Per avere un’idea della spesa pubblica negli USA, bisogna calcolare che gli gli Stati Uniti, come bilancio federale, spendono ogni secondo 64.000 dollari, che equivalgono ogni minuto a tre milioni e 840.000 dollari. Sono dollari che il Dipartimento del Tesoro USA non possiede ma che la FED (Federal Reserve) provvede a stampare.
Questo
fornisce un’idea di quale sia il colossale debito accumulato
dall’amministrazione USA: 17 bilioni di dollari, un ammontare di debito
superiore a quello di tutti i paesi europei messi assieme.
Sarà utile ricordare che il dollaro è stata la moneta di riserva mondiale da oltre mezzo secolo ma già non è più tale.
Questo avviene perché la politica della FED (denominata “quantitative Easing”) già da molto tempo (dal 2008) è quella di stampare dollari per finanziare il deficit del bilancio federale USA (circa 1.000 miliardi all’anno) con
l’acquisto di obbligazioni del Tesoro americano e a mantenere i prezzi
alti dei derivati correlati debito su (“banche too big to fail” BTBF)
bilanci acquistando derivati garantiti da ipoteca. Senza il
“Quantitative Easing”, i tassi di interesse sarebbero molto più elevati
e i valori sui bilanci delle banche sarebbe molto più bassi. Con la
massiccia immissione di miliardi di dollari (trilioni di dollari) la FED
ha monetizzato la stessa quantità di debito. Il risultato di questa
politica sta nel fatto che i tassi di interesse reali negli USA sono
negativi e l’offerta di dollari ha superato la domanda mondiale di
dollari.
Questo
alla lunga costituisce un grave problema per l’affidabilità del dollaro
e per il suo valore di scambio e di conseguenza per il suo ruolo di
valuta di riserva.
“ Ogni biglietto da un dollaro che viene emesso dalla FED è
di per sé una falsificazione”, questo quanto afferma un esperto
britannico come Christopher Monckton de Brenchley, già consulente
economico di Margareth Thacher, in un suo recentissimo articolo ‘.“Il collasso del dollaro: non se ma quando”. http://www.wnd.com/2013/07/the-dollar-collapse-not-whether-but-when/
Secondo
Christopher Monckton de Brenchley “gli USA oggi detengono un debito
pubblico maggiore di qualsiasi altro paese nella storia del mondo, del tutto inammissibile. Da questo deriva che l’ attuale politica economica e monetaria degli USA sia ormai entrata in un vicolo cieco senza uscita.
Per
ridurre i tassi di interessi sul debito , la FED ha provveduto ad
abbassare il tasso di sconto di riferimento per ben 10 volte,
dall’Agosto del 2007, a partire dal 5,25 % fino a terminare con un
valore tra lo 0 ed il 0,25 %.
Nel suo articolo Christopher Monckton de Brenchley cita vari esperti economici che condividono la stessa opinione, cioè che il collasso del dollaro sembra ormai imminente.
Nel suo articolo Christopher Monckton de Brenchley cita vari esperti economici che condividono la stessa opinione, cioè che il collasso del dollaro sembra ormai imminente.
“ La mia maggiore preoccupazione è il prossimo collasso finanziario del dollaro come moneta di riserva”.
Non
posso immaginare niente di più disastroso per il nostro paese. Spero
che non accada ma già stiamo assistendo a una serie di fatti sui
mercati che ci suggeriscono come la fiducia nel dollaro stia
drasticamente calando”. Questo il commento di Sam Zell (Equity Group
Investments) uno dei più importanti finanzieri, personaggio considerato il 60° nella graduatoria dei più ricchi degli USA”.
Sarà perché hanno previsto quanto potrebbe accadere a breve ma risulta un fatto certo che
i paesi emergenti, quelli del gruppo dei così detti “Brics” (Brasile,
Russia, India,Cina, Sud Africa), oltre a Iran, Venezuela ed altri, di
fatto stanno operando uno sganciamento progressivo dal dollaro , la Cina
in particolare che propende per l’abbandono del dollaro ed è favorevole
alla diffusione di diritti speciali di prelievo presso l’FMI composti
da un paniere di valute, possibilmente includendo lo Yuan.
La
decisione più importante che suona come marcia funebre per la
supremazia del dollaro è avvenuta nel 2012 quando la Cina ha annunciato
che dal 6 Settembre avrebbe iniziato a pagare le forniture di petrolio
dalla Russia utilizzando lo Yuan. Questa decisione, imitata da altri
paesi come l’Iran ed il Venezuela, segna uno spartiacque importante per
il declino del dollaro che inizia ad essere tagliato fuori da alcune
delle transazioni petrolifere più importanti. Significa anche che la
Russia ed altri paesi si sono messi a disposizione della Cina
riconoscendo a questo paese ed alla sua economia la posizione di
preminenza che gli spetta a scapito degli USA e del dominio del dollaro
fino a quel momento incontrastato.
Un
duro colpo per gli americani visto che anche il Giappone ha accettato
di utilizzare lo Yuan nelle transazioni commerciali con la Cina, benché
la stessa Cina sia il paese che detiene il maggior numero di riserve in
dollari e stia operando per ridurre progressivamente la sua esposizione.
Il
punto fondamentale è se gli americani accetteranno pacificamente un
declassamento del dollaro e della loro posizione economica mondiale
oppure no e questo, conoscendo la Storia degli USA, non permette facili
previsioni ottimistiche.
Stiamo assistendo ad un cambiamento fondamentale negli equilibri mondiali e molti non se ne sono accorti.
Questi avvenimenti corrispondono ad
una vera e propria guerra valutaria mondiale che, oltre a quella in
atto per l’accaparramento delle risorse (vedi operazioni in Libia,
Siria, Africa, ecc..), viene tranquillamente sottovalutata o ignorata
dai media italiani che sono tutti concentrati nelle questioni nazionali
di Berlusconi e dei suoi processi, dell’IMU che deve togliere il governo
Letta, dell’IVA e di altri dettagli.
Ci accorgeremo presto che gli avvenimenti corrono sopra le nostre teste ed avranno conseguenze per tutti.
di Luciano Lago
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