Nonostante le numerose evidenze
scientifiche che mostrano inequivocabilmente i danni fisiologici ed ambientali
del consumo di carne, una fetta consistente della opinione pubblica e della
comunità scientifica, sicuramente a causa dell’assuefazione alla necrofagia,
continua a bandire la necessità del suo consumo.
Non solo, anche parti di una
cultura alimentare critica verso l’establishment (si veda istintoterapia,
paleodieta, crudisti, ecc.) vede nel consumo di cadaveri animali una necessità
biologica.
Considerato tutto ciò ci siamo permessi, seppure in sintesi (o
meglio ancora in pillole), di voler ritornare sull’argomento per metterci una
volta per tutte una pietra tombale. Insomma un requiem per il carnismo (in
attesa di un futuro requiem per la necrofagia vegetale) in 90 punti che nella
smorfia rappresentano la paura.
1. Il
consumo di carne[1]
e in generale di prodotti animali è un’aberrazione ingiustificabile dal punto
di vista etico, biologico ed ecosistemico. Dal punto di vista etico, in quanto
si basa sulla sofferenza inflitta ad altri esseri viventi; dal punto di vista
biologico in quanto l’uomo non è un animale carnivoro, ma frugivoro e i
prodotti animali sono incompatibili con il nostro benessere psico-fisico; dal
punto di vista ecosistemico in quanto la zootecnia rappresenta la prima forma
di inquinamento e distruzione del pianeta, e questo per produrre un cibo per
noi umani che non esiste in natura. Il consumo di carne non è altro che un atto
di abietta necrofagia.
2. C’è
chi sostiene che dato che l’uomo è fatto di carne, deve nutrirsi di carne
poiché la carne si genera dalla carne (?!?). Quindi la mucca che mangia l’erba
da dove prende la carne? Ma se questo delirio fosse vero allora la carne umana
dovrebbe essere la migliore, la più indicata per produrre carne umana. In fondo
l’antropofagia, il cannibalismo, è il destino della necrofagia civilizzata.
3. L’anatomia
e la fisiologia comparate sono impietose al riguardo in quanto dimostrano,
senza tema di smentita, le differenze profonde tra un animale carnivoro e un
animale frugivoro, e dimostrano chiaramente come l’uomo appartenga al di là di
ogni ragionevole dubbio agli animali frugivori. Di seguito citiamo solo alcune
delle differenze tra la specie umana e gli animali carnivori giusto per
intenderci sull’argomento.
4. Il
cibo per prima cosa deve essere masticato, quindi la dentatura di un animale è
chiaramente prova del tipo di cibo che può mangiare. La dentatura umana è una
dentatura bunodonte come quella dei primati frugivori, a differenza degli
animali carnivori in possesso di una dentatura secodonte atta a macellare le
proprie prede.
5. La
lingua dei carnivori presenta delle papille spinose per raschiare le ossa delle
prede (importante fonte di minerali), cosa che ovviamente la specie umana non
possiede.
6. Il
sistema visivo è importante per acquisire l’informazioni ambientali per
raggiungere il cibo specifico. Gli animali carnivori hanno un sistema visivo
principalmente dinamico, atto a vedere meglio le cose in movimento che quelle
statiche (cioè per avvistare ed inseguire le proprie prede quasi sempre animali
erbivori molto veloci)[2].
Viceversa il nostro sistema visivo vede meglio le cose ferme, e non a caso la
frutta non si muove.
7.
Per
catturare una preda non abbiamo artigli ma una mano prensile per raccogliere
frutti, non abbiamo zanne e nemmeno lo scatto fulminante del felino (che
raggiungono anche la sbalorditiva velocità di 120 km/h)
8. Si
consideri che i lupi (che sono carnivori!) devono cacciare in branco per
riuscire a cacciare la loro preda specifica, cioè l’alce, e riescono a
catturarne non più di 8 all’anno. Questo la dice lunga su come la fettina al
supermercato dell’allevamento industriale sia solo una follia.
9. Per
digerire i cadaveri animali, i carnivori hanno, a livello gastrico, hanno una
produzione di acido cloridrico notevolmente maggiore di quella umana (fino
anche a 20 volte di più).
10. Il sangue dell’uomo è leggermente
alcalino (ph 7,4), quello degli animali carnivori è tendenzialmente acido (in
media tra presenta un ph tra 6 e 7)
11. La lunghezza dell’intestino negli
animali carnivori è decisamente minore di quella della specie umana[3]
per consentire il transito veloce delle preda divorata ed evitare la
conseguente e devastante putrefazione di questa, cosa che avviene puntualmente
nell’intestino umano quando l’uomo mangia la carne.
