I cereali sono considerati essenziali per l’alimentazione umana, sia dalla cosiddetta scienza del mainstream, come pure da esperti delle varie correnti alternative, alcuni anche riveriti e portati sul palmo della mano da coloro che hanno accettato come storia le favole che si raccontano sull’origine dell’uomo e della sua alimentazione.
I più dicono che sono da evitare solo i
cereali raffinati e soprattutto le loro farine, mentre quelli integrali
vanno bene, anzi sono assolutamente necessari. Propongono pane, torte,
pizze e sfornati vari fatti con farine integrali, consigliando l’uso di
lievito naturale, come se il problema principale fosse l’utilizzo di
farine raffinate e del lievito chimico al posto di prodotti naturali.
Inoltre propongono per i bambini piccoli pappette a base di farine,
rendendoli stitici fin dalla prima infanzia.
La spiegazione storica che di solito
viene data a favore del consumo di cereali è che l’uomo, frugivoro in
origine, era una specie arboricola che viveva dei frutti colti dagli
alberi. Poi scendendo a terra iniziò a coltivare i cereali e questi
diventarono parte fondamentale della sua alimentazione e quindi tali
esperti adducono che i cereali, dimostrato anche dal largo consumo in
quasi tutto il pianeta, sono elementi essenziali per l’essere umano.
Quello che dimenticano è che un organismo frugivoro non si trasforma in
un altro tipo di organismo per il solo fatto di abituarsi a cibarsi di
alimenti diversi da quelli che sono appropriati per la sua
alimentazione. E il fatto che sopravviva non significa che tale nuova
alimentazione sia adatta.
Sostenendo che i cereali sono cibo per
gli uccelli e non per l’essere umano si diventa alquanto impopolari, ma
personalmente apprezzo il piacere di dire la verità anche se spesso
comporta il venire etichettati come incompetenti, estremisti, fautori di
teorie che non stanno né in cielo né in terra, soprattutto dai veri
incompetenti che proteggono ad oltranza il consumo di cereali.
Fortuna vuole che le persone che
adottano l’alimentazione crudista o fruttariana sono in costante aumento
e l’inutilità dei cereali, anzi il fatto che sono veramente inadatti
per l’alimentazione umana e che si può vivere bene e meglio senza di
essi diventa sempre più evidente.
Non è facile abbattere il “mito dei
cereali” anche perché molti fautori dell’alimentazione “alternativa”, e
quindi sponsor ed amici di esperti del settore, sono imprenditori e
commercianti che hanno o forniscono “negozi del biologico” e una larga
parte del loro commercio è sostenuta da prodotti cerealicoli.
Se entri in un negozio di prodotti
biologici potresti non notare alcuna differenza fra quanto troveresti un
piccolo supermercato tradizionale a conduzione familiare, se non per il
fatto che i prodotti nell’uno sono biologici e nell’altro no. Nel
negozio bio trovi tutte le farine, bianche e integrali, di un sacco di
cereali diversi, biscotti, dolci, brioche, merendine, pizze, pane, tutti
i tipi di pasta, e ogni cosa che la fantasia umana sia in grado di
sfornare. Tutto rigorosamente bio, ma questo non è il fattore che fa la
differenza.
I problemi provenienti dal consumo di
cereali non vengono risolti sostituendo quelli raffinati con altri
biologici ed integrali, perché non derivano da come vengono coltivati o
trattati ma dalla costituzione stessa dei cereali.
Certo, il cereale in chicchi interi
coltivato secondo i canoni dell’agricoltura biologica non è così
problematico come il cereale raffinato coltivato in campi pieni di
pesticidi e diserbanti, ma non costituisce comunque un alimento adatto
all’alimentazione umana, per quanto possa essere utile per sopravvivere,
se vogliamo parlare di mera sopravvivenza.
Ciò che rende inadatti i cereali per l’alimentazione umana è la sostanza di cui sono fatti per maggior parte: l’amido.
Il corpo umano non può in nessun modo
utilizzare l’amido in quanto tale così com’è, deve essere convertito in
glucosio prima che possa essere utilizzato. Deve essere convertito in
varie sostanze, destrosio, maltosio, ecc, prima di essere
definitivamente trasformato in glucosio, la forma che il corpo può
utilizzare.
Deve essere trasformato in glucosio a
scapito dell’energia del corpo, di cui una grande quantità deve essere
spesa in questi vari processi di conversione.
Dopo aver mangiato un piatto di pasta o
una pizza, per quanto leggero il pasto possa essere stato, ci si sente
comunque meno pimpanti di prima che ci mettessimo a tavola, perché il
corpo si sta prendendo energia per i processi di conversione dell’amido.
Chi può, si concede il sonnellino pomeridiano mentre il corpo digerisce gli amidi.
Ora, essendo questo il caso, non sarebbe
più semplice e meglio per noi mangiare quei cibi che forniscano
direttamente glucosio senza nessuna di queste trasformazioni che
richiedono energia supplementare?
Se immettessimo direttamente nello
stomaco degli zuccheri come prodotti alimentari, la digestione sarebbe
un processo semplice, e ulteriore energia non sarebbe sprecata in
inutili processi di conversione.
