Andiamo al sodo; Hillary Clinton è
pronta ad andare in guerra contro la Russia in Siria – con
annesse conseguenze termonucleari potenzialmente devastanti.
Anticipando il risultato delle elezioni
presidenziali americane come una riedizione della frana di Nixon nel
1972, Hillary ha inoltre coniato, nello stile di George “Dubya” Bush,
una riedizione dell’asse del male: Russia, Iran e il “regime di Assad”.
Questo senza contare la Cina, che,
grazie “all’aggressione” nel Mar Cinese Meridionale, si guadagnerà
sicuramente la patente di cattivo da parte della Madre Fondatrice del
perno sull’Asia.
Il Presidente Putin e il Presidente
Erdogan si sono incontrati a Istanbul. Mosca si è presentata come pronta
a sviluppare una cooperazione tecnica e militare ad ampio raggio con
Ankara.
Di cui naturalmente faranno parte la
centrale nucleare a quattro reattori di Akkuyu, da venti miliardi di
dollari, costruita dalla Rosatom. Inoltre viene dato un impulso affinché
si “acceleri il lavoro” sul Turkish Stream – che di fatto
rafforzerà ancora di più la posizione della Russia nel mercato europeo
del gas, scavalcando per sempre l’Ucraina e contemporaneamente
sigillando definitivamente la posizione di Ankara come crocevia
energetico chiave tra Est e Ovest.
Si aggiunga che, sia Mosca che Ankara
appoggiano la posizione dell’Inviato Speciale degli Stati Uniti Staffan
de Mistura, secondo cui i “ribelli moderati” (per utilizzare la
terminologia della Beltway [letteralmente
“la tangenziale”, è una locuzione che indica l’establishment politico
di Washington, circondata appunto da una tangenziale]) che tengono in ostaggio Aleppo est debbono essere espulsi dalla città.
Il cambio di partita geopolitica è
evidente. Per quanto Erdogan possa essere dal punto di vista politico un
derviscio rotante, incomprensibile e inaffidabile, Putin è un maestro
di strategia a lungo termine, e gli interessi di Mosca e Ankara tendono a
convergere nel Nuovo Grande Gioco: ciò vuol dire una maggiore
integrazione nell’alba del Secolo Eurasiatico.
Cambio di regime o guerra aperta?
Nello spaventoso spettacolo che si è
rivelato essere il secondo round dell’interminabile incontro in gabbia
Trump/Clinton, Donald Trump, ancora una volta ha detto una cosa
razionale e importante – esprimendo il suo desiderio di normali
relazioni di lavoro con la Russia. Eppure questo è un assoluto anatema
per quel Partito della Guerra che è la nebulosa
neoconservatrice/neo-liberalconservatrice dell’asse Beltway-Wall Street.
I Democratici, controllati dalla
Macchina (da Soldi) di Clinton, ancora una volta hanno accusato Trump di
essere un fantoccio di Putin, mentre gli sconcertati Repubblicani hanno
condannato Trump perché va contro “il pensiero repubblicano
mainstream”.
Ecco cos’ha detto Trump; “Assad non mi piace per niente, ma sta uccidendo l’ISIS. La Russia uccide l’ISIS e l’Iran uccide l’ISIS.”
Le prospettive di Trump sull’Asia sud
occidentale si affidano ad una sola direttrice; distruggere
ISIS/ISIL/Daesh. Questo è quanto il consigliere ed ex direttore
dell’Agenzia per le Informazioni della Difesa (Defense Intelligence
Agency – DIA), il Tenente Generale in pensione Gen. Michael Flynn, è
riuscito a porre all’attenzione di Trump, la cui capacità è notoriamente
breve.
Flynn potrà aver ammesso anche per
iscritto che il progresso di ISIS/ISIL/Daesh fosse una decisione
“volontaria” presa dall’amministrazione Obama. E anche nel suo sconnesso
libro Field of Fight, Flynn ribadisce che, “i Russi non sono
stati molto efficaci nel combattere i terroristi sul loro territorio”,
sono “in combutta con gli Iraniani”, e “il grosso dei loro sforzi è
indirizzato contro gli oppositori del regime di Assad.”
Questo è un mantra neoconservatore; non c’è da sorprendersi, il co-autore del libro di Flynn è il neocon Michael Ledeen.
