Tornato in patria, l’oppositore Nawaf Bashir moltiplica le sensazionali rivelazioni sul lato nascosto della opposizione siriana appoggiata da Stati del Golfo e le potenze occidentali. Sapendo che Bashir non è un oppositore qualsiasi: è uno dei fondatori della Dichiarazione di Damasco, una delle prime istanze dell’opposizione siriana apparse nel 2005. È anche il capo di una grande tribù, i Baqarat, il cui numero di membri è pari a circa un milione, secondo alcune stime.
Nel 2011 raggiunse l’opposizione durante lo scoppio della crisi siriana, lasciando la Siria per la Turchia nel 2012. Ma è tornato in Siria all’inizio del gennaio 2017. In un’intervista al canale televisivo arabo al-Mayadin, spiega che ha deciso di tornare in patria dopo aver scoperto l’entità del complotto contro la Siria. Secondo lui, molti oppositori hanno visitato Israele “credendosi di essere diventati degli eroi”.
“Alcuni di loro furono liquidati in Turchia. Perciò gli altri temono di parlare e molti vogliono tornare in Siria“, ha detto.
I legami pericolosi con al-Qaida
Bashir ha anche rivelato i legami tra il ramo di al-Qaida in Siria e
l'”opposizione moderata”, ed ha accusato l’ex-premier Riad Hijab di aver
avuto dal Qatar 47 milioni di dollari che ha poi dato al ramo di al-Qaida in Siria, Jabhat al-Nusra, ora rinominatosi Fatah al-Sham,
ed istruendolo su come attaccare la città di Aleppo.
Riferendosi alla
corruzione dilagante nell’opposizione siriana, soprattutto tra le
personalità più importanti che risiedono in Turchia, accusava chi
presiedeva la coalizione dell’opposizione siriana, senza nominarlo, di
aver rubato 116 milioni di dollari prima di fuggire in un Paese arabo e
fondare un suo partito. Ha ricordato anche il caso di un altro
funzionario che ha rubato 18 milioni di dollari ed è fuggito in Gran
Bretagna dove ha preso la cittadinanza inglese, e il destino ancora
ignoto di 51 milioni di dollari scomparsi dalle casse della coalizione,
per non parlare delle armi fornite ai ribelli e poi rivendute.
L’opposizione siriana ha anche riportato il caso di Nazir al-Haqim, un
membro della coalizione accusato di aver consegnato passaporti falsi a
chi voleva andare in Siria, come terroristi di SIIL e al-Nusra.
Secondo
Bashir, l’Arabia Saudita ha ridotto il sostegno all’opposizione siriana,
mentre il Qatar continua a rafforzarlo.
Il sequestro dei Fratelli Musulmani
Gli aiuti “che vengono spediti in nome del popolo siriano vanno direttamente nelle casse dei Fratelli Musulmani (MB), utilizzati da al-Qaida e al-Nusra, mentre posano da moderati, gli consegnano armi e ne preparano le forze per le battaglie, pensando solo a prendere il potere“,
rivelava inoltre. In una precedente intervista, indicava che la FM
controlla tutte le strutture dell’opposizione siriana, assicurandosi che
chi gli si oppone o non ne fa parte, non occupi posizioni importanti
nella coalizione e nell’alto commissariato per i negoziati.
Operazione estera fin dall’inizio
In un’altra intervista con il canale iraniano al-Alam, rivelava
che l’opposizione siriana persegue scopi dettati dall’estero, perciò
non ci fu il dialogo nazionale che il Presidente siriano Bashar al-Assad
propose all’inizio delle proteste nel 2011.
“Dall’inizio gli obiettivi erano esteri, perseguiti da individui che si compravano i manifestanti per spingerli alle armi… questo è il motivo per cui le cose mutarono corso: manifestazioni pacifiche che rivendicavano la riforma del regime e delle leggi e la creazione dello Stato dei cittadini e della democrazia, divennero dimostrazioni armate e quindi la catastrofe che il popolo siriano sta ancora pagando“.
Ricordava che ogni volta
che il governo siriano proponeva una soluzione politica in linea con le
richieste popolari, le proteste esplodevano per rifiutare il dialogo.
Bashir ha anche rivelato l’esistenza di 800 fazioni in Siria.
“Questo significa che ci sono 800 principati, ognuno controlla 20-30 villaggi e regioni, e sono finanziati da Arabia Saudita e Qatar e altri“, lamentava.
Il saccheggio dell’ELS
Ha anche svelato il saccheggio delle istituzioni dello Stato nelle
regioni controllate dall’esercito libero siriano, la prima milizia che
prese le armi ed attualmente sulla scia dell’offensiva turca nel nord
della Siria, “Scudo dell’Eufrate”.
“L’ELS era presente in molte regioni siriane, ma non fu in grado di dare alcunché ai cittadini. Fabbriche, ferrovie e istituzioni statali furono saccheggiate e derubate come bottino di guerra, in quanto proprietà del popolo siriano vanno restituite e non cedute a individui o gruppi armati“, si dispiaceva.
al-Manar 18 gennaio 2017
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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