Molti mi fanno domande sulla possibile origine delle religioni, rispondo con un esempio “facendo finta che”… io giunga – volontariamente o forzatamente – su un pianeta o su un territorio sconosciuto e selvaggio del mio stesso pianeta.
So che probabilmente ci dovrò rimanere per tutto il resto della mia vita.
Il pianeta/territorio in cui arrivo è abitato da culture e civiltà decisamente meno evolute,
pertanto io risulterò essere una entità di gran lunga superiore sia per
mezzi che per conoscenza: apparirò saggio, potente, terrificante,
dotato di una conoscenza capace talvolta di agire quasi magicamente
sugli individui e sull’ambiente.
In alcune circostanze dimostrerò
addirittura di essere in grado di predire eventi e magari farò pure
credere di essere stato io a provocarli.
Tutto questo mi porrà in una posizione di indubbia e inarrivabile superiorità: quella superiorità che la conoscenza ha sull’ignoranza.
Io colonizzatore sono un materialista
impenitente, non credo in nulla ed ho come scopo fondamentale, anzi
unico, vivere il resto della mia vita nel modo più agiato possibile.
Per vivere al meglio gli anni che la biologia mi concede avverto la necessità di accumulare beni e dotazioni materiali: dovrò poterne disporre a mio piacimento sia dal punto di vista quantitativo che temporale.
Il mio scopo sarà possedere molto e sapere di poterne disporre per sempre (leolàm,
direi biblicamente), cioè per tutta la durata della mia vita che,
casualmente, è di gran lunga superiore a quella degli autoctoni che ho
trovato sul pianeta e/o territorio.
Grazie a questa particolarità lascerò
inoltre che gli autoctoni credano che io sono eterno: se ne convincono
da soli perché le loro generazioni si susseguono mentre io permango.
Le disponibilità ed i beni
materiali del pianeta/territorio sono necessariamente limitati,
pertanto, per conseguire il mio obiettivo esclusivamente concreto e
materiale, devo procedere in due direzioni: nell’immediatezza
devo trovare dei collaboratori, perchè non posso fare tutto da solo, e
in prospettiva futura devo pensare di ridurre al minimo il numero dei
possibili rivali nell’accaparramento di quelle che vengono genericamente
definite ricchezze, cioè l’insieme di quei beni materiali che
contemplano anche le fonti di energia di cui ho necessità per produrre
ciò che mi serve e anche per incrementare il mio potere con i benefici
che ne derivano.
Per il primo obiettivo (collaboratori) stabilirò dei rapporti privilegiati con un numero ridottissimo di individui accuratamente selezionati.
A loro trasmetterò almeno parte delle
mie conoscenze; lo farò con una progressività dettata dalla necessità di
stabilire un rapporto sempre più stretto dotandoli anche di una certa
inevitabile autonomia decisionale.
Con alcuni – pochissimi – il rapporto sarà anche aperto, chiaro e esplicito:
conosceranno cioè la ‘verità’ e condivideranno con me gli obiettivi,
godendone i privilegi sia pure in misura ridotta rispetto alla mia (li
chiamerò ‘iniziati’).
Per il secondo obiettivo (prevenire e
ridurre eventuali rivali che nascono inevitabilmente col passare del
tempo), io e i miei strettissimi collaboratori inizieremo ad agire con
la forza per passare successivamente all’utilizzo di sistemi più sottili ed efficaci: opereremo influenzando gli aspetti culturali e quindi le menti dei sottoposti.
Saranno miei complici consapevoli e ben
ripagati con il potere e la ricchezza che concederò in misura variabile e
commisurata all’impegno e ai risultati. Saranno poi loro stessi ad elaborare ulteriormente i contenuti costruendo un impianto articolato che si svilupperà soprattutto quando io non ci sarò più: verrà utilizzato per perpetuare il sistema di potere.
Si creerà ed instillerà in loro una serie di convinzioni che dovranno passare di generazione in generazione.
I miei collaboratori e i loro
successori, anche in mia assenza, elaboreranno e diffonderanno un
‘credo’: una serie di verità che troveranno avallo nel loro avere origine da una entità superiore con la quale io sono/ero in contatto e dalla quale derivano in via esclusiva i poteri.
Questo corpus dottrinale conterrà
indicazioni e conoscenze finalizzate a indirizzare le menti e le
coscienze dei sudditi/fedeli verso obiettivi che non contrastino con
quelli condivisi dai pochi prescelti.
I sudditi/fedeli dovranno pensare che la
vita ha finalità e significati diversi e soprattutto superiori
rispetto alla sopravvivenza e al benessere materiale.
