Non aderisce da anni alla campagna
vaccinale e si rifiuta di somministrare i vaccini antinfluenzali ai suoi
pazienti. Per questa ragione il Dott. Giorgio Cezza, medico di medicina generale di Maglie [Lecce], ha ricevuto dalla ASL di Lecce una contestazione di addebito. “L’atteggiamento posto in essere – si legge – costituisce un chiaro inadempimento contrattuale“. La lettera, firmata dall’attuale Direttore generale facente funzioni della Asl salentina, Vito Gigante, è stata recapitata al Professionista.
Questo provvedimento rappresenta l’unica arma che può essere utilizzata dal nuovo Sistema Classista
che reclama l’imposizione dell’obbligo vaccinale, ovvero revocare la
convenzione con il SSN per inadempimento, e d’altra parte, teoricamente,
potrebbero farlo anche con chi invece di somministrare un antibiotico
decide di prescrivere un rimedio omeopatico. Tuttavia,
basterebbe ricordare alla ASL che impedendo la pluralità di pensiero e
la garanzia di un certo grado di autonomia decisionale dei medici del
SSN si costringeranno anche i pazienti, non perfettamente inclini a
questa forma di inquadramento, a rivolgersi ai medici privati e/o liberi
professionisti.
E’ altresì innegabile che, in questo periodo, si sta cercando di perseguire l’obbiettivo della creazione di un Sistema Classista discriminatorio che separi il vaccinato dal non vaccinato, in ambito scolastico così come nei luoghi di lavoro.
Molti considerano il tentativo
d’imposizione della vaccinazione influenzale annuale agli operatori
sanitari come il pezzo più inquietante dell’agenda d’importazione
americana Healthy People 2020. L’obbiettivo prevede addirittura l’obbligo vaccinale in cambio del mantenimento del posto di lavoro.
E’ dal 2012 che un certo movimento cerca
di dirigersi verso questo obbiettivo, soprattutto negli Stati Uniti.
Nonostante le azioni federali, molti gruppi di alto profilo in
rappresentanza di operatori sanitari continuano ad essere divisi
sull’obbligatorietà del vaccino antinfluenzale. L’Unione Nazionale Infermieri,
il più grande sindacato infermieri degli Stati Uniti, per esempio, si
oppone pubblicamente alle vaccinazioni obbligatorie per gli operatori
sanitari, mentre l’American Nurses Association si dichiara a favore.
Ma la divisione non ferma la tattica di bullismo e umiliazione utilizzate a livello mondiale per discriminare gli operatori sanitari che rifiutano il vaccino antinfluenzale, un vaccino che da ormai tre stagioni è riconosciuto privo di efficacia dagli stessi CDC di Atlanta, Centers for Diseases Control and Prevention.
Inoltre, le reazioni avverse e i decessi correlati al vaccino sono in
cima alla lista delle cause legali più compensate nel programma federale
statunitense di risarcimento dei danni vaccinali.
Questo programma, che era iniziato a piccoli passi, ora è chiaramente evoluto in una “guerra per la salute” che investe il campo dell’autonomia, della libertà personale e religiosa, e della protezione della propria integrità fisica.
Durante la stagione influenzale 2014-15,
il 40,1% del personale sanitario ha riportato un invito
ricevuto dal proprio datore di lavoro per ricevere il vaccino
antinfluenzale. L’esigenza era più comune in ambito ospedaliero [64,8%] e
meno comune nell’ambito delle cure a lungo termine [26%]. Al contrario,
durante la stagione influenzale 2011-12 solo il 20,9% degli operatori
sanitari ha riportato un tale invito dal proprio datore di lavoro.
Centinaia di lavoratori sono stati
licenziati negli Stati Uniti per la rinuncia alla
vaccinazione antinfluenzale quando il loro datore di lavoro riteneva
necessaria l’inoculazione. Nel 2012, TriHealth,
il maggior datore di lavoro a Cincinnati, Ohio, licenziò 150 dipendenti
che non rispettarono il mandato obbligatorio del vaccino
antinfluenzale.
