In una canzone di Franco Battiato, scritta dal filosofo Manlio Sgalambro, si dice che “il denaro è un'illusione collettiva”.
Questa affermazione può avere varie chiavi di interpretazione, ma si
può affermare che ciò sia vero anche in senso abbastanza stretto.
La grande maggioranza delle persone è abituata a pensare al denaro come qualcosa di diverso rispetto a ciò che esso è veramente.
La mente umana ha una certa difficoltà a gestire i concetti
astratti. Lo può fare, ma richiede un certo sforzo. I processi
“automatici” (li chiamiamo in questo modo improprio per semplicità)
della mente tendono a fare enormi semplificazioni che vanno benissimo
per il mondo fisico, ma molto meno per i concetti astratti.
La grande maggioranza delle persone tratta il denaro come qualcosa
di fisico, le cui caratteristiche non cambiano nel tempo. Se hanno,
diciamo, 100.000 euro in banca, sono abituati a pensare a questi 100.000
euro come ad un oggetto, non come ad una relazione.
Cioè come qualcosa che ha delle proprietà intrinseche, invece di
qualcosa le cui proprietà derivano dalla interazione fra le persone che
decidono di utilizzarlo.
Se ci riflettiamo con attenzione, tutti noi comprendiamo facilmente
che il denaro, di per sé, non ha alcun valore. Ciò nonostante, tutti
noi lo trattiamo come qualcosa che ha valore in sé.
Perché questo accade?
Perché i cambiamenti nelle proprietà del denaro, derivanti dalle interazioni fra coloro che lo utilizzano, sono di due tipi:
-
continui, ma estremamente graduali;
-
repentini e di grandi dimensioni, ma molto rari.
La nostra mente è abituata a gestire cambiamenti che sono
sufficientemente frequenti e consistenti, come le condizioni meteo. Se i
cambiamenti sono estremamente graduali, come il fenomeno della deriva
dei continenti, oppure molto rilevanti ma rari, come un terremoto, la
nostra mente esercita una semplificazione necessaria e tende ad ignorare
questi fenomeni.
Il denaro che noi utilizziamo tutti i giorni è soggetto sia a
cambiamenti continui (inflazione regolare) sia ad eventi traumatici
(grandi svalutazioni, cambi forzosi, ecc.), ma noi tendiamo ad
ignorarli.
Ogni giorno pensiamo al “gruzzoletto” che abbiamo da parte –per chi
ha la fortuna di averlo– e crediamo che oggi quel gruzzoletto sia
uguale a ciò che era ieri e sarà uguale a quello di domani (1).
Noi pensiamo al denaro come al “nostro” denaro. Quello che “io” ho
guadagnato... quello che “io” ho messo da parte... il “mio” conto in
banca.
Già pensare al denaro come “nostro” è una semplificazione
necessaria, ma che ci porta a commettere importanti errori di
percezione. Un oggetto può essere nostro (2). Una proprietà come
un terreno, una casa, una bicicletta. Il fatto che sia nostro significa
che possiamo disporne come vogliamo (chiaramente, nei limiti di ciò che è
consentito dalla legge).
Col denaro, invece, non possiamo fare altro che scambiarlo con
altre cose le quali, quelle sì, diventeranno nostre. Ma i 100.000 euro
che oggi ho sul conto, con quante e quali cose potranno essere scambiate
fra un anno, cinque anni o dieci anni? Questo non dipende in nessun
modo da noi. Il denaro non ha proprietà intrinseche. Se ho una
bicicletta, fino a quando non si rompe, io so che potrò usarla
esattamente per la funzione per la quale l'ho acquistata. Con il denaro,
la sua funzione di scambio varia in continuazione per una serie di
fattori che sono completamente fuori dal controllo del possessore del
denaro. Se noi consideriamo il denaro per la sua capacità di essere
scambiato, dire che una persona possiede questa capacità è un nonsenso
poiché questa capacità muta continuamente e non dipende in nessun modo
da lui.
