il relitto del DC 9 Itavia - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Io
so e ho raccolto le prove, ma non c'è un editore disponibile alla
pubblicazione: sembrano tutti a sovranità limitata. E allora, mi auguro,
con il sostegno concreto di cittadine e cittadini, si procederà
all'autopubblicazione del libro (e dell'ebook). Tra le numerose stragi impunite
in Italia dal 1947 in poi, nessuno ci ha ancora detto cosa è accaduto il 27
giugno 1980 al DC9 Itavia e chi ha deciso di sacrificare 81 persone (tra
cui due neonati) che erano a bordo per tutelare gli affari tra Stati. E sono trascorsi 34 anni.
Una
storia dimenticata quanto indimenticabile. Sragion di Stati: il livello
politico non è mai stato sfiorato dalla magistratura che infine ha
graziato i militari. Prove su prove ufficiali. La data segreta del
trasporto dell'uranio arricchito era proprio quella del 27 giugno1980
(fonte: International Atomic Energy Agency). Il governo francese, con i
suoi
servizi segreti, sapeva che il Mossad sapeva. Infatti, lo Sdece era al corrente che con ogni probabilità i servizi
israeliani avevano appurato la data in cui sarebbe stata effettuata la consegna
dell'uranio arricchito all'Iraq. E allora?
Temendo un attentato, - dopo quello
verificatosi il 6 aprile 1979, 48 ore prima che il carico
nucleare parta da Tolone alla volta dell’Iraq, il commando del Mossad penetra
nei depositi della società Constructions navales et industrielles de la
Méditerranée, a La Seyne-sur-Mer, e distrugge l’hangar numero 3, che contiene la
fornitura destinata agli iracheni - e l’omicidio del fisico nucleare Yahya el-Meshad a Parigi il 14 giugno 1980,
chiesero al governo tricolore di collaborare per la buona riuscita dell'operazione
di trasporto strategico. E che interessi aveva l’esecutivo italiano di Francesco Cossiga (depistatore fino alla fine)?
Un
affare complessivo di ben 2,5 miliardi di dollari: petrolio in cambio di
tecnologia nucleare in grado estrarre rapidamente il plutonio per ordigni
nucleari, nonché forniture militari.
A Washington e Tel Aviv temevano che l'Iraq potesse dotarsi in breve tempo della bomba atomica, grazie alle forniture dell'italiana Snia Techint e dell'Ansaldo Nucleare sotto la supervisione del CNEN (poi Enea). Gli israeliani, addirittura, ne erano terrorizzati dopo aver battuto invano la via diplomatica. E quale piano concordarono? Per non far capire agli israeliani qual era il velivolo da attaccare, caricarono l'uranio su un cargo camuffato in modo che apparisse del tutto simile ad un DC9, ritardando ulteriormente la partenza del DC9 Itavia, in modo da far transitare entrambi i velivoli a breve distanza l'uno dall'altro.
Ecco perché quella verità è inconfessabile. Dai
tracciati
radar è emersa la presenza di un velivolo bellico, proprio dietro al
volo IH
870, e i periti l'hanno attribuita ad un caccia.
Quel caccia tallonava
il DC9,
in modo da sembrare la sua scorta. E lo zio Sam in tutto questo, aveva
ovviamente un ruolo. Ma come si giunse alla tragedia? Quando l'aereo
radar d’oltralpe
rilevò inequivocabili segnali di un'imminente azione israeliana, scattò
l’allarme e da più siti di terra e di mare si levarono in volo aerei da
guerra.
