Ho avuto qualche difficoltà a commentare
l’attuale situazione politica negli Stati Uniti, proprio per il fatto
che essa è un po’ troppo ridicola, mentre questo è un blog molto serio.
Ma ho deciso che cercherò di fare del mio meglio. Ora, dal momento che
queste sono cose serie, mentre leggete, evitate assolutamente di ridere e
scherzare.
Avrete già probabilmente sentito dire
che i Russi hanno rubato le elezioni presidenziali americane; se non
fosse stato per loro, Hillary Clinton sarebbe ora il presidente eletto
ma, proprio a causa dei loro intrallazzi, adesso ci ritroviamo con
Donald Trump e i suoi 1001 oligarchi, che controlleranno il governo
federale per i prossimi quattro anni.
Ci sono due modi per affrontare
l’argomento. Uno è quello di prendere sul serio le accuse sulle
interferenze russe nelle elezioni americane, ed è quello che sicuramente
faremo. Ma prima cerchiamo (di analizzare) l’altra opzione, visto che
si fa prima. Cominciamo con il considerare l’accusa stessa come il
sintomo di qualche malattia ad essa non correlata. Questo è spesso il
modo migliore per fare dei progressi. Supponiamo che una persona entri
nell’ambulatorio di un medico e dica “Dottore, credo di avere un avvelenamento da schizofrenio”. Che cosa dovrebbe fare il medico, chiamare la squadra NBC o cercare prima i sintomi della schizofrenia?
Perciò, consideriamo il ritornello che sentiamo in continuazione: “sono stati i Russi”,
come un sintomo di qualcosa di diverso, che non sia stato causato dai
Russi. La mia ipotesi di lavoro è che questo genere di comportamento
possa essere attribuito ad un parassita cerebrale. Certo, a prima vista
questo potrebbe sembrare bizzarro ma, come vedremo dopo, anche la teoria
che i Russi abbiano rubato le elezioni non è meno strana.
E’ noto che i parassiti cerebrali
alterano il comportamento degli organismi da loro infestati con modalità
assai subdole. Per esempio, il Toxoplasma Gondii modifica il
comportamento dei roditori, fa perdere loro la paura per i felini e fa
in modo che vengano attratti dall’odore dell’urina di gatto, rendendo
così molto facile la loro cattura da parte dei gatti stessi. Modifica
anche il comportamento degli esseri umani, portandoli a sviluppare un
attaccamento morboso per i gatti e a scaricare in modo compulsivo da
Internet fotografie di gattini che giocano con i gomitoli.
La mia ipotesi è che questo particolare
tipo di parassita cerebrale sia stato specificatamente preparato, con
tecniche di bioingegneria, dagli Stati Uniti per far sì che tutti quelli
che ne fossero infettati odiassero la Russia. Ho il sospetto che
l’innesco neurologico utilizzato sia la faccia di Putin, che il
parassita, in qualche modo, trasmette alla corteccia visiva. Il virus è
stato dapprima diffuso fra gli ignari Ucraini, dove è stato facile
vederne gli effetti. In questa regione storicamente russa, per la
maggior parte di lingua russa, culturalmente russa e religiosamente
russo-ortodossa, è scoppiata di colpo un’epidemia di russofobia.
L’Ucraina ha tagliato tutti i suoi legami economici con la Russia,
mandando in rovina la sua economia e ha iniziato una guerra contro le
regioni orientali, che fino a poco tempo prima facevano parte della
Russia e che vorrebbero tornare nuovamente a far parte della Russia.
Fin qui tutto bene: i bioingegneri
americani che avevano creato il virus avevano ottenuto l’effetto
desiderato, trasformando una regione russa in una regione antirussa. Ma,
come capita spesso con gli agenti biologici, si è visto che era
difficile tenerlo sotto controllo. Le sue vittime successive sono state
la NATO e il Pentagono, i cui capi hanno iniziato a ripetere in modo
compulsivo la frase “aggressione russa”, nel modo tipico della Sindrome di Tourette,
assolutamente imperturbabili di fronte alla completa mancanza di prove,
analizzabili seriamente, di una tale aggressione. Insieme agli Ucraini,
ormai buoni solo per la camicia di forza, hanno continuato a
sproloquiare di “invasione russa”, sventolando fotografie vecchie di decenni di carri armati russi che avevano scaricato dai loro amici di Facebook.
