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giovedì 5 novembre 2015

Dalle carni cancerogene alle bistecche di vermi…


Il mostro sacro dell’ufficialità in ambito sanitario ha emesso il suo verdetto.

L’oracolo di Ginevra, cioè l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO) ha decretato che la carne rossa lavorata è cancerogena come il fumo di sigaretta e l’amianto.

Leggermente meno tossica per l’organismo umano sarebbe la carne rossa non processata, che è stata classificata per questo motivo come un “probabile cancerogeno”.

 
A sconvolgere le notti di molti allevatori e di moltissime persone dedite a mangiare abitualmente questo tipo di carne è stato l’ufficialissimo ente Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione.

Lo Iarc ha analizzato 800 studi pubblicati e il risultato è stato ufficializzato su The Lancet Oncology, una delle più rinomate riviste in ambito oncologico.

In pratica la carne lavorata è stata inserita nel Gruppo 1 delle sostanze cancerogene per le quali “esiste una evidenza sufficiente che causino il cancro nell’uomo” in particolare allo stomaco e all’intestino crasso. Quella non processata è stata inserita invece nel Gruppo 2.

Incredibilmente nello stesso articolo in cui la carne rossa viene paragonata all’amianto, si ricorda anche che la stessa carne “contiene proteine di alto valore biologico e nutrienti importanti come vitamina B, ferro e zinco”. Della serie: se mangi la carne ti viene il cancro, ma non puoi non mangiarla perché sono proteine nobili! Un ossimoro di livello psichiatrico.

Quindi è meglio un uomo col cancro ma con la vitamina B, il ferro e lo zinco in regola o un uomo sanissimo senza cancro ma con un po’ di ferro in meno? Mistero della scienza…

Dopo l’uscita dello Iarc, l’attentissima ministra della salute pubblica Beatrice Lorenzin, la stessa che ha pubblicamente dichiarato che i vaccini pediatrici di massa sono assolutamente sicuri e innocui per i bambini, ha attivato subito il comitato nazionale per la sicurezza alimentare perché fornisca un parere in merito. Vuole sapere se deve o no mangiare lo zampone a Natale.

Le associazioni delle carni e dei salami (Assocarni e Assica) ovviamente hanno subito ribattuto che qui da noi in Italia il consumo di carne è basso e quindi non c’è alcun pericolo per i consumatori. 

Avete capito? Nessun pericolo. Parola delle industrie che macellano tonnellate di carne da mattina a sera! Ci si può fidare.

Il Rapporto non ha messo il luce solo statistiche, che in quanto tali possono sempre essere manipolate e/o interpretate a proprio uso e consumo: i ricercatori hanno riscontrato nelle urine delle persone che consumano carni rosse sostanze “capaci di alterare il dna”. Spiegando che “mutazioni del codice genetico erano presenti anche nelle cellule dell’intestino”. Quindi stiamo parlando di tossine alimentari in grado di danneggiare la catena della vita (DNA) e di provocare mutazioni che possono sfociare in cancro.

Entriamo nel dettaglio dello studio
Nelle carni processate il dito viene puntato non solo nei nitrati e nitriti usati universalmente per la conservazione i quali si trasformano in sostanze cancerogene, ma anche nei metodi di cottura, perché sia la griglia che il classico barbecue producono a causa delle alte temperature sostanze cancerogene nelle parti bruciacchiate (le parti nere).

Se qualcuno pensa di ovviare a tali rischi con cotture più basse si sta sbagliando di grosso, perché 
neanche la cottura a temperatura più bassa evita del tutto la comparsa di sostanze che hanno il potere di mutare il dna”.
Oltre a quanto appena detto il rischio di cancro secondo i ricercatori francesi è dovuto a particolari proteine presenti nel muscolo animale (mioglobine) che all’interno dell’uomo si trasformano in sostanze in grado di danneggiare il DNA.

Le conclusioni dello studio, che tanto stanno facendo discutere il mondo, sono risapute da decenni in chi si occupa di alimentazione umana e consapevole. Non c’è nulla di strano: le carni non sono fatte per essere digerite dall’uomo!

Come in tutte le organizzazioni sovranazionali e/o governative che si “rispettino”, gli studi e le conclusioni sono sempre lacunose e mancano di tasselli fondamentali.

Leggendo le dichiarazioni ufficiali sembra infatti che SOLO le carni rosse siano imputate di provocare mutazioni al DNA e quindi cancro. E le carni bianche? Andando per esclusione, fanno benissimo. Ci si può allora rimpinzare di pollo, tacchino, faraona, quaglia, pesce e uova ogni giorno perché non provocano il cancro. 

