Quanto si è "troppo giovani" , o "troppo vecchi" per governare ?
Quando e perché si è "competenti" o "Incompetenti" su qualcosa ?
Alessandro Magno a trent'anni aveva già conquistato un impero: è davvero importante, questo ?
Solo in questo modo si diventa adulti membri di una comunità autonoma, autosovrana.
Un risultato del tutto simile si può ottenere anche oggi, attraverso i referendum deliberativi senza quorum, di modo che ogni delega attribuita ai rappresentanti civili sia intesa come provvisoria, in quanto comunque soggetta alla volontà popolare quale ultimo agente decisionale.
Padri ?
No, grazie ..
"Referendum senza quorum" è una espressione che in prima istanza lascia
perplesse molte persone, troppo abituate alla delega forzata come metodo
di governo da trovare faticoso riflettere sull'autogoverno. Proviamo
allora a rivedere più in dettaglio la questione.
Anzitutto, i referendum saranno sia abrogativi che deliberativi. Il che significa che il popolo può, attraverso essi, non solo annullare leggi e norme preesistenti, ma anche stabilirne motu proprio di nuove.
"Senza quorum" può sembrare un requisito sbagliato, che potrebbe dare ad una piccola minoranza il il potere di imporre la propria volontà a tutti, ma non è così.
Consideriamo, dapprima, che ad un referendum partecipano, di fatto, solo le persone davvero interessate al problema in esame. Questo è quanto già accade nella democrazia rappresentativa.
Se si teme una inflazione di referendum a bassissima partecipazione, si può anche esaminare l'eventualità di stabilire preventivamente che tra due referendum sullo stesso oggetto debba prevalere quello che ha avuto maggiore adesione, o meglio quello che ha raccolto il maggiore consenso sulla delibera prodotta.
Moltiplicando le maggioranze relative m1 ed m2 per la percentuale di partecipazione, si deduce che la norma d1 ha ricevuto il consenso di M1 = 0,1m1 = 7% della popolazione intera, mentre la norma d2 ha ricevuto il consenso globale M2 = 0,3m2 = 16,5%, sicché la decisione d2 prevale.
E' sufficiente disporre di un programma informatico nel quale si possano riversare le proposte, rendendole disponibili alla discussione, elaborazione e modifica via internet. Ogni Municipio potrebbe disporre di un simile programma, e di terminali aperti all'uso di chi non ha un computer proprio.
E in Svizzera i referendum popolari sono un metodo deliberativo ampiamente collaudato.
Crimea e Novorussya si sono rese nazioni indipendenti via referendum popolare autonomo.
Questi esempi dimostrano la la tecnica dell'autogoverno è praticabile anche nei macrosistemi, come le nazioni moderne.
Ma riescono a farlo solo nella misura in cui l'individuo comune conceda loro il proprio consenso e obbedienza. Se non lo fa, ogni potere di realizzazione del sogno politico si dissolve nel nulla.
Non è utile cercare padri e madri a dirigere l'immagine della "famiglia" sociale, sogno infantile che diventa perversione autocastrante, se protratto in età adulta.
Secondo il buddhismo classico, nell'infinità dei tempi siamo già stati tutti padri e madri di tutti, ritrovandoci poi inconsapevolmente.
E nulla impedisce che ogni adulto si viva come padre e madre di se stesso.
Cominciando ad esercitarvisi fin da ragazzo.
In realtà. il problema sostanziale sta nel fatto che non c'è bisogno di
alcun "padre di famiglia" a dirigere il prossimo, né giovane né anziano,
né competente né incompetente.
C'è bisogno di sovranità popolare, non di padri.
Il padre e la madre servono ad allevare i bambini, attività che,
peraltro, in un mondo un po' più sano di quello in cui ci troviamo a
vivere, dovrebbero essere allevati da una comunità, con spirito tribale.
Ai tempi degli "Indiani metropolitani" tale metodo ha funzionato
benissimo, e funziona ancora oggi, per i pochi superstiti.
La gestione delle decisioni, nelle tribù pellerossa, avveniva attorno al
fuoco, con la partecipazione di tutti alla discussione: "tutti"
significa anche i bambini.
Solo in questo modo si diventa adulti membri di una comunità autonoma, autosovrana.
Un risultato del tutto simile si può ottenere anche oggi, attraverso i referendum deliberativi senza quorum, di modo che ogni delega attribuita ai rappresentanti civili sia intesa come provvisoria, in quanto comunque soggetta alla volontà popolare quale ultimo agente decisionale.
"Io ti incarico di rappresentarmi alla formazione di norme e decisioni,
ma l'ultima parola decisionale è comunque mia, poiché posso sia
annullare le tue decisioni che emanarne di autonome": così pensa ed
agisce il membro di una comunità che esercita la sovranità popolare,
invece della servitù rappresentativa.
Padri ?
No, grazie ..
Anzitutto, i referendum saranno sia abrogativi che deliberativi. Il che significa che il popolo può, attraverso essi, non solo annullare leggi e norme preesistenti, ma anche stabilirne motu proprio di nuove.
"Senza quorum" può sembrare un requisito sbagliato, che potrebbe dare ad una piccola minoranza il il potere di imporre la propria volontà a tutti, ma non è così.
