mercoledì 13 maggio 2015

Inizia il declino del dollaro con un segnale storico: la Cina non è più il maggior detentore dei titoli del debito pubblico statunitense



Si avvicina il collasso e il collasso sarà economico, político, ambientale e sociale come scrive Dane Wigington (1). In particolare, gli Stati Uniti, come abbiamo scritto tante volte in passato (2) sono immersi in una grave crisi che diventerà terminale con il crollo del valore della sua moneta. A titolo di esempio sulla situazione attuale degli USA diamo solamente due dati: il debito pubblico statunitense è superiore ai 18.000 miliardi (3); la Federal Reseve, la Banca Centrale degli USA, una banca privata, nel 2007 aveva un bilancio di 869 miliardi ed oggi è attorno ai 4.500 miliardi (4). La Federal Reserve come ha potuto accrescere il proprio bilancio di ben 5/6 volte in pochissimi anni? Stampando dollari!
 
Questa estate si svolgeranno negli Stati Uniti delle esercitazioni militari conosciute col nome in codice “Jade Helm”; l’esercito e varie agenzie governative realizzeranno delle esercitazioni congiunte e, come dicono in molti, queste esercitazioni hanno per obiettivo il controllo della popolazione civile. In sostanza molti intravedono un peggioramento della crisi, conseguenti disordini sociali ed il governo che impone la legge marziale. In questi termini ne parlano i media alternativi (per esempio Infowars), media internazionali (Globalresearch) e media di regime (Washington Post); tutti si interrogano sul futuro della crisi e molti intravedono la possibilità che possa sfociare in disordini sociali e nella conseguente applicazione della legge marziale; si parla anche della possibilità che la crisi possa sfociare nella terza guerra mondiale (5).
 
Come detto sopra, il declino del dollaro porterà gli Stati Uniti ad un tracollo. Oggi analizziamo un segnale inequivocabile che il declino del dollaro è già cominciato; ovviamente il declino non avverrà improvvisamente, ma sarà graduale. Stiamo parlando di un evento storico, taciuto dai media ufficiali, o riportato in qualche trafiletto ben nascosto. Come era prevedibile e come avevamo in pratica annunciato un mese fa (6), la Cina ha cessato di essere il maggior detentore dei titoli del debito pubblico statunitense. Secondo gli ultimi dati, pubblicati dal Tesoro USA (7), a febbraio 2015 la Cina deteneva titoli del debito pubblico statunitense pari a 1.223,70 miliardi di dollari, contro i 1.224,40 miliardi del Giappone.
 
La Cina era diventato il paese che deteneva la maggior quantità di titoli del debito pubblico USA nel settembre del 2008; a luglio del 2011 arriva a detenere titoli per 1.314,90 miliardi. Fino a quella data l’incremento nel possesso dei titoli del debito USA è sempre stato crescente e dell’ordine del 20%, 30%, 40% e perfino 50% ed oltre all’anno (Vedasi di seguito la Tabella 1). Poi, però le cose cambiano: la Cina non solo smette di acquistare i titoli del debito USA, ma inizia a vendere quelli in suo possesso. Alla fine del 2011 i cinesi riducono dello 0,71% il possesso dei titoli USA rispetto al 2010; nel 2012 aumentano gli investimenti di circa il 6%; nel 2013 l’aumento è del 4%; nel 2014 abbiamo una riduzione del 2%, nei primi due mesi del 2015 continuano a vendere: a gennaio la riduzione è dello 0,42%; a febbraio è dell’1,24%.
 
