Sanno cosa stanno facendo? Quando il Congresso USA adotta
sanzioni draconiane con lo scopo principale di togliere potere al
presidente Trump e impedire qualsiasi mossa per migliorare le relazioni
con la Russia, si rendono conto che le misure costituiscono una
dichiarazione di guerra economica contro i loro cari “amici” europei?
Che lo sappiano o meno, ovviamente a loro non importa. I politici d‘oltre Atlantico vedono il resto del mondo come una periferia americana da sfruttare, castigare o ignorare impunemente.
La legge H.R. 3364, Countering America’s Adversaries Through
Sanctions Act (Atto di contrasto per gli avversari dell’America
attraverso sanzioni), è stata adottata il 25 luglio da 419 membri della
Camera dei Rappresentanti, salvo tre contrari. Una versione precedente è
stata adottata da tutti i Senatori tranne due. Tali proporzioni
indicano un passaggio finale assicurato, consentendo di impedire un
eventuale veto presidenziale.
Questo umore stizzoso del Congresso USA aleggia in tutte le direzioni. Le principali vittime saranno senza dubbio i cari alleati europei, in particolare la Germania e la Francia. Le quali possono talvolta costituire delle concorrenti economiche, ma tali grossolane considerazioni non trovano udienza nello spirito del Congresso USA, totalmente votato ad innalzare la moralità universale.
Il “Soft Power” economico colpisce duramente
Sotto il regime di sanzioni USA, qualsiasi nazione europea che faccia
affari con la Russia (o con gli altri Paesi reprobi) potrebbe trovarsi
in pesanti guai. In particolare, quest‘ultima legge colpisce tutte le
società coinvolte nel finanziamento e costruzione del gasdotto Nord
Stream 2, destinato a rifornire la Germania con il molto desiderato gas
naturale russo.
Piccolo dettaglio: le compagnie statunitensi sono pronte a porgere una mano d‘aiuto ai loro amici tedeschi, vendendo loro il proprio gas naturale, ottenuto con il fracking, a un prezzo molto maggiore.
Questo è soltanto uno dei modi con i quali questa legge intende soggiogare le banche e le imprese europee con paralizzanti restrizioni, procedimenti legali e multe gigantesche.
Mentre predicano la “libera concorrenza” al mondo intero, gli Stati
Uniti prendono costantemente misure per prevenirla a livello
internazionale.
Secondo l’accordo del luglio 2015 che garantiva che l’Iran non avrebbe potuto sviluppare armi nucleari, le sanzioni internazionali erano state tolte, ma gli Stati Uniti hanno mantenuto quelle da loro precedentemente adottate. Da allora, qualsiasi banca o impresa estera che si proponesse di fare investimenti o affari commerciali con l’Iran, è passibile di ricevere una lettera da un ente con base a New York autodenominatosi United against Nuclear Iran con l’avviso di «seri rischi legali, politici, finanziari, compresi rischi di reputazione facendo affari con l’Iran, particolarmente in settori dell’economia iraniana come petrolio e gas».
I rischi citati includono miliardi di dollari di multe (USA), la
sorveglianza da parte “di una miriade di agenzie di controllo“, pericolo
personale, perdita di copertura assicurativa, rischio di sicurezza
informatica, perdita di ulteriori affari lucrosi, danno alla reputazione
aziendale e la caduta del proprio valore azionario.
Gli Stati Uniti si comportano da gangsters in totale impunità, avendo negli anni sviluppato un vasto, oscuro labirinto giuridico, capace di imporre il loro volere nell‘economia del «Mondo Libero» grazie all’onnipresenza del dollaro, alla spregiudicatezza di un’intelligence senza pari, e all’intimidazione pura e semplice.
I leader europei hanno reagito con indignazione a quest‘ultima raffica di sanzioni. Il Ministero degli Esteri tedesco ha definito «inaccettabile da parte degli Stati Uniti voler utilizzare possibili sanzioni come strumento per servire gli interessi
dell‘industria statunitense». Il Ministro degli Esteri francese ha
denunciato “l’extra territorialità” della legislazione statunitense come
illegale, e ha annunciato che “per proteggerci dagli effetti
extraterritoriali di tale legislazione USA, dobbiamo agire per adattare
di conseguenza le nostre leggi francesi ed europee”.
