Gli
ordini del giorno ufficiali dei vertici del G20 sono normalmente più o
meno standard. Dalla crisi finanziaria del 2008, gli incontri sono volti
a coordinare le misure per sostenere crescita globale e stabilità dei
mercati finanziari. Un vertice G20 è sempre un’opportunità per i leader
mondiali d’incontrarsi. Gli incontri bilaterali dominavano questo
vertice riflettendo le tendenze globali e illustrando quanto peso
politico abbia ogni partecipante nel mondo contemporaneo.
Al vertice, il
Presidente russo Vladimir Putin ha incontrato la metà dei partecipanti
in otto colloqui bilaterali e a latere i 5 dei BRICS. Così, il
presidente russo ha incontrato 11 dei 19 capi di Stato e di governo dei
G20 e il presidente dell’Egitto, uno degli 8 ospiti. Putin ha anche
avuto colloqui con il Primo ministro giapponese Shinzo Abe e la
presidentessa della Corea del Sud Park Geun-hye, al Forum economico
orientale tenutosi a Vladivostok il 2-3 settembre, alla vigilia del
vertice di Hangzhou (4-5 settembre).
Non ha avuto incontri ufficiali con
solo sei membri del G20 (esclusi gli incontri dietro le quinte), tra
cui i capi di Australia, Italia, Canada, Indonesia, Messico e UE. Ma
Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea, e il primo
ministro italiano Matteo Renzi, avevano incontrato il presidente russo
al Forum Economico di San Pietroburgo di giugno. Putin aveva incontrato
il presidente indonesiano Joko Widodo a maggio al vertice
dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est tenutasi sul Mar Nero a
Sochi. Restano solo tre leader.
I primi ministri di Canada e Australia
sembrano essere gli unici a ricordarsi d’“isolare la Russia”, un ricordo
del lontano passato. Il vertice G20 ne ha dato ampie prove. Invece del
leader russo isolato, c’era un presidente degli Stati Uniti perseguitato
da problemi appena sbarcato in Cina, senza attendersi la scala per
uscire dalla solita porta anteriore dell’Air Force One, con
conseguenti fiammate e crescenti tensioni per tutta la visita. Il
presidente Obama non poteva fare altro che minimizzare l’“affronto”
riflettendo lo sfilacciato e frustrato rapporto USA-Cina. Il leader
degli Stati Uniti sarà ricordato per gli errori in politica estera. In
realtà, lo “sgarbo” era atteso dopo che aveva detto alla CNN, poco prima
del vertice G20, che Pechino doveva riconoscere che
“con potere crescente provengono responsabilità crescenti. Se si firma un trattato che prevede l’arbitrato internazionale sulle questioni marittime, se siete più grandi di Filippine o Vietnam o altri Paesi… non avete motivo di mostrare i muscoli in giro”,
minacciando chiaramente la Cina. “Ha avuto modo di far rispettare il diritto internazionale”, aveva detto evidentemente ammorbidendo il messaggio, ma l’osservazione è stata percepita come una minaccia.
Il Presidente cinese Xi Jinping ha detto all’omologa sudcoreana che la
Cina si oppone allo schieramento del sistema antimissile THAAD degli
Stati Uniti in Corea del Sud. Cina e Russia dovrebbero sostenersi con
forza nel salvaguardare sovranità, sicurezza e sviluppo, aveva detto il
Presidente Xi Jinping al Presidente russo Vladimir Putin al vertice.
Evidentemente parlava agli Stati Uniti. La Cina, firmataria della
Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, ha recentemente
perso l’arbitrato sul Mar Cinese Meridionale.
Il tribunale dell’Aja
trovava che la Cina non aveva alcun titolo storico sulle acque del Mar
Cinese Meridionale e che aveva violato i diritti delle Filippine.
Pechino ha respinto la sentenza. La Russia non necessariamente sostiene
le pretese cinesi, ma sostiene la posizione della Cina sulla
controversia sul Mar Cinese Meridionale e si oppone a qualsiasi
interferenza di terzi. Secondo il presidente russo, la Cina ha il
diritto di non riconoscere la sentenza del tribunale.
“Qualsiasi procedimento arbitrale riguarda le parti di una controversia, e un tribunale arbitrale dovrebbe ascoltare argomentazioni e posizioni delle parti in causa. Come è noto, la Cina non è andata presso la Corte di arbitrato dell’Aja e nessuno ha ascoltato la sua posizione. Quindi, come possono tali sentenze essere considerate giuste? Sosteniamo la posizione della Cina sulla questione”, spiegava Putin, osservando anche che “L’intervento di terze potenze non-regionali, a mio parere, è dannoso e controproducente”.
Mosca e Pechino non riconoscono il diritto di Washington ad
immischiarsi nei loro rapporti con i vicini e in controversie in cui gli
Stati Uniti non hanno alcuna relazione. La situazione in Ucraina e la
disputa territoriale del Mar Cinese Meridionale hanno molto in comune.
