I presidenti statunitense e russo hanno rivelato le loro visioni contrastanti sul futuro non solo dell’Europa (dove Mosca e Washington continuano a scontrarsi sull’Ucraina ), ma anche dell’Asia.
Al
vertice di Pechino dell’Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC), il
presidente statunitense Barack Obama ha chiarito che non ha alcuna
intenzione d’incontrare il suo omologo russo. Ha continuato a dire che
probabilmente non s’incontrerà con il presidente russo Vladimir Putin a
Brisbane, in Australia, dove entrambi i leader parteciperanno al summit
del G20 a metà novembre. Allo stesso tempo, Obama ha ribadito il suo
sostegno alla Trans-Pacific Partnership (TPP), accordo
commerciale che Washington negozia con 11 nazioni della regione, escluse
Cina e Russia. Alla vigilia del vertice APEC di Pechino, Putin ha
sottolineato la sua opposizione al TPP.
Non c’è bisogno di essere un
genio per capire che i progetti per costruire una zona economica del
Pacifico, senza le due più grandi potenze della regione, Russia e Cina,
sono condannati. “E’ chiaro che l’influenza economica degli Stati Uniti e
dell’occidente in generale, inevitabilmente diminuirà nei prossimi
anni”, ha commentato la rivista Ekspert di Mosca, primo settimanale
russo specializzato in analisi economica. “Ma l’amministrazione (Obama) e l’Unione europea sembrano aver scelto il più costoso e doloroso modo di gestire il processo“,
prosegue. In effetti, la posizione di Obama è in logica continuazione
della linea politica esposta durante il suo tour nel sudest asiatico
della primavera 2014, proprio prima della visita di Putin a Pechino.
Durante le sue visite in Giappone e Filippine, Obama promise aiuto nei
loro disaccordi con la Cina. Tale mossa non avrebbe potuto essere più
provocatoria quando il battibecco tra Cina e Giappone sulle contese
isole Diaoyu/Senkaku era all’apice, e il conflitto tra Russia e Stati
Uniti sull’Ucraina portava alla guerra civile.
Ritorno di fiamma
Il risultato delle azioni di Obama in Giappone e Filippine ha prodotto l’effetto opposto a quello desiderato, però. A maggio, molto probabilmente su impulso dell’ostilità degli Stati Uniti, Russia e Cina si sono avvicinate firmando un epocale accordo sul gas. Secondo gli accordi firmati durante la visita di Putin a Pechino, quel mese, la Russia fornirà 38 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno alla Cina tramite un gasdotto in costruzione chiamato Sila Sibiri (“Forza della Siberia”). Grazie a questo accordo, la Russia otterrà 400 miliardi di dollari e diversificherà le esportazioni di gas, rivolte ai mercati europei da oltre 40 anni.
Il risultato delle azioni di Obama in Giappone e Filippine ha prodotto l’effetto opposto a quello desiderato, però. A maggio, molto probabilmente su impulso dell’ostilità degli Stati Uniti, Russia e Cina si sono avvicinate firmando un epocale accordo sul gas. Secondo gli accordi firmati durante la visita di Putin a Pechino, quel mese, la Russia fornirà 38 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno alla Cina tramite un gasdotto in costruzione chiamato Sila Sibiri (“Forza della Siberia”). Grazie a questo accordo, la Russia otterrà 400 miliardi di dollari e diversificherà le esportazioni di gas, rivolte ai mercati europei da oltre 40 anni.
L’attuale accordo Russia-Cina dovrebbe
essere attuato nei prossimi 30 anni. “Le dichiarazioni di Obama
contro Cina e Russia non rivelano un approccio produttivo e rivelano
mancanza di comprensione della regione”, dice Jurij Tavrovskij, principale esperto russo di Cina e Giappone. “Poche
persone credono che gli Stati Uniti possano essere un mediatore equo ed
equilibrato tra Tokyo e Pechino, (mentre) i pregiudizi di Washington
contro la Cina sono evidenti“, ha detto Tavrovskij, che negli anni
’80 era consulente del Comitato Centrale del Partito Comunista
dell’Unione Sovietica sulle relazioni con Tokyo e Pechino. “Inoltre
gli Stati Uniti mostrano mancanza di sottigliezza sulla questione delle
perdite della Cina in tempo di guerra. I dati ufficiali cinesi dicono
che 35 milioni di cinesi persero la vita durante l’occupazione
giapponese, negli anni ’30 e ’40. Questo è una cifra enorme“.
