venerdì 10 giugno 2016

Dove si colloca e in cosa si concretizza il Peccato originale?


La risposta appare ovvia: non è stato commesso alcun peccato!

I due hanno semplicemente sperimentato la nuova situazione determinata da quegli Elohim (rappresentati dal famigerato serpente biblico) che hanno concesso loro la possibilità di scoprire e utilizzare una delle funzioni più naturali e innate nell’essere vivente: la capacità di riprodursi, la cui importanza è seconda solo alla necessità di nutrirsi per rimanere in vita.

La cacciata dal gan-eden non è stata dunque una condanna di cui l’umanità debba portare il marchio; si è trattato di una classica sententia post eventum, cioè della registrazione e applicazione delle conseguenze di una decisione liberamente assunta. Adamo ed Eva non sono stati condannati a divenire mortali a causa di quella decisione, lo erano già prima,esattamente come lo erano gli Elohim.

Ricordo che la stessa Bibbia fa dire agli Elohim che da quel momento gli Adam sono divenuti come loro (Gen 3,22), quindi quell’atto non solo non ha introdotto un elemento drammatico e negativo come la morte, ma ha addirittura innalzato gli Adam al livello degli Elohim.

E se questo avesse comportato la cosiddetta conoscenza del bene e del male, gli Elohim non avrebbero dovuto che esser soddisfatti della crescita morale delle loro creature; anzi mi domando come non ci avessero pensato proprio loro a favorire questa conoscenza così positiva e utile per la convivenza.

Non avrebbe dovuto essere un obiettivo primario di ‘Dio’ promuovere lo sviluppo morale delle sue creature?

Anzi non avrebbe già dovuto dotarle di quella conoscenza fin dal primo istante?

La conoscenza del bene e del male non è forse la condizione necessaria per operare scelte libere e responsabili?

Dunque gli Elohim (il presunto Dio della ‘tradizione’) avrebbero dovuto promuoverla.

Registriamo invece una reazione esattamente opposta a quella che ci si attenderebbe: lungi dall’essere soddisfatti dell’ipotetica crescita morale dei loro sottoposti, gli Elohim se ne dimostrano fortemente preoccupati.

La vedono come un rischio, un elemento negativo, foriero di conseguenze e di sviluppi che devono assolutamente essere evitati.

Ma comprendiamo bene che non si tratta di questo: con quell’atto del ‘mangiare la mela’ non abbiamo un incremento nella conoscenza delle norme etiche, bensì l’acquisizione di potenzialità materiali che una parte degli Elohim non era disposta ad accettare e consentire. I lavoratori adamiti stavano acquisendo un’indipendenza non gradita e anche pericolosa...

Insomma prendiamo atto del fatto che il presunto Dio dimostra di avere timore della sua creatura: spaventa una sua crescita ulteriore e soprattutto teme che possa arrivare addirittura a vivere quanto lui.

Le incongruenze della visione teologica e delle elaborazioni spirituali stesi fanno sempre più evidenti e insostenibili. Ci si dice che Dio in quella situazione avrebbe fatto di tutto per evitare che l’Adam conseguisse la vita eterna, ma successivamente ci viene insegnato che la vita eterna rappresenta l’apice della promessa divina.

Non è proprio questo infatti che ci promette Dio secondo la teologia?

Ebbene dalla Bibbia apprendiamo invece che a partire dal momento in cui tutto è iniziato, il presunto Dio della teologia teme che l’uomo possa garantirsi una vita lunga come la sua.

Non si tratta un’incongruenza colossale?

Una contraddizione priva di qualunque senso logico?

In effetti lo è, come lo sono moltissime delle cosiddette verità che la teologia giudaico-cristiana, così come quelle specifiche correnti esoteriche e gnostiche che ne sono docili figlie, attribuiscono al Dio che esse stesse hanno inventato partendo da quel libro e facendogli costantemente dire ciò che non dice.

Gli Elohim non hanno creato l’uomo nel senso che ci si vuole far credere; Adamo ed Eva non sono i progenitori dell’umanità; gli Elohim non hanno mai temuto che l’Adam potesse conseguire un’ipotetica vita eterna, in quanto non apparteneva neppure a loro che hanno una vita certamente lunghissima se misurata su scala umana, ma comunque destinata a terminare con la morte, esattamente come la nostra. L’Adam viene allontanato dal gan-eden perché, da un certo momento in avanti, avrebbe potuto costituire un pericolo reale o quanto meno avrebbe potuto generare non pochi problemi di gestione, soprattutto se, con l’aiuto della parte degli Elohim maggiormente legata alle nuove creature, avesse potuto avere accesso alle pratiche di laboratorio che dovevano essere invece riservate alla razza dominante.

Dunque non vi è alcun Peccato originale.

Il concetto è stato introdotto da Agostino d’Ippona che, per giustificare la critica a Pelagio sull’origine del male, ha introdotto la teoria della “Colpa originaria” per mano di Adamo. Prima di lui non abbiamo notizia di nessun autore patristico che sostenesse l’idea del Peccato originale. In aggiunta, se proprio si vuole parlare di colpa, dobbiamo comunque prendere atto che le sue conseguenze non possono macchiare l’umanità intera perché Adamo ed Eva non ne sono i progenitori.

Ma se il Peccato originale non esiste e non ha comunque macchiato l’umanità (visto che Adamo ed Eva non ne sono i progenitori), aveva senso che un Dio (a questo punto non so quale, perché nella Bibbia non si parla di Dio) mandasse suo figlio a farsi massacrare e uccidere per liberare l’umanità da una macchia che non c’è?

E ancora ci domandiamo: quale dei tanti Elohim lo avrebbe mandato?