Si insegnerà che il possesso dei beni
terreni non deve essere considerato un fine ma solo uno strumento; si
affermerà che quei beni legano e condizionano l’uomo impedendogli il
conseguimento del suo vero fine: l’acquisizione di una non meglio
identificata realizzazione ‘spirituale, trascendente, non-materiale’.
Obiettivo che verrà lasciato nel vago innanzitutto per la ovvia impossibilità di definirlo con precisione (nessuno sa nulla) ma anche per il fascino e l’attrazione che il mistero esercita sulla mente degli autoctoni.
Si prometteranno premi e minacceranno
punizioni; ci sarà violenza ma anche compassione e comprensione, in una
alternanza di comportamenti che sconcerteranno e intimoriranno, facendo
acuire nei sudditi/fedeli il senso di totale dipendenza nei confronti
della imprevedibilità delle decisioni.
Si insegnerà che bisogna operare e
lavorare su se stessi per acquisire la capacità di distaccarsi dalla
schiavitù diabolica del possesso materiale a favore di un risultato
decisamente più alto e meritevole: quello voluto dalla entità/legge
superiore da cui tutto deriva e dipende.
La sofferenza, il patimento, la rinuncia
voluta e praticata, il distacco, lo spirito di sacrificio sono le vie
attraverso le quali si persegue e si consegue il vero obiettivo, cioè lo
status di creatura realizzata spiritualmente: un obiettivo che non si
raggiunge necessariamente in questa vita e che per questo motivo non è
qui verificabile ed esperibile da parte dei più.
Si inventerebbe un ‘luogo’ o una
‘situazione’ in cui il processo trova la sua conclusione e il giusto
comportamento trova il suo premio: un paradiso, un nirvana, un
non-mondo, un luogo non spazialmente identificabile e variamente
definito, dotato di ogni sorta di caratteristiche positive.
Il giusto, finale, eterno, infinito premio per le rinunce e le scelte ‘buone’ praticate qui.
Mentre la maggioranza del popolo di
adatterà – chi più chi meno e in vario grado – a tentare di seguire la
via indicata, i pochi che condividono la conoscenza ‘vera’ e che
collaborano consapevolmente alla diffusione dell’illusione, godranno,
qui ed ora, di tutti i vantaggi degli unici beni ritenuti reali e concreti, quelli materiali, che verranno consegnati dai docili e convinti sudditi/fedeli.
L’accaparramento potrà avvenire per
donazione su base volontaria ma anche con l’ausilio di ulteriori inganni
che, a catena, io e i miei ‘sacerdoti’ (li chiamerò così) elaboreremo
nel tempo.
La convinzione autonomamente generata
impedirà addirittura di vedere le innumerevoli incongruenze presenti nel
teorema elaborato; le contraddizioni passeranno inosservate o si
provvederà ad inserirle nel concetto della insondabilità del mistero
che avvolge il non conoscibile.
Saranno ovviamente eliminati o zittiti tutti gli irriducibili ostinati che potrebbero costituire un serio problema per le presunte ‘verità’.
Una delle conseguenze positive – e
quanto mai utile – sarà costituita da un fatto quasi naturale: molti dei
sudditi/fedeli, in modo assolutamente spontaneo, diverranno a loro
volta inconsapevoli collaboratori perché si convinceranno della ‘verità’
contenuta nel sistema dottrinale e se ne faranno autonomamente
portatori e diffusori; lavoreranno in sostanza per la causa senza
neppure chiedere compensi qui ed ora, convinti essi stessi di operare in
vista di quel fine che percepiscono come il vero e unico obiettivo
della vita.
Si presenteranno sulla scena anche individui che saranno certi di avere ‘visto’ le realtà ultime: verranno venerati e considerati testimoni della verità.
Questi collaboratori agiranno in assoluta e totale buona fede, per loro esclusiva scelta personale.
In conclusione, così farei se mi trovassi in quella situazione e avessi quegli obiettivi.
Come al solito, io che sono un freddo, arido, scostante razionalista materialista, HO
FATTO FINTA ma, guardandomi attorno nella storia e nel presente, ho
l’impressione che gli elaboratori delle religioni in genere – e di
quella giudaico-cristiana in particolare – mi abbiano preceduto.
^__*
La ricchezza e il potere si sono
accumulati, e continuano ad accumularsi, nelle mani delle istituzioni
laico/religiose (tempio e finanza) governate dai successori degli
elaboratori/sostenitori delle grandi costruzioni teologico-ideologiche
mistico-spirituali.
Mi pare di vedere che ‘loro’ non hanno fatto finta, anzi stanno continuando a fare molto sul serio.
In God THEY trust… da millenni… così come sembra avere iniziato a fare il presunto GOD.
Mauro Biglino
http://www.maurobiglino.it/?p=3612
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