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giovedì 18 settembre 2014

Quanto ingiusta questa Europa...

Quanto ingiusta questa Europa...

"L’Europa non è giusta”, “L’ingiustizia minaccia di spaccare l’Europa”, “Disparità sociale è in agguato”. È in questi termini che la stampa europea commenta il rapporto sui risultati dell’inchiesta sul problema della giusitizia sociale in Europa unita, pubblicato giorni fa dalla Fondazione tedesca Bertelsmann-Stiftung.
 
Gli esperti della Fondazione sono giunti alla conclusione che esiste un distacco sociale tra il Nord e il Sud dell’Unione Europea e che sta crescendo la differenza tra la ricchezza e la povertà.

Il settimanale “Wirtschaftswoche” ha osservato che i promotori della moneta unica avevano promesso il livellamento economico e sociale. Infatti, all’inizio tutto andava bene. Gli interessi sui prestiti nei paesi periferici dell’UE sono stati ridotti avvicinandosi al livello della Germania. C’è stato un boom dell’edilizia e dei consumi che ha portato all’aumento delle importazioni e alla crescita degli stipendi. 

Ma questa felicità, scrive il settimanale, è durata poco. Invece di sviluppare il sistema di istruzione e acquistare moderni macchinari, si è preferito investire i soldi nella costruzione di intere città senza abitanti. Gli stipendi crescevano più rapidamente della produttività del lavoro.

Il risultato è noto, riassume «Wirtschaftswoche». Grecia, Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda si sono indebitati fino al collo, tanto che hanno dovuto chiedere degli aiuti e avviare una serie di riforme molto difficili. Questo processo continua ancora oggi, ma è già chiaro che l’unità dell’Europa ne esce compromessa: il divario tra Nord e Sud sta crescendo. In sostanza, tutto quanto è stato scritto dal settimanale è stato confermato anche dagli esperti della Fondazione Bertelsmann.

Gli autori del rapporto sono giunti alla conclusione che l’economia evoluta, sebbene crei le premesse della giustizia sociale, di per se non la garantisce. Pertanto in futuro il tema della giustizia sociale deve essere messo al centro della politica europea, mentre la politica stessa deve diventare un elemento indivisibile della priorità della crescita economica.

Il rapporto della Fondazione tedesca si basa sull’Indice di giustizia sociale, elaborato dagli esperti della Fondazione. L’indice viene determinato sulla base di 35 criteri, tra cui politica volta a prevenire la povertà, accesso dei cittadini all’istruzione e al mercato del lavoro, efficienza del sistema sanitario, prospettive che hanno i giovani, grado di consenso sociale e altri indicatori. Da questo punto di vista i risultati dell’inchiesta sono abbastanza deludenti persino per i paesi più forti d’Europa.

Per esempio, la Germania, leader dell’economia europea, dal punto di vista della giustizia sociale è soltanto al 7mo posto tra i 28 stati membri. Al vertice della classifica ci sono Svezia, Finlandia, Danimarca e Olanda. Francia si è piazzata 11ma, Gran Bretagna 13ma, mentre Italia, Spagna e Portogallo sono scesi al di sotto del 20mo posto. L’ultima è la Grecia. In tutti questi paesi uno dei problemi più gravi è la disoccupazione, specie quella dei giovani, che sta battendo tutti i record. In Italia, per esempio, la disoccupazione dei giovani è salita al 40%. Anche la minaccia di povertà varia col variare dei gruppi di età. Tra i giovani questo indicatore è cresciuto negli ultimi 4 anni dal 26 al 28%, mentre nel caso delle persone al di sopra di 65 anni è, al contrario, diminuito. Ciò significa che le pensioni rimangono abbastanza stabili, mentre gli stipendi sono diminuiti durante la crisi.

Presentando il rapporto, il presidente della Fondazione Jörg Dräger ha detto che “il crescente divario tra i membri dell’UE e le varie generazioni può screditare la politica e provocare la tensione sociale”. Il capo del Parlamento europeo, Martin Schulz, da parte sua, ha dichiarato che non si può “restare impassibili di fronte al fatto che le lacune della giustizia sociale europea diventano sempre più numerose”. Oleg Barabanov, titolare della cattedra di politica dell’UE e del Consilgio d’Europa presso l’Istituto delle relazioni internazionali, sottolinea:
– Il divario tra i paesi del Nord economicamente saldi e quelli del Sud è cresciuto dopo l’allargamento dell’Unione Europea. Nella stragrande maggioranza dei casi l’economia dei nuovi membri era molto più debole di quella dei membri vecchi, pertanto l’UE ha deciso di riorientare gli aiuti verso gli ex paesi dell’area socialista. Ma senza il diretto sostegno finanziario da parte dell’UE, i paesi del Sud si sono rivelati incapaci di mantenere gli equilibri economici. Ciò è servito ad aggravare la crisi.
Insomma, a Bruxelles la politica continua a prevalere sul pragmatismo. In queste condizioni il termine “giustizia” ci pare poco appropriato.
 

Oleg Severghin


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