Gongolano i vari produttori i quali avevano appena finito di leccarsi le ferite dovute alla perdita economica per via dell’aviaria. Qualche anno fa per via delle infezioni aviarie le carni bianche sono state boicottate e sostituite dalle squisite e sicure carni rosse

Ora le cose s’invertono, ma il risultano non cambia.

Il vero problema delle carni
Il risultato non cambia perché il problema non è il colore o l’origine della carne: il problema sono le proteine di origine animale! Punto.

TUTTE le proteine che derivano da animali creano nell’organismo umano, dopo i processi metabolici, tossine che possono generare patologie anche gravissime. 

Mettere all’indice solo la carne rossa lasciando intendere che tutto il resto, carne bianca (pregna di ormoni e farmaci), pesce (carico di metalli tossici come il mercurio), uova e latticini (pregni di estrogeni e antibiotici) vanno assolutamente bene, è estremamente pericoloso e assai fuorviante.
 
Esattamente come dire: il fumo delle sigarette fa venire il cancro, ma il fumo dei sigari no, anzi fa bene alla salute.

Acidi e metaboliti vari
Tutte le proteine di origine animale, indipendentemente dal colore e dall’animale, quando vengono metabolizzate, cioè digerite, producono nell’intestino tossine cancerogene come cadaverina, putrescina, indòlo, scatòlo, ptomaine, e sottoprodotti come acido urico, acido fosforico, acido nitrico, acido solforico

Questi ultimi sono acidi molto forti che vanno a squilibrare l’armonia e l’assetto acido-basico di tutto il sistema a tal punto che per neutralizzare tale acidità l’organismo richiama immediatamente sali tamponi, cioè sali minerali (calcio, magnesio, potassio, ecc.) dai vari depositi: ossa (osteoporosi), denti (carie), capelli, unghie, tendini e vasi sanguigni.

L’eccesso di azoto contenuto nelle proteine animali, che il nostro organismo NON può utilizzare, è causa di nefropatie (patologie renali), gotta, iperuricemia, ecc. Patologie queste non a caso in crescita esponenziale oggigiorno.

Andando avanti con la disamina è bene anche sapere che tutte le proteine animali NON contengono assolutamente la fibra necessaria a stimolare gli importantissimi movimenti peristaltici, quindi l’evacuazione giornaliera dei veleni e delle tossine, inducendo stitichezza cronica, tossiemia, vene varicose, emorroidi, diverticoliti, appendiciti e in ultima istanza anche il cancro.

Un altro grossissimo problema non menzionato dallo studio dello Iarc e che tocca tutti gli animali sia quelli dalla carne rossa che quelli dalla carne bianca, è l’utilizzo negli allevamenti intensivi di antibiotici (prevenzione e ingrasso), ormoni (ingrasso e crescita), cortisonici (ingrasso e per stimolare la fame), anabolizzanti (ingrasso) e moltissimi altri prodotti chimici di sintesi, spesso illegali ma usati lo stesso.

Nel caso degli antibiotici per esempio stiamo parlando di una quantità pari a 10.000 tonnellate che finiscono per “curare” e “ingrassare” gli animali da macello. E’ scontato sottolineare che questi farmaci finiranno nel piatto dei consumatori ignari.

Quindi perché puntare il dito solo sulle carni rosse quando anche quelle bianche presentano le stesse problematiche? Cosa c’è sotto? Ci stanno per caso preparando psicologicamente all’entrata di altri alimenti? Magari insetti? 

Stranamente a pochi giorni dal clamoroso studio dello Iarc, il Parlamento di Strasburgo ha dato il via libera a quello che viene chiamato novel food (nuovo cibo): insetti, vermi, larve, scorpioni, ragni, alghe. Ma anche cibi costruiti in laboratorio (che non esistono in natura e quindi pericolosissimi per l’intero ecosistema), nuovi coloranti, prodotti di colture cellulari e tessuti e nuovi nano-materiali potranno finire nella nostra imbandita tavola.

Sono le coincidenze della vita. Da una parte ci avvertono che il cotechino e la trippa sono cancerogeni e le carni anemiche del vitello (vengono a tal proposito usati farmaci anemizzanti che fanno letteralmente esplodere i globuli rossi della povera bestia) o quelle pompate di ormoni del pollo sono meglio. Per poi dirci che il cibo del futuro sono vermi, ragni e cavallette….

Ci auguriamo che il Parlamento europeo di Strasburgo pubblichi quanto prima anche un ricettario per spiegare dettagliatamente come i ragni, le larve, i vermi e le locuste andrebbero consumati: tutto a crudo o sotto i 42° per appropriarci anche degli eventuali enzimi, oppure solo cotto? E nel caso dei fritti, per evitare la formazione dell’acrilamide, quali oli sarebbe meglio usare: quello quattro stagioni del motore auto o l’olio di paraffina?

Buon appetito a tutti…


Marcello Pamio


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