Da lì il parassita cerebrale si è
diffuso alla Casa Bianca, nella campagna presidenziale della Clinton,
nel Comitato Nazionale Democratico e nei suoi addetti stampa, che ora
blaterano tutti di “hackeraggio russo”. Quei pochi pareri di esperti, che sottolineano come non esista assolutamente nessuna prova concreta di un simile “hackeraggio russo” sono coperti dal pandemonio che fanno tutti gli altri.
Questa a me sembra la spiegazione più
semplice che si adatta ai fatti. Ma, per essere corretti ed equilibrati,
esaminiamo anche l’altra prospettiva: quella secondo cui “l’hackeraggio russo” andrebbe considerato possibile. La prima difficoltà che si incontra è che quello che è stato chiamato “hackeraggio russo”,
non è un hackeraggio, ma una delazione. Si parla di hackeraggio quando
un’entità non autorizzata penetra in un server e ne carpisce i dati. La
delazione capita quando un addetto ai lavori, un “delatore“ [in senso buono NdT],
viola le norme di segretezza e/o confidenzialità, per rendere di
pubblico dominio le prove di qualche illecito. In questo caso, la prova
della delazione è solo il primo aspetto. I dati in questione, sono la
prova di un illecito? Sì. Sono stati resi di pubblico dominio? Sì.
L’identità del delatore o dei delatori è rimasta segreta? Sì, e con
buona ragione.
Ma questo non esclude l’hackeraggio,
perché quello che fa un delatore, può farlo anche un hacker, anche se
con difficoltà. Per i delatori è più facile: vedono le prove di un
illecito, si risentono, copiano i dati su una chiavetta USB, la fanno
uscire dall’ufficio e la caricano su Wikileaks da una postazione wifi
pubblica, utilizzando un vecchio laptop comprato di seconda mano e poi
distrutto. Ma che cosa è costretto a fare invece un povero hacker? Deve
penetrare in un server dopo l’altro, ogni volta correndo il rischio di
essere beccato, solo per scoprire che i server contengono verbali di
incontri pubblici, vecchi comunicati stampa, backup di siti web pubblici
e, come prove incriminatorie, un intero giacimento di fotografie di
gattini che giocano con i gomitoli, scaricate da una segretaria che ha
il Toxoplasma Gondii.
La soluzione, naturalmente, è quella di
creare qualcosa che valga la pena di hackerare, o di spifferare, ma
questo è un problema molto più arduo. Quello che i Russi hanno allora
dovuto fare è stato di prendere l’incorruttibile, candida, santarellina e
funzionario pubblico degno della massima fiducia Hillary Clinton,
infiltrare la Fondazione Clinton, la campagna presidenziale di Hillary e
il Comitato Nazionale Democratico e manipolarli in modo tale che
facessero tutta una serie di cose che, una volta spifferate (o
hackerate), avrebbero sicuramente indotto l’elettorato a voltare le
spalle alla Clinton. Agli ordini, Compagno Putin!
Questi Russi sono sicuramente in gamba! Sono riusciti a trasformare il CND in un’operazione anti Bernie Sanders,
privandolo dei voti elettorali attraverso tutta una serie di manovre
subdole, mentre, allo stesso tempo, rinfocolavano l’antisemitismo in
alcune regioni della nazione. Sono riusciti a far sì che Donna Brazile
desse in anticipo alla Clinton le domande che le sarebbero state poste
durante il dibattito presidenziale (con Trump). Sono anche riusciti a
convincere alcuni oligarchi ucraini e principi sauditi a versare qualche
milione di $ alla Fondazione Clinton in cambio di future concessioni in
politica estera.
L’elenco di questi sotterfugi russi da spifferare
continua all’infinito… E chi potrebbe fermarli?
E’ evidente che i Russi hanno dovuto
prima corrompere la Fondazione Clinton, la campagna presidenziale della
Clinton e il Comitato Nazionale Democratico, solo per fare in modo che
valesse la pena hackerarli. Ma, a questo punto sorge un problema.