12. L’intestino dei carnivori a
differenza di quello umano è liscio per permettere una più veloce espulsione
dei cadaveri ingeriti.
13. Gli animali carnivori per smaltire i
prodotti tossici generati dalla digestione dei tessuti animali hanno a
differenza dell’uomo fegato e reni più grandi (in media un volume 2-3 volte
superiore)
14. Si da il caso che gli uomini grandi
consumatori di prodotti animali soffrono di ipertrofia epatica e renale, con
tutte le relative gravi disfunzioni che ne conseguono.
15. La tossicità dei prodotti animali è
data sia dalle tossine presenti (endogene, assorbite per via alimentare, ecc.),
dalla sbilanciatissima composizione biochimica dei nutrienti, dalla cottura e
degli effetti nefasti della putrefazione digestiva a cui vanno incontro nel
nostro sistema digerente esclusivamente fruttivoro.
16. I prodotti animali sono privi di
fruttosio (presente in parte solo nel miele) che è il carburante fondamentale
dell’organismo umano[4],
e solo questo fatto li esclude totalmente dall’alimentazione umana. D’altronde,
come già indica il nome stesso, il fruttosio si trova quasi esclusivamente
nella frutta. In ogni caso i prodotti animali sono privi di carboidrati di
qualsiasi tipo (presenti solo nel latte e nel miele, cioè il latte delle api),
fatto assolutamente grave considerato che il metabolismo umano è un metabolismo
glucidico.
17. I carboidrati presente nel latte
(che è privo di fruttosio) non sono idonei per un uomo adulto privo degli
enzimi (lattasi, galattasi, ecc.) atti a digerirlo. Mentre il miele si rivela
iperglicemizzante in quanto presenta quantità elevate di glucosio ed è povero
d’acqua. Inoltre è tossico per le molte sostanze nocive presenti come per
esempio l’acido formico (vi ricordate le meduse a mare?).
18. Il mito della necessità dei prodotti
animali si basa sul mito del fabbisogno proteico[5]
e della presunta presenza di proteine nobili. Ovviamente si tratta di fesserie.
Innanzitutto se avessimo avuto bisogno della carne e della quantità abnorme di
proteine in essa presenti la natura ci avrebbe fatto carnivori e non frugivori.
E già solo questo basterebbe a chiudere il discorso.
19. Si tenga presente che il latte
materno ha una percentuale media, intorno al primo anno di vita, di circa l’1%
di proteine destinata a scendere ulteriormente negli anni successivi, invece il
latte materno per gli animali carnivori ha un valore proteico medio di circa
9-10%; ciò giustifica ampiamente l’alimentazione iperproteica dei carnivori a
confronto di quella di una specie frugivora come quella umana.
20. In realtà ciò di cui abbisogna
l’uomo non è tanto delle proteine in sé ma degli aminoacidi, le proteine non
sono altro infatti che un insieme di aminoacidi. Ebbene la frutta contiene non
solo tutti gli aminoacidi necessari alla sintesi proteica, ma è l’unico
alimento che ne contiene nella giusta quantità e nella giusta proporzione
reciproca.
21. Per fare solo un esempio la carne ha
elevate quantità di due aminoacidi (fenilalanina e tirosina) che sono i
precursori delle catecolamine, ovvero i neurotrasmettitori dello stress e
dell’aggressività.
22. Il latte e i formaggi invece hanno
una quantità elevata di caseina che si trasforma nei peptidi oppiacei,
casomorfine, ed inoltre tende a cagliare nel nostro intestino, alterandone la
permeabilità e promuovendo infiammazioni sistemiche.
23. In ogni caso dato che la carne viene
mangiata cotta dall’uomo (a differenza dei carnivori veri) le proteine vengono
denaturate dalla cottura, perdendo ancora di più in valore biologico.
24. Le proteine denaturate concorrono
alla formazione della sostanza amiloide che porta alla degenerazione
neurologica.
25. Inoltre, la cotture ad alte
temperature (come frittura o ai ferri) trasforma le proteine nelle tossiche e
cancerogene amine eterocicliche.
26. I prodotti animali, infatti,
presentano quantità massacranti di proteine (fino anche al 30%) e grassi (fino
anche al 40%) che devastano lentamente il nostro organismo.
