“Ormai nessuno ha più tempo per nulla.
Neppure di meravigliarsi, inorridirsi,
commuoversi, innamorarsi, stare con se stessi.
Le scuse per non fermarci a chiedere
se questo correre ci rende felici sono migliaia,
e se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle.”
(Tiziano Terzani)
È
evidente che la crisi, che attualmente il mondo sta attraversando, e
eccezionale, e senza precedenti. Ci sono state crisi di vario genere in
diversi periodi storici, crisi sociali, politiche, nazionali. Le crisi
vanno e vengono; le recessioni economiche, i periodi di depressione
sopraggiungono, subiscono dei mutamenti e continuano sotto altra forma.
Lo
sappiamo bene, queste cose ci sono familiari. Ma certamente la crisi
attuale è qualcosa di diverso. È diversa prima di tutto perché non ha a
che fare con cose tangibili, oltre il denaro, ma riguarda le idee. È una
crisi eccezionale perché ha a che fare con la mente. Servendoci delle
idee, pianifichiamo i delitti.
Ovunque
nel mondo giustifichiamo il “me”, l’io, come mezzo per raggiungere un
obiettivo che riteniamo legittimo. Una cosa simile non ha precedenti. Un
tempo il male veniva riconosciuto per quello che era, ed un delitto era
un delitto; ma ora lo si considera un mezzo per raggiungere un nobile
risultato.
Che
sia una sola persona o un gruppo di persone a commetterlo, per
giustificarlo basta dire che serve a raggiungere obiettivi che
porteranno dei benefici all’umanità. Ma questo significa che
sacrifichiamo il presente al futuro: non importa se vengono impiegati
mezzi deleteri, quando lo scopo dichiarato e di produrre un risultato
che si ritenga benefico per l’umanità.
Questo
implica la convinzione che, usando mezzi sbagliati, si possano ottenere
giusti risultati; così abbiamo bisogno di un processo mentale per
giustificare l’uso di mezzi sbagliati. Abbiamo costruito una imponente
struttura di idee per giustificare il male, e sicuramente questo non ha
precedenti. Il male è male, non può produrre il bene. La guerra non è
un mezzo per ottenere la pace...
Abbiamo
bisogno di ubriacarci per sapere che cos’è la sobrietà? Abbiamo bisogno
di odiare per sapere che cos’è la compassione? Dovete fare la guerra,
dovete distruggervi la vita per sapere che cos’è la pace? È evidente che
il nostro modo di pensare non ha alcun senso: voi date per scontato che
sia un’evoluzione, una crescita, un passare dal male al bene, e vi
abituate a pensare secondo questo schema.
Certo,
fisicamente esiste una crescita, una piantina diventerà un grande
albero. Esiste il progresso tecnologico: Il progresso della tecnologia è
andato avanti per secoli, consentendoci di passare dalla ruota
all’aereo a reazione. Ma esiste un progresso psicologico, un’evoluzione
psicologica?
Ci
stiamo chiedendo se esiste una crescita, un’evoluzione del “me”, che
partendo dal male consenta di arrivare al bene. Mediante un processo
evolutivo che avviene nel tempo, il “me” che è il centro del male, può
diventare buono e nobile? Evidentemente no. Quella struttura psicologica
che è il “me”, che è il male, rimarrà sempre qualcosa di cattivo. Ma
noi non vogliamo rendercene conto.
E
crediamo che, col tempo, possa avvenire un cambiamento, una crescita
che consenta all’io di realizzarsi. La nostra speranza, il nostro
desiderio è che l’io, col passare del tempo, diventi perfetto. Ma che
cos’è l’io, che cos’è il me? È un nome, una forma, un cumulo di ricordi,
di speranze, di frustrazioni, di desideri, di sofferenze, di tormenti,
di gioie passeggere.
(Jiddu Krishnamurti, Il libro della vita, Astrolabio ed.)
fonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2017/05/giustificazioni.html
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