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venerdì 6 novembre 2015

La coalizione anti-SIIL degli USA: un fallimento

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La coalizione guidata dagli Stati Uniti fu costituita nell’agosto 2014 unendo decine di nazioni ed organizzazioni internazionali come NATO, Lega araba e Unione europea. Formalmente i partecipanti sono 62, la maggioranza dei quali da un estremamente modesto contributo. Molti considerano l’adesione come possibilità per entrare nel prestigioso club senza molto impegno. 13 nazioni limitano il contributo fornendo aiuti umanitari, altre 13 “hanno espresso sostegno” e il gioco è fatto. 13 nazioni hanno un impegno non specificato, ma il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha detto che fanno parte della coalizione. 

Tale gruppo comprende: Andorra, Bosnia, Lituania, Macedonia, Malta, Messico, Moldavia, Marocco, Portogallo, Serbia, Slovenia, Tunisia e Ucraina. Solo 8 Paesi, Stati Uniti, Australia, Belgio, Regno Unito, Danimarca, Canada, Paesi Bassi e Francia, contribuiscono con aerei da combattimento per attaccare, in Iraq, i vasti territori occupati dal SIIL. Solo 5e Paesi arabi, Bahrayn, Giordania, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, hanno partecipato ad azioni di combattimento in Siria, non molto impressionante per una coalizione di 62 Paesi. 

Gli impegni sono molto diversi. Il Canada ha già lasciato la coalizione con il nuovo governo salito al potere dopo le elezioni. Aveva fornito solo 6 CF-18, 2 CP-140 Aurora da pattugliamento marittimo e aerei cargo. Troppo obsoleti e troppo pochi. L’Australia ha contribuito con soli 7 aerei da combattimento (F-16), un aereo da allarme precoce e controllo (ER-7A) e un’aviocisterna da trasporto KC-30. Il Belgio ha inviato 6 aerei da combattimento e la Danimarca solo uno. Potenti nazioni come la Francia schierano solo 3 caccia Rafale e 2 aerei ausiliari, dietro l’Olanda con 8 F-16 inviati dall’aeronautica olandese in Giordania. Molto pubblicizzata, la partecipazione del Regno Unito si limita a soli 6 Tornado a Cipro. Un misero impegno! 

Gli Stati Uniti impiegano bombardieri strategici B-1 nell’ambito del CONUS, almeno 16 aerei da combattimento (F-15, F-16 e F-18) e un’ampia gamma di aerei ausiliari. Appare impressionante a prima vista, ma in realtà è un modesto contributo. Gli Stati Uniti furono il motore in Jugoslavia con 1200 aerei rispetto al centinaio usato contro lo SIIL ora. Grande differenza! Gli Stati Uniti hanno anche lanciato alcuni missili da crociera Tomahawk colpendo obiettivi fissi come raffinerie di petrolio, e basta. Non un granché!

I Paesi arabi sono importanti in quanto ospiti e fattore psicologico che consente agli Stati Uniti di avere la Lega Araba a bordo. Ad esempio, l’Arabia Saudita ha inviato solo 4 obsoleti F-15, ma uno era pilotato dal principe Sultan bin Qalid bin Sultan al-Saud. Bahrayn e Qatar contribuiscono con 2 caccia ciascuno. Gli Emirati Arabi Uniti hanno lanciato delle sortite con un numero ignoto di velivoli. I membri arabi della coalizione finora hanno volato solo nello spazio aereo siriano; non hanno mai operato in Iraq, mostrando la loro volontà politica e rivelando i veri obiettivi perseguiti. 

Come si può vedere, qui c’è un significato più simbolico che reale. L’operazione è spontanea, a volte inspiegabile. Molto spesso gli aerei inglesi tornano alla base con carico inutilizzato perché non riuscivano… a trovare gli obiettivi! Qualche successo fu raggiunto nella battaglia di Ayn Arab quando le posizioni dello SIIL erano abbastanza facili da identificare. Gli aerei della coalizione hanno colpito le posizioni ben definite dello SIIL, esattamente ciò che l’Aeronautica russa fa ora. Colpire obiettivi individuati è più efficiente di un semplice bighellonare sul deserto, come spesso accade quando gli aerei della coalizione sono in “missione di combattimento”. 