27. Considerate che il QR (quoziente
respiratorio), cioè la quantità di ossigeno per metabolizzare i nutrienti, è
ottimale solo con i glucidi (QR=1) mentre grassi e proteine hanno un rapporto
decisamente sfavorevole (le proteine hanno un QR=0,8; i grassi hanno invece un
QR=O,7).
28. Se consideriamo invece l’Azione
specifica degli alimenti, cioè come viene accelerato il metabolismo, anche qui
i numeri parlano chiaro di come proteine e grassi stressano e logorano
enormemente il nostro organismo: se infatti i glucidi determinano un aumento
delle attività metaboliche del 6%, i lipidi invece del 14%, mentre i protidi
determinano addirittura un aumento del 30%.
29. La quantità elevate di proteine
affatica i reni per via dell’enorme quantità di scorie azotate prodotte,
favorendo in questo modo anche la formazione di calcoli renali.
30. Si può vedere la non sostenibilità
del consumo di prodotti animali anche considerando il rapporto presente tra
carboidrati e proteine. Il latte materno indica un rapporto medio tra
carboidrati e proteine di circa 8:1 che diventa alla fine della lattazione naturale
(intorno ai 5-6 anni) di circa 20:1, ebbene queste percentuali sono in linea
solo con la frutta. Il latte vaccino per esempio ha un rapporto di medio di 2:1,
la carne addirittura uno medio di 0:20.
31. I prodotti animali (a differenza
della frutta) non hanno praticamente fibre, cosa che li rende particolarmente
nocivi; una alimentazione, infatti, povera di fibre è causa di numerose
patologie, a cominciare da quelle a carico del colon.
32. I prodotti animali sono ricchi di
una sostanza tossica (mutagena e cancerogena) come l’aldeide malonica che
deriva dall’ossidazione dei grassi animali. Questa aumenta la sua
concentrazione durante la putrefazione e durante la cottura (in particolare
alla griglia).
33. Si tenga presente che quando un
animale viene macellato, le sostanze di scarto che normalmente sarebbero state eliminate
dal flusso sanguigno rimangono nella carne in via di putrefazione. Questo vuol
dire che, mangiando carne, si introduce nel proprio corpo rifiuti tossici che
normalmente l’animale avrebbe eliminato con l’urina. Tanto che se si fa bollire la carne di
manzo, per esempio, i rifiuti appaiono sulla superficie nella forma di un
estratto solubile che, all’analisi chimica, risulta essere molto simile all’urina.
34. La putrefazione consiste nella
distruzione degli amminoacidi, con conseguente sviluppo di composti fortemente
tossici: le ptomaine, ovvero gli alcaloidi cadaverici aromatici della
putrefazione. Le ptomaine sono dei derivati del metabolismo dell’azoto (scatolo, indolo, neurina,
ammoniaca, ammine, cadaverina, putrescina, ecc.) e
dello zolfo (idrogeno
solforato, mercaptani, ecc.). I primi si riconoscono per il tipico odore pungente e
sgradevole come, ad esempio, quello del pesce marcio. I secondi invece si
riconoscono per l’odore sgradevole come le uova marce. Sono sostanze altamente
tossiche, che si producono soprattutto durante la frollatura (la fase di
stagionatura della carne).
35. Oltre a quelle prodotte dalla
putrefazione, vi sono presenti poi altre sostanze particolarmente tossiche come
le leucomaine (alcaloidi derivanti dalla disammilazione delle sostanze
albuminoidi dei tessuti viventi), le basi creatiniche, le purine, l’ammoniaca, l’urea, l’acido urico, la
creatinina (anidride della creatina), l’acido ippurico (cristalli bianchi, inodori, solubili in
alcool e acqua, prodotti di ossidazione delle proteine). Si tratta di
cataboliti di scarto, più o meno tossici, presenti nell’organismo dell’animale
in vita. Queste sostanze sono responsabili, in particolare, di gotta e
immunodeficienza.
36. Il consumo di carne porta oltre la
produzione di catecolamine endogene, come risposta all’insulto tossico, anche
all’assunzione massiccia di quelle prodotte dall’animale, dato che gli animali,
sentendo che saranno uccisi, liberano nel sangue dosi considerevoli di
adrenalina, cioè il neuroormone della paura. L’adrenalina, assunta con i
prodotti animali, predispone all’insorgenza di sindromi ansiogene, ed aumenta
in modo considerevole l’aggressività e il nervosismo.
