Osho
fu assassinato dalla CIA mediante avvelenamento da tallio e morì il 19
gennaio 1990, all’età di 60 anni.
Che fu assassinato non lo dice un
complottista come me; lo dice lui stesso, lo dicono i suoi allievi, e la
storia del suo assassinio è narrata nel libro “Operazione Socrate”, che
spiegano anche le ragioni per cui venne avvelenato.
Ritengo però che le cose non siano andate esattamente come le raccontano i suoi allievi, e qui spiegherò il perché.
Negli anni della mia adolescenza e successivamente, fino alla laurea, non avevo molta simpatia per Osho. I media infatti lo presentavano come un guru spirituale che viaggiava in Rolls Royce, e i cui seguaci facevano orge e fumavano haschisch.
Negli anni della mia adolescenza e successivamente, fino alla laurea, non avevo molta simpatia per Osho. I media infatti lo presentavano come un guru spirituale che viaggiava in Rolls Royce, e i cui seguaci facevano orge e fumavano haschisch.
Mi infastidiva poi la quantità di libri in
circolazione che portavano il suo nome. Sono usciti infatti circa 400
titoli a suo nome, che trattano tutti i temi della vita; la religione,
la vita, la morte, l’amore, il denaro, la depressione, la felicità, la
politica, l’etica.
I suoi seguaci poi mi parevano un po’ sciroccati. Qualche anno fa ne conobbi uno ad un corso di meditazione; gli chiesi come mai, se era stato assassinato, i suoi seguaci non organizzavano manifestazioni, non scrivevano libri, aprivano siti e denunciavano il problema.
I suoi seguaci poi mi parevano un po’ sciroccati. Qualche anno fa ne conobbi uno ad un corso di meditazione; gli chiesi come mai, se era stato assassinato, i suoi seguaci non organizzavano manifestazioni, non scrivevano libri, aprivano siti e denunciavano il problema.
Mi rispose: “E perché mai dovremmo
denunciare la sua morte? Osho non è mica morto. Se ne è andato il suo
corpo ma lui è più vivo che mai”.
Un’altra volta mi imbattei in un
Sannyasin seguace di Osho ad un corso di Shiatsu. Mi disse: “Osho non è
stato assassinato. Chi crede di averlo ucciso si sbaglia e non ha capito
niente della vita. Osho se ne è andato quando la sua anima ha deciso.
Ha solo scelto di andarsene in quel modo”.
Dopo
aver ascoltato queste risposte rimanevo con la sensazione che i seguaci
delle idee di Osho fossero un po' sciroccati e dicevo tra me “ecco
perché nessuno si occupa della sua morte; questi qui dicono addirittura
che non è morto, o che ha scelto lui di morire”.
Anzi, dopo aver
parlato con loro mi convincevo che la storia del suo assassinio doveva
essere una balla, prima di tutto perché nessuno dovrebbe aver interesse a
uccidere il leader di un branco di sciroccati; e in secondo luogo
perché questa storia della CIA mi pareva una stupidaggine; “quando non
si sa a chi dare la colpa, si tira sempre fuori la CIA o gli
extraterrestri”, pensavo.
Qualche anno fa presi in mano un libro di Osho, “La via delle nuvole bianche”, e rimasi colpito dalla bellezza e della profondità del libro. Poi ne lessi altri e via via mi convincevo che il suo pensiero era di una profondità fuori dal comune, che mal si attagliava all’immagine di orge e Rolls Royce che i media ne avevano tramandato.
D’altronde la data della sua morte era quanto meno sospetta, perché è difficile, ai nostri giorni, morire a sessanta anni per cause naturali, specie se stiamo parlando di un uomo che viveva seguendo una dieta sana e principi anche spirituali sani.
Qualche anno fa presi in mano un libro di Osho, “La via delle nuvole bianche”, e rimasi colpito dalla bellezza e della profondità del libro. Poi ne lessi altri e via via mi convincevo che il suo pensiero era di una profondità fuori dal comune, che mal si attagliava all’immagine di orge e Rolls Royce che i media ne avevano tramandato.
D’altronde la data della sua morte era quanto meno sospetta, perché è difficile, ai nostri giorni, morire a sessanta anni per cause naturali, specie se stiamo parlando di un uomo che viveva seguendo una dieta sana e principi anche spirituali sani.