Allo
stesso modo, in Russia, le relazioni con gli Stati Uniti si sono
inasprite sul sostegno di Washington ai nazionalisti ucraini e baltici.
Tali gruppi spesso sono i successori dei movimenti nazionalisti ucraini e
baltici degli anni ’40. Ma molti di tali movimenti sono da decenni
offuscati dalla loro collaborazione con il capo nazista Adolf Hitler.
Durante l’occupazione di Hitler dei territori sovietici, tra il 1941 e
il 1945, i nazionalisti ucraini, lettoni ed estoni diedero il loro
“contributo” all’assassinio di 27 milioni di cittadini sovietici, morti
durante la seconda guerra mondiale. Quindi, anche emotivamente, se si
considerano le vittime e gli orrori inflitti durante quella guerra, le
rimostranze di Russia e Cina contro gli Stati Uniti sono simili. La
cricca anti-Pechino e anti-Mosca dietro la politica estera di Washington
è divenuta fin troppo scoperta negli ultimi anni, spingendo non solo
Russia e Cina, ma anche gli altri Paesi BRICS ad adottare misure di
protezione comuni contro gli Stati Uniti.
La stratificazione dei BRICS
I leader dei BRICS programmano d’incontrarsi a margine del vertice G20 a Brisbane, il 15-16 novembre. Mentre Putin incontra i suoi alleati dei BRICS, Obama sembra deliberatamente isolarsi, rifiutandosi d’incontrare il presidente russo a Brisbane. Gli analisti fanno notare che nell’autunno 2013 Obama si rifiutò di avere colloqui con Putin al vertice del G20 a San Pietroburgo, Russia. Solo poche settimane dopo, Obama ebbe bisogno dell’aiuto di Putin nell’attuazione del piano russo di smantellamento delle armi chimiche della Siria. Questo piano ha salvato Obama dal perdere la faccia dopo aver annullato la strategia della Casa Bianca d’attacco alle forze del presidente siriano Bashar al-Assad.
I leader dei BRICS programmano d’incontrarsi a margine del vertice G20 a Brisbane, il 15-16 novembre. Mentre Putin incontra i suoi alleati dei BRICS, Obama sembra deliberatamente isolarsi, rifiutandosi d’incontrare il presidente russo a Brisbane. Gli analisti fanno notare che nell’autunno 2013 Obama si rifiutò di avere colloqui con Putin al vertice del G20 a San Pietroburgo, Russia. Solo poche settimane dopo, Obama ebbe bisogno dell’aiuto di Putin nell’attuazione del piano russo di smantellamento delle armi chimiche della Siria. Questo piano ha salvato Obama dal perdere la faccia dopo aver annullato la strategia della Casa Bianca d’attacco alle forze del presidente siriano Bashar al-Assad.
I BRICS hanno già creato una Nuova Banca di Sviluppo da 100
miliardi di dollari e un fondo di riserva per imprevisti da 100 miliardi
dollari; entrambi dovranno fornire protezione finanziaria aggiuntiva
agli associati, in caso d’emergenza. Per la Russia, sotto sanzioni
finanziarie di Stati Uniti ed Unione europea, queste organizzazioni di
protezione finanziaria sono una fonte di speranza mentre il rublo da sei
mesi continua la sua discesa. La Cina, importante contribuente dei
progetti BRICS, è interessata alle riserve energetiche della Russia. In
questo ambito, gli interessi di entrambi i Paesi convergono. Ciò è
significativo per Mosca, che sente da tempo la minaccia che l’Unione
europea possa “ridurre la sua dipendenza” dalle esportazioni di gas
russo.
Oltre al controverso piano statunitense di cooperazione
trans-Pacifico, che esclude entrambi i loro Paesi, Putin della Russia e
Xi Jinping della Cina porteranno avanti i piani su un gasdotto
supplementare dalla Russia alla Cina. Un anno fa, questo piano era più
una fantasia. Ma proprio il supporto aggressivo di Washington alla
“rivoluzione” anti-russa in Ucraina e alle forze anti-cinesi in Asia, ha
trasformato questa fantastica cooperazione russo-cinese in realtà.
Dmitrij Babich, The BRICS Post
Le opinioni espresse nell’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale dell’editore.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/11/09/le-provocazioni-di-obama-avvicinano-cina-e-russia/
Nessun commento:
Posta un commento