37. I prodotti animali sono tutti
fortemente acidificanti ed ossidanti per il nostro organismo che ha invece un
ph ematico leggermente alcalino (ph 7,41). Procurano quasi tutti importanti
fenomeni di demineralizzazione (decalcificazione[6],
deplezione di magnesio e potassio, ecc.) e disidratazione.
38. La carne cruda, senza frollatura, è
immangiabile visto che in seguito all’abbattimento dell’animale, i muscoli
vanno incontro all’irrigidimento
cadaverico o rigor mortis
che compare già alcune ore dopo la morte, risultando assolutamente non
commestibile.
39. Un’immagine edenica e caratteristica
di frollatura e putrefazione era quella dei vecchi cacciatori che facevano
frollare all’aperto la selvaggina, e, come nel caso delle lepri, ad esempio,
aspettavano la comparsa dei primi vermi nell’ano della bestia. Davvero, un
bocconcino prelibato.
40. Senza frollatura, niente carne.
Infatti, fino a quando permane la rigidità cadaverica, la carne non è
adatta per l’alimentazione essendo dura, filosa e stopposa (una
meraviglia, insomma). Solo dopo il processo di frollatura (o proteolisi),
il muscolo diventa vera e propria carne alimentare. La proteolisi è
praticamente una putrefazione controllata che avviene a basse temperature per
evitare la putrefazione immediata , cioè mantenendo la carne a 0-4 °C e ad un’umidità relativa
del 75% per un periodo di 10-14 giorni dopo la macellazione.
41. La proteolisi (frollatura) e
la putrefazione sono due processi fra loro strettamente correlati in
quanto il primo è il preludio al secondo e, in parte, si sovrappongono con
intensità via via crescente con l’avanzare della putrefazione organica. La
proteolisi consiste nella rottura della struttura primaria delle proteine e
nello sviluppo relativo di catene polipeptidiche più
piccole e di amminoacidi
liberi. Se la proteolisi migliora, solo molto parzialmente, la digeribilità delle
proteine, comporta invece una sostanziale riduzione del loro valore nutritivo.
42. Il consumo di carne, tanto più
cotta, porta ad una inevitabile disidratazione dato che l’uomo, a differenze
dei carnivori, non ne beve nemmeno il sangue fresco. Di conseguenza il carnismo
porta a dover di idratarsi con acqua inorganica, non idonea per l’uomo. A
differenza della frutta che è fatta in gran parte di acqua organica
biocompatibile con la specie umana. Già solo questo fatto di importanza
capitale, sarebbe sufficiente ad archiviare il discorso sul carnismo dell’uomo
addomesticato.
43. La carne è talmente tossica che gli
stessi animali carnivori sono gli animali che vivono di meno, in media 10-15
anni per i predatori di terzo livello (chi preda animali erbivori), anche meno
di dieci anni dei predatori di quarto livello (chi preda animali carnivori o
mangia i resti)[7].
Inoltre gli animali carnivori (in particolare gli animali spazzini) sono i soli
che tendono di più ad ammalarsi anche in natura, sono più aggressivi, devono dormire
o riposare quasi tutto il giorno ed
hanno solitamente un cattivo odore.
44. Gli animali carnivori, essendo
fortemente distruttivi di risorse, in quanto la loro catena alimentare prevede
la morte di altri animali e delle piante di cui quest’ultimi si sono cibati,
sono quelli che più vanno contro il principio della minima energia e quindi
producendo entropia al massimo grado nell’ecosistema sono le specie per prime
destinate all’estinzione così come è già avvenuto diverse volte nel corso della
storia biologica.
45. Esperimenti condotti con scimmie,
ovviamente in stato di cattività, hanno dimostrato l’assoluta impossibilità per
animali con una dentatura bunodonte (come quella umana), idonea solo per
mangiare frutta, di poter masticar la carne cruda. Infatti, per poter masticar
un semplice pezzo di carne cruda impiegavano dalle 6 alle 7 ore di tempo. Si
tenga presente che il muscolo, non lavorato, è attraversato dall’endomisio,
cioè tessuto connettivo, assolutamente non commestibile per animali frugivori
senza la struttura carnassiale dei molari secodonti degli animali carnivori.