Ecco perché il maresciallo Alberto Dettori operativo al radar AMI di
Poggio
Ballone parlò di quel rischio di guerra, e fu poi “suicidato” come tanti
altri
dalla solita intelligence. Quella sera ci fu una battaglia aerea e, nel
corso
di essa, fu colpito il DC9 Itavia. Perché proprio sul punto Condor fu
consumata la tragedia? Perché lì in fondo al mare c'è un abisso di 3.600
mila metri, e perché all'epoca i radar del sistema NATO (NADGE)
presentavano buchi neri, ossia vaste zone non coperte.
di Michele Russo
Sgretolato il muro di gomma: la verità è ben nota ai vertici dello Stato italiano e all'Aeronautica militare tricolore. Finalmente dopo 34 anni, grazie ad un’accurata inchiesta giornalistica sul campo, è stato sciolto il mistero sulla tragedia del DC 9 Itavia in cui persero la vita 81 persone; ed almeno un’altra ventina furono messe a tacere in seguito da un'intelligence innominabile, per non rivelare verità imbarazzanti che avrebbero fatto precipitare governi, e compromesso giganteschi affari, scombussolando equilibri geopolitici.
Scatole cinesi: un depistaggio che contiene un
depistaggio che, a sua volta, contiene un altro depistaggio. Un depistaggio non
solo temporale organizzato dal Sismi unitamente al Sios Aeronautica, ma anche
con la sostituzione dell’aereo caduto con l’aereo che fu poi fatto trovare. Il
depistaggio del cosiddetto "Mig" ha avuto una duplice caratterizzazione: la prima,
volta a posdatare la caduta (18 luglio 1980) rispetto all’evento Ustica
(27 giugno1980); la seconda, finalizzata ad occultare la verità sul velivolo
effettivamente precipitato (Mirage/Kfir), il quale potrebbe essere stato
verosimilmente sostituito col Mig libico, vale a dire col velivolo che s’è
voluto far trovare.
La storia del Mig è stata inserita in un secondo
momento dai nostri servizi segreti per confondere le idee ai magistrati. In
realtà, a cadere fu un aereo diverso: un Mirage o un Kfir (traccia radar AJ
450), posizionato nei cieli a 37 chilometri in posizione sud est della Sardegna.
E subito dopo la caduta, si levarono a turno dalla base aeronavale di Sigonella in Sicilia ben 5 velivoli P 3 Orion da ricerca
e ricognizione, che setacciarono la Calabria per rintracciarlo e per impedire il diffondersi
della notizia.
L'aereo di Castelsilano precipitato il 27 giugno non
era un Mig. Solo che il governo italiano per non far trapelare le responsabilità
di altre nazioni, provvide a recuperarlo in gran segreto e al suo posto fecero trovare
i resti di un Mig, modello 23 MF, decollato dall’aeroporto AMI di Pratica di Mare. Un depistaggio con tanto di
messinscena per posdatare l'evento, orchestrato proprio il giorno (18 luglio
1980) dell’esercitazione NATO Demon Jam
(marmellata del demonio).
Insomma, in Sila il governo italiano ha mandato in
onda il gioco delle tre carte. A Castelsilano non è caduto alcun Mig in connessione con Ustica. Quello
che è stato rinvenuto è solo l'aereo che s'è voluto far trovare per nascondere
una ben diversa realtà.
Quella, per esempio, che avrebbe fatto figurare
altre nazioni, mai menzionate come nel caso di Israele, tra le principali
protagoniste della battaglia aerea. E non a caso proprio su Israele, il 27
gennaio1998, l’allora presidente del consiglio dei ministri Romano Prodi, aveva
opposto il segreto di Stato al giudice istruttore Rosario Priore.
Allora, i servizi segreti francesi (SDECE), d'accordo
con quelli italiani (SISMI), avevano predisposto un programma ben preciso. Tale
piano prevedeva che il trasporto dell'uranio dovesse avvenire proprio la notte
della tragedia, per via aerea e con un cargo camuffato che doveva procedere
sulla scia del DC9, ma a distanza di sicurezza per non dover correre i rischi
che si è invece voluto far correre agli ignari passeggeri dell’Itavia.