Vedete, se noi possiamo penetrare in un server, allora chiunque altro
può farlo. Supponiamo che voi abbiate lasciato la porta di casa vostra
aperta e al vento, e che poi vi manchi della roba. Naturalmente potreste
dare la colpa al vicino che vi è meno simpatico, ma perché qualcuno
dovrebbe credervi? Chiunque avrebbe potuto entrare da quella porta e
portare via la vostra merda. Perciò è difficile poter andare oltre a
delle sterili denunce contro la Russia quando si parla di hackeraggio,
ma l’accusa di aver corrotto l’incorruttibile Hillary Clinton è tutta
un’altra storia.
Perché lo scopo finale dei Russi era quello di indurre Hillary Clinton a definire più di metà dei suoi elettori un “cesto di deplorabili”,
e questo non era certo un compito facile. Ci vuole una superpotenza per
organizzare una gaffe politica di questa grandezza. Lei lo ha fatto a
New York, di fronte ad una platea di LGBT. Adesso, Hillary Clinton,
quando si tratta di politica nazionale, non è certo una novellina: è
passata attraverso un certo numero di elezioni federali ed ha abbastanza
esperienza per capire che far incazzare metà del proprio elettorato in
un colpo solo, non è una mossa particolarmente astuta. Ovviamente era
stata in qualche modo ipnotizzata e indotta a proferire quelle parole…
senza dubbio da un super-intelligente operativo russo con base nello
spazio.
L’operazione segreta russa volta a
sovvertire la democrazia americana è iniziata con l’invio da parte dei
Russi di un agente nelle fino allora inesplorate regioni dell’America
rurale, per vedere come fossero fatte. Allungato sulla sua scrivania,
Putin ha tirato fuori una mappa degli Stati Uniti e un pennarello e ha
evidenziato un’area a sud della linea Mason-Dixon, ad ovest di New York e
della Pennsylvania e ad est delle Montagne Rocciose.
Lasciate che chiarisca. La mia lealtà è
divisa in due. Ho passato buona parte della mia vita andando a braccetto
con le elites transnazionali della Costa Orientale, ma ho trascorso
anche alcuni anni lavorando per una grossa azienda di macchine agricole
del Midwest e per un’importante tipografia, sempre del Midwest, perciò
conosco abbastanza bene lo spirito della regione. Sono sicuro che questo
agente russo ha riferito al suo ritorno che questa è una terra
densamente popolata da abitanti di estrazione anglo-irlandese, scozzese,
tedesca e slava, che sono maschilisti, che le loro donne (in quanto la
cultura è abbastanza maschilista) tendono a votare nello stesso modo
degli uomini, in nome della pace domestica, che non amano molto i neri o
i gay, e che tantissimi di loro considerano la Costa Orientale e la
California come dei covi di ingiustizia e corruzione, se non come delle
Sodoma e Gomorra dei nostri giorni.
Allora Putin avrebbe letto questa relazione e avrebbe diramato il seguente ordine: “fate in modo che la Clinton li faccia incazzare tutti quanti”. E così è stato, a sua insaputa, usando metodi nefasti, Hillary è stata programmata, con l’ipnosi, a pronunciare la frase “un cesto di deplorabili”.
Un operativo russo, che si nascondeva fra la folla degli attivisti
LBTG, ha fatto un gesto e ha messo in funzione il programma nel
cervello, già sovraccarico, di Hillary, e il resto è storia. Se questo è
ciò che è veramente successo, allora Putin dovrebbe essere nominato
Agente per le Operazioni Speciali dell’anno, mentre tutti gli altri “leaders mondiali”
dovrebbero uscire in silenzio dalla porta posteriore, sedersi per terra
in giardino, mangiare un po’ di terriccio, vomitarselo sulle mani e,
piangendo, strofinarselo sugli occhi, perché come potrebbero anche solo
sperare di far meglio di così?
O possiamo semplicemente ritornare alla
mia teoria del parassita cerebrale. Non vi sembra molto più realistica
adesso? Non solo è molto più semplice e molto più credibile, ma ha anche
una certa capacità predittiva che manca alla teoria dell’“hackeraggio russo”.