46. Gli uomini civilizzati tra l’altro mangiano
fondamentalmente solo il muscolo dell’animale (la cosiddetta ‘fettina’, detta
anche ‘suola di scarpe’), gli animali carnivori si cibano anche, se non
soprattutto, di tutto l’animale morto a cominciare dagli organi interni (le
interiora, i visceri) bevono il sangue e rosicchiano le ossa, questo per
idratarsi e rifornirsi di minerali e vitamine.
47. La carne cruda oltre che non
commestibile (soprattutto senza frollatura) risulta essere una bomba
batteriologica per la presenza di numerosi microrganismi impegnati nel processo
di degradazione organica (la putrefazione) e molti di questi microrganismi sono
nocivi e non compatibili con la nostra flora microbica endogena, si pensi solo
per citarne alcuni tra i più virulenti: Salmonella, Campylobacter, Escherichia
coli, ecc.
48. I carnivori mangiano la carne cruda
e fresca, subito dopo aver appena uccisa la preda con il sangue colante.
49. Non mangiando carne cruda dobbiamo
cuocerla, ma la cottura se da un lato rimedia ad alcune problematiche (per
esempio la commestibilità) ne crea delle altre non meno gravi. Per esempio
soprattutto la cottura all’alte temperature (tipo alla brace, alla piastra,
soffritta, ecc.) genera sostanze mutagene e cancerogene come amine
eterocicliche, benzo-a-pirene, metilcolantrene, ecc.
50. Noi, oltre a non essere
strutturalmente capaci nè di cacciare e né di nutrirci di carne cruda,
istintivamente rifuggiamo alla vista del sangue, a differenza dell’animale
carnivoro che invece ne viene attratto. Infatti l’animale carnivoro ha dalla
sua, proprio per la sua alimentazione predatoria, una aumentata produzione di
catecolamine e di conseguente possiede un’aggressività che gli è necessaria per
uccidere e sbranare.
51. Non a caso gli uomini che si nutrono
di prodotti animali in gran quantità, sviluppano una maggiore aggressività, per
l’aumentata produzione di catecolamine. Infatti all’esercito inglese spesso
veniva dato un lauto pasto a base di cadaveri animali per aumentarne la
spietatezza e la crudeltà in campo di battaglia.
52. L’elevata quantità di proteine, di
ormoni endogeni[8]
e di poliammine[9]
dei prodotti animali ha notoriamente un forte effetto anabolizzante sul nostro
organismo
53. I prodotti animali incidono in modo
fortemente negativo sullo sviluppo e le performance del nostro sistema
cognitivo, poiché determinano acidosi, ipossia, disidratzione,
demineralizzazione, ecc. tutti processi che sono fatali per i nostri neuroni.
54. Si pensi solo per fare un esempio che
moltissime tra le menti considerate più eccelse dell’umanità seguivano una
dieta vegetariana/vegana, solo per citarne alcuni tra gli antichi e i moderni
ricordiamo: Socrate, Sofocle, Pitagora, Esiodo, Eschilo, Sofocle, Euripide, Platone,
Plutarco, Epicuro, Aristotele, Erodoto, Ippocrate, Galeno, Lucrezio, Virgilio,
Orazio, Cicerone, Ovidio, Giovenale, Seneca, Plotino, Marco Aurelio, Leonardo
Da Vinci, Shalespeare, Leibniz, Montaigne, Bacone, Tommaso Moro, Milton, Locke,
Newton, Pascal, Rousseau, Voltaire, Spinoza, Tiziano, Goethe, Schelling,
Shelley, Cuvier, George Bernard Shaw, Van Gogh, Paganini, Feuerebach, Stuart
Mill, Flaubert, Hugo, Wagner, Nietzsche, Montessori, Gustav Mahler, Einstein, Lorenz,
Tesla, Thoreau, Emerson, Dostoevskij, Tolstoj, Kafka, Freud, Jung, Fromm, Aldo
Capitini, Marcuse, Gandhi, Huxley, Bertrand Russell, etc etc (ad libitum).
Giusto per citarne solo alcuni. Praticamente quasi tutto il gotha della cultura
occidentale.
55. Non a caso anche la sapienza antica
ci ammoniva sul fatto di cibarci di cadaveri e nutrirci della morte e sofferenza
degli altri esseri viventi, cosa che l’uomo avrebbe pagato a caro prezzo con
malattia, guerra, vecchiaia e morte. Significativo al riguardo è “l’occhio per
occhio” vetero testamentario o il il famoso detto orientale che “ciò che
uccidi, ti uccide”.
