Tutti
gli studenti in legge del Regno Unito, affrontano il primo caso di dolo
colposo, studiando la sentenza Scott v Shepherd, del 1773, in cui un
uomo in un mercato fu colpito in faccia da un fuoco d’artificio acceso
accecandolo. La norma giuridica fu che se si lanciano fuochi
d’artificio, si è responsabili dell’accecamento, anche se non voluto. In
vista della riunione a San Pietroburgo, il presidente turco Recep
Tayyip Erdogan giocava con i fuochi d’artificio. Il Presidente della
Russia, Vladimir Putin, non chiuse occhio.
Al termine dell’incontro a
San Pietroburgo, gli occhi di Putin rivelavano più della bocca
sull’incendiario Erdogan. I funzionari russi e turchi, e il loro staff,
avevano già chiarito i quattro punti strategici all’ordine del giorno
dei negoziati russo-turchi, un corollario politico e diversi accordi
commerciali. La priorità è l’impegno dalla Turchia a fermare i tentativi
di cambio di regime in Siria, Caucaso russo, Stati della CSI come
Armenia e Tagikistan.
Ciò significa espulsione dei terroristi ceceni dal
loro rifugi in Turchia e nelle aree controllate dai turchi; chiusura
del confine turco-siriano a SIIL e altri jihadisti, e fine del sostegno
turco alla guerra azera contro l’Armenia e agli oppositori islamisti in
Tagikistan, Uzbekistan e Crimea. In cambio, i turchi vogliono l’impegno
russo a non sostenere i gruppi curdi nel creare autonomie territoriali o
staterelli lungo i confini della Turchia con Siria e Iraq, né a
incoraggiarli a ritornare in Turchia per creare un Kurdistan
indipendente.
Un’altra priorità russa, la chiave per cui il Cremlino ha
combattuto guerre contro gli ottomani per più di due secoli, è l’impegno
della Turchia a non violare i trattati che disciplinano gli stretti tra
Mar Nero e Mediterraneo, e di non consentire il permanente
dispiegamento dei sistemi missilistici navali Aegis della NATO contro la
Russia nel Mar Nero.
Il corollario politico è che Russia e Turchia non
permetteranno a Stati Uniti e NATO di disporre forze turche sotto la
bandiera della NATO sul territorio di Cipro. Gli accordi includono il
rilancio dei piani per aumentare il flusso di gas della Gazprom in
Turchia, sia col Turkish Stream che con varianti del South Stream;
ripresa del turismo russo in Turchia; rimozione delle restrizioni sui
programmi di costruzione, come il reattore nucleare russo di Akkuyu, e
la fine delle sanzioni russe all’importazione di frutta e verdura
turche. Poco prima dell’arrivo di Erdogan a San Pietroburgo, lui e il
Cremlino accettavano di partecipare a una intervista televisiva in cui
Erdogan mescolava varie metafore per ingraziarsi il pubblico russo.
Nell’incontro con Putin, Erdogan affermava, è
“un nuovo punto di riferimento nelle relazioni bilaterali, la tabula rasa da cui iniziare da capo“.
Erdogan chiamava il presidente russo “caro amico Vladimir” ogni quattro minuti nei colloqui. Leggasi la TASS.
Erdogan ha fatto altre scuse per l’abbattimento del cacciabombardiere russo Su-24 lo scorso novembre, ammettendo che era nello spazio aereo siriano, non turco, quando fu attaccato.
“I colpevoli di ciò che è successo in territorio siriano sono stati arrestati e consegnati alla giustizia. L’indagine continua. In realtà, ho trasmesso il mio messaggio (al presidente Putin). Per quanto riguarda i piloti, ho ordinato un’indagine sulle circostanze verificatesi oltre i limiti della nostra normale procedura di risposta. Sapete anche che l’uomo che ha causato la morte del pilota russo, che ha ucciso il pilota russo, è ora in stato di detenzione. Sarà processato. Vorrei sottolinearlo“.