Che cosa è successo nel 2011? Perché l’inversione di tendenza? 
Il problema è che gli USA continuano a a vivere sperperando risorse che non possiedono. In sostanza il resto del mondo produce e gli statunitensi consumano. Vedasi la Bilancia commerciale USA (8). Questo modello di vita imperniato sul consumismo sfrenato, coinvolge tutta la società statunitense: famiglie, imprese e governo consumano tutti più delle risorse che hanno a disposizione, indebitandosi. Ogni finanziamento, ogni concessione di un debito ha un limite, oltre il quale nessuno può andare, nemmeno se si tratta degli USA, la prima potenza economica. Il deficit del Governo USA inizialmente era finanziato con la vendita di titoli del debito pubblico, che privati, istituzioni e paesi correvano in massa ad acquistare perché emessi da un paese con la Tripla A (9).
 
Quando le somme necessarie a ripianare un disavanzo sono sempre più alte, diventa sempre più difficile trovare qualcuno disposto a prestare. Ed è quello che è successo al Governo degli Stati Uniti, che ad un certo punto della sua storia ha dovuto far ricorso alla stampa di denaro inorganico, politica che prende il nome di alleggerimento quantitativo, o Quantitative Easing (QE) in inglese (10).
 
Nel novembre del 2008, la Banca Centrale degli Stati Uniti, la Federal Reserve, banca privata come ricordiamo sempre, ha cominciato a stampare dollari per acquistare Buoni del Tesoro Usa a lungo termine ed altri titoli. Inizialmente stampa 600 miliardi di dollari per comprare titoli garantiti da ipoteca, denominati in inglese "Mortgage-backed security" (MBS).
 
Da allora, la Federal Reserve stampa dollari, raggiungendo la cifra di 2.100 miliardi di dollari nel mese di giugno del 2010. Dopo di che, grazie alla “ripresa economica” decide di interrompere questa pratica di stampare soldi. L’interruzione, però è breve; la ripresa economica è effimera e già nel novembre del 2010 la FED annuncia un nuovo ricorso alla stampa di dollari. Questo nuovo ricorso alla stampa di moneta inorganica passerà alla storia col termine QE2, per distinguerlo dal QE1 iniziato nel 2008. Il QE2 prevede la stampa di 30 miliardi al mese per complessivi 600 miliardi.
 
Il ricorso alla stampa di dollari non termina con il QE2; infatti, il 13 settembre del 2012 la FED annuncia che continuerà a stampare dollari ed anzi incrementerà la cifra mensile a 40 miliardi. Questa nuova operazione prenderà il nome di QE3. Il 12 dicembre il ricorso alla stampa di dollari diventa a tempo indeterminato e si porta l’importo mensile a 85 miliardi di dollari.
 
L’acquisto di titoli, sia del debito pubblico che di altro genere, da parte della Federal Reserve attraverso la stampa di dollari termina ufficialmente il 29 ottobre del 2014 (11). Complessivamente la Federal Reserve ha acquistato titoli per 4.500 miliardi di dollari, ovvero ha stampato 4.500 di dollari. È dunque stampando dollari che ha potuto incrementare il proprio bilancio!
 
Ricordiamo che contemporaneamente alla stampa di dollari, la FED ha portato avanti una politica dei bassi tassi di interesse, prossimi allo 0. Sono stati proprio questi due strumenti (stampa di dollari e costo del denaro prossimo allo 0) che hanno fatto riversare grandi quantità di soldi su Wall Street, il cui indice ha superato i 18.000 punti (12). L’aumento dell’indice della Borsa di New York (Dow Jones) di questi ultimi anni – secondo noi – essendo totalmente artificiale, non legato ad una crescita dell’economia reale, è destinato a crollare (13).
 
La scusa ufficiale per il ricorso alla stampa dei dollari era dettata dalla necessità di iniettare denaro fresco al mercato, per stimolare la crescita e ridurre la crescente disoccupazione. Mentre la stampa USA giustificava tale politica (14), in altri paesi cresceva la la preoccupazione.
 
La stampa di denaro inorganico crea i presupposti per la sua svalutazione. Ovviamente, i cinesi che avevano investito grandi quantità di soldi in titoli di stato USA ed avevano una enorme riserva internazionale in dollari erano fortemente preoccupati: il possibile crollo del valore del dollaro avrebbe significato per la Cina grosse perdite.
 
