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mercoledì 18 febbraio 2015

Eurozona a rischio?

Eurozona a rischio?

Come informa la stampa europea, all’ultimo Eurogruppo a Bruxelles Atene ha detto no ai ministri delle finanze dell’eurozona che proponevano di prorogare il programma dei prestiti alla Grecia. I ministri hanno rilevato che per elaborare delle nuove proposte ci vorrà del tempo, mentre il programma in essere scade il 1 marzo.
 
“Succede di rado che gli incontri dei ministri delle finanze abbiano tanta importanza”, osservava alla vigilia della riunione il settimanale tedesco Der Spiegel rilevando poi che se nei giorni a seguire non sarà ragiunto il consenso, “ci troveremo al di fuori del solito scenario”. Ancora più pessimista è stato il ministro tedesco Wolfgang Schäuble: “Dopo quello che ho sentito sono profondamente scettico”.

Gli scettici avevano ragione. Raggiungere consenso a Bruxelles è risultato impossibile. I rappresentanti del nuovo governo greco e del partito “Syriza”, che ha vinto le elezioni del 25 gennaio, hanno definito la proposta dell’Eurogruppo “assurda” e “inaccettabile”. Prorogare l’esistente programma dei prestiti per la Grecia avrebbe significato confermare gli obblighi della Grecia verso i creditori. D’altra parte, se non verrà prorogato il programma, Grecia non potrà avere la parte restante delle risorse erogate dal Fondo europeo di stabilità.

Ricordiamo che alla vigilia delle elezioni parlamentari in Grecia Alexis Tsipras, leader di “Syriza” e oggi primo ministro del paese, aveva promesso di rinunciare subito dopo la vittoria alla politica di austerity, di aumentare la paga minima fino a 750 euro e di impegnarsi per la cancellazione del debito da lui definito “insostenibile” nei confronti della Troika, e cioè UE, FMI e BCE. Anche in vista della riunione di Bruxelles Tsipras ha dichiarato in un’intervista al tedesco Stern che il suo governo non sta chiedendo altri soldi. “Ci serve tempo, non denaro, per realizzare le riforme”, - egli ha detto. In tal caso, ha dichiarato Tsipras, tra 6 mesi Grecia sarà un “paese diverso”.

Lo stesso ha dichiarato dalle pagine di New York Times anche il ministro delle Finanze di Atene Yanis Varoufakis. Per la Grecia, ha scritto il ministro nel suo articolo, la via alla crescita sostenibile è più importante dei nuovi prestiti. Per dare al paese la giusta velocità il governo non si fermerà di fronte all’opposizione da parte di “potenti gruppi di interessi”. Siamo intenzionati a impedire di essere trattati come una “colonia dei debiti”.

Mentre in Grecia procedeva la campagna elettorale, in Europa si è cominciato a parlare di eventuale uscita di Atene dall’eurozona. Germania assicurava che “Grexit”, come è stata battezzata questa ipotesi dai giornalisti, non avrebbe portato l’UE alla catastrofe. Ciò nonostante i dubbi ci sono. Il professor John Ryan dell’Università di Cambridge ha scritto sulle pagine di “Policy Review” che se l’UE continua a premere sulla Grecia, Atene potrebbe seguire la strada del default, rifiutandosi di pagare il suo debito di 245 miliardi di euro e uscendo dalla moneta unica. Quello che è da considerare, riassume Ryan, è il pericolo di effetto domino, perché ci sono vari altri paesi che non sono in grado di ripagare il loro debito. Tuttavia Ivan Rodionov della Scuola superiore di economia non è così pessimista.
Il nuovo governo greco è stato eletto all’insegna della promessa di non piegarsi al diktat dell’UE. Adesso cercherà un modo per salvare la faccia di fronte sia degli elettori che dell’UE. La Grecia riconoscerà probabilmente il suo debito, ma il debito sarà ristrutturato. L’Europa vuole comunque restar unita su questioni della politica economica e finanziaria e cercherà di mantenere almeno una parvenza di questa unità.
Una vignetta pubblicata giorni fa dal quotidiano belga “Echo” titolava: “Perché i ministri del nuovo governo greco non portano cravatta?” Nella vignetta Tsipras e Varoufakis, entrambi senza cravatta, puntavano un dito all’indietro dove una gigantesca Angela Merkel sollevava dalla terra l’ex premier greco Antonis Samaras tenendolo per la cravatta. “Ecco perché”, era la risposta. Si tratta certamente di uno scherzo, ma politici seri dicono ormai che Grecia sarà decisiva per il futuro dell’UE. E ciò non è più uno scherzo.

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