Non certo Yahweh, perché sappiamo che fu visto da molti nel corso dei secoli, mentre Gesù di suo “padre” dice che nessuno l’ha mai visto (Gv1,18): Cristo non si ricordava di questo particolare o si riferiva a un altro“padre”?

Chi è dunque l’El per conto del quale Maria è stata “visitata” (proprio da un Gavri-El, un “uomo potente di EL”) ed è rimasta incinta senza avere rapporto sessuale con un uomo?

È forse lo stesso El che lui invoca nel momento estremo sulla Croce quando pronuncia la nota invocazione: «Elì, Elì, lemà sabachtani» (Mt 27,46) o: «Eloì, Eloì, lamà sabactanì» (Mc 15,34)?

Gli studi del professor Garbini (Università La sapienza di Roma) paiono documentare come quella esclamazione sia stata abilmente manipolata dai redattori dei Vangeli che (sostituendo un termine aramaico a uno ebraico) avrebbero trasformato in una sorta di pacata rassegnazione quello che era invece un grido di rabbia, un urlo contro l’ingiustizia di ciò che gli stava succedendo.

Quel grido era forse stato lanciato contro un El che non aveva rispettato i patti?

Se così fosse, l’inganno nei testi o, si preferisce, la cosiddetta ‘pia frode’ spesso posta in essere dai padri della Chiesa, sarebbe presente dall'inizio alla fine, cioè dalla non-creazione di Genesi 1,1 fino all’ultima parola pronunciata sulla Croce. (Questa è però un’altra storia e, occupandomi dell’Antico Testamento, torno al tema.)

Se non c’è Peccato originale, si dirà che l’uomo è comunque macchiato dai peccati che commette quotidianamente contravvenendo ai comanda-menti che Dio stesso ha impartito.

Abbiamo però appurato che nella Bibbia non si parla di Dio, ma di un colonizzatore/governatore locale che ha dettato regole valide esclusivamente all’interno del popolo che gli era stato assegnato e del quale si doveva occupare.

Nelle sue parole non c’è nulla di universale, anzi abbiamo anche visto che spesso quelle regole non erano chiare neppure per quelli che le avevano ricevute direttamente da lui.

Il relativismo storico, sociale e culturale delle norme impartite daquell’Elohim è talmente evidente che il rabbino Benjamin Edidin Scolnic (Temple Beth Shalom, Hamden, Connecticut, e Instructor of Bible, Jewish Theological Seminary, New York) scrive che l’interpretazione e l’adattamento di quel testo è una necessità imprescindibile per ogni generazione.

Afferma inoltre che quando nel libro si trovano errori e contraddizioni è compito degli esegeti ricomporli e armonizzarli.

Come abbiamo visto anche solo nei pochi cenni che ne abbiamo fatto, gli errori e le contraddizioni sono presenti in una quantità che appare inaccettabile se si vuole affermare che quel libro sia il prodotto della diretta ispirazione divina: ciò nonostante c’è chi sostiene che la Bibbia sia meravigliosa e non sbagli mai proprio perché proviene da Dio.

Insomma, Yahweh non ha parlato una volta e per sempre, ma solo per quella gente che lui ha usato per conquistare con le armi dei territori che non gli erano stati assegnati dai suoi capi.

Tutto ciò che ne è conseguito in termini di verità spirituali è il prodotto dell’elaborazione di uomini che su quel libro hanno costruito sistemi di potere, strutture teologiche e ideologiche operanti con fini prettamente terreni. (Ribadisco che di Dio e dei mondi spirituali io non so nulla, quindi ho il buon senso di non parlarne; mi limito ad affermare con chiarezza che neppure la Bibbia ne parla.)

Ciò che ricavo dalle traduzioni è un racconto che rimanda con evidente realismo a individui provenienti da altrove.

La questione è indubbiamente spinosa, lo è al punto che teologi accademici si stanno ponendo il problema con grande serietà.

Il professor Armin Kreiner (docente diTeologia presso la facoltà cattolica dell’Università Di Monaco di Baviera) indica alcuni punti da lui giustamente ritenuti ineludibili per la Chiesa in generale, e per la cristologia in particolare. Le affermazioni fondamentali del teologo cattolico sono in sostanza queste:
1) - se si dice che non bisogna parlare di alieni perché non li conosciamo e non li abbiamo su un tavolo come oggetto di studio, allora dobbiamo smettere di parlare di Dio perché anche di lui non sappiamo nulla e non lo possiamo studiare;
2) - i testimoni di Cristo non sono più escutibili e verificabili mentre i testimoni di avvistamenti o presunti incontri con alieni possono essere oggetto di esame;
3) - l’azione salvifica di Cristo è stata definita dalla teologia “unica e universale”, cioè si è verificata una sola volta e vale per sempre in relazione all’umanità.
Scrive il docente che quando questa dottrina è stata elaborata si pensava che la Terra fosse al centro del mondo e l’uomo fosse l’unica creatura intelligente fatta a immagine e somiglianza di Dio. Ma se esistono altri esseri nascono le seguenti domande:
Prima di intervenire sulla Terra, Cristo non è mai andato su altri pianeti?
Gli abitanti di altri pianeti hanno commesso un Peccato originale oppure no?
Se lo hanno commesso Cristo è andato a farsi uccidere in quei luoghi?
Se su altri pianeti in futuro si commetterà un Peccato originale Cristo dovrà farsi nuovamente uccidere anche lì?
In questo senso lui afferma che la questione non è più eludibile. La gerarchia ecclesiastica e i sostenitori delle tesi tradizionali (teologiche, ideologiche, esoterico-iniziatiche) dovranno aprire le menti alle nuove sfide.

Il castello dogmatico costruito e sostenuto in questi duemila anni va interamente rivisto.
 
(M. Biglino)


fonte: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=471830123025592&id=279125038962769&substory_index=0

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