Decisi quindi di approfondire.
La morte di Osho.
Osho aveva lavorato, e poi fondato una comunità spirituale, in India. Nel 1981 si trasferisce in America e fonda una comunità nell’Oregon, ad Antelope. Raineeshpuram.
La morte di Osho.
Osho aveva lavorato, e poi fondato una comunità spirituale, in India. Nel 1981 si trasferisce in America e fonda una comunità nell’Oregon, ad Antelope. Raineeshpuram.
Venne arrestato il 28 ottobre del 1985 a Charlotte nella Carolina del nord e fu tenuto in stato di arresto per dodici giorni.
Motivo
dell’arresto: immigrazione clandestina. In poche parole, per quello
che, in Oregon, è un semplice illecito amministrativo, Osho fu tenuto,
illegalmente, dodici giorni in prigione e gli fu comminata una pena di
dieci anni di galera (con la sospensione condizionale) in aggiunta
all’espulsione dagli USA.
Più nel dettaglio, venne accusato perché
alcuni cittadini americani che frequentavano la comunità di Osho aveva
contratto matrimoni di convenienza con degli stranieri, per far
acquisire loro la cittadinanza americana.
L’accusa poi era
sicuramente falsa, perché Osho era il leader di una comunità che contava
oltre 7000 persone; difficile immaginare che fosse direttamente
colpevole di questi reati.
Ma, quand’anche fosse stato responsabile,
Osho viene sottoposto ad una serie di procedimenti illegali, e tenuto in
stato di arresto per molti giorni in più rispetto a quella che sarebbe
stata la normale procedura.
I suoi avvocati non vennero avvisati dell’arresto.
Venne trasferito in dodici giorni in prigioni diverse, senza motivo e senza una regolare procedura.
Fu registrato in una prigione con il falso nome (per quale motivo?) di David Washington.
Fu
tradotto in un carcere di Contea e non nel carcere federale, dove per
giunta rimase 4 notti anziché una, come previsto in genere per i
prigionieri in transito.
Leggendo la sua biografia, e il libro che
alcuni suoi discepoli hanno scritto sulla sua morte, saltano agli occhi
poi alcune cose.
Anzitutto la testimonianza di un detenuto in carcere
per omicidio, Jonh Wayne Hearu, che al processo dichiarò di essere
stato avvicinato per gettare una bomba sulla comunità di Osho.
L’insabbiamento
di alcune testimonianze di agenti federali che dichiararono che stavano
indagando sugli autori di una minacciata bomba nel carcere in cui era
stato tradotto Osho; pare che le telefonate partirono da centri
istituzionali, ma l’inchiesta su questa vicenda venne insabbiata e il
funzionario che stava indagando venne trasferito.
Il giorno
dell’arresto erano pronti centinaia di militari che avevano circondato
la comunità di Osho in assetto da guerra e con elicotteri da
combattimento; ma Osho fu avvertito della cosa e quel giorno si fece
trovare a casa di una sua seguace, dove si consegnò pacificamente.
Per
giunta da giorni gli avvocati di Osho chiedevano notizie circa
l’eventuale possibile arresto di Osho il quale, nell’eventualità, voleva
consegnarsi spontanemente; le autorità americane rassicuravano i legali
dicendo che non dovevano temere nulla, ma l’arresto fu effettuato a
sorpresa e con la preparazione di un vero esercito. Questo perchè, a mio
parere, avevano preparato una strage che fu sventata
dall'allontanamento di Osho dalla comunità.
Un
altro fatto inspiegabile di quei giorni è che Osho disse di essere
stato in carcere per undici giorni, quando invece i giorni erano dodici.
In altre parole, per un giorno Osho perse la memoria. Non fu mai
chiarito il perché e come.
La cosa più incredibile, comunque, è che a
seguito di queste vicende ad Osho fu riscontrato un avvelenamento da
tallio che lo portò alla morte in pochi anni.
A questo punto, se un seguace di Osho, non essendo un complottista, si limita a riferire i fatti domandandosi il perché, per me è abbastanza chiaro il susseguirsi degli avvenimenti.
A questo punto, se un seguace di Osho, non essendo un complottista, si limita a riferire i fatti domandandosi il perché, per me è abbastanza chiaro il susseguirsi degli avvenimenti.