56. Se analizziamo il consumo di
prodotti animali anche dal fondamentale punto di vista biofisico, cioè
dell’emissione di energia, notiamo che per esempio la carne di un animale
appena morto non supera i 3000 angstrom (misura della lunghezza d’onda), ma man
mano che va in putrefazione il suo valore scende ulteriormente. La carne cotta,
lavorata e via dicendo, ha un valore che è praticamente ZERO. Viceversa la
frutta fresca si aggira tra almeno i 9000 e i 10000 angstrom, cioè in linea con
l’esigenza nutrizionali dell’organismo umano, che, dal punto di vista
biofisico, richiede l’assunzione di cibo con una energia vitale mai sotto i
6-7000 angstrom. Infatti un organismo con frequenze minori è in uno stato
patologico. Inoltre, il cibo incide con il suo apporto di energia a livello
spirituale e psichico visto che la carne, tanto più cotta, incide sul piano
mentale ed emotivo. Infatti è tipico la conseguente perdita in sensibilità e
profondità di pensiero e di sentimento.
57. La carne (come latte, uova e
formaggi) ha un’altissima percentuale di colesterolo e di grassi saturi, che
sono tra i principali responsabili di numerose patologie particolarmente gravi
e diffuse, come quelle cardiovascolari.
58. I prodotti animali sono ricchi di
purina (le basi azotate del DNA) che producono come scarto metabolico, una
grande quantità del supertossico acido urico. L’uomo, a differenza degli
animali carnivori, però non possiede (poiché non è geneticamente attivato) il
fondamentale enzima urato-ossidasi (uricasi) per metabolizzare e neutralizzare
l’acido urico; la cui mancata metabolizzazione determina uricemia.
59. Inoltre, non possiede gli enzimi
proteolitici propri degli animali carnivori (per tipologia e quantità), per
degradare le enorme quantità di proteine presenti nei prodotti animali. Questo
accade perché, essendo l’uomo animale frugivoro, non necessità con il consumo
di frutta di grosse quantità di enzimi per degradare le proteine, in quanto la
frutta ha una quantità bassa di proteine rispetto ai prodotti animali (una
media dell’1,1% contro una media del 10-15%) e presenta prevalentemente
proteine già predigerite, cioè in forma di aminoacidi liberi.
60. Infatti, mentre l’assimilazione
delle proteine della frutta sono in media circa di quasi il 70% (con punte di
quasi il 100% con la mela), invece con i prodotti animali è addirittura minore
del 14%.
61. Per quanto riguarda i minerali, nei
prodotti e derivati animali, sono legati a proteine con funzioni di deposito a
livello dei vari organi e tessuti, cioè il minerale viene accumulato per poi
essere liberato al momento del bisogno dell’animale, ma tale meccanismo cessa
di esistere nell’animale non più in vita; di conseguenza, quando ci si nutre di
cadaveri animali, la biodisponibilità dei minerali presenti è praticamente
nulla.
62. A testimonianza la ampia diffusione
di anemia ferropenica anche tra grandi consumatori di prodotti animali. Il
ferro-eme presente nella carne non solo ha una scarsa assimilibiltà ma genera
anche importanti fenomeni ossidativi (simili a quelli prodotti dalle radiazioni
ionizzanti).
63. Si aggiunga che poi il processo di
cottura completa l’opera portando ad ulteriore perdita di una parte dei
minerali presenti o comunque ad una amcora più scarsa biodisponibilità[10].
64. I prodotti animali hanno valori
eccessivi di fosforo (il quale deve essere in un rapporto equilibrato con il
calcio) che determina ipocalcemia, e diversi problemi da quelli cardiovascolari
a quelli renali (fino alla gravissima insufficienza renale cronica).
65. Si tenga conto che gli stessi ricercatori
della Cornell University hanno approntato per la NASA, un menu giornaliero,
per prevenire la demineralizzazione a cui vanno incontro gli astronauti in
orbita, assolutamente privo di prodotti animali.
66. I prodotti animali sono tra i primi
imputati nell’eziologia di quasi tutte le più gravi patologie da quelle
tumorali a quelle cardiovascolari[11],
fino a osteoporosi, problemi renali, ormonali e neurologici.
67. A tutto questo va aggiunto come aggravante
tutto l‘arsenale chimico e farmacologico somministrato agli animali da
allevamento (e da macello) tramite mangimi[12]
e farmaci vari (ormoni anabolizzanti, antibiotici, prodotti ogm, ecc.) o con
cui vengono trattati i prodotti finiti (conservanti nitriti[13],
zucchero, sale, acidi vari, ecc.)