Consideriamo, dapprima, che ad un referendum partecipano, di fatto, solo le persone davvero interessate al problema in esame. Questo è quanto già accade nella democrazia rappresentativa.
Dunque, immaginiamo che una piccola percentuale di persone, diciamo solo
il 10%, si sia espressa sull'argomento A, ed abbia deliberato una
norma. Ciò non implica che la decisione presa incontri il favore
dell'85% della popolazione rimanente, che è la maggioranza. Ma chiunque
sia contrario alla norma approvata può indire un nuovo referendum: sia
abrogativo di essa, sia deliberativo, qualora proponga di sostituire una
uova norma sul problema A, che sostituisca quella fissata dal primo
referendum.
Se si teme una inflazione di referendum a bassissima partecipazione, si può anche esaminare l'eventualità di stabilire preventivamente che tra due referendum sullo stesso oggetto debba prevalere quello che ha avuto maggiore adesione, o meglio quello che ha raccolto il maggiore consenso sulla delibera prodotta.
Ad esempio, al primo referendum ha partecipato la percentuale p1 = 10%
degli aventi diritto (la popolazione), emettendo una decisione d1 con
maggioranza m1 del 70%, mentre il secondo referendum ha avuto p2 = 30%, e
prodotto una decisione d2 con m2 = 55%.
Moltiplicando le maggioranze relative m1 ed m2 per la percentuale di partecipazione, si deduce che la norma d1 ha ricevuto il consenso di M1 = 0,1m1 = 7% della popolazione intera, mentre la norma d2 ha ricevuto il consenso globale M2 = 0,3m2 = 16,5%, sicché la decisione d2 prevale.
Tutto questo a prima vista può sembrare "macchinoso", ma dobbiamo tener
conto che nell'era informatica in realtà le operazioni tecniche per un
simile metodo di gestione sarebbero semplicissime.
E' sufficiente disporre di un programma informatico nel quale si possano riversare le proposte, rendendole disponibili alla discussione, elaborazione e modifica via internet. Ogni Municipio potrebbe disporre di un simile programma, e di terminali aperti all'uso di chi non ha un computer proprio.
Si noti che in Islanda il popolo,dopo avere abbattuto sia una
legislatura di centrodestra che una di centrosinistra, ha indetto e
vinto un referendum contro il debito, quindi ridiscusso
deliberativamente le leggi via internet, persino la propria
Costituzione.
E in Svizzera i referendum popolari sono un metodo deliberativo ampiamente collaudato.
Crimea e Novorussya si sono rese nazioni indipendenti via referendum popolare autonomo.
Questi esempi dimostrano la la tecnica dell'autogoverno è praticabile anche nei macrosistemi, come le nazioni moderne.
Desidero poi aggiungere una considerazione personale poiché,
incidentalmente detto, a proposito della "riunione tribale intorno al
fuoco", cui partecipano tutti, anche i bambini (purché in età in cui
sappiano già parlare, naturalmente), si fa così anche in Free Lakota
International Democratic Kingdom, nelle rare occasioni in cui sia
necessario riunirsi per qualche decisione.
Ed ha sempre funzionato benissimo.
Si tratta, oltretutto, del metodo migliore per far emergere i "capi"
provvisori che guidino una azione: perché il "capo" più adatto alla
circostanza emerge spontaneamente dalla discussione, diventa colui al
quale viene affidata pro tempore la guida di una specifica azione, in
base al consenso sviluppatosi, e niente più.
"E' d'uopo ricordarsi che noi uomini, di fronte alle pesanti esigenze della civiltà e sotto la pressione delle nostre rimozioni, troviamo di solito la realtà del tutto insoddisfacente, e nutriamo perciò un vita di fantasia in cui ci piace compensare quel che ci manca nel mondo reale, abbandonandoci a creazioni che appagano i nostri desideri" (Sigmund Freud, Quinta conferenza sulla psicoanalisi, 1910).
Esiste purtroppo una categoria peculiare di umani, ai quali la semplice
fantasia, onirica e diurna, non basta, e che fremono per tradurre in
fatti reali il parto delle loro produzioni psichiche, con l'intento,
persino, di imporle agli altri: gli uomini politici sono pagati per
farlo.
Ma riescono a farlo solo nella misura in cui l'individuo comune conceda loro il proprio consenso e obbedienza. Se non lo fa, ogni potere di realizzazione del sogno politico si dissolve nel nulla.
E l'individuo comune può riscoprire la realtà della sovranità individuale e popolare.
Non è utile cercare padri e madri a dirigere l'immagine della "famiglia" sociale, sogno infantile che diventa perversione autocastrante, se protratto in età adulta.
Secondo il buddhismo classico, nell'infinità dei tempi siamo già stati tutti padri e madri di tutti, ritrovandoci poi inconsapevolmente.
E nulla impedisce che ogni adulto si viva come padre e madre di se stesso.
Cominciando ad esercitarvisi fin da ragazzo.
Allora, quando in tal modo si sperimenta di essere sovrani della propria
vita, si crea lo spazio fertile per la realizzazione della sovranità
popolare, a distruggere ogni regime autoritario paternalistico, che
rimanga solo più un pallido ricordo lontano nel tempo passato.
Sarvamangalam.
Vincenzo Zamboni
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