La maggior parte delle persone si inferocisce se vede il numerino
del saldo del conto corrente diminuire, magari per effetto del pagamento
di un tassa, ma non comprende che il problema è fare in modo che lo
stesso numero –o anche un numero inferiore– possa avere un valore
superiore, cioè possa essere scambiato con oggetti o prestazioni di
servizi che abbiamo più valore.
Il denaro è la rappresentazione di una relazione, non è un oggetto!
Che cos'è che fa mutare il valore del denaro? L'interazione fra i
soggetti che scelgono di utilizzarlo. Cioè i comportamenti degli agenti
economici. Questa interazione è influenzata pesantemente da una serie
di regole di politica economica e monetaria delle quali la maggior parte
di coloro che utilizzano il denaro non sa praticamente nulla.
Chi decide, ad esempio, quanto denaro debba esserci in circolazione e chi lo produce?
Molti pensano che sia la banca centrale a produrre denaro. In realtà questo è vero in piccola parte.
Molti pensano che il denaro sia una merce limitata, come potrebbe
essere il petrolio, ma non è così. Il denaro non è una merce, è la
rappresentazione di una relazione. Dire: “lo Stato non ha il soldi”
significa che non vogliamo o non possiamo modificare determinate regole
che ci siamo auto-imposti.
Lo stesso problema del debito pubblico è un
problema solo perché siamo ingabbiati in una concezione del denaro che è
assolutamente autolesionista, almeno per il 95% della popolazione.
L'errore chiave della nostra attuale concezione del denaro, come ho scritto altre volte su questo spazio,
è quello di considerarlo contemporaneamente uno mezzo di scambio ed un
mezzo di accumulo. E' evidente a chiunque che se il denaro è un buon
mezzo di accumulo non sarà mai un perfetto mezzo di scambio e viceversa.
Ciò che lo rende un buon mezzo di accumulo è il tasso d'interesse.
Il tasso d'interesse è una delle cause principali di tutti i nostri
problemi economici-finanziari. La maggioranza delle persone non si rende
conto che paga interessi in continuazione, anche se non ha contratto
nessun finanziamento. Se una persona ha i suddetti 100.000 euro in
titoli di stato, magari è felice di ricevere tre o quattro migliaia di
euro di interessi, però non si rende conto delle decina di migliaia di
euro di interessi che paga ogni anno.
Circa un quinto delle entrate dello stato se ne vanno per pagare
gli interessi. Quindi un quinto delle tasse che paghiamo è dovuto ad
interessi. Se uno acquista un automobile, del prezzo dell'automobile,
una fetta molto consistente è costituita dai costi finanziari –cioè
dagli interessi– che la casa produttrice paga.
Per gli immobili (sia che siamo in affitto, sia che abbiamo
acquistato la casa) circa la metà dei costi che paghiamo per avere un
tetto sotto la testa è dovuta agli interessi. In breve, noi paghiamo
interessi continuamente, al supermercato, al bar, in palestra, ecc., ma
non ce ne rendiamo conto! La cosa più grave è che la presenza del tasso
d'interesse determina una concentrazione di ricchezza monetaria nelle
mani di pochissimi.
Questo non è solo un problema di giustizia è anche un problema
economico-finanziario. L'eccessiva concentrazione di ricchezza
finanziaria nelle mani di pochi crea costanti disequilibri sia economici
che finanziari i quali sono la causa di crisi finanziarie ed economiche
sempre più grandi.
La soluzione radicale al problema, quindi, sarebbe quella di
separare la funzione di accumulo di ricchezza da quello di mezzo di
scambio, abolendo il tasso d'interesse ed introducendo un costo legato
al possesso del denaro, ovvero un tasso d'interesse negativo. Il denaro,
così liberato dal tasso d'interesse, diventerebbe un perfetto mezzo di
scambio e la funzione di accumulo verrebbe riservata alle merci con
tutte le problematiche che è giusto debbano essere collegate alla
gestione di accumuli di ricchezza.
