La Guerra non è
ineluttabile. Non è neppure una conseguenza dello sviluppo della civiltà o
effetto di una sua involuzione. Alcuni antropologi hanno rilevato l’estraneità
della Guerra intesa come distruzione totale all’interno delle comunità umane
primitive, ove tutto era ritualizzato e la valenza simbolica assumeva il ruolo
dell’obiettivo dell’agire.
La Guerra nel
mondo primitivo era una rappresentazione di potenza a cui molto raramente
seguivano feriti ed ancora più raramente morti. Si trattava di una serie di
operazioni ritualizzate allo scontro che aveva il controverso sapore della
preparazione erotica. Si invocavano gli dei, si consacravano i corpi e le armi,
si attendeva il momento astronomicamente propizio e ci si avviava ad un
confronto viepiù visivo. Canti e grida accompagnavano la tenzone che terminava
spesso con un nulla di fatto ‘strategico’ ma con un carico di emozioni
contrastanti.
La Guerra moderna
assume caratteristiche disumane. Si tratta infatti perlopiù di operazioni di
pulizia etnica, di annichilimento totale di un popolo. La Guerra moderna prende
avvio da pretesti ridicoli e, ove non ci fossero, da eventi ‘falsa bandiera’,
progettati apposta per consentire in modo artefatto l’avvio delle distruzioni.
Sappiamo ormai
bene come l’entrata nel conflitto degli USA nella seconda guerra mondiale, sia
stata provocata da un evento (il bombardamento aereo giapponese a Pearl
Harbour) evitabile. L’ambasciatore statunitense in Giappone aveva infatti
comunicato chiaramente l’intento dell’aviazione nipponica ben prima che
accadesse. L’entrata in guerra nel Vietnam, pochi decenni dopo, fu causata da
un’inesistente affondamento di un mercantile statunitense nel golfo del
Tonchino.
Ancor più vicino
nel tempo, una serie di attentati terroristici ‘false flag’ hanno consentito
alle potenze militari occidentali di intraprendere massicce azioni di sterminio
ingiustificate sui suoli nordafricani, mediorientali ed orientali. Si tratta
dei popoli una volta riuniti all’interno delle grandi mura dell’impero
ottomano. Si tratta di popolazioni potenzialmente ricche, sagge e
spiritualmente attive, dove le esigenze materiali sono poste in secondo piano a
quelle spirituali.
La dedizione alla
componente intellettuale e spirituale del cosiddetto mondo arabo è
elevatissima. La serietà con cui si compiono vite intere dedicate alla ricerca
ed allo studio è una realtà a noi quasi sconosciuta, soprattutto nel presente, il
tempo della decadenza occidentale, spacciato come età dell’oro di una
miserevole scorpacciata di effimeri beni materiali.
L’occidente
sedicente libero è in realtà posseduto dall’ingordigia materiale che tutto
lorda. E’ difficile ormai distinguere nel mare del consumo un elemento
controcorrente. Ogni forma di vita in contrasto al modus vivendi ‘moderno ed
accettato’ viene annichilita da una scure trasversale di scherno, insipienza ed
odio.
I popoli liberi
di condurre esistenze dedicate alla ricerca, allo studio ed alla osservazione
del ‘mondo di sopra’ vengono deliberatamente annichiliti in favore di un
pensiero unico a frequenze basse, un materialismo ottuso tipico di questa era,
il ‘mondo di mezzo’ fatto solo di miserevoli ruberie tra fratelli.
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