Lo spiegamento di forze militari in assetto da
combattimento si spiega perché probabilmente, per il governo la cosa
migliore sarebbe stato provocare un incidente per poter uccidere Osho
direttamente il giorno dell’arresto. I giornali e le TV, che già negli
anni precedenti avevano creato problemi alla comunità dipingendoli come
satanisti, orgiastici, ecc., avrebbero fatto il resto e la vicenda
sarebbe stata liquidata come un atto di ribellione da parte di fanatici
fondamentalisti, repressa con le armi dall’eroico esercito americano.
Nei
giorni successivi all'arresto Osho fu trattenuto in carcere più del
dovuto perché doveva prepararsi l’avvelenamento da tallio;
l'avvelenamento avvenne probabilmente spargendo la sostanza nel letto
dove Osho dormì; lui infatti era solito dormire su un fianco, e la parte
del corpo che risulta agli esami maggiormente contaminata fu proprio
quella dove Osho aveva dormito.
In merito
all’assassinio di Osho fu preparata anche una dichiarazione a firma di
vari senatori, giornalisti e personaggi pubblici, tra cui Strik Lievers,
Luigi Manconi, Marco Taradash, Michele Serra, Giorgio Gaber, Lidia
Ravera, Giovanna Melandri, Gabriele La Porta, e altri, in cui
dichiarano:
“Il quadro dei fatti descritto nel libro è impressionante e gravissimi sono gli interrogativi che ne escono, formulati esplicitamente dagli autori.
Va detto con chiarezza: se coloro cui spetta non vorranno o non sapranno dare risposte persuasive, saranno essi a legittimare come fondata la denuncia dei discepoli di Osho.
Da parte nostra riteniamo ci siano elementi più che sufficienti per richiedere l’apertura di un’inchiesta sul piano internazionale.
Ed è nostra intenzione non lasciare nulla di intentato perché si faccia luce su questa pagina oscura, per sapere se, ancora una volta nella storia, il diverso sia stato prima demonizzato e poi eliminato nell’indifferenza generale.
Questo comitato di sostegno nasce perché il caso Osho Rajneesh non sia dimenticato e diventi invece coscienza internazionale”.
Perché fu ucciso.
La
spiegazione data dai suoi allievi, che Osho fu ucciso dai
fondamentalisti Cristiani, che vedono Satana in tutto ciò che non è
cristiano, non mi convince per varie ragioni.
C’è infatti un particolare, non piccolo, ma anzi di assoluta importanza, che sfugge ai seguaci di Osho.
Bush
padre, come il figlio, e come Reagan (presidente al tempo dell’arresto
di Osho) NON sono cristiani nel senso “cristiano” del termine. Il
cristiano vero, in teoria, dovrebbe essere tollerante e amorevole verso
tutti, e non dovrebbe per nessun motivo uccidere. Loro sono cristiani
nel senso “rosacrociano”; fanno parte cioè di quel ramo dei Rosacroce
deviato, l’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro, che parlano di
Dio e di Cristo intendendo questi termini in senso esattamente opposto
al senso cristiano. Non a caso in nome di Dio scatenano guerre uccidendo
milioni di persone, e Bush spesso ha ripetuto infatti che “Dio è con
lui”. Perché il Dio in nome del quale scatenano la guerra è il loro Dio,
Horus, non il Dio dei Cristiani.
Bush quindi
non è un cristiano, e, anzi, da un certo punto di vista Osho è più
cristiano di molti “cattolici”, in quanto seguiva alla lettera i
principi di amore e tolleranza che sono scritti nei 4 vangeli.
Anzi,
dal punto di vista dei Rosacroce, il movimento di Osho contribuisce col
suo sincretismo ad abbattere la forza dell’ideologia cattolica, e
quindi in questo senso è funzionale agli interessi della religione di
Bush.
Il problema quindi non può essere religioso.
Leggendo gli scritti di Osho mi sono convinto che la ragione dell’omicidio è di tipo spirituale. Infatti, la comprensione e l’interiorizzazione dei principi su cui si basa la filosofia di Osho è idonea a scardinare proprio quei capisaldi su cui la massoneria rosacrociana basa la sua forza: ovvero il concetto della morte, e il concetto del denaro.
Il problema quindi non può essere religioso.