Il 19 gennaio del 2011 alla Casa Bianca c’è lo storico incontro tra il presidente Barack Obama ed il presidente cinese Hu-Jintao. In quel momento (al 31 dicembre 2010), la Cina aveva titoli del debito pubblico USA per 1.160,10 miliardi di dollari e riserve internazionali per 2.847,34 miliardi di dollari (15).
 
In quell’incontro, per la prima volta nella storia qualcuno osa dire in faccia al presidente USA ed a casa sua, nella Casa Bianca, che il dollaro non è eterno, che ha già compiuto la sua principale funzione e che si va verso un’evoluzione (16).
 
Dato che la potenza economica statunitense si basa principalmente sul fatto che il dollaro sia la moneta del commercio internazionale e quindi la moneta di riserva internazionale, tutti coloro che hanno cercato di abbandonare il dollaro sono stati letteralmente eliminati: è successo a Saddam Hussein in Iraq che nel mese di novembre del 2002 annuncia l’intenzione di commercializzare il proprio petrolio in dollari e trasferisce in Euro tutte le sue riserve internazionali in dollari; l'Iran va nella stessa direzione, di qui lo scontro tuttavia in atto con la scusa del nucleare; il Venezuela di Hugo Chavez è ancora più radicale, oltre ad iniziare una politica di scambi commerciali con gli altri Stati evitando l'uso del dollaro (fornendo petrolio in cambio di merci), propone la creazione di una banca e di una moneta latinoamericana ed è per questo oggetto di vari tentativi di colpi di stato (17). Quando all’inizio del 2011, Domenique Strauss-Khan, segretario del FMI, chiede l’abbandono del dollaro noi dicevamo che si stava giocando il futuro e così è stato (18).
 
Dunque, fino alla storica visita di Hu-Jintao alla Casa Bianca, all’inizio del 2011, tutti coloro che abbozzavano una qualche idea tendente a superare l’uso del dollaro negli scambi internazionali veniva fatto fuori. Hu-Jintao, invece ha calato apertamente le carte sul tavolo e cosa più importante non si è trattato di una bravata. Ha potuto farlo perché aveva i muscoli necessari per difendere i suoi argomenti. La settimana precedente la sua visita alla Casa Bianca, esattamente l’11 gennaio del 2011, la Cina aveva collaudato con successo il cacciabombardiere Jian 20 (J-20), che fornisce la superiorità - o una altissima competitività - all’aviazione cinese. Hu-Jintao mostra i muscoli a Barack Obama, avanza l’idea che il dominio del dollaro poteva mettersi in discussione e chiede un cambio nella politica economica statunitense.
 
La Cina ancora per alcuni mesi continua ad acquistare titoli del debito pubblico statunitense, tant’è vero che a luglio del 2011 arriva a detenere titoli per 1.314,90 miliardi di dollari, per allora il suo massimo storico.
 
Quando la Cina si rende conto che le sue richieste rimanevano inascoltate e gli USA continuavano a consumare risorse che non possedevano e a finanziarsi  stampando dollari, decide di iniziare a vendere i titoli statunitensi; a marzo del 2012 il possesso di Bond USA in mano cinese scende a 1.144 miliardi di dollari. Una sorta di avvertimento agli USA; come dire: “Se non cambi politica, io vendo”. I cinesi dopo questo primo messaggio, tornano ad acquistare, fino a risalire a 1.316,70 miliardi di dollari a novembre del 2013.
 
Considerato che le sue richieste rimanevano inascoltate, la Cina ha cominciato nuovamente a vendere: dal novembre 2013 a febbraio 2015 ha venduto titoli USA per 93 miliardi di dollari.
 
Nella Tabella 1 proponiamo i dati annuali ed i dati più significativi relativi al possesso dei Titoli USA da parte della Cina, tra il 2000 ed oggi.
 

