Partiti
e militanti curdi, e loro alleanze, sono divenuti i fattori principali
nei teatri siriano, iracheno e turco. Anche se i curdi sono stati un
fattore regionale significativo dalla metà degli anni ’80, il loro ruolo
nella regione è diventato importante nel 2015 e sempre di più dal
tentato golpe militare in Turchia il 15 luglio 2016. L’articolo tenta di
analizzare l’intelligence disponibile per avere una prospettiva su una
situazione confusa e avvolta nella disinformazione.
Gli attori principali
Il Partito Democratico del Kurdistan (KDP) nella semi-autonoma regione a maggioranza curda del nord dell’Iraq e i peshmerga. Il Partito dei lavoratori del Kurdistan turco (PKK), comprese le ali politica e militare. Il gruppo scissionista dal PKK dei Falchi della libertà del Kurdistan. Il Partito dell’Unione democratica della Siria (PYD) e l’ala militare YPG e quella femminile YPJ. Le YPG/YPJ costituiscono la maggior parte delle forze che combattono sotto la bandiera delle cosiddette Forze Democratiche siriane (SDF) comprendenti anche combattenti di altri gruppi etnici, tra cui armeni.
Il Partito Democratico del Kurdistan (KDP) nella semi-autonoma regione a maggioranza curda del nord dell’Iraq e i peshmerga. Il Partito dei lavoratori del Kurdistan turco (PKK), comprese le ali politica e militare. Il gruppo scissionista dal PKK dei Falchi della libertà del Kurdistan. Il Partito dell’Unione democratica della Siria (PYD) e l’ala militare YPG e quella femminile YPJ. Le YPG/YPJ costituiscono la maggior parte delle forze che combattono sotto la bandiera delle cosiddette Forze Democratiche siriane (SDF) comprendenti anche combattenti di altri gruppi etnici, tra cui armeni.
Il governo del KDP nel nord dell’Iraq,
guidato da Masud Barzani, così come i peshmerga, dal rovesciamento del
governo iracheno di Sadam Husayin sono sostenuti da Stati Uniti e
diversi altri Stati membri di UE e NATO. Il governo regionale del KDP è
stato anche uno dei primi beneficiari del contrabbando dello Stato
Islamico del petrolio siriano spacciato dal nord dell’Iraq alla Turchia
nel 2013-2016. È interessante notare che tale business ha indebolito il
governo federale iracheno di Baghdad e il governo siriano di Damasco,
ricevendo una spinta significativa dopo che l’Unione europea,
nell’aprile 2013, revocò il divieto d’importazione di petrolio siriano
dai “territori dei ribelli”.
A metà agosto 2016, Masud Barzani osservò
che l’indipendenza del Kurdistan era l’unica opzione rimasta. L’Iran,
dall’invasione dell’Iraq dello SIIL nel 2013, si avvicinò
provvisoriamente all’amministrazione KDP e in qualche misura coordinò i
peshmerga e la milizia popolare irachena, addestrata dagli iraniani,
nella lotta allo SIIL. Il sostegno statunitense, europeo e turco al KDP
ha diversi obiettivi strategici. La destabilizzazione del governo
federale dell’Iraq e la divisione dell’Iraq in tre Stati. La strategia
della NATO mira a sfidare la Russia e l’influenza russa dal Mediterraneo
orientale, lungo il relativamente molle e ricco fianco meridionale
della Russia, al Pakistan.
Il
Partito dei Lavoratori del Kurdistan della Turchia (PKK) iniziò
l’insurrezione armata contro lo Stato turco nel 1984. Cioè, prima della
fine della guerra fredda e dell’Unione Sovietica. La lotta del PKK fu
lanciata con l’obiettivo di creare uno Stato curdo indipendente. La
filosofia politica non è dogmatica o settaria, ma socialista
democratica. Il PKK sin dall’inizio fu sostenuto dall’Unione Sovietica e
continua a godere della buona volontà della Russia, anche se il
supporto non è palese. Come nota storica va ricordato che il SIPRI
riferì che la Germania, dopo la riunificazione, offrì blindati e armi
pesanti tedesco-orientali alla Turchia, a condizione che venissero usati
solo contro il PKK. Logica e strategia dell’alleanza di Mosca con il
PKK erano che potesse operare come versione sovietica/russa di ciò che
la NATO chiama “Stay Behind“.
Il PKK poteva, in altre parole,
essere utilizzato per sfidare o contenere la NATO e la Turchia in caso
di conflitto. L’ex-capo dell’intelligence militare turca Haki Pekin e
altri ultranazionalisti turchi dichiararono all’autore che il PKK è “un
agente di Stati Uniti ed Israele” e collabora con il governo dell’AKP e
gli Stati Uniti per “balcanizzare” la Turchia. L’autore, tuttavia, non
vide alcuna prova che giustificasse tale affermazione. E’ inoltre sempre
consigliabile essere consapevoli che “gli ex-capi dell’intelligence” ed
altri, hanno spesso un ordine del giorno riservato che decide quali
informazioni divulgare e quando.
Il generale (in pensione) Pekin e altri
ultra-nazionalisti turchi erano fortemente contrari ai colloqui di pace
del governo dell’AKP con il PKK, interrotti nel luglio 2015. Un altro
pezzo interessante dell’intelligence sono dei documenti che l’autore ha
recentemente ricevuto, che dimostrano che il governo federale dell’Iraq
ha diverse centinaia di combattenti del PKK a libro paga e che
combattono per 1000 dollari USA al mese. Tali documenti appaiono, per
quanto l’autore può discernere, autentici ma è difficile ed estremamente
costoso verificarli in modo indipendente. La fonte di questi documenti
pretende che Baghdad sostenga i combattenti del PKK nel nord dell’Iraq
per indebolire l’influenza di Masud Barzani, KDP e peshmerga. Tale
politica sarebbe plausibilmente e coerente con gli interessi di Mosca e
Teheran, ma è importante distinguere tra intelligence ed analisi.