Il fruttosio è il più dolce tra tutti gli zuccheri e viene convertito facilmente in glucosio sia nel fegato che nell’intestino.
Non ci può essere alcun motivo valido
per cui non si dovrebbe adottare questo punto di vista e, dato che la
frutta fresca contiene molto fruttosio in uno stato libero e naturale,
diventa ovvio che possiamo ottenere dalla frutta fresca tutto quello che
otteniamo come derivato dai cereali (con l’eccezione del materiale
proteico che possiamo ottenere dalla frutta a guscio) e in un stato di
gran lunga migliore, perché immediatamente assimilabile da parte del
corpo.
Ovviamente non è facile liberarsi di
punto in bianco dei cereali, Arnold Ehret per questo ha ideato la dieta
di transizione e suggerisce nel suo libro il “Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco”, se proprio qualcuno non riesce a fare a meno del pane, di mangiare delle fette di pane ben tostato.
La ragione di questo e che relativamente
pochi sanno, soprattutto quelli che accusano Ehret di non apportare
prove scientifiche, è che una parte di amido contenuto nel pane durante
il processo di tostatura si trasforma in destrina, più assimilabile
dell’amido.
In questo modo, una parte dell’amido
originale contenuto nel pane è “predigerito”, e quindi consente di
risparmiare le energie vitali durante la digestione. Anche se non va
dimenticato che la destrina viene usata per fare delle colle, per
esempio la famosa Coccoina.
Oltre a questo, gli amidi durante il
processo di conversione lasciano un residuo colloso che ha un effetto
costipante, prima a livello intestinale, e poi, dato che questo residuo
colloso, che Ehret chiamava muco, viene assorbito dai villi intestinali,
viene trasportato attraverso il sistema sanguigno in ogni organo,
costipando gradualmente ogni vaso sanguigno e linfatico, e infine
l’ambiente cellulare e questo è sempre più chiaramente visibile nel
corpo delle persone man mano che avanzano con l’età.
La frutta di ogni tipo ha caratteristiche detergenti, solventi e leggermente lassative, ed è anche un potente germicida.
Perché nonostante le spiegazioni di cui
sopra, nonostante dopo aver compreso, alcuni che decidono di non
consumare i cereali non ci riescono se non per breve tempo e addirittura
soffrono di vere e proprie crisi di astinenza?
Molti concorderanno che un “bel piatto
di pasta” fumante o i dolci nella vetrina del pasticcere ci lasciano
paghi e soddisfatti, riempono anche quei vuoti non solo nello stomaco ma
anche emozionali, seguiti poi da una vera e propria crisi di astinenza
di solito dopo un giorno o due, o quando la mente lancia un arpione su
una bella immagine del tipo “dove c’è pasta c’è casa”.
I cereali contengono, oltre all’amido,
le vitamine B3, B6, C che sono necessarie per trasformare il triptofano
in serotonina, chiamata la “molecola della felicità”.
Il triptofano lo troviamo un po’ in
tutta la frutta e la verdura e in maggior misura in: indivia, asparagi,
spinaci, biete, cavolfiori, lattuga, pomodori, peperoni, radicchio,
melanzane, avocado, ananas, banane, kiwi, prugne, noci, agrumi.
Mentre il problema
dell’approvvigionamento di triptofano non sussiste per chi adotta
un’alimentazione priva di cereali, se sono carenti le vitamine B3, B6, C
la trasformazione in serotonina non avviene e un livello basso di
serotonina induce uno stato d’animo melanconico e depresso. La maggior
parte degli stati depressivi non sono di origine psicologica ma effetto
collaterale di un’alimentazione carente di vitamine. Per questo motivo
chi si trova giù di tono tende a mangiare dolci, pizza o pasta, per
procurarsi i reagenti (B3, B6, C) che trasformeranno il triptofano in
serotonina e li farà sentire meglio, più sereni.
Queste tre vitamine sono contenute anche
in alcuni vegetali non amidacei. La B3, o acido nicotinico o niacina,
si trova nei pomodori nelle carote e nelle noci, la B6 o piridossina,
nelle carote e nelle nocciole, la C nella frutta e verdura fresca come
agrumi, kiwi, peperoni, broccoli. Mentre per la C non ci sono problemi
nell’approvvigionamento, per la B3 e la B6 è già più difficile perché
gli alimenti vegetali, escludendo i cereali ne contengono in poca
quantità.
Per questo motivo è necessario aumentare
il consumo di pomodori, carote e frutta a guscio, in questo modo la
conversione del triptofano in serotonina permetterà di liberarsi dalla
brama di pane, pasta, dolci e pizza.
Non è il bisogno di proteine e non è
vero che la saggezza del corpo spinge a consumare i cereali, come alcuni
sostengono, per procurarsele, in realtà il corpo cerca di procurarsi le
vitamine necessarie per convertire il triptofano in serotonina e
conseguire il benessere che ne deriva.
Ovviamente le riviste, anche del settore
dell’alimentazione biologica, che fra i loro inserzionisti hanno
aziende di prodotti cerealicoli non supporteranno questo punto di vista,
come pure chi ha incondizionatamente accettato che il consumo di
cereali sia essenziale per il benessere dell’uomo senza aver mai
verificato se sia vero o no.
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