante Alighieri senza capire
di che amore parla, e la maggior parte dei commentatori pensa davvero
che egli abbia scelto San Bernardo come sua guida perché “era devoto
alla Madonna” e non perché – magari – era il creatore della regola
templare.
Si studia la storia senza capire le
reali connessioni tra eventi, quindi senza capire il motivo per cui
certi fatti accadono, sì che la storia ufficiale viene presentata come
un insieme di fatti casuali e la maggior parte della gente non si
appassiona a questa materia.
Anche altre materie, come la matematica,
vengono presentate in modo arido. Nessuno dice allo studente che
Pitagora non era solo un matematico, anzi, non lo era affatto; Pitagora
era invece un iniziato che aveva una scuola di misteri, che non a caso
morì assassinato insieme a molti seguaci, perché insegnava la matematica
dell’universo e l’unità delle religioni.
Non a caso gli iniziati ad
alcune società segrete vengono anche chiamati tutt’oggi Pitagorici. E la
matematica i massoni la conoscono bene, tanto da chiamare il loro Dio
“Grande Architetto dell’Universo”, e tanto da renderli ossessionati da
date e simboli sì da metterli ovunque e da non fare un passo, spesso,
senza aver consultato astrologi e numerologi.
Se quindi per una persona normale, un
profano, il fatto che MORO sia morto assassinato nella città di ROMA
(A-MOR) è un caso, l’iniziato capisce subito le implicazioni di un
simbolismo del genere, come capisce bene il motivo per cui al numero 9
di Via Caetani (Caetani era un dantista di fama internazionale) dove
Moro fu lasciato morto, c’è il Conservatorio di Santa Caterina della
Rosa.
Ma l’iniziato non ne parla con i profani, perché non capirebbero.
by Paolo Franceschetti
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