Christiana Health Care System, il più grande datore di lavoro privato nel Delaware, distingue i lavoratori con badge “Sono vaccinato” dai
lavoratori non vaccinati. I lavoratori vaccinati ricevono anche
un bonus annuale in busta paga, mentre coloro che optano per il rifiuto
alla vaccinazione devono indossare dispositivi individuali di protezione
[per esempio mascherine] durante qualsiasi interazione con i pazienti.
Kaiser Permanente ha
incluso una politica di vaccinazione antinfluenzale nel suo accordo
triennale con la rappresentanza sindacale. L’accordo, che è entrato in
vigore il 1 Ottobre 2015, impone la vaccinazione gratuita contro
l’influenza stagionale per i 105.000 lavoratori del Kaiser Permanente in
sette Stati e nel District of Columbia. I lavoratori non
vaccinati devono firmare un modulo di rifiuto e sono tenuti a indossare
una maschera chirurgica durante la stagione influenzale, mentre lavorano
in aree di cura dei pazienti.
I lavoratori sono privati di una scelta
E’ molto evidente che queste maniere forti hanno esposto molti operatori sanitari in un lungo cammino di bullismo per imporre annualmente i vaccini antinfluenzali.
Il CDC ha riportato un aumento del tasso
di vaccinazione contro l’influenza tra il personale sanitario, anno dopo
anno. Secondo il loro sondaggio online, il 77,3% ha riferito di aver
ricevuto il vaccino contro l’influenza durante la stagione 2014-15
season. In confronto, i tassi di vaccinazione tra gli operatori
sanitari di un decennio prima partivano dal 35,8% secondo i dati del National Health Interview Survey.
Il problema principale, oltre al fatto
che le persone vengono private dei loro più elementari diritti, è che
non vi è alcun reale ritorno sulla prevenzione dell’influenza nei luoghi
di lavoro.
Effetto limitato della vaccinazione antinfluenzale sui tassi di incidenza
Uno studio retrospettivo di settembre 2015 ha
rivelato che una volta che i tassi di vaccinazione negli operatori
sanitari raggiungono il plateau del 50% sul posto di lavoro, non vi è
alcun ulteriore calo dei tassi di influenza.
Lo studio ha valutato il tasso di influenza nosocomiale durante cinque stagioni influenzali presso l’Università del New Mexico Health Sciences Center
in relazione ai tassi di vaccinazione tra il personale sanitario. I
ricercatori hanno esaminato i tassi di influenza [definita come
infezioni diagnosticate con almeno 48 ore dopo il ricovero in ospedale
per malattia simil-influenzale] dal 2010 al 2015. Nel complesso, ci sono
stati 523 ricoveri con diagnosi confermata di influenza.
Durante questo periodo di tempo, i tassi
di vaccinazione sono aumentati dal 47% al 96%. Tuttavia, l’analisi ha
rivelato che, nonostante un calo iniziale dei tassi di influenza dal 9%
al 4,9% durante il primo anno, nelle stagioni successive non vi è
stata alcuna ulteriore diminuzione delle infezioni [4,3% ; 5,2% e 5,1%
rispettivamente]. Nel complesso, la diminuzione dei tassi di influenza
dalla prima all’ultima stagione è stata ritenuta non significante.
Consigliamo anche di leggere i nostri articoli:“Non è che dovremmo smettere di vaccinare“, ha affermato il ricercatore Brandon Dionne a Medscape Medical News “ma dovremmo concentrarci su altri interventi … come il lavaggio delle mani, un miglior screening dei pazienti e migliori precauzioni di isolamento” … perché, ha aggiunto, … “ad un certo punto, non si dispone di un vero e proprio benefici dalla vaccinazione per ridurre l’influenza nosocomiale“.
- Vaccino antinfluenzale: il solito spot pro vaccino omette le vere cause delle infezioni nosocomiali
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fonte: http://autismovaccini.org/2015/11/20/lobbligatorieta-vaccinale-rappresenta-la-nascita-di-un-nuovo-sistema-classista-discriminatorio/
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