lunedì 9 marzo 2015

Cos’è il Bardo


L’uomo moderno ha notizie frammentarie sulla vita oltre la morte, mentre nella saggezza orientale, depositaria di antiche discipline spirituali, ci sono delle fonti evolute che sono depositarie di profonde conoscenze.

Quello del Bardo è infatti un concetto essenziale per il buddismo tibetano, ma ancora poco conosciuto dai non esperti, e significa “condizione intermedia” dell’esistenza. Il “Bardo Thodel” è il Libro tibetano dei morti (da non confondere col “Libro dei morti” dell’antico Egitto), ha come tema costante quello dell’abbandono agli attaccamenti, e il suo titolo completo può essere tradotto come “Il libro che conduce alla salvezza dell’esistenza intermedia solo che lo si ascolti recitare”.

Nel trattato si dice che, avvenuto il trapasso, la morte fisica, subentra un periodo di 49 giorni di “bardo”, in cui la persona incontra delle luci che deve saper riconoscere e su cui deve meditare, altrimenti si reincarna.

La liberazione dell’anima può essere aiutata dalla lettura del testo sacro, che deve essere letto da una persona adeguatamente preparata e con fede ferrea. Udendo ripetere gli insegnamenti, il morente ricorda le verità, ed è guidato a rivolgersi verso il corretto atteggiamento, abbandonandosi alla chiara luce universale e perfetta, così potrà salvarsi.

Nell’esistenza si possono comunemente individuare quattro fasi: nascita, vita e morte. Il bardo, o transito, è un termine che in occidente non ha neppure una parola che lo descrive. Ci sono sei tipi di bardo secondo il buddhismo tibetano:
1. della vita (kie ne bardo: stato di veglia ordinaria, o sonno verticale, comprende le esperienze dell’illusione dello stato di veglia);
2. dello stato di sogno (milam bardo: include tutta l’attività mentale che si svolge mentre il corpo fisico sta dormendo);
3. dello stato di meditazione (samten bardo: include tutte le esperienze meditative);
4. del processo della morte (chikai bardo: i quattro elementi terra, acqua, fuoco ed aria che compongono il corpo fisico si dissolvono; si avverte “la luce libera”);
5. dello stato dopo la morte (chonyi bardo: visioni delle deità o deva);
6. della ricerca della rinascita nel samara (sipai bardo: appaiono luci di diversi colori, la coscienza discende e sceglie un nuovo corpo).
Per la legge del karma individuale e delle azioni compiute durante la vita, si può rinascere uomo, animale, insetto o deità. Noi siamo in un corpo a causa della quantità di capacità che abbiamo di confrontare ad un certo livello ciò che accade nel mondo del transito.

Il nostro obiettivo è dunque quello di “mettere insieme” l’esperienza del transito con l’esperienza della vita, l’esperienza della nascita con l’esperienza della morte, tutto insieme, in modo di essere sempre, in ogni momento contemporaneamente nella nascita, morte, vita e transito, questa tecnica vene anche chiamata “in cerca dell’ordinario”.


fonte: http://www.fuoriradio.com/2004/01/cose-il-bardo/

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