(Immagine presa dal web) |
Che la nostra mente sia stata concepita per pensare è scontato,
evidente. Quello che non è stato insegnato all'essere umano è il non
credere ad ogni pensiero, così si verifica quella che io chiamo
possessione. Non possessione diabolica, forse sì, dopotutto hanno molti
punti in comune. Ciò che li accomuna è, soprattutto, il fatto che si
appropriano della volontà del soggetto che occupano e non gli danno più
modo di agire in maniera autonoma e cosciente.
Ogni pensiero possiede un'energia tutta sua. Partendo da questa premessa
occorre differenziare i pensieri, tanto per usare un linguaggio duale,
in positivi e negativi. I primi aumentano i nostri livelli energetici e
ci aiutano ad evolvere, facendoci godere delle cose belle della Vita. I
secondi, invece, sono proprio come dei buchi neri ed hanno la
caratteristica di nutrirsi della nostra energia fino, in alcuni casi, a
farci ammalare o morire.
Almeno il 90% del genere umano è posseduto e pilotato dai pensieri. Ogni
giorno, uscendo di casa, lo si può notare sui volti di chi s'incontra, a
patto che non si dorma quanto o più degli altri! Dando per scontato che
si sia svegli quel tanto che basta per poter eseguire i programmi
quotidiani avendone almeno il 40% di consapevolezza (media già alta in
un società di zombie rincretiniti da smartphone e altre cretinerie
aventi il solo scopo di lobotomizzare e rendere schiave le masse "alla
moda"), si potrà notare l'assenza quasi totale delle persone dalle
espressioni dei loro visi.
Quando parlo di assenza mi riferisco alla mancata presenza mentale. In
poche parole, la maggior parte dell'umanità è persa nei propri pensieri e
da essi posseduta. Ciò è possibile a causa del livello di vigilanza su
di sé molto scarso o assente. Solo chi lavora IN MANIERA COSTANTE SU DI
SE' può rendersi conto quando il pensiero sta per colpire per portare
all'inconsapevolezza.
Chi non lavora su di sé vive questi momenti come "routine quotidiana",
essendo "troppo impegnato" per osservare la mente, dopotutto questo,
secondo gli zombie, è un lavoro filosofico per gente che "non ha
impegni".... Chissà chi parla?!? Io avrei un'idea in merito.... La MENTE
CHE MENTE! Sempre lei!
Quando si è posseduti dal pensiero si perde il controllo su di sé e
sulla propria Vita. Sarà il pensiero, infatti, a gestire la Vita delle
persone inconsapevoli, ovviamente. A proposito d'inconsapevolezza, va
detto che il pensiero può prendere il controllo totale o parziale della
Vita del soggetto da esso posseduto. Ciò dipenderà dal grado
d'inconsapevolezza del soggetto posseduto dal pensiero.
In generale, il pensiero tende a possedere e controllare la mente non
osservata, praticamente tutti coloro che non hanno coscienza di sé e che
non hanno mai lavorato seriamente su di sé. Come dicevo prima, vi sono
due livelli d'inconsapevolezza: totale o parziale. Nel primo caso, il
pensiero diventerà padrone assoluto della nostra mente e, di
conseguenza, influenzerà in maniera completa le nostre azioni, le nostre
scelte e saboterà quelli che sono i programmi non in linea con le sue
"direttive".
Nel caso d'inconsapevolezza parziale, il soggetto non sarà totalmente
posseduto dal pensiero. Infatti, ci saranno dei momenti di lucidità e
presenza nel QUI E ORA che si alterneranno, però, con momenti di buio
completo. Se in questo caso la mente non riesce a fare da padrona
assoluta, ciò sarà dovuto al fatto che il soggetto al quale appartiene,
sta cominciando a capire che dentro di sé c'è qualcuno che lo controlla,
ciò grazie anche all'eventuale lavoro su di sé che avrà scelto
d'intraprendere allo scopo di liberarsi dai condizionamenti ed ascendere
più rapidamente alle "alte sfere".
Il problema più grande di chi è posseduto dal pensiero è
l'immedesimazione con lo stesso. Così le persone che fanno pensieri
allegri avranno un aspetto allegro, sorridente e leggero. Saranno più
aperte al dialogo, cercheranno compagnia e saranno capaci d'intrattenere
tante persone senza mai annoiarle.
Diverso sarà, invece, l'aspetto della stessa persona quando farà
pensieri tristi, di odio, vendetta, rabbia o che la faranno sentire in
colpa. In quel caso tenderà a chiudersi in sé, a fuggire gli altri ed
avrà un aspetto abbattuto, con le spalle basse. Chi incontrerà queste
persone non ne sarà di certo entusiasta e tenderà ad esserne, a sua
volta, influenzato negativamente, a meno che non abbia fatto un lavoro
su di sé e sia in equilibrio.
Ma come fare per scoprire ed annullare o, quantomeno, arginare questa
possessione da parte del pensiero? Innanzitutto occorre capire che,
nonostante il lavoro su di sé, per quanto avanzato possa essere, la
mente cercherà sempre di farci credere ai pensieri da lei creati. Il
primo passo, quindi, consisterà nello smettere di giudicare ciò che si
pensa, cominciando a capire, invece, che questa è solo una sua funzione
naturale.
Dopo di ciò bisogna cominciare a disidentificarsi dai pensieri stessi.
Ciò sarà possibile sviluppando una capacità di osservazione distaccata.
Per favorire questa qualità, ci si può paragonare agli attori di un
teatro che guardano recitare i propri colleghi in un'opera senza,
tuttavia, prenderne parte.
Ma, al di là di tutto ciò, quello che occorre fare per liberarsi dalla
possessione da parte dei pensieri è LASCIARLI FLUIRE SENZA RESISTERVI
RIMANENDO, AL CONTEMPO, PRESENTI NEL QUI E ORA MENTRE IL PROCESSO DI
PENSIERO STA AVVENENDO. Solo in quel momento ci renderemo conto che il
pensiero è sì un processo ineluttabile ma che, tuttavia, siamo noi a
scegliere su quale pensiero soffermarci cominciando, proprio in quel
momento, A PENSARE E NON PIU' AD ESSERE PENSATI.
Vincenzo Bilotta
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