Leggendo gli scritti di Osho mi sono convinto che la ragione dell’omicidio è di tipo spirituale. Infatti, la comprensione e l’interiorizzazione dei principi su cui si basa la filosofia di Osho è idonea a scardinare proprio quei capisaldi su cui la massoneria rosacrociana basa la sua forza: ovvero il concetto della morte, e il concetto del denaro.
Osho
con i suoi scritti incita a non temere la morte ed a viverla come uno
stato di passaggio, in cui addirittura si vivrà meglio che nel corpo
fisico.
E, nonostante girasse in Rolls Royce, non era attaccato al denaro.
Da
giovane insegnava all’università ma rifiutò una promozione perché, lui
disse, non voleva regalare ancora più soldi allo stato con le tasse.
Dopo qualche tempo lasciò il lavoro perché non si ritrovava in quel mondo lavorativo.
E
non si preoccupò mai del denaro, perché sosteneva che nell’universo
arriva sempre esattamente ciò di cui hai bisogno, nel momento giusto.
Le
Rolls Royce arrivarono perché la sua comunità attirava anche gente
ricca, e ciascuno metteva in comune ciò che aveva; a Rajneeshpuram
ciascuno metteva in comune ciò che aveva e che poteva. Gli avvocati
gestivano gratis i problemi della comunità; i muratori costruivano, i
medici curavano, i docenti di varie discipline insegnavano e, ovviamente,
chi aveva soldi, donava soldi.
Osho spiegava che la civiltà
occidentale viveva una strana schizofrenia nel rapporto con il denaro;
da una parte alcuni lo eleggono ad oggetto di culto; dall’altra, quando
si incita a vivere una vita spirituale, si tende a disprezzarlo o farne
senza. In realtà il denaro e il lusso sono un mezzo come un altro, che
possono esserci o meno, ma che non devono intaccare la serenità
interiore che invece si acquista con altri mezzi.
Apparentemente contraddittorio poi anche il suo rapporto con la vita; se da un lato insegnava ad amarla e a viverla in pieno, dall’altro non ne era attaccato.
Apparentemente contraddittorio poi anche il suo rapporto con la vita; se da un lato insegnava ad amarla e a viverla in pieno, dall’altro non ne era attaccato.
Esemplare, in questo il racconto della sua morte
effettuato dai suoi seguaci: nella notte lui si sentì male per
l’ennesima volta, sfinito dagli anni del dopo carcere e dai dolori.
– Chiamiamo Amrito? – chiesero i suoi seguaci. Amrito era il medico personale di Osho.
– No, rispose lui. E’ il momento che me ne vada. Inutile forzare ancora le cose. Oramai soffro troppo in questo corpo.
Insomma, Osho faceva paura perché il sistema massonico in cui viviamo si basa su due fondamenti:
Senza la paura della morte (tua e dei tuoi cari) svanisce anche il ricatto familiare che si riassume nella frase: non ti opporre al sistema se tieni alla tua famiglia.
Aggiungiamo anche che la comunità di Osho, vivendo secondo un sistema di valori e abitudini differente da quello su cui basano le comunità occidentali (ciascuno metteva in comune ciò che aveva) sarebbe perfetta per contrastare gli effetti della crisi economica in cui stiamo per piombare a capofitto.
la paura della morte.
la paura della perdita economica.Senza queste paure il sistema massonico, che vive di minacce dirette o indirette (se ti opponi perderai il lavoro; perderai la vita; perderai l’onore perché ti infangheremo) non potrebbe resistere.
Senza la paura della morte (tua e dei tuoi cari) svanisce anche il ricatto familiare che si riassume nella frase: non ti opporre al sistema se tieni alla tua famiglia.
Aggiungiamo anche che la comunità di Osho, vivendo secondo un sistema di valori e abitudini differente da quello su cui basano le comunità occidentali (ciascuno metteva in comune ciò che aveva) sarebbe perfetta per contrastare gli effetti della crisi economica in cui stiamo per piombare a capofitto.
La crisi economica infatti si basa essenzialmente sulla perdita della disponibilità del denaro, inteso come posta contabile.