Era
stata preventivata la possibilità che gli israeliani potessero colpire il DC9
per errore. I francesi e gli italiani sapevano che quel che poi è accaduto
aveva un alto margine di probabilità che si verificasse. Lo sapevano e non
hanno fatto nulla per impedirlo. Anzi, l’Italia ha ostacolatoe ritardato i
soccorsi, ginbnti soltanto dieci ore dopo, quando invece in loco stazionava
l0incrociatore lanciamissili Andrea Doria. I governi francese e italiano
sapevano e addirittura resero ancora più probabile l'accadimento quando, da
autentici professionisti del crimine, decisero di far scortare il DC9 da un
loro aereo militare. E’ proprio questo che rende inconfessabile lo scenario.
L’hanno
fatto perché in tal modo, se gli israeliani, vale a dire i sabotatori, avessero
attaccato, molto probabilmente sarebbe stato, com’è poi accaduto, proprio l’aereo
civile italiano a rimetterci l’esistenza. Il DC9, non il cargo camuffato
francese, che poi, dopo la battaglia aerea, passò indisturbato (il tracciato
radar inequivocabile è agli giudiziari) e portò a termine la missione.
Eppure la
strage di Ustica andrebbe studiata nelle scuole di ogni ordine e grado - dalle
elementari all’università - perché contiene la storia indicibile del Belpaese.
In qualsiasi altra parte del mondo se 81 cittadini inermi ed innocenti fossero
stati assassinati nella esecuzione del medesimo disegno criminoso, come minimo
sarebbe saltata qualche testa eccellente, qualcuno si sarebbe dimesso, un
ministro, un generale, un responsabile dei servizi segreti. In Italia nessuno
ha pagato, nessuno è andato in galera né, almeno, ha pensato di dimettersi,
anzi ha fatto carriera perfino qualche
magistrato denunciato nel 1990 con dovizia di prove al CSM.
Siamo l’unico Paese al mondo dove pezzi dello Stato,
ovvero delle Istituzioni, invece di cercare i colpevoli di una strage, hanno
ostacolato la ricerca della verità, depistato, distrutto prove, mentito. Siamo
l’unico paese al mondo dove i familiari delle vittime sono stati addirittura
minacciati di querela per aver sostenuto una tesi che poi la Corte di Cassazione
ha ritenuto vera (lo scenario di guerra).
Anche per questo motivo la strage di Ustica dovrebbe
costituire materia di insegnamento. Perché alcune cose vanno raccontate anche a
chi all’epoca non era ancora nato. Perché se conosci Ustica, conosci il Paese dove
sei nato e dove vivi. Se ti facessero studiare la strage di Ustica a scuola,
avresti la possibilità di capire perché il nostro Paese ha un così scarso
credito a livello internazionale.
Le ottantuno vittime sono poco più che un numero,
una statistica per lo Stato tricolore e i mass media. Invece erano esseri
umani, erano uomini, donne, bambini, anziani. Ognuno con la propria storia, il
proprio vissuto. Le loro foto andrebbero affisse in ogni scuola, con una breve
biografia. Non fosse altro per chiedere loro scusa. Non fosse altro per
ricordare a tutti che su quell’aereo avrebbe potuto esserci ognuno di noi e che
le cose brutte non capitano sempre agli altri. Non fosse altro per ricordare
che il diritto alla verità ed alla giustizia non riguarda solo gli altri, ma
riguarda tutti.
Solo questo sappiamo: che è stato impedito ai
familiari di seppellire in pace i loro morti, che sono anche i nostri morti. Ed
allora da Ustica come si esce? In un
solo modo: in piena luce. Spiegando esattamente cosa
accadde quella notte. Costi quel che costi. Questo Paese lo deve alle vittime,
ai loro familiari, lo deve a tutti, cittadine e cittadini, grandi e piccini.
