venerdì 7 ottobre 2016

Alzando la posta: Putin risponde alla minaccia nucleare degli USA con un ultimatum

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In seguito al decreto del Presidente della Federazione russa sulla sospensione degli accordi con gli Stati Uniti sulla cessione di plutonio per uso militare e la presentazione del disegno di legge corrispondente alla Duma di Stato, controversie sono esplose sui media se ciò sia collegato alla rottura della trattativa sulla Siria. Il secondo passo è una domanda: Perché la Russia, dopo aver saputo che gli Stati Uniti non adempivano all’accordo, reagisce dopo anni? 

Alcuni esperti nucleari sostengono che l’accordo era oggettivamente vantaggioso per la Russia. Forse. Non sono un esperto in questo campo ed è difficile dire quale fosse l’obiettivo. Inoltre, ciò che è vantaggioso dal punto di vista dell’industria nucleare potrebbe essere svantaggioso dal punto di vista della sicurezza. In linea di principio, credo che non ci siano stati particolari problemi di sicurezza. La Russia ha un arsenale nucleare sufficiente ad infliggere un colpo mortale agli Stati Uniti. Washington lo sa. C’era anche materiale più che sufficiente per la produzione di nuove testate.

In caso di pieno scontro nucleare, la produzione di un altro lotto di armi sarebbe già ridondante e anzi fisicamente impossibile. Il vero problema sarebbe preservare fisicamente i resti della civiltà, almeno a livello dell’età della pietra. Sulla Siria, non è la prima volta, e non solo in Siria, che gli Stati Uniti concludono accordi solo per non adempierli per poi concluderne di nuovi. La reazione russa non è chiaramente paragonabile al rifiuto di Washington di collaborare, a cui infatti deve ancora provvedere. 

Credo che per capire la portata di questo incidente sia necessario prestare attenzione al fatto che Putin non ha semplicemente slegato la Russia da un accordo. Ha annunciato la possibilità di ritornarvi, ma a determinate condizioni. Diamo un’occhiata a queste condizioni: 
1) gli Stati Uniti devono togliere tutte le sanzioni alla Russia; 
2) Per compensare dovranno essere pagate non solo le perdite per le sanzioni statunitensi, ma anche per le contro-sanzioni russe; 
3) la legge Magnitskij va abrogata; 
4) la presenza militare degli Stati Uniti in Europa orientale va drasticamente ridotta; e 
5) gli Stati Uniti dovranno abbandonare la politica di scontro con Mosca. Solo una parola definisce l’essenza delle richieste di Putin: “Ultimatum”.
Ora un ricordo, l’ultima volta che Washington ricevette un ultimatum, fu dal Regno Unito per l’incidente della nave Trent. Si era nel 1861 durante la guerra civile americana. Anche allora, in condizioni estremamente difficili, gli USA accettarono in parte le richieste inglesi. Va notato che le richieste inglesi del 1861 non contenevano nulla di umiliante per gli Stati Uniti. Il capitano di una nave della marina statunitense aveva infatti infranto il diritto internazionale, arrestato persone su una nave neutrale (inglese) e quindi violato la sovranità del Regno Unito, quasi provocando una guerra. 

Poi gli USA sconfessarono le azioni del capitano e liberarono i prigionieri, anche se si rifiutarono di chiedere scusa. Ma Putin non chiede scuse o il rilascio di alcuni prigionieri, ma che tutta la politica statunitense cambi e ancora di più che alla Russia si compensino le perdite dovute alle sanzioni degli Stati Uniti. È una richiesta umiliante ed impossibile d’accettare, significa essenzialmente la resa completa e incondizionata nella guerra ibrida che Washington non riconosce di aver irreversibilmente perso. E vi sono ancora da pagare tutti gli indennizzi e i risarcimenti. 

Qualcosa di simile è stato chiesto agli Stati Uniti dalla Corona inglese prima della fine della guerra per l’indipendenza, quando gli statunitensi erano ancora sudditi ribelli di re Giorgio III. Negli ultimi 100 anni, nessuno ha nemmeno immaginato di parlare a Washington con questo tono. E così, la prima conclusione è: Putin ha deliberatamente e pubblicamente umiliato gli Stati Uniti, dimostrando che è possibile parlargli duro, ancora più di quanto gli Stati Uniti sono soliti parlare al resto del mondo. Come è accaduto? Cosa ha spinto Putin in realtà a reagire così? In realtà pensa che gli Stati Uniti avrebbero adempiuto all’accordo Kerry-Lavrov ed è ora sconvolto per ciò che è successo? 