68. I prodotti animali per il fenomeno
della bioamplificazione (o biomagnificanza), connessa alla predazione nella
catena alimentare, contengono residui tossici[14]
circa 14 volte superiori a quelli presenti nei vegetali (basti pensare alle
quantità superiori di metilmercurio contenuti nei pesci di grossa taglia come i
tonni).
69. A questo conto vanno aggiunto le
endotossine proprie di ogni specie animale (cardiotossine, neurotossine,
epatotossine, nefrotossine, ecc.).
70. Uno dei motivi fondamentali per i
quali i cadaveri animali sono più tossici di quelli vegetali è proprio perché
la necrofagia vegetale si nutre di un cadavere (quello vegetale appunto) mentre
la necrofagia animale si nutre di almeno due cadaveri (quello animale e quello
vegetale mangiato dall’animale stesso). Motivo per cui l’uomo, inconsciamente,
ha quasi sempre preferito nutrirsi di animali erbivori (mucche, cavalli,
maiali, conigli, polli, tacchini, ecc.) che di animali carnivori, per evitare
di doversi mangiare tre cadaveri in decomposizione.
71. La maggior parte degli animali di
cui si nutre l’uomo civilizzato (si pensi ad esempio a cinghiali, bisonti,
cervi, alci, renne, pecore, capre, cavalli, mucche, galline, ecc.) sono di
origine extratropicale quindi propri di un habitat diverso da quello originario
umano[15].
72. Anche le statistiche demografiche ed
epidemiologiche parlano chiaro riguardo l'incidenza nefasta del consumo dei
prodotti animali nel corso della storia recente e passata. Infatti, l’uomo
cacciatore del paleolitico aveva una aspettativa media di vita tra i 16 e i 20
anni, 25 nel migliore delle ipotesi, e presentava una mortalità infantile con
percentuali bulgare (solo meno del 10% degli individui raggiungeva i 60 anni).
73. Ancora oggi, popolazioni come gli
esquimesi, che hanno attualmente un consumo di carne di circa il 60%,
presentano una altissima mortalità infantile ed una aspettativa media di vita
intorno ai 30–35 anni.
74. Viceversa, le popolazioni più
longeve al mondo, che presentano una bassa mortalità infantile e con una
aspettativa media di vita alta (fino persino ai 120-130 anni), sono proprio
quelle come gli Hunza (Caucaso) o le popolazioni indigene di Vilcabamba
(Ecuador), che hanno una alimentazione prevalentemente frugivora.
75. Lo stesso aumento delle aspettative
di vita nella prima metà del Novecento, nei paesi occidentali, non a caso, è
stato reso possibile principalmente dall’aumento esponenziale della
disponibilità di frutta, tramite lo sviluppo dei trasporti e dei sistemi di
refrigerazione che hanno permesso il consumo di frutta, anche a latitudini
(extratropicali) durante i mesi invernali. Qui, soprattutto in inverno, la
presenza di frutta (idonea alla specie umana) scarseggiava od era totalmente
deficitaria; infatti, l'unico tipo di frutta facilmente reperibile erano gli
agrumi, cioè frutta acida assolutamente non idonea per il consumo umano.
76. Il maggiore consumo di frutta,
migliorando le difese immunitarie, ha permesso la drastica diminuizione delle
malattie infettive, che costituivano, fino alla prima metà del Novecento, la
prima causa di morte.
77. Si tenga conto, inoltre, che fino, ancora,
alla prima metà del Novecento, il consumo di carne, per la stragrande
maggioranza della popolazione, era decisamente minimo, se non addirittura
eccezionale, tanto da ridursi, se andava bene, ad una volta alla settimana, se
non proprio una volta al mese. L’aumento vertiginoso del consumo di prodotti
animali nella seconda metà del Novecento (di oltre 100 volte maggiore) ha
invertito il trend della aspettative di vita, ora non più in crescita ma
addirittura in calo, con il relativo aumento della mortalità dovuto adesso
soprattutto a malattie cronico-degenerative (tumori, diabete, infarto, ecc.).
Dato che il maggiore consumo di frutta ha permesso di contenere, nel breve
tempo, la patologia acuta (infettiva), viceversa l’aumento del consumo dei
prodotti animali ha favorito però la diffusione di patologie a carattere
cronico-degenerativo, cioè alla lunga l’intossicazione del cibo aspecifico più
tossico (come i prodotti animali) tende inevitabilmente a essere devastante.