Gianni Lannes
fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/09/strage-di-ustica-la-verita-indicibile.html#more
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USTICA: LE DUE STRAGI
il relitto del DC 9 Itavia - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Sgretolato il muro di gomma: la verità è ben nota ai vertici dello Stato italiano e all'Aeronautica militare tricolore. Finalmente dopo 34 anni, grazie ad un’accurata inchiesta giornalistica sul campo, è stato sciolto il mistero sulla tragedia del DC 9 Itavia in cui persero la vita 81 persone; ed almeno un’altra ventina furono messe a tacere in seguito da un'intelligence innominabile, per non rivelare verità imbarazzanti che avrebbero fatto precipitare governi, e compromesso giganteschi affari, scombussolando equilibri geopolitici.
Orbene, ben dieci editori
italiani, privi di
coraggio civile, pur apprezzando il lavoro hanno declinato l’invitato a
pubblicare l’opera. Nel 2010 l’autore di sua iniziativa ha verbalizzato
la portata
della sua documentata scoperta ai magistrati Amelio e Monteleone della
Procura
di Roma, segnalando anche alcuni nuovi testimoni (ex militari italiani).
Niente complottismi né opinioni, ma prove e fatti
inequivocabili. Per la cronaca: nessun governo
nostrano a tutt'oggi ha chiesto a Washington le registrazioni delle
comunicazioni militari ed istituzionali, effettuate segretamente dal
terminale Echelon in Italia (base di San Vito dei Normanni).
Addirittura, a livello giudiziario, non è mai stata realmente esplorata
la pista Tel Aviv, Roma, Parigi, Washington. E nessuno si è mai chiesto
per quale
ragione la nave Vittorio Veneto, della Marina Militare italiana, vicina
al punto di schianto del Dc 9, non abbia prestato alcun soccorso. E che
fine ha fatto il giornale di chiesuola di questo incrociatore
lanciamissili?
Così Gianni Lannes, dopo aver interrotto le
pubblicazioni sul suo blog, è giunto alla decisione di pubblicare in proprio
questo volume che non può giacere in un cassetto, ma giungere alla conoscenza
diretta dell’opinione pubblica.
Qua e là, l’autore ha già offerto qualche
anticipazione della intricata vicenda sul diario internautico SU LA TESTA!.
In concreto si tratta di stampare almeno 10-12 mila copie con la
prima tiratura e di realizzare anche una versione e-book,
con l’impegno di tenere conferenze di presentazione
in giro per l’Italia, ed affidare la distribuzione indipendente ed
autonoma del volume - in ogni regione italiana - a comitati di cittadini
ed associazioni senza fini di lucro.
Ora, eventualmente, tocca ai cittadini offrire un
contributo economico per realizzare quanto prima questo progetto, poiché non si
può pretendere dall’autore a sue spese anche la stampa del libro, dopo che ha
impegnato i suoi risparmi per portare a termine l’indagine.
Pertanto è a disposizione il seguente conto corrente
di Poste Italiane (indicare la causale USTICA):
numero: 93227742
codice iban:
IT 80 J076 0115 7000 0009 3227 742
per l'estero codice BIC/SWIFT:
BPPIITRRXXX
in alternativa è disponibile la Poste Pay
numero 4023 6005 7050 9325
intestazione
Luciano Lannes
Per conttatti scrivere a:
sulatestaitalia@libero.it
Dopo decenni di insabbiamenti e depistaggi è emersa
una verità indicibile per alcuni Stati che hanno macinato affari sul nucleare.
C’è un filo rosso e oscuro che attraversa la storia
di del Belpaese, un filo al quale restano appesi come fantasmi i misteri che
avvelenano la memoria e impediscono di definirci una democrazia compiuta. Dalla
morte di Salvatore Giuliano passando attraverso la stagione prolungata dei golpes, delle stragi, del sequestro
Moro, del Moby Prince, della P2, della trattativa segreta dei vertici di Stato tricolore
con Cosa Nostra.
Questo è lo Stivale della giustizia negata, delle
verità inafferrabili, dei segreti di Stato. Il paese nel quale la partita globale
della Guerra Fredda - sempre in atto - è costata un tributo pesante di vittime
innocenti. Un Paese dalla sovranità molto limitata, anzi inesistente.
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