Dagli “esperti” da poltrona
dell’ingannevole American Enterprise Institute (AEI) e del Washington
Institute for Near East Policy (WINEP) ad ex consiglieri del
Dipartimento di Stato, tutti sottoscrivono la ridicola idea che l’asse
del male riveduto e corretto – adottato adesso da Hillary – sia inutile
contro gli jihadisti; i buoni che fanno il lavoro duro sono quelli della
“coalizione a guida USA”. E accidenti a tutti quelli che osano
criticare i “moderati” sostenuti dalla CIA.
Quello che ha detto Trump non solo è anatema per l’establishment
repubblicano che disprezza Obama, perché non combatte contro la
riedizione dell’asse del male adottata da Hillary. Ma il vero peccato
mortale è che “trascura” i presupposti centrali e bipartisan su cui si
fonda la Sacra Bibbia della politica estera statunitense.
Così, il Pentagono guidato dal
neoconservatore Ash Carter, ha scagliato le sue bombe contro l’accordo
di cessate il fuoco Kerry-Lavrov che avrebbe implicato attacchi aerei
coordinati sia contro l’SIS/ISIL/Daesh che contro il Fronte di Conquista
della Siria, prima noto come Jabhat al-Nusra, alias al Qaeda in Siria.
I neoconservatori e i repubblicani mainstream incolpano l’anatra zoppa [in italiano]
Obama per “l’empia dipendenza” dalla Russia e dall’Iran, mentre i
neo-liberalconservatori incolpano semplicemente la Russia. E dall’alto
degli altari della rettitudine, l’isteria regna, con il presidente
neocon del NED (link [in inglese]) che fa un appello al governo USA affinché “raccolga le forze” per imporre un cambio di regime a Putin.
Hillary Clinton continua ad insistere
che gli USA non sono in guerra con l’Islam. Gli USA sono di fatto in
guerra in Afghanistan, Iraq, Siria, Yemen, Somalia e nelle aree tribali
del Pakistan; sono coinvolti in operazioni militari segrete in Iran; e
hanno raso al suolo la Libia. Non sono conti difficili da fare.
In parallelo, le assordanti chiacchiere
su Washington che propone un Piano C in Siria sono sciocchezze. Non c’è
mai stato un Piano C; solo il Piano A, che era trascinare la Russia in
un altro Afghanistan. Non ha funzionato con la demolizione controllata
dell’Ucraina. E non funzionerà in Siria, visto che Mosca è disposta a
fornire supporto aereo e missili in abbondanza, ma niente scarponi sul
terreno con relative implicazioni. Questa parte la lascia all’Esercito
Arabo Siriano [Syrian Arab Army] (SAA), all’Iran con le sue milizie sciite, e ad Hezbollah.
Ash Carter ha minacciato la Russia di
“conseguenze”. Dopo aver fatto saltare il cessate il fuoco, il Pentagono
– sostenuto dal Capo degli Stati Maggiori Riuniti – adesso parla di
“potenziali attacchi” contro l’aeronautica siriana per “punire il
regime” di ciò che in realtà lo stesso Pentagono aveva fatto: sabotare
il cessate il fuoco. Questa roba non si può sentire.
Il Maggiore-Generale Igor Konashenkov,
portavoce del Ministero della Difesa russo, ha prontamente reagito con
un messaggio per “i nostri colleghi a Washington”: pensateci due volte
se credete di poter farla franca commettendo un atto di guerra “ombra”
contro la Russia. La Russia abbatterà qualunque aeromobile, stealth o non identificato, che attacchi obiettivi del governo siriano.
La sola domanda che resta è se un Pentagono fuori controllo costringerà l’aviazione russa – con una false flag o in altro modo – a colpire caccia dell’aeronautica americana, e se Mosca ha la potenza di fuoco per abbatterli tutti.
Quindi in questa finestra di tre mesi
che rappresenta “l’agonia” dell’era Obama, prima della probabile salita
al trono della Regina della Guerra, la domanda è se il Pentagono
rischierà di scatenare la Terza Guerra Mondiale perché “Aleppo sta
cadendo”.
Dopotutto, la situazione è destinata a
diventare ancora più letale. Il governo USA mantiene aperta la
possibilità di un attacco nucleare preventivo contro la Russia. Hillary
la sostiene con forza, mentre Trump ha chiarito che lui “non sparerebbe
il primo colpo”. La prospettiva di avere le dita della professionista
dell’asse del male Hillary Clinton sul pulsante nucleare deve essere
considerata come la questione di vita o di morte di tutto questo circo.
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Articolo di Pepe Escobar pubblicato su TheSaker.is il 13/10/2016
Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia.it
[le note in questo formato sono del traduttore]
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