Tabella 1
Cina: Possesso dei titoli del debito pubblico USA
Dati annuali e dati più significativi
(31/12/2000-28/02/2015)
Riassumendo, oggi la Cina non è più il paese che possiede il maggior numero di titoli del debito pubblico USA; il paese che possiede i maggiori investimenti in titoli USA torna ad essere il Giappone, che era stato spodestato dai cinesi nel settembre de 2008.
 
Nel grafico seguente, proponiamo il confronto storico nel possesso dei titoli USA fra Cina e Giappone, negli ultimi quindici anni.

In realtà, non solo la Cina, ma anche il Giappone sta riducendo il possesso dei titoli USA; il Giappone è diventato il paese con il maggior numero di titoli in possesso solamente perché ha venduto una quantità inferiore rispetto alla Cina: nei primi due mesi del 2015 la Cina ha venduto titoli USA per 20,60 miliardi, il Giappone ne ha venduti 6,50 miliardi.
 
Per essere esatti, sono molti i paesi che dall’inizio dell’anno hanno ridotto il possesso di titoli USA; oltre a Cina e Giappone, i principali sono: Russia (-16,40 miliardi); Francia (-9,00); Taiwan (-8,50); Norvegia (-8,40); Corea (-4,50); Germania (-4,10); Messico (-2,60). A seguire tutti gli altri.
 
A fronte di questi paesi che riducono il possesso, ci sono quelli che acquistano; i principali paesi ad aumentarne il possesso nei primi due mesi del 2015 sono stati: India (18,70 miliardi); Banca dei Paesi Caraibici (14,70); Svizzera (11,60); Paesi esportatori di petrolio (10,60); Belgio (9,90); Lussemburgo (7,40); Brasile (4,10); Regno Unito (3,40); Hong Kong (2,80); Turchia (2,50); Canada (1,90); Spagna (1,70); Polonia (1,60); Colombia (1,30); a seguire altri con cifre minori.
 
Che lezione possiamo trarre dagli spostamenti nel possesso dei titoli del debito pubblico USA?


Se i paesi che possiedono la maggior quantità di titoli USA stanno vendendo significa che è iniziato il declino del dollaro. Il dollaro è ancora la principale moneta utilizzata nei commerci internazionali, ma la situazione sta cambiando. Nei prossimi anni assisteremo a grossi cambiamenti nel panorama economico, finanziario e monetario mondiale; questi cambiamenti  cominceranno ad essere visibili comunque in tempi brevi, nei prossimi mesi e si consolideranno col passare del tempo. In definitiva stiamo assistendo al tramonto degli USA, come superpotenza unica, ed in generale al tramonto dei paesi occidentali; contemporaneamente si va consolidando un mondo multipolare, incentrato su varie potenze. 
 
Come detto, non stiamo assistendo unicamente al tramonto degli USA come superpotenza; anche l’Europa perderà potere perché in definitiva rappresenta un mercato troppo ristretto, con circa 500 milioni di abitanti a fronte di un mercato potenziale di 4 miliardi di persone rappresentato dal blocco Euroasiatico (Russia, paesi dell’Est Europa ed Asia), ai quali vanno aggiunti paesi di altri continenti, come Brasile, Sud Africa ed altri paesi africani e latinoamericani; a condannare l’Europa c’è un ulteriore elemento: l’invecchiamento della popolazione.
 
Indubbiamente i cambiamenti in atto nelle quote di possesso del debito estero USA sono indicativi dei mutamenti in atto a livello economico e geopolitico.
 
Ricordiamo anche che secondo gli ultimi dati economici relativi al primo trimestre del 2015 (19), la Cina sta riducendo anche le riserve internazionali in dollari, passate dai 3.993,21 miliardi di giugno 2014 (dato che rappresenta il massimo storico per i cinesi), ai 3.730,04 miliardi di marzo 2015, con una riduzione di 263,17 miliardi. La ragione di questa riduzione potrebbe risiedere nel crollo del prezzo del petrolio e delle materia prime in generale e quindi nella necessità di avere meno dollari a disposizione per il loro acquisto. Indipendentemente dal motivo che sta spingendo la Cina a ridurre le proprie riserve internazionali rimane il fatto che le stia riducendo.
 