Ma se imparassimo a vivere incentivando forme di scambio tipiche dell’antico baratto (io ti do ciò che ho, abilità manuali, conoscenze intellettuali, il mio lavoro di falegname, avvocato, medico, elettricista, esperto di Pc, ecc., in cambio tu mi dai ciò che hai, prodotti dell’orto, materie prime, il tuo terreno, la tua casa, ecc...) gli effetti della crisi economica potrebbero in parte essere attenuate se non addirittura azzerate (si pensi a piccoli paesi di montagna o di campagna, in cui il mettere in comune fin da subito le proprie capacità e i propri beni potrebbe essere una soluzione immediatamente praticabile).
Anche dal punto di vista religioso, Osho poteva far paura, ma per un altro motivo. Egli non ha fondato una sua religione, né si ispirava ad una religione particolare. Nei suoi libri e nei suoi discorsi utilizzava il Vangelo quando parlava a persone cattoliche, i Sutra buddisti quando parlava a buddisti, i Veda indiani quando parlava a induisti, e attingeva da fonti ebraiche, sufi, e chassidiche. Scrisse anche “Le lacrime della Rosa mistica”, tra i tanti libri.
Si possono leggere i suoi scritti, quindi, pur restando buddisti, cristiani, o ebrei.
Ma dava una lettura dei testi sacri più moderna e al passo coi tempi, il che poteva far paura a coloro che ancora ragionano con schemi che risalgono a migliaia di anni fa, e che usano la religione come uno strumento per tenere sotto controllo le menti degli adepti.
Osho, in altre parole, fu ucciso per lo stesso motivo per cui furono uccisi altri leader spirituali famosi, come Ghandi e Martin Luther King. Più in generale, fu ucciso per la stessa ragione per cui vengono uccisi tutti quelli che si ribellano al sistema denunciandolo fin nelle fondamenta, dai cantanti, agli scrittori, ai registi, ai magistrati, ai giornalisti.
La diffusione delle idee di Osho poteva contribuire a scardinare il sistema.
Ma su un punto aveva ragione Osho. Il suo pensiero, per quanto abbia potuto fare il sistema in cui viviamo, non è andato perduto. Lo testimoniano la continua ristampa e le nuove edizioni dei suoi libri, che si diffondono costantemente sempre di più.
Per certi versi Osho è più vivo che mai.
Paolo Franceschetti
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“Si dovrebbe accogliere la morte con gioia... è uno dei più grandi eventi della vita. Nella vita, esistono solo tre grandi eventi: la nascita, l’amore e la morte. La nascita, per tutti voi, è già accaduta: non potete farci più nulla. L’amore è una cosa del tutto eccezionale... accade solo a pochissime persone, e non lo si può prevedere affatto.
Ma la morte, accade a tutti quanti: non la si può evitare. È la sola certezza che abbiamo; quindi, accettala, gioiscine, celebrala, godila nella sua pienezza.
La morte è semplice svanire nella fonte. La morte è andare nel regno di ciò che non è manifesto: è addormentarsi in Dio.
Di nuovo tornerai a fiorire. Di nuovo rivedrai il sole e la luna, e di nuovo e ancora... fino a quando non diventi un Buddha, fino a quando non riuscirai a morire in piena coscienza; fino a quando non sarai in grado di rilassarti in Dio consciamente, con consapevolezza.
Solo allora, non esiste ritorno: quella è una morte assoluta, è la morte suprema.”
“Se mi hai amato, per te, io vivrò per sempre. Vivrò nel tuo amore. Se mi hai amato, il mio corpo scomparirà, ma per te, io non potrò mai morire. Anche quando me ne sarò andato, so che tu mi verrai a cercare. Certo, ho fiducia che tu verrai a cercarmi in ogni pietra e in ogni fiore e in ogni sguardo e in tutte le stelle. Posso prometterti una cosa: se mi verrai a cercare, mi troverai... in ogni stella e in ogni sguardo... perché se hai veramente amato un Maestro, con lui sei entrato nel Regno dell’Eterno. Non è una relazione nel tempo, dimora nell’assoluta atemporalità.Non ci sarà morte alcuna. Ιl mio corpo scomparirà, il tuo corpo scomparirà, ma questo non farà una gran differenza. Se la scomparsa del corpo creasse una pur minima differenza, dimostrerebbe soltanto che tra noi non è accaduto l’amore.”
OSHO
MAI NATO
MAI MORTO
HA SOLO VISITATO
QUESTO PIANETA TERRA
11.12.1931
19.01.1990
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