Erdogan
rispose anche alla domanda, riferita ampiamente dai media occidentali,
secondo cui i servizi segreti russi l’avevano avvertito del colpo di
Stato. Erdogan in modo esagerato rispose:
“E’ la prima volta che sento una cosa del genere. Anche se fosse vera, gli interessati sarebbero stati obbligati ad informarmi per primo. Non ebbi alcuna informazioni del genere, né dall’intelligence, né da altri canali. Non sappiamo chi abbia detto cosa e a chi. Credo che sia una voce infondata“.
Erdogan ha anche sostenuto che i popoli russo e turco sono vicini quanto lui e Putin.
“Se io grido a qualcuno si sente la mia voce a Sochi”. Erdogan faceva appello al sentimento russo, “Mentre se mi si chiama da Sochi lo sento. Questo indica quanto siano vicini“.
Le risposte di Erdogan
all’agenda vera erano più vaghe che mai. Ha messo fine ai suggerimenti
che stesse sospendendo la campagna per rovesciare il Presidente siriano
Bashar Al-Assad.
“Non vogliamo la disintegrazione della Siria, ma la caduta di Bashar Assad, colpevole della morte di 600000 persone. Questa è la condizione per impedire tale scenario. L’unità della Siria non può esserci con Assad. E non possiamo sostenere un assassino che ha commesso atti di terrorismo di Stato“.
Ha negato qualsiasi ruolo
nel finanziamento, traffico di petrolio, armi e altri rifornimenti allo
SIIL in Siria e Iraq. Ha ribadito il sostegno turco ai tartari della
Crimea che combattono Mosca con il sostegno di Kiev e Washington. Sul
futuro dei progetti Gazprom e del reattore Akkuyu ha offerto altri
colloqui ed impegni. Ortaggi e frutta non sono stati menzionati. Sul
turismo Erdogan ha dichiarato che nessun turista è stato ucciso nel
putsch militare e che “attualmente le spiagge sono al sicuro“.
L’intervistatore della TASS, vicedirettore generale dell’agenzia di
stampa Mikhail Gusman, ha accuratamente evitato di menzionare ceceni,
stretti, NATO, Cipro, Crimea e guerra azero-armena.
“Erdogan usa l’intervista della TASS per togliere il dubbio ai russi su ciò che speravano fosse un passo avanti“,
notava un osservatore di Mosca.
“Ha usato la TASS per scavalcare Putin, è chiaro dalle registrazioni di San Pietroburgo che Putin non ne fosse contento. Putin è il grande perdente nel clamore turco, e gli organi di propaganda russa, in particolare anglofoni, lo riportano“. “Vediamo come i media occidentali la girano, in ciò che è la lunga lista di vittorie di Putin sul telepromozionale presidente (Barack Obama)“,
afferrma un sito anglofono finanziato dal Cremlino. RT Twitter festeggia sostenendo che
“i due leader si sperticavano in lodi reciproche“.
Sputnik
definiva il vertice un “reset” negativo per Stati Uniti ed Unione
Europea.
Il registro ufficiale dei colloqui della delegazione, iniziati
l’1 agosto di pomeriggio, si conclude tre ore dopo senza riportare
alcuna discussione e accordo su una sola priorità politica o di
sicurezza russa.
La conferenza stampa presidenziale ha rivelato che,
nonostante la dichiarazione di buone intenzioni, nulla di importante per
le parti è stato concordato. Il Ministero degli Esteri russo non ha
riferito nulla sulla riunione del Ministro degli Esteri Sergej Lavrov
con l’omologo Mevlut Cavusoglu, ore dopo la fine della riunione. Non ci
fu alcuna discussione sulla Siria tra i presidenti. Secondo Erdogan,
“nei negoziati non abbiamo discusso la questione. Dopo la conferenza stampa abbiamo intenzione di discuterne… Pertanto, finora non posso dire nulla, non avendone discusso“, Putin aggiunse: “Confermo quello che ora è stato detto dal nostro ospite, il caro presidente della Turchia. Tutti sanno che le nostre opinioni sulla risoluzione non sempre coincidono sulla Siria. Abbiamo deciso che dopo ci riuniremo con i Ministri degli Esteri e i rappresentanti dei servizi speciali, comunicheremo e cercheremo una decisione“.