Se alla riduzione del possesso dei titoli USA e delle riserve internazionali aggiungiamo i dati della bilancia commerciale, 380 miliardi nel 2014 e poco meno di 124 miliardi nel primo trimestre del 2015, con un aumento del 646% rispetto ai primo trimestre del 2014, viene spontaneo chiedersi dove finiscano tutti questi miliardi, ovvero dove sono investiti. La risposta non può che essere una sola: la Cina, oltre agli annunciati investimenti in America Latina, in Africa ed anche in Europa, sta sicuramente destinando una parte consistente di questi miliardi nell’acquisto di oro.
 
Per sostenere l’ascesa della propria moneta a moneta di riserva internazionale e moneta da utilizzarsi negli scambi commerciali internazionali, la Cina ha bisogno di oro, di ingenti quantità di oro (20). La Cina non fornisce dati sulle quantità di oro in possesso dal lontano 2009 (21); sono passati 6 anni ed indubbiamente in tutti questi anni ha continuato ad accumulare oro. Quando renderà noto i dati ufficiali saranno in molti a meravigliarsi.


Quali sono le implicazioni derivanti dal calo degli investimenti cinesi (e di altri paesi) in titoli del debito pubblico statunitense?
 
Il problema ovviamente non è il calo in se degli investimenti cinesi, o di altri paesi; il problema per gli USA (e per il dollaro) deriva dal fatto che calando gli investimenti in Bond USA, ovvero l’acquisto di titoli del debito pubblico statunitense, in quantità sufficienti a coprire il disavanzo del governo, da parte di paesi, banche centrali, imprese e privati, la banca centrale statunitense, la Federal Reserve, non ha trovato altra soluzione che stampare dollari: ha stampato 4.500 miliardi di dollari dalla fine del 2008 al 2014. Con questi soldi stampati ha comprato titoli del debito pubblico statunitense (e titoli tossici di grandi banche “troppo grandi per fallire”). Il problema dunque sta nel fatto che la banca centrale sta stampando soldi inorganici. Ricordiamo ancora una volta che la banca centrale USA (ma anche quelle di tutti gli altri paesi, meno pochissimi casi) è una banca privata che si sta arricchendo con questa pratica a danno dei cittadini, ovvero si sta perpetrando una truffa legalizzata! 
 
Questa pratica di stampare denaro sta succedendo non solo negli USA (con la Federal Reserve), ma anche nell’Unione Europea (BCE), in Giappone, nel Regno Unito ed altri paesi. È la stampa di denaro inorganico il vero problema! Questa pratica è alla base della svalutazione di una moneta. Più si stampa, più la moneta in questione diventa spazzatura.
 
Gran parte di questi dollari stampati sono finiti a Wall Street, alla Borsa di New York, cresciuta smisuratamente in questi mesi, anni. Questi miliardi stampati dalla Federal Reserve sono finiti direttamente nelle grandi imprese quotate a Wall Street perché la Federal Reserve li ha utilizzati per rilevare titoli tossici di queste imprese (soprattutto banche); ma un’altra parte consistente di questi soldi sono finiti ugualmente alle grandi imprese in crisi di Wall Street grazie al trasferimento di denaro pubblico; la Federal Reserve ha comprato titoli del debito pubblico statunitense con i dollari stampati ed il governicchio statunitense ha utilizzato questi soldi per salvare le imprese in crisi! Una vera e propria truffa ai danni dei cittadini, costretti a pagare sempre più tasse per coprire i grandi disavanzi del governo ed i bilanci delle imprese in crisi.
 