La Russia sapeva anche che Washington non osservava l’accordo sul plutonio da anni, ma Mosca ne ha tratto profitto per l’industria nucleare quasi divenendo un monopolio globale, chiaramente non turbato dall’arretratezza tecnologica degli Stati Uniti, che gli impedisce di disporre di armi al plutonio come previsto nel contratto. La reazione dura e quasi immediata della Russia seguiva le dichiarazioni del portavoce del segretario di Stato degli USA secondo cui la Russia dovrà iniziare ad inviare a casa dalla Siria soldati in sacchi di plastica, perdere aerei ed anche che attentati terroristici affliggeranno le città russe. Inoltre, la dichiarazione del dipartimento di Stato veniva immediatamente seguita dall’annuncio del Pentagono di esser pronto a lanciare un attacco nucleare preventivo sulla Russia. 

Il Ministero degli Esteri russo ha anche riferito che Mosca sa dell’intenzione degli Stati Uniti di lanciare una guerra aerea contro le forze del governo siriano, il che significa anche contro il contingente russo di stanza in Siria. Che altro si trova alla base dell’ultimatum di Putin?: Le esercitazioni di sei mesi fa dei sistemi di difesa aerea e missilistica e missilistici strategici, volti a respingere un attacco nucleare alla Russia e poi lanciare un contrattacco. Si aggiungano le recenti esercitazioni di emergenza riguardanti 40 milioni di cittadini russi per testare la disponibilità di strutture e infrastrutture della protezione civile in caso di guerra nucleare, fornendo ulteriori informazioni ai cittadini sul piano d’azione, in caso di ‘”ora X”.

Se prendiamo tutto questo, possiamo vedere che gli Stati Uniti hanno da tempo e in modo informale minacciato la Russia di un conflitto nucleare, e Mosca ha regolarmente lasciato intendere che è pronta a tale piega degli eventi e non ha intenzione di fare marcia indietro. Tuttavia, data la fine del dominio di Obama e assolutamente sfiduciati da una vittoria di Hillary Clinton nelle presidenziali, i falchi di Washington hanno deciso di aumentare la posta, ancora una volta. Ed ora le cose hanno raggiunto un limite estremamente pericoloso laddove un conflitto arriva alla fase in cui si sviluppa autonomamente. In tale fase, l’Armageddon nucleare potrebbe iniziare con qualsiasi incidente, anche per via dell’incompetenza degli ufficiali del Pentagono o dell’amministrazione della Casa Bianca. In questo preciso momento, Mosca ha preso l’iniziativa e alzato la posta, spostando il confronto su un altro piano. 

A differenza degli USA, la Russia non minaccia la guerra. Semplicemente dimostra la capacità di dare risposte politiche ed economiche dure, in caso di ulteriori scorrettezze degli USA, realizzando esattamente l’opposto del sogno di Obama: lacerare il sistema economico e finanziario di Washington. Inoltre, con queste azioni, la Russia ha seriamente minato il prestigio internazionale degli Stati Uniti mostrando al mondo intero che essi possono battuti con le loro stesse armi. Il boomerang è tornato. 

Dato tali dinamiche ed eventi, potremmo vedere centinaia di rappresentanti dell’élite statunitense alla sbarra all’Aia, non solo in vita nostra, ma ancor prima che il prossimo presidente degli USA inizi il mandato alla Casa Bianca. Gli Stati Uniti hanno una scelta, e comunque perderanno, minacciando e iniziando la guerra nucleare o accettando il fatto che il mondo non è più unipolare, cominciando ad adattarvisi. Non sappiamo che scelta farà Washington. La dirigenza politica statunitense ha numerose figure ideologicamente ottuse ed incompetenti pronte a bruciare nel fuoco nucleare con il resto dell’umanità, piuttosto che riconoscere la fine dell’egemonia mondiale degli USA, rivelatasi di breve durata, insensata e criminale. 

Ma devono fare una scelta, perché più a lungo Washington pretende che non sia successo niente, maggiore sarà il numero di suoi vassalli (chiamati alleati, ma sono da tempo Stati senza indipendenza) che apertamente ed esplicitamente ignoreranno le ambizioni statunitensi passando dalla parte delle nuove prospettive del sistema di potere globale. Alla fine, gli Stati Uniti potrebbero scoprire che uno status di centro nel mondo multipolare non sia più disponibile. Non solo africani, asiatici e latino-americani, ma anche gli europei saranno lieti di vendicarsi dell’ex-egemone per l’umiliazione subita. E non sono così umani e amanti della pace come la Russia.