Anche se i funzionari
del Cremlino aveva annunciato che ai turchi avrebbero chiesto di pagare
il risarcimento per l’uccisione del pilota Oleg Peshkov, non vi fu
alcuna discussione su questo problema. I media russi individuarono nei
partecipanti ai colloqui il Generale Valerij Gerasimov, Capo di Stato
Maggiore Generale russo, ed Aleksandr Lavrentiev, ufficiale dei servizi
segreti e negoziatore del Cremlino nella guerra siriana. Non c’era alcun
ufficiale delle Forze armate turche nella delegazione di Erdogan.
Invece s’era portato Hakan Fidan, il capo dell’agenzia d’intelligence
turca, MIT, istruitosi negli Stati Uniti.
Putin non ha fatto menzione dei problemi di sicurezza della Russia durante la conferenza stampa. Ha fatto apparire i suoi colloqui con Erdogan limitati alla politica economica e non ha riferito di alcun accordo su un qualsiasi argomento, se non per continuare a discutere.
“Riguardo il ripristino delle piene relazioni“, ha detto Putin,
“sì, le vogliamo. E lo faremo. La vita va avanti molto rapidamente. E se che alcune restrizioni sono state imposte, con esse la vita subisce certe trasformazioni. E dobbiamo considerarle nel caso si attuino i piani per ripristinare le nostre relazioni commerciali ed economiche. A questo proposito abbiamo deciso a livello ministeriale di preparare programmi a medio termine, ed ho parlato solo di questo, commercio e cooperazione economica, scientifica e tecnica e culturale per il 2016-2019. Prevediamo che il programma sia adottato nel prossimo futuro“.
Putin ha rifiutato di accettare la richiesta turca di togliere le
restrizioni sui visti ai lavoratori turchi in Russia; si è offerto di
“considerarla per sbloccare le questioni sull’interazione economica”.
L’espressione di Putin durante la conferenza stampa era cupa. Non come
alla conferenza stampa del giugno 2013 con il presidente degli Stati
Uniti Barack Obama, quando il linguaggio del corpo di Putin mostrava
ostilità verso l’omologo. Putin era molto più rilassato e affabile negli
incontri di due giorni prima con i Presidenti di Iran e Azerbaigian
Hassan Rouhani e Ilham Aliev. Il Cremlino ha pubblicato un
video e diverse foto della sessione con uomini d’affari russi e turchi
presieduta da Putin e Erdogan. Il testo pubblicato della sessione ha
ribadito il condizionale. “Da voi, uomini d’affari”, Erdogan passava la
patata bollente,
“aspettiamo dei passi seri nel realizzare i programmi che contribuiranno allo sviluppo economico tra i nostri due Paesi… Se rimuoveremo tutti gli ostacoli alle nostre relazioni commerciali, creando nuove aree di cooperazione, credo che raggiungeremo questi obiettivi. Pertanto il peso di questo accordo ricade anche sulle spalle dei nostri cari uomini d’affari“.
Fece riferimento una
volta allo stretto del Bosforo solo per ricordare che inizieranno a
costruirvi un tunnel sotto. Putin è stato chiamato “caro amico” solo una
volta nel suo discorso di sei minuti e mezzo. Putin fece una smorfia
agitandosi. I due presidenti riferivano le statistiche del commercio che
confermano l’entità delle perdite finanziarie che la Turchia ha subito
dall’inizio delle sanzioni, lo scorso dicembre. Il fatturato commerciale
nei primi cinque mesi di quest’anno è sceso da 10,7 miliardi a 6,1
miliardi di dollari, una perdita di 4,6 miliardi. La quota turca del
commercio globale della Russia è scesa dal 4,8% al 3,6%.
La
tabella mostra le perdite nel commercio agro-alimentare che i
sostenitori di Erdogan hanno subito al 31 maggio, pari a 812 milioni di
dollari; più di 1 miliardo quando Erdogan arrivava a San Pietroburgo. Le
perdite si concentrano in diversi segmenti del mercato alimentare
russo. L’Agenzia delle Dogane russa ha riferito che i pomodori turchi,
che coprivano il 57% delle importazioni prima che il Su-24 venisse
abbattuto a novembre, sono spariti.