Inoltre, con l’altro provvedimento adottato dalla Federal Reserve, ossia il costo del denaro sceso praticamente a 0 (zero), sono confluiti enormi investimenti sulle borse, in particolare su Wall Street. Una persona che ha dei risparmi, investendoli in BOT o lasciandoli sul conto corrente bancario, ottiene rendimenti prossimi allo 0, per cui è obbligato ad investirli in borsa per avere qualche speranza di vedere degli utili.
 
Tutte le borse ed in particolare quella USA, attraverso questi due meccanismi si sono sopravvalutate enormemente rispetto all'economia reale. Che succede adesso? Se io ho una impresa che in borsa vale 100 volte il valore reale prima o poi crolla! E Wall Street crollerà del 90% come nel 1929; sarebbe già crollata nel 2009, ma fu salvata grazie a Greenspan che portò il costo del denaro a 0 ed alla stampa dei dollari (il QE, analizzato sopra). Wall Street stava perdendo il 54% a marzo 2009 e solo grazie a questi due provvedimenti si è potuta riprendere. Prossimamente cosa potranno inventarsi per salvare Wall Street?
 
In conclusione, grazie alla stampa di queste grandi quantità di dollari (ma anche di Euro, Yen, Sterline, etc…) si stanno dando le premesse per una forte svalutazione.
 
Si comprende dunque l’importanza del crollo degli acquisti di bond USA da parte degli stati; se gli acquisti di questi stati fossero stati sufficienti a coprire il disavanzo del Governo USA, non ci sarebbe stato bisogno del ricorso alla stampa di dollari da parte della Federal Reserve. In definitiva se Cina e gli altri stati avessero potuto acquistare titoli per altre migliaia di miliardi di dollari, la Federal Reserve non li avrebbe stampati. Ma né la Cina, né gli altri paesi avevano questa possibilità!
 
A questa grande quantità di dollari stampati inorganicamente vanno aggiunte altre migliaia di miliardi di dollari delle riserve internazionali di tutti i paesi del mondo, che debbono necessariamente possedere dollari perché il petrolio, le altre materia prime e la maggior parte di beni e servizi sono obbligatoriamente pagati in dollari. Di qui il vero potere degli USA: il fatto che tutti i paesi del mondo sono costretti ad utilizzare dollari, ossia comprare dollari! Sappiamo quante sono esattamente le riserve internazionali totali, equivalenti a 11.600 miliardi di dollari, ma essendo gli stati sovrani, non sono obbligati a dichiarare che tipo di valuta hanno in riserva (22). Degli 11.600 miliardi di dollari sappiamo la composizione esatta di 6.085 miliardi, degli altri 5.515 miliardi si disconosce la composizione. In definitiva sappiamo che le riserve in dollari costituiscono il 62% delle riserve conosciute, ossia 3.826 miliardi di dollari; sicuramente sono di più, potendo anche essere 7.300 miliardi circa, se si applica la stessa proporzione delle riserve conosciute (62%) alla massa totale delle riserve internazionali.
 
Il giorno che il dollaro cessasse di essere la moneta utilizzata negli scambi internazionali, tutte le banche centrali sarebbero costrette a vendere i dollari in loro possesso per rifocillarsi evidentemente della nuova moneta utilizzata per i commerci internazionali; in quel momento il dollaro perderebbe valore. Essendo la quantità di dollari in circolazione talmente alta, il suo valore subirebbe un forte crollo. 
 
Il dollaro crollerebbe al punto che gli USA ne sarebbero la vittima principale e con una monete fortemente svalutata non potrebbero più acquistare niente. Sarebbe la loro fine, fine nel senso materiale, nel senso che la stessa Unione cesserebbe di esistere.
 
La svalutazione del dollaro potrebbe essere pari a quella sofferta dal marco durante la Repubblica di Weimar; nella Germania di allora, la svalutazione del marco fu tale che un chilo di pane arrivò a costare centinaia di milioni di marchi.

