“Più ti avvicini a Dio,
più ti avvicini a te stesso.”
(Proverbio arabo)
Un
uomo andò da Ramakrishna. Stava andando in pellegrinaggio a Benares,
per fare un bagno rituale nel Gange e, prima di partire, aveva deciso di
andar a toccare i piedi del suo Maestro. Ramakrishna gli chiese: «Che
bisogno c’è di andare a Benares? Il Gange scorre anche qui.» Infatti, il
tempio in cui viveva si trovava proprio sulla riva del fiume. Ma l’uomo
replicò: «Nei testi sacri è detto che Benares è il luogo sacro per
eccellenza. Se fai un bagno là, ogni tua colpa è purificata.»
Ramakrishna
era un uomo semplice, disse a quel uomo: «Puoi andare se vuoi, ma sta’
attento: lungo le rive del Gange sorgono alberi maestosi, li hai
notati?» Quel uomo gli confermò che, da bambino, era stato a Benares con
il padre e aveva effettivamente visto quegli alberi. «Ebbene -proseguì
Ramakrishna- è vero che i tuoi peccati vengono lavati via dal Gange, ma
essi si involano e siedono sui rami di quegli alberi, in attesa che tu
esca!
Sanno
che non puoi stare nel Gange per sempre, prima o poi dovrai uscire. E
quando ti stai rivestendo, quei peccati ritornano dentro di te e, a
volte accade che, anche i peccati di altri sedimentino nel tuo cuore…
quegli alberi sono stracolmi di peccati: sta’ attento a non fartene
carico!» L’uomo chiese come poteva salvarsi, e Ramakrishna gli disse:
«Dipende da te, per questo ti consigliavo di non andare a Benares!»
L’uomo concluse: «Hai creato in me un forte dubbio… andrò a casa a
pensarci su. Se le cose stanno così è uno spreco di tempo e basta!»
No,
non basta fare un bagno nel Gange, non basta un pellegrinaggio, non
basta una preghiera domenicale. I preti hanno creato queste scorciatoie,
perché gli uomini sono degli scansafatiche: di fatto non vogliono fare
nulla per la propria ricerca interiore. Ricorda: il paradiso non è da
qualche parte, nell’alto dei cieli; si trova dentro di te e, per
raggiungerlo, non occorre andare al Gange, né a Benares!
Ciò
che si deve fare è entrare dentro di sé. Ma non è una cosa che i preti o
le comuni religioni vogliono che tu faccia perché, se lo fai, ti liberi
da ogni schiavitù esteriore, anche da quella religiosa: allora tutti
quei rituali ti sembreranno stupidaggini senza senso. Entrando dentro di
te trovi la verità, incontri il Reale.
Viaggiare
verso l’esterno è un’abitudine a cui ti sei assuefatto, ma che non ti
ha dato alcuna soddisfazione, alcun appagamento. Il mondo interiore è un
mondo nuovo, in cui non hai mai neppure dato uno sguardo, in cui non
hai mai fatto un solo passo. Il Maestro ti insegna come puoi, pian
piano, camminare nel regno del tuo essere.
Ma
il Maestro ti dice di sedere in silenzio, e tu chiedi un mantra; è una
situazione pietosa, tristissima: il Maestro ti invita a sedere in
silenzio, e tu chiedi un qualsiasi suono per colmare quel silenzio!
Nessuno vuole essere in silenzio… nessuno vuole sedersi senza fare
nulla, ma questo è esattamente ciò che è la meditazione. La meditazione è
tornare a casa, è rientrare in se stessi, senza essere più niente e
nessuno.
Sei
tu, libero da qualsiasi aggettivo, libero da qualsiasi attributo,
libero da qualsiasi forma, privo di ogni maschera, senza personalità
alcuna. Ma ricorda, un solo lampo in te stesso ha di gran lunga più
valore di qualsiasi scrittura. Un solo bagliore della tua consapevolezza
ti farà entrare nel vero tempio del divino: un tempio che non è
costruito con pietre e marmi, ma che esiste da sempre dentro di te, ed è
formato dalla tua stessa consapevolezza.
È
una fiamma, una fiamma perenne che arde dall’eternità e che non
richiede combustibile alcuno. È in attesa che tu la veda, perché in
quella visione, per la prima volta, i tuoi occhi rifletteranno qualcosa
di sublime: la gioia, la luce, il canto, la bellezza, l’estasi
dell’esistenza. e non è detto che, entrando dentro di te, dimenticherai
l’esterno.
Allorché
entrerai dentro di te, nella sfera esteriore si irradierà il tuo mondo
interiore: nei tuoi gesti, nel modo in cui guardi e parli, nell’autorità
che accompagnerà le tue parole. Perfino il tuo tocco, la tua presenza,
il tuo silenzio, saranno un messaggio. La sfera interiore e quella
esteriore sono parti di un’unica realtà: riconoscerlo, viverle in quanto
tali significa fiorire, adempiere al proprio destino di esseri umani.
(Osho)
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