Vedete, quando ci sono di mezzo dei parassiti, è raro che ci sia solo
un sintomo. Di solito, c’è tutta una costellazione di sintomi. E così,
giusto per fare un paragone, vediamo quello che è successo in Ucraina
dopo che è stata infettata dal Parassita Cerebrale Ucraino e
confrontiamolo con quello che sta succedendo negli Stati Uniti, adesso
che il parassita si è diffuso anche lì.
1. L’Ucraina è governata da un oligarca, Petro Poroshenko, il “re dei cioccolatini”,
insieme ad una cricca di altri oligarchi, a cui è stata affidata la
gestione delle province e dei ministeri. Ed ora anche gli Stati Uniti
stanno per essere governati da un oligarca, Trump, il “re dei casinò”, insieme ad una banda di altri oligarchi, da Exxon Mobile a Goldman Sachs.
2. L’Ucraina ha ripudiato i suoi accordi
commerciali con la Russia, mandando in rovina la propria economia. Ed
ora Trump sta promettendo di rifiutare, e forse rinegoziare, tutta una
serie di trattati commerciali. Per una nazione che da decenni ha la
bilancia dei pagamenti in forte passivo e che ripaga il debito facendo
continuamente nuovi debiti, tutto questo non sarà ne semplice ne sicuro.
3. L’Ucraina ha avuto non una, ma due
Rivoluzioni Colorate, promosse nientemeno che dall’odioso oligarca
George Soros. Gli Stati Uniti si trovano ora di fronte alla loro
Rivoluzione Colorata, la Rivoluzione Viola, pagata dallo stesso Soros,
con l’obbiettivo di rovesciare i risultati dell’elezione presidenziale e
mandare a monte l’insediamento di Donald Trump, per mezzo di una
varietà di complotti sempre più disperati, comprendenti dimostrazioni
pagate, riconteggi dei voti e tentativi di influenzare il Collegio
Elettorale.
4. Ormai sono più di due anni che
l’Ucraina è impantanata in una sanguinosa e stupida guerra civile.
Ancora adesso le truppe ucraine (con l’aiuto della NATO) lanciano
missili sui quartieri residenziali delle regioni orientali della nazione
e, come risposta, vengono decimate. Fino ad ora, la vittoria di Trump
sembra aver placato i “deplorabili”, ma, se la Rivoluzione
Viola dovesse aver successo, gli Stati Uniti potrebbero assistere a
delle grosse dimostrazioni popolari, che potrebbero anche sfociare in
una guerra civile.
Il Parassita Cerebrale Ucraino ha
devastato l’Ucraina. Ma ormai è troppo tardi perché ci si possa fare
qualcosa. Tutta la gente migliore se n’è già andata via, la maggior
parte in Russia e tutto quello che rimane è un guscio, vuoto e marcio.
Deve finire in questo modo anche per gli Stati Uniti? Io spero di no!
Ci sono, mi sembra, due possibilità. Una è quella di considerare quelli che sostengono la storia dell’“hackeraggio russo” o dell’“aggressione russa”
alla stregua di avversari politici. Un’altra è quella di ritenerli dei
malati di mente temporanei.
Certo, il loro cervello è infettato dal
Parassita Cerebrale Ucraino, ma questo significa solo che le loro
opinioni non vanno prese in considerazione, almeno fino a quando non si
sentiranno meglio. E, dal momento che questo particolare parassita
cerebrale influenza specificatamente il comportamento sociale, se noi ci
rifiutassimo di ricompensare questo comportamento con dei rinforzi
positivi, cioè prendendolo in considerazione, allora sopprimeremmo la
maggior parte dei suoi sintomi debilitativi, costringendo alla fine il
parassita ad evolversi verso una forma molto più benigna.
Come in molte
altre malattie infettive, la lotta contro di esse inizia con il
miglioramento dell’igiene, in questo caso dell’igiene mentale. E perciò
ecco la mia ricetta: quando vedete della gente che straparla di “hackeraggio russo” o di “aggressione russa”,
siate pietosi e caritatevoli verso di loro, come individui, perché sono
temporaneamente inabili, ma non date retta ai loro sproloqui, cercate
invece di fare in modo che imparino a controllarli.
*****
Articolo di Dmitry Orlov pubblicato da Club Orlov il 16 dicembre 2016
Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it
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