Oggi gli Usa continuano a spendere più di quanto hanno e per coprire il disavanzo commerciale, per importare beni e per coprire le altre esigenze del bilancio in pratica continuano a stampare dollari. Questa è la realtà! Il fatto che gli stati come la Cina abbiano deciso di smettere di finanziare, anche parzialmente, il disavanzo del Governo USA è sintomatico di un declino del dollaro praticamente irreversibile. Il dollaro è spazzatura come amava dire spesso Hugo Chávez.
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Note
(*) L’articolo fu scritto inizialmente all’indomani della pubblicazione dei dati del debito estero da parte del Tesoro USA e successivamente aggiornato fino all’edizione finale attualmente in linea.
(1)  Vedasi articolo Imminent Collapse – Economic, Environmental And Societal, Url http://www.geoengineeringwatch.org/category/the-coming-collapse/, tradotto in italiano da Sa Defenza, Url http://sadefenza.blogspot.com/2015/04/imminente-il-collasso-economico.html;
(2)  Alcuni nostri articoli: Catastrofe annunciata per il dollaro e l’economia USA?, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2014/04/catastrofe-annunciata-per-il-dollaro-e.html; La crisi irreversibile degli Stati Uniti, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2014/03/la-crisi-irreversibile-degli-stati-uniti.html; Verso la fine del predominio del dollaro e la morte dell’occidente, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2014/03/verso-la-fine-del-predominio-del.html; Gli USA verso la fame e le rivolte sociali, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2011/03/gli-usa-verso-la-fame-e-le-rivolte.html; Agenzia cinese Dagong: “Il debito Usa è spazzatura”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2011/07/agenzia-cinese-dagong-il-debito-usa-e.html; La Russia verso l’abbandono del dollaro, aumenta le riserve in oro e si libera dei Bond USA, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2015/02/la-russia-verso-labbandono-del-dollaro.html;
(3)  Il debito pubblico statunitense supera i 18.000 miliardi di dollari ma nessuno ne parla, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2014/12/il-debito-pubblico-statunitense-supera.html
(4)  Vedasi il Bilancio della Federal Reserve, Dati Patrimoniali  nel sito de la Federal Reserve, UrL. http://www.federalreserve.gov/monetarypolicy/bst_recenttrends.htm;
(5)  Vedasi articoli come Beyond denial: preparations for martial law in America, Url: http://www.infowars.com/beyond-denial-preparations-for-martial-law-in-america; The Pentagon’s “Operation Jade Helm 15″: The Floodgate towards Martial Law and World War III?, Url: http://www.globalresearch.ca/the-pentagons-operation-jade-helm-15-the-floodgate-towards-martial-law-and-world-war-iii; Descubren un extraño anuncio con un mensaje subliminal en las televisiones de EEUU, Url: http://elrobotpescador.com/2015/04/28/descubren-un-extrano-anuncio-con-un-mensaje-subliminal-en-las-televisiones-de-eeuu; Why Operation Jade Helm 15 is freaking out the Internet — and why it shouldn’t be, Url: www.washingtonpost.com/news/checkpoint/wp/2015/03/31/why-the-new-special-operations-exercise-freaking-out-the-internet-is-no-big-deal;
(6)  La Cina continua a ridurre il possesso dei titoli del debito pubblico USA, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2015/03/la-cina-continua-ridurre-il-possesso.html;
(7)  Il sito del Tesoro USA aggiorna mensilmente, a metà di ogni mese, i dati del debito estero; Url: http://www.treasury.gov/ticdata/Publish/mfh.txt;
(8)  Vedasi i dati della Bilancia Commerciale USA dal 1929 al 2014; ricordiamo che la Bilancia commerciale indica la differenza fra esportazioni ed importazioni di beni; dal 1976 in poi la Bilancia Commerciale USA presenta sempre un saldo negativo, ossia le importazioni di beni sono sempre superiori alle esportazioni; Url: http://umbvrei.blogspot.com/2015/03/bilancia-commerciale-usa-1929-2014.html.
(9)  Sul rating e le agenzie di rating, si può consultare Wikipedia, Url: http://it.wikipedia.org/wiki/Rating;