Effettivamente, l’arrogante imposizione statunitense delle loro leggi
ad altri Paesi sta causando una crescente amarezza in Francia: lo
scorso 5 ottobre, un severo rapporto è stato presentato alle Commissioni
per gli affari esteri e delle finanze dell‘Assemblea Nazionale sulla
questione della «extraterritorialità della legislazione USA» .
Extraterritoralità
Il presidente della commissione d’inchiesta che ha prodotto il
rapporto, Pierre Lellouche, rappresentante di Parigi da lungo tempo, ha
così riassunto la situazione:
«I fatti sono molto semplici. Ci troviamo di fronte un muro di leggi statunitensi estremamente denso, la cui precisa intenzione é quella di usare il diritto a fini di imperio economico e politico, con lo scopo di ottenere vantaggi economici e strategici. Come sempre per gli Stati Uniti, questo imperio, questo rullo compressore normativo si traveste e derubrica in nome delle migliori intenzioni del mondo, da quando gli Stati Uniti si definiscono un “potere benevolo”, un Paese che può solo fare del bene».
Sempre nel nome della “lotta contro la corruzione” o “la lotta contro
il terrorismo”, gli Stati Uniti perseguono penalmente qualsiasi cosa
possa essere definita “una persona giuridica statunitense”, che secondo
la bizzarra legge americana si può riferire a qualunque azienda operi
nella terra della libertà, che abbia una filiale statunitense, o che sia
quotata in borsa a New York, oppure che utilizzi un server basato negli
Stati Uniti, o che semplicemente commerci in dollari, cosa che nessuna
grande impresa internazionale può evitare.
Nel 2014, la maggiore banca di Francia, la BNP Paribas, ha acconsentito di pagare una multa enorme di quasi nove miliardi di dollari per aver utilizzato trasferimenti di dollari in transazioni con Paesi sotto sanzioni statunitensi. Queste transazioni erano perfettamente legali per la legge francese. Ma poiché gli scambi sono stati effettuati in dollari il pagamento transitava attraverso gli Stati Uniti, dove diligenti esperti informatici hanno provveduto a scoprire “l‘ago nel pagliaio“.
La Russia prepara le sue contromosse
In questa situazione, le banche europee si trovano di fronte alla
scelta tra farsi trascinare in giudizio, in un procedimento che durerà
per anni con restrizioni e sanzioni applicate già prima del verdetto
oppure, seguendo i consigli di ben pagati avvocati d‘affari
statunitensi, accettare di entrare nell‘oscura cultura giudiziaria
statunitense del “mercanteggiare e patteggiare”, poco familiare per gli
Europei. Come un poveraccio accusato di rubare mele al mercato, gli
avvocati spingono le grosse imprese europee a dichiararsi colpevoli pur
di sfuggire a peggiori conseguenze.
Alstom, grande compagnia multinazionale, il cui ramo ferroviario
produce i treni ad alta velocità francesi, è un gioiello dell‘industria
transalpina. Nel 2014 ha ceduto il suo ramo energia al gigante
statunitense General Electric sotto la pressione delle accuse USA di
corruzione (probabili tangenti a funzionari di alcuni Paesi in via di
sviluppo).
L’ipotesi soggiacente a questa prassi è che la supposta “corruzione” da parte di aziende straniere comporti per le aziende USA una perdita di mercato. Per quanto plausibile, quello che qui manca è un qualsiasi principio di reciprocità. Tutta una panoplia di agenzie di intelligence statunitensi, con la capacità di spiare qualsiasi tipo di comunicazione privata, è impegnata nello spionaggio commerciale in tutto il mondo. Un esempio: l’Office of Foreign Assets Control opera a questo scopo con 200 impiegati e con un budget annuo di oltre 30 milioni di dollari. L’ente suo omologo a Parigi impiega 5 persone.
