Un dialogo serio sul terrorismo ha avuto luogo alla
conferenza internazionale di Parigi che ha raccolto rappresentanti di
una trentina di paesi. Sono serviti da pretesto per l’appuntamento gli
avvenimenti in Iraq dove l’immenso livello di violenza da parte del
movimento “Stato islamico” consente di parlare di una minaccia a tutta
l’umanità. I partecipanti dell’incontro hanno convenuto di fornire alle
autorità dell’Iraq ogni tipo di sostegno, incluso quello militare. Nel
comunicato finale non viene specificato di quali misure militari
concrete si tratta. Vi è solo rilevato che tali misure corrisponderanno
rigorosamente alle richieste a ai bisogni delle autorità irachene,
nonché alle leggi internazionali, senza creare nello stesso tempo il
rischio per la popolazione civile.
Gli esperti si sono
accorti dell’astuzia di tale formula. Ed intatti, il principale
giocatore geopolitico calpesta tradizionalmente le leggi internazionali
in nome dei propri interessi. Non devono esistere illusioni in merito:
gli americani usano continuamente lo slogan della "lotta per i diritti
dell’uomo in tutto il mondo" per destabilizzare i regimi politici non
graditi. Gli esempi sono tanti. Così è avvenuto già più volte sia nel
Medio Oriente, sia nell’Africa del Nord, sia in Europa. I goffi
tentativi di esportare il modello occidentale di democrazia hanno
contribuito dappertutto alla scalata della tensione e all’impennata del
terrorismo, fa notare Vladimir Isaev, professore dell’Istituto di studi
sui paesi dell’Africa e dell’Asia presso l’Università statale
“Lomonosov” di Mosca:
Mi stupisce il fatto che i presidenti degli USA e della Francia con un’ostinatezza invidiabile continuino a ritenere quanti si trovano nel territorio siriano "combattenti per la democrazia" da sostenere, mentre coloro che si trovano nel territorio iracheno vanno bombardati come terroristi. Cercano di convincerne innanzitutto il proprio elettorato ed anche il pubblico internazionale. Intanto è stato più volte dimostrato che l’aiuto fornito dall’Occidente all’“opposizione moderata” siriana finisce nelle mani di fanatici religiosi. Il problеma è che i leader occidentali non danno ascolto agli argomenti ragionevoli. Altra cosa sono i loro rapporti speciali con le monarchie del Golfo Persico. Forse si sono veramente smarriti nei loro valori democratici e ritengono che i dittatori vadano rovesciati con ogni mezzo possibile. Ma in questo caso la questione riguarda il loro stato psichico.
La
minaccia terroristica è troppo seria per reagire alla stessa partendo
da queste o quelle considerazioni ideologiche ed ignorando le norme del
diritto internazionale. Proprio per questo motivo la Russia propone di
convocare una conferenza internazionale dedicata ad una profonda ed
integrale analisi dei problemi dell’estremismo e del terrorismo nel
Medio Oriente e nell’Africa del Nord. Secondo le parole del ministro
degli Esteri russo, Serghej Lavrov, la minaccia del terrorismo è molto
più complessa rispetto all’agenda odierna e molto più larga dal punto di
vista della geografia. Vanno esaminate le sue cause profonde anziché i
sintomi dell’impennata dell’estremismo. Bisogna valutare onestamente le
conseguenze delle guerre e delle aggressioni del passato, i motivi del
fallimento delle trattative sui conflitti di vecchia data, incluso
l’insuffiiente progresso sulla iniziativa pacifica araba, ha detto il
capo della diplomazia russa:
La Russia già da tempo solleva il problema del terrorismo nel Medio Oriente e nell’Africa del Nord. Lo ha fatto dopo la cosiddetta "primavera araba", quanto il compito di rovesciamento del regime è stato posto al di sopra del compito di opposizione alla minaccia terroristica. La Russia non tenta di accusare nessuno degli errori del passato ma parte dal fatto che le lezioni del passato vanno tenute in conto durante la formazione della nuova strategia. È necessario tenere a mente che nella lotta contro il terrorismo non possono esistere doppi standard, che i terroristi non possono essere buoni o cattivi, che nella lotta contro il terrorismo bisogna essere coerenti.
La
Russia è pronta a partecipare alla messa a punto dei supplementari
provvedimenti congiunti di lotta contro il terrorismo. Mosca fornisce
già rilevanti aiuti militari e di altro tipo per il rafforzamento del
potenziale antiterroristico dell’Iraq, Siria ed altri stati della
regione che sono in prima linea nella lotta contro lo “Stato islamico”
ed altri gruppi estremistici, ha detto Serghej Lavrov:
I comandati dello "Stato islamico" non devono avere illusioni. Non rappresentano in sé l’islam e agli stessi non sarà mai permesso di creare un proprio stato. Per conseguire il successo in questa lotta è necessario basare tutte le azioni su una ferma e netta comprensione del fatto che l’ascesa dell’ondata dell’estremismo cosituisce la minaccia principale alla regione.
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