(10)              Vedasi nostro articolo “La Federal Reserve e la politica dell'alleggerimento quantitativo (Quantitative Easing)”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2010/11/la-fed-annuncia-la-stampa-di-500600.html;
(11)              Vedasi articolo del The New York Times “Federal Reserve Caps Its Bond Purchases; Focus Turns to Interest Rates”, Url: http://www.nytimes.com/2014/10/30/business/federal-reserve-janet-yellen-qe-announcement.html?_r=0;
(12)              Per un apprfondimento sulla storia del Quantitative Easing e l’impatto sui mercati finanziari, vedasi il lavoro di Abdulmalik Oricha Ali “Quantitative Monetary Easing: The history and impacts on financial markets”, Url: http://www.academia.edu/6943181/Quantitative_Monetary_Easing_-_the_history_and_impacts_on_financial_markets;
(13)              Il 10 di ottobre del 2007, all’indomani dello storico record del Dow Jones a 14.164,53 punti, avevamo parlato di un prossimo crollo, che poteva essera anche dell’80/90%. Il 9 marzo del 2009 il Dow Jones era a 6.547,05 punti e stava perdendo il 54% rispetto al 9 ottobre del 2007; la discesa si è fermata proprio in virtù delle politiche della FED, il ricorso alla stampa di dollari, il basso costo del denaro, in sostanza l’enorme trasferimento di denaro pubblico alle imprese in crisi di Wall Street. Con questi strumenti, non adottabili all’infinito, si è solo rimandato nel tempo il crollo della Borsa di New York. Vedasi nostro articolo del 2007 “L’indice Dow Jones della borsa di New York al massimo storico ma noi prevediamo una imminente crisi”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2007/10/lindice-dow-jones-della-borsa-di-new.html;
(14) Vedasi ad esempio articolo del Washington Post “Fed to buy $600 billion in bonds in effort to boost economic recovery”, http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2010/11/03/AR2010110305412.html;
(15) I principali dati economici della Cina”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2015/03/cina-principali-dati-economici-annuali.html;
(16) Dello storico incontro tra Barack Obama e Hu-Jintao avvenuto alla casa Bianca il 19 gennaio del 2011 ne parlavamo nell’articolo “La febbre dell’oro in Cina, segnale di una crisi finanziaria mondiale?”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2011/02/la-febbre-delloro-in-cina-segnale-di.html;
(17) Vedasi nostro articolo “Il dollaro, l'euro, il petrolio e l'invasione nordamericana”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2004/02/il-dollaro-leuro-il-petrolio-e.html;
(18) “Verso il tramonto del dollaro: anche Dominique Strauss-Kahn, segretario del FMI, chiede l’abbandono del dollaro”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2011/02/verso-il-tramonto-del-dollaro-anche.html e “Lo strano caso di Dominique Strauss-Kahn”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2011/05/lo-strano-caso-di-dominique-strauss-kahn.html;
(19) Vedasi Principali dati economici mensili della Cina aggiornati al 31 marzo 2015, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2015/04/cina-principali-dati-economici-mensili.html;
(20) Vedasi articoli: La Cina spera di imporre il yuan come moneta alternativa al dollaro, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2014/12/la-cina-spera-di-imporre-il-yuan-come.html; e La febbre dell’oro in Cina, segnale di una crisi finanziaria mondiale?”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2011/02/la-febbre-delloro-in-cina-segnale-di.html;
(21) Vedasi articolo: La Cina aumenta le riserve auree del 75%, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2009/05/la-cina-aumenta-le-riserve-auree-del-75.html;

(22) Vedasi “Le valute delle riserve internazionali (Dati aggiornati al 31/12/2014)”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2015/04/le-valute-delle-riserve-internazionali.html.
 
Attilio Folliero, 
Caracas 15/04/2015 – Aggiornato 29/04/2015 e 01/05/2015

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