Gli Stati Uniti perseguono il contenimento di Russia e Cina. L’obiettivo
è evitare che questi Paesi ripristino il loro peso nelle aree
d’interesse vitale, per la Russia nello spazio post-sovietico e per la
Cina nel Sud Est Asiatico. In Europa, gli Stati Uniti usano l’UE per
fare pressioni sulla Russia. In Asia, Washington cerca di sfruttare le
contraddizioni tra la Cina e i vicini.
Le parole del presidente cinese
circa la necessità di sostenersi con forza per salvaguardare sovranità,
interessi nella sicurezza e sviluppo indicano un più stretto
coordinamento degli sforzi russi e cinesi per contrastare la pressione
statunitense, in tale contesto le esercitazioni navali congiunte
russo-cinesi si terranno nel Mar Cinese Meridionale. La Flotta del
Pacifico della Russia invierà delle navi da guerra nel Mar Cinese del
Sud, a partecipare all’esercitazione annuale navale sino-russa
denominata Sea Joint 2016, dall’11 al 19 settembre. Cina e
Russia hanno tenuto sei esercitazioni navali congiunte dal 2005, con
Pechino che prima aveva il ruolo di ospite dal 2012.
Nel 2015, entrambi i
Paesi svolsero esercitazioni navali e anfibie nel Mar del Giappone, una
piccola esercitazione navale nel Mediterraneo e numerosi scambi
bilaterali militari. Entrambi i Paesi hanno partecipato a esercitazioni
trilaterali e multilaterali sotto l’ombrello della Shanghai Cooperation
Organization (SCO). Il riavvicinamento tra Russia e Cina è un vero e
proprio incubo per Washington. Gli USA credevano che il rapporto non
durasse, ma sbagliarono i calcoli. L’amministrazione Obama si è
riorientata dal Medio Oriente alla regione Asia-Pacifico solo per essere
contrastata dalle due nazioni leader accomunate dal desiderio di
proteggere la sovranità e resistere alla pressione esterna.
Mosca è
tornata in Medio Oriente. La sua influenza nella regione cresce mentre
molte potenze regionali sono frustrate dalla politica degli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti si coordinano nella regione con la Russia dopo che i
piani per “punire” Mosca in Europa sono ostacolati e il peso degli Stati
Uniti in Europa ha iniziato a scemare. Nel Pacifico gli Stati Uniti
sfruttano le contraddizioni tra Cina e Giappone e la paura dei vicini
verso la Cina che ne subirebbero potenza economica e militare crescenti.
Ma non lo fanno tutti gli alleati degli Stati Uniti nel Pacifico. La
Russia ha rinvigorito il dialogo con Giappone e Corea del Sud. Prima o
poi, li renderà meno dipendenti dagli Stati Uniti.
Questo G20 è stato l’ultimo grande vertice per il presidente degli Stati Uniti, prima di lasciare a gennaio, ma prima che il suo mandato sia finito, Obama dovrebbe partecipare al vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC) a Lima, in Perù, il 19-20 novembre 2016. Quest’anno l’evento vanterà una rappresentanza ad alto livello pari alla metà degli Stati membri del G20. Il vertice del Pacifico avrà un significato simbolico per il presidente degli Stati Uniti, l’autore del “perno in Asia”, concetto inteso a sviluppare la potenza statunitense nella regione e a contenere la Cina. Mentre il secondo termine si conclude, è chiaro che i piani sono stati irrimediabilmente ostacolati. E’ un segreto di Pulcinella che, da anatra zoppa, il presidente degli Stati Uniti difficilmente sarà al centro dell’attenzione nel prossimo incontro di Lima. Non potrà guidare il processo decisionale. Un nuovo presidente degli Stati Uniti sarà eletto dieci giorni prima del vertice di Lima.
La riunione del G20 è stato l’ultimo forum dove avrebbe potuto
avere un successo in politica estera, ad esempio accordandosi con la
Russia sulla Siria. Sarebbe stato molto importante, ma Obama non c’è
riuscito. La politica degli Stati Uniti in Siria va a brandelli, e sarà
un’eredità per il nuovo presidente degli Stati Uniti. Non ci sono più
speranze riposte sul presidente Obama. Da premio Nobel, Obama non è
riuscito a invertire la tendenza e a rendere gli Stati Uniti forti come
una volta. Il nuovo presidente degli Stati Uniti muterà il 21° secolo in
uno “americano”, come lo fu il 20°? Dato il modo in cui le cose si
svolgono negli ultimi anni, è difficile scommetterci. Per usare un
eufemismo, tale previsione appare su un terreno infido, in particolare
dopo Hangzhou.
Andrej Akulov, Strategic Culture Foundation 09/09/2016
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2016/09/10/g20-di-hangzhou-gli-incontri-bilaterali-riflettono-le-tendenze-globali/
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