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lunedì 16 novembre 2015

L'Europa boccia la Serbia, "siete troppo amici della Russia"

 
Il premier serbo Aleksandar Vucic ha rilasciato un'intervista esclusiva a Sputnik. La Serbia è intenzionata a seguire il corso dell'integrazione europea, ma questo non è disposta a sacrificare lo storico rapporto di amicizia e cooperazione con la Russia.

Serbia è riuscita a prevenire l'ingresso del Kosovo nell'UNESCO, ma gli umori nel paese non sono univoci. Da un lato i serbi ne sono orgogliosi, ma dall'altro stanno provando un bel po' di ansia, perché sanno che questa decisione non è definitiva. Ciò nonostante, per la prima volta dopo tanto tempo un'organizzazione internazionale decide a favore della Serbia. Che cosa significa? Che le potenze più grandi non siano riuscite a realizzare il loro piano?

Serbia ha lottato per la sua identità, per quello che costituisce le basi della sua civiltà. Non crediamo di essere un paese forte, ma è indicsutibile che i grandi giocatori hanno cercato di aiutare Pristina. Alcuni Stati hanno inviato a Parigi, alla Conferenza generale dell'UNESCO, dei personaggi influenti che riunivano rappresentanti di più paesi alla volta per fargli un "lavaggio del cervello". Di conseguenza, c'è chi ha cambiato la decisione all'ultimo momento.

Per esempio, il Tagikistan. Il suo rappresentante, con il quale abbiamo parlato 40 minuti prima dell'inizio della seduta, ci aveva confermato per l'ennesima volta che avrebbe votato contro l'inclusione del Kosovo, ma alla fine i tagiki non si sono presentati nella sala riunioni. Potrebbe essere dovuto all'influenza della Turchia. Di altri esempi è meglio non parlare, perché i rappresentanti dei paesi africani e asiatici hanno confermato senza equivoci che pressione era stata esercitata anche su di loro e in modo tale da far venire la voglia di tapparsi le orecchie per non sentire niente.

Primo ministro della Serbia Aleksandar Vucic
Primo ministro della Serbia Aleksandar Vucic - © Sputnik. Aleksey Nikolskyi

Nel passato la Serbia ha permesso che la questione del Kosovo fosse affidata a Bruxelles. Ora è possibile riportarla nell'ambito dell'ONU? 
Non credo. Tengo a precisare che siamo fedeli al dialogo con Bruxelles, ma l'ONU continua ad essere un'importante sede internazionale dove vengono prese molte decisioni. Parecci dei nostri cittadini sbagliano, perché la gente non ha letto con attenzione il testo dell'accordo di Bruxelles (sulla normalizzazione dei rapporti con Kosovo, firmato nel 2013). Molti hanno creduto che adesso dobbiamo votare a favore del Kosovo, se decide di diventare membro di una qualche organizzazione. È sbagliato. Ed è anche una delle cause, perché non ho accettato la prima versione dell'accordo di Bruxelles, dove si diceva che dovevamo sostenere Kosovo per il suo ingresso nell'ONU. Tutti gli altri ministri, tranne me e Aleksandar Vulin (l'allora direttore della Cancelleria per Kosovo e Metochia) erano favorevoli a questa prima variante. Alla fine il testo è stato emendato, abbiamo detto che non ci opporremo all'integrazione europea del Kosovo. Quanto alla procedura, non dipendeva da noi, ma da Bruxelles.
Serbia può essere obbligata a togliere dal preambolo della sua Costituzione l'articolo secondo cui Kosovo è una parte indivisibile della Serbia?
Serbia non intende riconoscere l'indipendenza del Kosovo né esplicitamente, né indirettamente. Sembrerà ormai banale, ma è una frase che ripeto sempre: avete visto come abbiamo lottato per l'UNESCO e come stiamo lottando per creare l'Associazione delle comunità serbe del Kosovo. Nonostante le concessioni che abbiamo fatto, abbiamo trovato un modo per difendere il nostro popolo e non abbiamo mai oltrepassato la "linea rossa" di riconoscimento del Kosovo. Questo è l'essenza della nostra politica. Abbiamo il dovere di garantire la sicurezza della nostra gente, di migliorare le condizioni delle persone all'interno del Kosovo. Dell'emendamento della Costituzione non abbiamo parlato, non abbiamo nemmeno toccato questo tema, pertanto parlarne adesso non avrebbe alcun senso.

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Lei ha detto che durante le trattative a Bruxelles ha dovuto dormire sul pavimento. Significa che le persone di cui vogliamo essere amici non Le hanno dato neanche la possibilità di riposare. Eppure continuiamo a trattare con questa Europa. Ma abbiamo degli amici che ci aiuteranno, se avranno questa possibilità?
Abbiamo molti amici, ma gli amici non sono mai troppi. Più volte abbiamo potuto capire nettamente chi sono i nostri amici, dei quali possiamo fidarci in tutte le situazioni, e chi sono gli amici, sui quali possiamo contare solo se è nel loro interesse. Credo che in Serbia sappiamo fare questa distinzione. Vogliamo essere parte dell'UE, è la nostra politica ufficiale, vogliamo essere parte di questa società. Devo dire però che il governo serbo, finché ne sono il presidente, non introdurrà sanzioni contro la Federazione Russa e si adopererà per buone relazioni con il presidente e il governo della Russia. Svilupperemo queste relazioni anche in futuro, e siamo grati alla Russia per il suo sostegno nell'ambito dell'ONU e dell'UNESCO, per il sostegno della nostra volontà di sviluppare le relazioni eonomiche. Se voi siete un paese piccolo e non siete sufficiente forti, allora per voi è particolarmente difficile difendere i vostri interessi, cosa questa che il nostro popolo non sempre riesce a capire. Credo che dobbiamo seguire una politica di pace e stabilità. Il popolo non può essere ingannato, sa sempre chi sono i suoi amici e chi sono gli amici veri.
Lei ha teso la mano dell'amicizia a molti Stati vicini, nonostante tutti gli eventi amari degli anni '90, e non sempre loro hanno risposto con la reciprocità. Eppure, nel suo rapporto sul progresso della Serbia, la Commissione europea ha dato alla nostra politica un voto minimo — soltanto 6.
È dovuto proprio al nostro atteggiamento nei confronti della Russia, altrimenti ci avrebbero dato 10, e anche in altri campi il voto sarebbe stato più alto.
Lei dice che il voto basso, decretato dalla Commissione, è dovuto all'atteggiamento nei confronti della Russia. Recenemente Lei è tornato da Mosca. Può rivelarci dei particolari, specie per quel che riguarda gli accordi nel campo militare?
Abbiamo parlato dell'economia, abbiamo raggiunto alcuni accordi e siamo molto contenti del fatto che il signor Rogozin sia diventato copresidente della Commissione intergornativa Russia-Serbia. In gennaio aspettiamo la sua visita a Belgrado per metterci d'accordo su una serie di temi importanti, comprese le forniture di gas alle nostre aziende. Per quel che riguarda la cooperazione nel settore militare, con rappresentanti della russa "Kamaz" abbiamo parlato della possibilità di vendite nei mercati di paesi terzi, perché noi produciamo le obici e loro l'autotelaio, sul quale queste obici vengono montate.
Abbiamo parlato anche di come possiamo difendere la Serbia. Non ci servono armi offensive. Ci serve quello che permette di proteggere lo Stato dai missili balistici. Né abbiamo parlato sì, ma non posso rivelare i particolari.

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