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martedì 10 novembre 2015

Corrotta e sconfitta: la politica estera degli USA in Siria

 
L'intervento militare diretto della Russia in Siria ha cambiato le dinamiche della guerra in Siria, per come esse si erano palesate fin dal 2011.

Il ruolo russo in supporto agli sforzi dell'esercito siriano nella sua guerra contro l'ISIS e Al-Qaeda è preparatorio ad un attacco più ampio contro questi terroristi. L'esercito siriano era la prima forza ad ostacolare questi gruppi terroristi nel loro tentativo di occupazione di tutto il territorio siriano. L'aviazione russa si è unita alla lotta a fianco dell'esercito siriano su richiesta ufficiale delle autorità siriane, nel rispetto del diritto internazionale. Gli ufficiali di Mosca sono convinti che la risoluzione della crisi siriana sul lungo periodo debba avvenire attraverso il dialogo tra il governo e l'opposizione, preservando e proteggendo le istituzioni statali.


Le relazioni tra Russia e Siria
L'ex Unione Sovietica ed oggi la Russia sono storicamente alleati del governo secolarizzato di Damasco.

Entrambe le parti erano soddisfatte dei rispettivi e forti legami sociali, militari ed economici. E' molto importante che le forze progressiste abbandonino la falsa agenda politica propinata dai mass-media pro imperialisti: questi ultimi falsificano in continuazione le informazioni contro il governo siriano. Questa disinformazione certamente non aiuterà nessuno a maturare una comprensione corretta della natura politica e sociale delle differenti forze coinvolte nella guerra in Siria. Secondo le fonti occidentali il governo siriano è responsabile di ogni singola morte.  Non viene fatta nessuna menzione sulla base sociale che sostiene il governo locale o dei soldati siriani uccisi mentre combattevano contro i guerriglieri dei gruppi armati, compreso l'Isis ed Al-Qaeda. A Mosca le autorità russe hanno ospitato degli incontri dei gruppi dell'opposizione siriana secolarizzata che richiedono riforme politiche e denunciano le azioni violente e armate provocate da interventi stranieri.

Bashar Assad in visita al Cremlino da Vladimir Putin
Bashar Assad in visita al Cremlino da Vladimir Putin - © Sputnik. Alexei Druzhinin

La politica USA che ha creato l'ISIS

Gli Stati Uniti ed i loro alleati della NATO hanno continuamente inviato armi e supporto materiale ai gruppi terroristici di Takfiri, sin dallo scoppio della guerra civile in Siria nel 2011. Per questo l'ISIS e Al-Qaeda, oltre alla cosiddetta "opposizione armata" ha rapidamente ottenuto il controllo della regione.

 
In maniera molto avventata, l'amministrazione di Obama le ha tentate tutte per porre fine al regime di Assad, proprio come fece con Gheddafi in Libia, senza badare ai cosiddetti "ribelli" ed alla loro affiliazione politica. Il risultato finale è stato un mostro incontrollabile. E mentre l'ISIS ed Al-Qaeda hanno guadagnato potere e territori, la CIA ha mandato armi e forniture dalla Turchia, dall'Arabia Saudita e dal Qatar, rinforzando "i gruppi armati" continuamente. John Kerry ed i repubblicani al Congresso nell'agosto del 2013 chiesero attacchi aerei contro i siti in mano all'esercito nazionale siriano, non l'ISIS o l' "opposizione armata".

Da quando l'ISIS, inaspettatamente, ha sconfitto l'esercito iraniano e conquistato Mosul, la terza città iraqena, nel giugno 2014, Obama è stato preso dal panico ed ha immediatamente mandato migliaia di truppe americane in Iraq, per proteggere gli assets americani. Dopo di che gli USA hanno dichiarato di effettuare bombardamenti su siti conquistati dall'ISIS in Siria e Iraq.

Il 10 settembre 2014 Obama ha lanciato una "nuova campagna militare contro l'ISIS". Tuttavia, Washington aveva precisato che gli USA continueranno a lavorare per rovesciare Assad. Nel suo  discorso sulla guerra infinita contro l'ISIS in Iraq ed in Siria, Obama ha detto tutto fuorchè la verita sulla situazione in Medio Oriente. Si è ben guardato dal riconoscere come la strategia della sua amministrazione sia da considerare responsabile per l'emergere dell'ISIS e di altre organizzazioni estremiste in tre stati secolarizzati del mondo arabo.

Questa strategia di "cambiare" i regimi in questi paesi è esattamente quello che George Bush fece in Iraq. La politica dell'amministrazione Obama in Siria e Libia, nel 2011 è altrettanto avventata e miope come lo furono quelle di Jimmy Carter e Ronald Reagan in Afghanistan negli anni '80. La CIA ed il Pentagono allora supportarono i combattenti "Mujaheddin", come Bin Laden, in una guerra sottotraccia contro il regime socialista che controllava l'Afghanistan. Le guerriglie anticomuniste, supportate dagli USA, divennero poi Al-Qaeda ed i Talebani.
Questi interventi degli USA hanno dato carta bianca all'ISIS in Iraq, Libia e Siria ed hanno dimostrato che gli sforzi ultimi di Obama contro l'ISIS sono un totalte fallimento, dato che lo scopo iniziale era di limitare e sconfiggere il gruppo terrorista, che invece continua a beneficiare di armi e fondi.

L'ISIS invece è divantato soltanto più forte e la sua potenza viene rinforzata dall'aggiunta di decine di migliaia di nuovi combattenti in Siria, arruolatisi negli ultimi 12 mesi. Obama ha promesso di non mettere piede in Siria. L'ala militare del Congresso è con lui. L'opinione pubblica negli USA non permetterà il coinvolgimento delle truppe degli USA in un'altra querra in medioriente.

Tuttavia, da un punto di vista militare, l'ISIS e Al Qaeda non saranno mai sconfitti dai bombardamenti. Sconfiggere queste organizzazioni è una questione che va risolta a terra.

Nel suo discorso alle Nazioni Unite il presidente Putin ha rimarcato come gli USA siano da incolpare per il deterioramento della situazione in Medioriente dopo la loro invasione dell'Iraq nel 2003 e la distruzione del governo secolarizzato in Libia nel 2012, che sono stati il prologo alla guerra civile che affligge la Siria.

Putin in quell'occasione richiese una coalizione internazionale per sconfiggere l'ISIS, mettendo l'accento sulla necessità di supportare il governo legale siriano nella battaglia contro l'ISIS, al Qaeda ed altre organizzazioni terroristiche.

L'amministrazione di Obama ha immediatamente rifiutato la soluzione proposta, giudicandola una forma di collaborazione con il regime siriano: un chiaro segno di arroganza da parte di quell'impero che una volta dichiarò che il regime siriano "doveva cadere". Sono stati Barack Obama, John Kerry e Hillary Clinton a dire "Assad se ne deve andare", perciò ora non possono umiliare sé stessi e la loro superpotenza, entrando in un'alleanza contro il regime che tacciarono come "senza futuro" in Siria.

Articolo originale pubblicato sul sito What they say about USA

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