Inizio
questo articolo riportando le ultime frasi di un post che ho scritto in
un’altra sede:
[questo argomento è di tale e vi-tale importanza da doverci dedicare, non un intero post, ma addirittura un libro; vedrò cosa potrò fare in futuro...]
Non insegnate ai
vostri figli che siamo tutti uguali. Piuttosto insegnate loro in cosa
consistono le autentiche differenze, insegnate loro a distinguersi davvero;
fate capire loro che distinguersi non significa avere una borsetta, un
cellulare o una macchina diversi dai propri coetanei, ma viaggiare in metrò da
svegli mentre tutti intorno a loro dormono!
Insegnate questo. Grazie.
Insegnate questo. Grazie.
Come dice sempre anche l’ottimo Sibaldi, siamo in un
periodo storico dove l’individuo deve emergere dalla massa (l’io come alternativa al noi) ed è chiamato a crearsi un destino
proprio, che non sia più il destino della folla che lo circonda. Se c’è la
crisi per la folla, non è detto che ci sia anche per lui, ossia per l’Uomo
Nuovo, l’Uomo Verticale.
L’insegnamento più spirituale che possiamo dare a un
bambino consiste proprio nel dirgli che può manifestare il coraggio di
emergere, di tirare fuori la testa dalle sabbie mobili e distinguersi
(distinguersi per non estinguersi), e non seguire la corrente che, come tutte
le correnti in natura, non può che rivelarsi inconsapevole, in quanto la goccia
del fiume non si chiede mai dove sta andando la corrente nella quale si trova
immersa. Il concetto secondo il quale “siamo tutti uguali” e abbiamo tutti le
stesse possibilità, perché “siamo tutti Uno” – tipico anche di una certa
filosofia new age – non aiuta l’evoluzione del bambino ma, al contrario, la
rallenta.
Io posso tornare a essere Uno solo dopo che sono nato come
autentico individuo consapevole di sé e del suo potenziale, altrimenti sto solo
scimmiottando quella condizione, ma non la sto davvero realizzando. Mi mancherà
sempre un pezzo. Secondo gli insegnamenti dei Sufi, dell’Alchimia e della Magia
l’uomo deve prima risvegliarsi, poi morire e quindi rinascere. Ma solo un uomo risvegliato
ha il diritto di morire a se stesso. Se un uomo muore quando è ancora nel sonno non rinasce
come Dio, ma semplicemente muore come individuo, si fonde nell’Uno e di lui non
resta più nulla (la goccia si fonde nell’oceano anziché diventare l’oceano): niente più anima individuale e niente più reincarnazione.
È vero che esci dalla ruota delle reincarnazioni (il che ha i suoi indubbi
vantaggi), ma è anche vero che non esisti più.
È una questione di scelte. Anche
questo risultato in alcune tradizioni viene chiamato illuminazione, ma non è il
genere di illuminazione che interessa noi in occidente, a noi interessa
l’Uomo/Dio, l’Individuo Assoluto, il Mago – o la Maga – ossia colui – o colei
– che è tornato al Padre... ma lo ha fatto consapevolmente. Abbiamo lavorato
millenni per questo risultato e non vogliamo buttare via tutto a causa di
questa nuova moda secondo la quale “tutte le Vie riconducono alla stessa
Fonte”.
No. Proprio per niente. Lo stato del Nirvana non è lo
stesso stato a cui aspira l’Alchimista, il Mago, il Sufi, l’Uomo Verticale.
L’Advaita Vedanta non fa di me un Uomo/Dio o Donna/Dea con tutti i poteri
creativi che mi competono e che sono mio ancestrale diritto.
Il Faraone o la
Regina che governavano come divinità sulle sponde del Nilo
erano in uno stato di coscienza molto ma molto differente rispetto a un sadhu indù che è entrato nel Nirvana e
ha ottenuto la moksha, la liberazione
o dissoluzione nel divino, la fusione con la coscienza cosmica.
Anche per
quanto concerne l’abbigliamento... preferisco di gran lunga i primi.
[questo argomento è di tale e vi-tale importanza da doverci dedicare, non un intero post, ma addirittura un libro; vedrò cosa potrò fare in futuro...]
Riassumendo:
SONNO ―› RISVEGLIO
―› MORTE ―› RINASCITA
Il bambino e il Mago è un libro nato per gioco, che
invece è diventato serio.
Qualche
mese fa il mio amico giornalista Riccardo Geminiani inizia a inviarmi delle
mail dove finge di essere un bambino sui 10 anni che pone domande sulla Magia.
In realtà le domande gli vengono ispirate da suo figlio, Fedor, un bambino davvero
speciale (che tra l’altro è il protagonista del precedente libro di Geminiani Angeli,
zanzare e castelli). Dopo qualche scambio Riccardo si accorge che da questa
corrispondenza emerge un lato diverso di me, grazie al quale spiego le cose in
maniera più compassionevole, meno severa rispetto al mio stile consueto, dove
di norma cerco di scrollare le persone per smuoverle dal loro sonno a calci nel
sedere. Insomma, si rende conto che scrivo con un’energia differente rispetto
al solito e quindi mi propone di proseguire con questo gioco di domande e
risposte, per ricavarne poi un libro.
Come
tutte le cose nate per gioco... è venuto particolarmente bene!
È
emerso un piccolo libro adatto ai bambini (però direi non prima degli otto
anni, a meno che i genitori non siano disposti ad affiancarli per fornire le
dovute integrazioni), ma soprattutto – e per fortuna – adatto anche agli adulti
che si approcciano per la prima volta al mondo della spiritualità, intendo la
spritualità pratica, quotidiana, non certo quella dotta, fatta di classici o di
testi sacri, per la quale dovete rivolgervi ad altri autori, quegli eruditi,
per l’appunto, che poi non sanno distinguere tra lo stato del Nirvana e il
risveglio tipico del Mago e credono che tutte le Vie portino allo stesso
conseguimento.
Per
finire con un po’ di sano marketing, mi permetto di consigliarvelo come regalo
di Natale da fare anche a chi non ha mai letto altri libri sull’argomento,
proprio perché, dovendosi rivolgere a un bambino, spiega i vari temi in maniera
semplificata e progressiva.
Per chi invece appartiene già alla categoria degli
“esperti” questo è un libro da portarsi sempre dietro come pro-memoria, perché contiene
un riassunto dei vari temi inerenti il risveglio. Inoltre termina con una
sorpresa che riguarda la figura del conte Cagliostro e le frasi prese dal suo insegnamento...
che non è da sottovalutare.
Buona
lettura a tutti. Possa ciò che leggete scendere come una cascata d’oro dalla
vostra testa al vostro Cuore.
Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)
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