Questa era la situazione ad ottobre 2016. L‘ultima serie di sanzioni è destinata ad esporre le banche e le imprese europee a conseguenze ancor più severe, in special modo guardando agli investimenti per il vitale gasdotto Nord Stream 2.
Va fatto notare che queste sanzioni sono soltanto le ultime di una serie di misure legislative USA volte a minare le sovranità legislative nazionali e creare una giurisdizione globale entro la quale chiunque può citare in giudizio chiunque altro per qualsivoglia motivo, ma con la caratteristica determinante che la capacità di indagine e la forza per imporre queste leggi sarà detenuta dagli Stati Uniti.
Sabotare l’economia europea
Oltre una dozzina di banche europee (inglesi, tedesche, francesi,
olandesi, svizzere) si sono ritrovate nel mirino della ‘moralizzazione
giuridica‘ statunitense, di fronte ad una sola banca USA: JP Morgan
Chase. L‘azione punta ai Paesi del nucleo dell‘Europa, mentre la
dilagante influenza statunitense nella regione nordica – Polonia, Stati
baltici e Svezia – ha impedito all‘Unione Europea di prendere misure di
autodifesa (necessariamente unanimi) contrarie agli interessi USA.
Da lungo tempo, la più grossa preda di questa spedizione di pesca finanziaria è Deutsche Bank. Come ha sostenuto Pierre Lellouche nell‘audizione finale della discussione sull‘extraterriorialità lo scorso ottobre, il procedimento contro Deutsche Bank rischia di demolire l‘intero sistema bancario europeo. Sebbene abbia già pagato centinaia di milioni di dollari allo Stato di New York, Deutsche Banke si trova ad affrontare «una multa di 14 miliardi di dollari, quando ne vale solo cinque e mezzo. …In altre parole, se questo affare va in porto, si rischia per un effetto domino una devastante crisi finanziaria in Europa».
In sintesi, le sanzioni USA costituiscono una reale spada di Damocle
che minaccia l’economia dei suoi maggiori partner commerciali. Potrebbe
essere una vittoria di Pirro, o più semplicemente il colpo che uccide
l’oca che depone le uova d’oro. Ma evviva, l’America sarà la vincitrice
in un campo di rovine.
L‘ex Ministro della Giustizia Elisabeth Guigou ha definito la situazione scioccante, segnalando che la Francia ha riferito all‘ambasciata USA di una situazione “insopportabile“, e riaffermato che “dobbiamo resistere”.
Jacques Myard ha affermato che “la legge statunitense è usata per conquistare mercati ed eliminare la concorrenza. Non dobbiamo essere ingenui ma consapevoli di ciò che sta accadendo”.
L’inchiesta ha fatto un passo avanti nella consapevolezza e
resistenza francesi a una nuova forma di “tassazione senza
rappresentanza” imposta dagli Stati Uniti ai suoi satelliti europei. I
membri del comitato hanno concordato che qualcosa andava fatto.
Questo succedeva l’ottobre scorso. In giugno la Francia ha tenuto le sue elezioni parlamentari. Il presidente della commissione, Pierre Lellouche (repubblicano), la relatrice Karine Berger (socialista), Elisabeth Guigou (una preminente socialista) e Jacques Myard (repubblicano) hanno tutti perduto i loro seggi in favore di nuovi venuti senza esperienza reclutati dal partito del Presidente Emmanuel Macron Republique en marche. I nuovi arrivati si stanno facendo le ossa nella vita parlamentare e non possiedono memoria politica, in particolare riguardo il Rapporto sull’Extraterrioralità.
In quanto a Macron, come Ministro dell’Economia, nel 2014 é andato
contro le precedenti decisioni del governo approvando l’acquisto di
Alstom da parte di General Electric. Non sembra ansioso di fare qualcosa
che faccia arrabbiare gli Stati Uniti.
Comunque, ci sono alcune situazioni così platealmente inique che non possono andare avanti per sempre.
Diana Johnstone per Counterpunch
Traduzione di G. Ellero
Revisione di F. Roberti
fonte: http://www.controinformazione.info/danno-collaterale-le-sanzioni-usa-contro-la-russia-colpiscono-gli-alleati-delleuropa-occidentale/
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