78. La zootecnia rappresenta la più grande forma
di distruzione dell’ecosistema, dato che occupa da sola oltre 3,5 miliardi di
ettari (sì avete letto bene!) del terreno antropizzabile (cioè idoneo per
l’uomo)[16]
che comportano una distruzione di suolo monumentale (desertificazione) e un
consumo di risorse mostruoso (petrolio, carbone, acqua, ecc.).
79. Si pensi che per produrre solo 1kg
di carne c’è bisogno di almeno 15000 litri di acqua(!).
80. Solo negli Stati Uniti l’85% delle
terre coltivabili è impiegata per la zootecnia, con devastanti conseguenze di
deforestazione, desertificazione, erosione del suolo e perdita di humus.
81. La distruzione di terreni agricoli
da parte della zootecnia è la prima causa della fame del mondo.
82. Per ogni 16 kg di cereali impiegati
come mangime animale, otteniamo solo 1kg (circa lo 0,6%!) mentre i restante 15 kg finiscono come letame,
responsabile dell’inquinamento di oltre la metà delle riserve idriche
83. Si è calcolato che ogni persona che
consuma prodotti animali, sta producendo almeno un acro (5000mq) di
deforestazione all’anno.
84. La zootecnia divora circa il 70% risorse
idriche
85. La zootecnia è responsabile di oltre
la metà della produzione di gas serra
86. La zootecnia divora solo negli Stati
Uniti circa il 30% delle materie prime (petrolio, gas, carbone, ecc.)
87. E’ stato calcolato da Fields e Hur,
due economisti della Cornell University, che senza i costi della zootecnia il
governo federale risparmierebbe circa 80 miliardi di dollari all’anno.
88. D'altronde anche l’UNED (l’agenzia
dell’Onu per lo sviluppo sostenibile) in un rapporto del 2012 affermava che se
l’umanità non dovesse ridurre drasticamente (leggasi eliminare) i consumi di
prodotti animali entro 20-30 anni il nostro ecosistema sarebbe sull’orlo di un
collasso senza precedenti.
89. Alcuni di questi dati servono solo
per dire che il consumo di prodotti animali oltre che immorale e
fisiologicamente patologico e dal punto di vista ambientale insostenibile tanto
da costituire la prima causa della devastazione ecologica che oggigiorno ci
attanaglia.
90. Se l’umanità non vuole avere come specie i
giorni contati deve rendersi presto conto che la bistecca (come il provolone)
hanno ormai i giorni contati.
[1] Per la precisione
per carne s’intende il muscolo dell’animale, qui per semplicità intendiamo
qualsiasi tessuto o organo animale bovino, equino, suino, ittico, ecc.
[2] Non a caso tutti sanno che bisogna rimanere fermi di fronte ad un cane
ostile
[3] Gli animali
carnivori hanno in media un intestino lungo 3 volte il proprio tronco, mentre
l’intestino umano è lungo circa 12 volte il proprio tronco.
[4] rapporto fruttosio
e glucosio, in termini di produzione di ATP, cioè di energia, è di 13 a 1
[5] Il mito dell’alto
fabbisogno proteico della specie umana deriva da studi condotti nel ‘57 da Rose
sui topi che hanno un fabbisogno proteico 9 volte superiore a quello umano
(infatti il latte materno dei topi ha circa il 9% di proteine)
[6] Per esempio,
procurano una notevole escrezione urinaria di calcio
[7] Lo sciacallo per
esempio ha una vita media di 8-9 anni
[8] senza considerare
quelli di sintesi utilizzati negli allevamenti intensivi per far accrescere
velocemente gli animali
[9] Sostanze che inoltre promuovono la crescita tumorale, cioè sono
cancerocinetiche
[10] La cottura tende a
trasformare i minerali da organici ad inorganici.
[11] Tumori e malattie
cardiovascolari rappresentano le prime due cause di morte per malattia
[12] Nei mangimi animali
viene messo di tutto, anche residui di oli minerali utilizzati per automobili
[13] Conservanti,
utilizzati per conservare il colore alla carne (o ai salumi), estremamente
tossici
[14] Sia di origine
industriale e sia di origine naturale
[15] D’altronde anche
animali domestici, come cani e gatti, sono di origine extratropicali
Fabrizio Dresda
fonte: https://cosmofruttariano-3m.blogspot.it/2017/01/requiem-per-il-carnismo.html
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