I Falchi della libertà del Kurdistan è un’organizzazione scissasi dal PKK protesa su piccoli attacchi ed attentati. Le risorse sono molto limitate e conterebbe un massimo di 200 militanti. L’organizzazione è, secondo fonti turche, infiltrata e in parte controllata da intelligence turca e della NATO, utilizzata per screditare PKK e HDP. Attacchi relativamente minori attribuiti a tale organizzazione furono più volte utilizzati come pretesto per le operazioni militari turche nel sud-est della Turchia e nella repressione dei sostenitori della causa curda nella politica turca.
PYD, YPG, YPJ e SDF
Il Partito dell’Unione Democratica della Siria (PYD) risale pure alla metà degli anni ’80. Il PYD e le ali militari YPG ed YPJ sono alleati tradizionali del PKK. PYD e PKK condividono l’approccio non dogmatico al socialismo democratico. Va notato che il governo siriano del partito Baath di Damasco non ha mai “approvato” il PYD, ma il nesso PYD-YPG-YPJ faceva parte della “strategia del contenimento” di Mosca e Damasco verso Turchia e NATO.
Il Partito dell’Unione Democratica della Siria (PYD) risale pure alla metà degli anni ’80. Il PYD e le ali militari YPG ed YPJ sono alleati tradizionali del PKK. PYD e PKK condividono l’approccio non dogmatico al socialismo democratico. Va notato che il governo siriano del partito Baath di Damasco non ha mai “approvato” il PYD, ma il nesso PYD-YPG-YPJ faceva parte della “strategia del contenimento” di Mosca e Damasco verso Turchia e NATO.
Va inoltre notato che le relazioni tra PYD e KDP
iracheno, nonostante una cooperazione pragmatica occasionale, sono tese
come quelle tra PKK e KDP. I rapporti tra il governo del partito Baath a
Damasco e il PYD si sono guastati dopo che le YPG/YPJ hanno ricevuto
aiuti, consiglieri militari dalle forze speciali e “volontari” dagli
Stati Uniti, e il PYD indicava l’obiettivo di costruire uno Stato
indipendente nel nord della Siria. La Russia, da parte sua, riconosce
YPG/YPJ e Forze Democratiche siriane come tra i combattenti più efficaci
contro lo Stato Islamico (SIIL) sul confine turco-siriano.
Mosca ha
ripetutamente chiesto l’inclusione dei curdi nei colloqui di Ginevra
sulla Siria. Il governo dell’AKP turco denuncia PYD e militanti come
terroristi alleati del PKK e si oppone con forza alla loro presenza sul
confine meridionale della Turchia. Fonti sul terreno nel nord della
Siria hanno riferito all’autore, giorni prima dell’invasione turca di
Jarablus in Siria, che i combattenti dello SIIL si stavano ritirando. Le
informazioni ricevute dopo l’invasione della Turchia con la presenza di
unità dell’esercito libero siriano (ELS) indicano che esercito turco ed
ELS, difatti, combattono le forze curde piuttosto che lo SIIL.
Nebbia di guerra e diritto
Inutile dire che la situazione dei partiti curdi nella regione è complessa. Opportunismo e realpolitik creano i compagni di letto più strani. Va notato che i curdi sono il maggiore gruppo etnico-nazionale senza Stato. Ci vorrebbe un altro articolo per spiegare la situazione dei curdi e le loro aspirazioni all’indipendenza dal punto di vista del diritto internazionale. In breve, il discorso curdo contrappone il diritto internazionalmente garantito dell’auto-determinazione al principio altrettanto valido del diritto all’integrità territoriale. Semplicemente la Dichiarazione dei principi dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1970 prevede che entrambi i principi siano ugualmente validi, ma che non vanno attuati se si violano mutuamente.
Inutile dire che la situazione dei partiti curdi nella regione è complessa. Opportunismo e realpolitik creano i compagni di letto più strani. Va notato che i curdi sono il maggiore gruppo etnico-nazionale senza Stato. Ci vorrebbe un altro articolo per spiegare la situazione dei curdi e le loro aspirazioni all’indipendenza dal punto di vista del diritto internazionale. In breve, il discorso curdo contrappone il diritto internazionalmente garantito dell’auto-determinazione al principio altrettanto valido del diritto all’integrità territoriale. Semplicemente la Dichiarazione dei principi dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1970 prevede che entrambi i principi siano ugualmente validi, ma che non vanno attuati se si violano mutuamente.
In
termini pratici, ciò significa che i curdi dipendono dai cinque membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (P5) che hanno
il mandato, nonché l’obbligo, di risolvere la questione della sovranità
e dell’autodeterminazione curde contro l’integrità territoriale di
Turchia, Siria, Iraq e Iran. Il problema è che gli attori del Consiglio
di sicurezza delle Nazioni Unite usano da sempre i curdi come pedine
geopolitiche. Detto ciò, chi potrebbe biasimare i partiti curdi per le
alleanze opportuniste dettate dalla realpolitik, e per la lotta condotta
con tutti i mezzi e “partner” presunti disponibili, per raggiungere un
obiettivo strategico di lungo termine.
Christof Lehmann, New Eastern Outlook 11/09/2016
Dr. Christof Lehmann
è un consulente politico indipendente su conflitto e loro risoluzione.
Fondatore e caporedattore di Nsnbc, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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