Infine, l’ultimatum di Putin è una risposta a tutti coloro indignati dal fatto che i carri armati russi non presero Kiev, Leopoli, Varsavia e Parigi nel 2014 e riflettevano su come dovesse essere il piano di Putin. Posso solo ripetere ciò che scrissi allora. Se avete intenzione di confrontarvi con la potenza egemone globale, allora dovete essere sicuri di poter rispondere a qualsiasi sua azione. Le strutture dell’economia, dell’esercito, della società, dello Stato e dell’amministrazione dovrebbero essere tutte pronte. Se non lo sono, ci sarà la necessità di guadagnare tempo e rafforzarsi. 

Ora le cose sono pronte e le carte sono sul tavolo. Vediamo come gli Stati Uniti risponderanno. Ma la realtà geopolitica non sarà più la stessa. Il mondo è già cambiato. Gli Stati Uniti sono sfidati pubblicamente e non hanno avuto il coraggio di rispondere subito.


Rostislav Ishenko, RIA Novosti, 5 ottobre 2016 – Fort Russ

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Gli USA hanno portato Putin a finirla sulla cooperazione sul plutonio

84fd3b12Se Mikhail Lermontov (grande poeta russo del 19° secolo e autore del poema “Borodino” dedicato alla battaglia decisiva nei pressi di Mosca durante la guerra napoleonica del 1812) fosse vissuto oggi, avrebbe scritto una cosa come: 
Abbiamo ceduto a lungo in silenzio, in attesa, ma Washington ci ha preso per stupidi“. 
Ha giocato il pazzo Gorbaciov avanzando ad est. Con Eltsin ha fatto tutto ciò che voleva. Ora ci provava con Putin sul disarmo nucleare, ma il piano “gli è andato male”. Putin ha emesso un decreto che sospende l’accordo tra Russia e Stati Uniti sullo smaltimento del plutonio. Secondo il decreto, la decisione è stata presa 
A causa del cambiamento fondamentale delle circostanze, l’emergere di una minaccia alla stabilità strategica e come risultato delle azioni ostili degli Stati Uniti d’America verso la Federazione Russa e dell’incapacità degli Stati Uniti di assicurare l’attuazione dei propri obblighi nell’utilizzare il surplus di plutonio militare, di conseguenza, è necessario intraprendere misure di protezione immediata per la sicurezza della Russia“. 
Vi sono tre messaggi in questa formula:
 
1) “Cambiamento fondamentale delle circostanze“. Il Patto sulla disposizione del plutonio tra Russia e Stati Uniti fu stilato negli anni ’90 e firmato nel 2000, quando c’ingannavano con il “reset”. Oggi ci minacciano direttamente schierando sistemi di difesa missilistica e d’attacco rapido, anche terroristici. La maschera è caduta.

2) Ricordiamo cos’è tale patto. Eravamo d’accordo con gli Stati Uniti che entrambe le parti dovessero smaltire 34 tonnellate di surplus di plutonio militare. Ne avevamo accumulato 125 tonnellate, mentre gli statunitensi 100 tonnellate. Il patto si riferiva in modo inequivocabile all’utilizzo non recuperabile, cioè all’impossibilità di ulteriore utilizzo per scopi militari. Il che significa che veniva negata la possibilità di costruire almeno 5000 testate nucleari! Cosa chiedere di più? Ma la differenza nell’attuazione fu enorme. Gli Stati Uniti erano pronti a dare alla Russia i soldi per la lavorazione del nostro plutonio per renderlo inutilizzabile. Mosca insistette che si trattasse di una risorsa preziosa e sarebbe stato saggio farne carburante (combustibile misto-ossido) per le centrali nucleari. Questo avviene con impianti appositamente costruiti, come quello di Zheleznogorsk, nei pressi di Krasnojarsk. Avevamo anche costruito un reattore già caricato con il primo lotto di combustibile. Ma gli “avanzati” yankee sprecarono 8 miliardi di dollari cercando di costruire un impianto simile, fermando la costruzione a metà. Riuscimmo a costruire entrambi gli impianti e i reattori con solo il 3% degli sprechi degli statunitensi, che avevano fallito. O c’ingannavano? La Casa Bianca si rifiuta di processare il plutonio per uso militare come carburante, preferendo depositarlo, da cui poterlo recuperare per uso militare…

3) L’ultima parte della dichiarazione si riferisce alla “necessità d’intraprendere misure di protezione immediata per la sicurezza della Russia“. I nostri “partner strategici” hanno iniziato un programma di “sviluppo qualitativo” delle armi nucleari, sostenendo che il loro arsenale nucleare è “in tristi condizioni”. Dovremmo stare a guardare e ascoltare le loro chiacchiere in questa situazione? Non penso…

Mikhail Timoshenko Komsomolskaja Pravda, 5/10/2016 – Russia Insider
L’autore è osservatore militare di KP e colonnello in pensione
 
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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