Albicocche, fragole, pesche, cipolle
e cetrioli turchi occupavano ampie quote del mercato russo, ma sono
stati duramente colpiti da gennaio. Aleksandr Khorev di APK-Inform, uno
dei principali enti di consulenza sul commercio alimentare di Mosca,
dice che l’anno scorso, prima del conflitto turco ma dopo le sanzioni a
frutta e verdura dell’Unione Europea, la Russia acquistò 665000
tonnellate di pomodori, di cui la quota turca era pari al 52%. I
cetrioli importati erano pari a 545000 tonnellate, il 23% dei quali
provenienti dalla Turchia; e 264000 tonnellate le cipolle, per il 14%
turche.
Una delle curiosità rivelate dai dati doganali è lo scarto
evidente nei volumi e valori dei pomodori armeni. Fonti a Mosca dicono
che il volume di pomodori armeni importato in Russia quest’anno, supera
la capacità dei coltivatori armeni di produrli. Il sospetto è che i
turchi contrabbandino pomodori in Russia travestiti nei loro acerrimi
nemici armeni. Uno dei motivi per cui Putin non fece cenno alla ripresa
di questo commercio è che i produttori russi hanno investito rapidamente
nelle serre, sovvenzionate in parte dalle banche statali, per produrre
sostituti delle importazioni, puntando a quote di mercato e prezzi che i
turchi avevano nove mesi prima.
Le fonti alternative per l’importazione
alimentare, Siria, Tunisia, Sud Africa, Uzbekistan, Iran e Armenia,
hanno sostituito i turchi. Philip Owen dei Commercianti del Volga,
commenta che è costoso realizzare logistica, pagamento e
commercializzazione dei prodotti alimentari importati, e così il mercato
russo non può tornare dai fornitori turchi. Erdogan non ha dato alcuna
ragione politica al Cremlino per ripristinare il commercio alimentare
con la Turchia; i coltivatori russi dicono ora che c’è una buona ragione
per non farlo. Alla conferenza stampa a San Pietroburgo, Erdogan aveva
detto:
“Se vi ricordate, avevamo uno scopo, raggiungere un volume d’affari da 100 miliardi di dollari, e siamo risoluti a raggiungere questo obiettivo. Ad oggi, posso dire, abbiamo ancora una volta iniziato il processo, andando verso questo obiettivo”.
Una fonte economica russa risponde:
“Erdogan può dire ai suoi esportatori ciò che vuole. Il mercato russo non sarà mai lo stesso per loro“.
Gli osservatori greci e ciprioti commentano che Erdogan ha agito come
previsto e che nulla di nuovo s’è avuto nella visita in Russia.
“Il suo vero pubblico era a Washington, Berlino e Bruxelles. Chi si farebbe ingannare?”
Un influente cipriota aggiungeva:
“Putin ha permesso ad Erdogan di pubblicizzare il sostegno della Turchia ai tartari della Crimea. Perché Putin non l’ha menzionato? Perché Putin non ha condannato l’occupazione turca di Cipro?” “Non credo ala nascita di nuovi triangoli politici“,
commenta Irina Zvjagelskaja del Centro di ricerca arabo e islamico di
Mosca. “Non credo ai cambiamenti strategici immediati che modifichino la
configurazione delle alleanze. Abbiamo visto vari passi dei nostri
amici e partner, e non sono davvero molto amichevoli, ma solo tattici,
dettati dalla situazione”. La valutazione russa, apertamente riflessa a
Cipro e in Grecia, e più discretamente a Washington, è che il colpo di
Stato turco non sia ancora finito. Un analista russo s’è chiesto,
“nessuno ufficiale dello Stato Maggiore o dei servizi segreti può dare ragione al Presidente Putin di aspettarsi di meglio da Erdogan, e l’intervista alla TASS l’ha dimostrato. Quali benefici Putin pensava di ottenere partecipando a tale farsa non è chiaro. Putin guadagna tempo e se Erdogan non ne ha, ai russi non dispiacerà“.
John Helmer, Mosca, 9 agosto 2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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