Allo stesso tempo, l’aviazione alleata ha subito una battuta d’arresto ad Ayn Arab quando sganciò munizioni destinate alle formazioni curde nel posto sbagliato consegnandole allo SIIL. La Turchia è un caso speciale. In realtà le sue forze armate non combattono lo SIIL. Invece, i militari turchi colpiscono i curdi senza fare distinzione di carattere politico tra i diversi gruppi. Essendo membro della coalizione, Ankara persegue i propri obiettivi con scarso, se c’è, contributo nella missione comune annunciata per combattere lo SIIL. 

Le tattiche impiegate scelte da Turchia e certi membri arabi della coalizione permettono alle forze dello SIIL di manovrare e riorganizzarsi a terra, tentando di avanzare. Di conseguenza, la tanto strombazzata coalizione internazionale contro il terrorismo ha dimostrato di essere un’organizzazione estremamente inefficace con i suoi scadenti sforzi. Alcuni membri sono solo felici di appartenere a un club esclusivo, senza alcun impegno serio, e alcuni vi si sono uniti solo perché membri di organizzazioni come la NATO. Si prenda il Lussemburgo, ad esempio, Paese senza forze armate. Ciò fa del coinvolgimento militare russo una svolta.

Il 30 ottobre, il generale Capo di Stato Maggiore russo illustrava le strutture in Siria che Mosca ha distrutto nel primo mese di attacchi aerei russi. La dichiarazione afferma che le forze aerospaziali russe hanno condotto circa 1400 sortite in Siria, dall’inizio delle operazioni antiterrorismo di Mosca, colpendo 1623 bersagli. Il risultato è stato raggiunto in un solo mese! 28 dei “più odiosi” capi terroristi sono stati eliminati, indica il rapporto militare. Con l’aiuto degli attacchi aerei russi, l’Esercito arabo siriano ha liberato più di 50 città e villaggi nelle province di Aleppo, Lataqia, Idlib, Homs e Damasco, secondo l’ufficiale dello Stato Maggiore, aggiungendo che i territori liberati coprono circa 350 chilometri quadrati (35000 ettari). In confronto, ai primi di ottobre la coalizione guidata dagli USA aveva effettuato oltre 7000 attacchi (dall’agosto 2014), di cui quasi due terzi sull’Iraq, secondo il Pentagono. 

Le forze armate statunitensi avevano condotto quasi l’80% di tutti gli attacchi. Al 27 ottobre, gli aerei di Stati Uniti e alleati avevano effettuato 60507 sortite a sostegno delle operazioni in Iraq e Siria. Con così tante sortite il numero di attacchi è incredibilmente insignificante. Tale sforzo non ha impedito allo SIIL di avanzare senza gravi perdite. La dichiarazione dello Stato Maggiore russo avviene lo stesso giorno in cui Stati Uniti, Russia e oltre una dozzina di altre nazioni s’incontravano a Vienna per spingere le Nazioni Unite ad iniziare un nuovo processo diplomatico con governo ed opposizione della Siria. L’obiettivo è raggiungere un cessate il fuoco nazionale e la transizione politica. 

Il processo diplomatico è stato avviato su iniziativa della Russia. Mosca ha insistito affinché l’Iran ne facesse parte, in quanto impossibile affrontare il problema senza Teheran, un attore profondamente coinvolto nel conflitto. La Russia ha raggiunto un accordo con la Giordania sullo scambio di informazioni, importante passo avanti per migliorare l’efficacia delle operazioni militari. Evidentemente lo sforzo militare cambia la situazione, la svolta politica di Mosca diventa parte della politica globale. Sono i primi risultati militari e politici concreti di cui parlare, cosa su cui la coalizione anti-SIIL degli USA ha chiaramente fallito o, forse, non voleva capirlo da tempo. Fatti e cifre sono abbastanza evidenti per definire questa valutazione imparziale. 

Andrej Akulov, Strategic Culture Foundation 4/11/2015

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La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/11/05/la-coalizione-anti-siil-degli-usa-un-fallimento/ 

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