Questo, contrariamente a quanto si è portati a pensare,
aumenterebbero il potere di acquisto perché il prezzo delle merci
diminuirebbe e le tasse potrebbero essere ridotte drasticamente (non
solo per i risparmi dello Stato sugli interessi, ma perché le imposte
sui redditi verrebbero sostituite da questa forma di tassazione
monetaria che è il tasso d'interesse negativo).
Gli unici che verrebbero penalizzati da una riforma radicale come
questa sono coloro che riscuotono più interessi rispetto a quelli che
pagano. Sono i super-ricchi. Coloro che hanno svariati milioni di euro
in banca e possono vivere di rendita.
Questa esigua minoranza non vedrebbe più aumentare automaticamente
il proprio enorme patrimonio e quindi ostacolerebbe in ogni modo una
riforma del genere. Se avesse una prospettiva più lungimirante, però, si
renderebbe conto che una riforma del genere gli consentirebbe di godere
della loro enorme ricchezza senza attraversare quelle fasi di choc
finanziario che sono assolutamente inevitabili con l'attuale modello.
Stiamo vivendo una fase storica nella quale le principali banche
centrali del mondo stanno mettendo in atto politiche monetarie non
convenzionali per tentare di uscire da una crisi del sistema finanziario
senza precedenti. Gli effetti di lungo termine di queste politiche sono
sostanzialmente impossibili da prevedere. Sono ancora in pochi ad avere
acquisito la consapevolezza che è l'attuale modello di moneta che non è
più sostenibile. (3)
Abbiamo bisogno di una diversa concezione del denaro. Se il popolo
si rendesse realmente conto di cos'è il denaro, come funziona, come
viene prodotto, come viene redistribuito, avremmo risolto buona parte
dei problemi economici perché l'attuale modello di moneta verrebbe
travolto in favore di un modello più razionale e sostenibile.
Purtroppo, abbiamo un enorme problema d'informazione. Fino ad una
quindicina di anni fa, semplicemente non se ne parlava. Oggi, con
Internet, se ne parla molto nei così detti siti di “contro-informazione”
ma insieme a tante cose corrette si dicono un mare di panzane
colossali. Questo scredita completamente l'argomento agli occhi di chi è
abituato ad affrontare le cose seriamente ed il tema non viene
praticamente mai sollevato nei mezzi d'informazione tradizionali perché
si pensa che l'argomento sia frutto di invenzioni di qualche
complottista fuori di testa.
Prima o poi (purtroppo, temo più poi che prima) il tema
dovrà essere affrontato. Questo sistema monetario non è sostenibile.
Potrà reggere forse ancora qualche decennio, ma una riforma radicale
sarà inevitabile e per allora anche la conoscenza del problema sarà
molto più diffusa di quanto lo sia oggi. Almeno lo spero.
Note:
(1) Qualche settimana fa, mi è capitato di seguire un caso legale
di una persona che aveva in mano un titolo del Monte dei Paschi di Siena
per 10 milioni di marchi. A prima vista, si poteva pensare che tale
titolo valesse moltissimo, se convertito in euro attuali. In realtà, a
prescindere dall'esigibilità o meno del titolo, all'epoca nel quale era
stato emesso, il periodo della Repubblica di Weimer, 10 milioni di
marchi erano ben poca cosa. Il valore del denaro è assolutamente
relativo al contesto storico nel quale viene utilizzato.
(2) In realtà se osserviamo le cose da punti di vista ancora più
raffinati, non esiste niente al mondo che non sia interdipendente,
neppure gli oggetti fisici, ma qui vogliamo focalizzarci sul concetto di
denaro e per questo facciamo riferimento al mondo fisico così come lo
percepiamo comunemente, facendo un errore simile a quello che facciamo
comunemente con il denaro, ma con minori ripercussioni problematiche,
almeno dal punto di vista economico-finanziario.
(3) Chi volesse approfondire il discorso sulla non sostenibilità
del sistema monetario attuale può leggere il rapporto del Club of Rome a
questo indirizzo: http://www.lietaer.com/2012/05/money-and-sustainability/
Alessandro Pedone
Nessun commento:
Posta un commento