mercoledì 9 marzo 2016

L’apparente tregua in Siria non ferma i piani di balcanizzazione di Washington e Tel Aviv

Soldati Esercito siriano

Mentre si regge faticosamente una tregua parziale delle armi in Siria, nelle zone già controllate dai gruppi terroristi di Al Nusra e dell’ISIS si registra la rotta di molte formazioni di miliziani, decimate dalle numerose perdite di queste ultime settimane (si parla di alcune migliaia di morti) e dalle frequenti diserzioni di miliziani che sono in fuga verso la Turchia, prima che vengano definitivamente chiusi i passaggi del confine turco-siriano.

Nonostante i ripetuti tentativi della Turchia di inviare altre forze ed altri rifornimenti di armi e munizioni ai miliziani jihadisti, la situazione sul campo è nettamente a favore dell’Esercito siriano e delle formazioni di Hezbollah, appoggiate anche da consiglieri iraniani e con il sostegno determinante dell’aviazione russa.

Mentre si regge faticosamente una tregua parziale delle armi in Siria, nelle zone già controllate dai gruppi terroristi di Al Nusra e dell’ISIS si registra la rotta di molte formazioni di miliziani, decimate dalle numerose perdite di queste ultime settimane (si parla di alcune migliaia di morti) e dalle frequenti diserzioni di miliziani che sono in fuga verso la Turchia, prima che vengano definitivamente chiusi i passaggi del confine turco-siriano.

Nonostante i ripetuti tentativi della Turchia di inviare altre forze ed altri rifornimenti di armi e munizioni ai miliziani jihadisti, la situazione sul campo è nettamente a favore dell’Esercito siriano e delle formazioni di Hezbollah, appoggiate anche da consiglieri iraniani e con il sostegno determinante dell’aviazione russa.


Oggi si può affermare, a cinque mesi di distanza dall’intervento russo in Siria, che Il successo delle forze russo-siriane si è compiuto sulla base di tre obiettivi principali raggiunti: 1) la protezione della zona costiera alawita (Latakia- Tartous), 2) il consolidamento della spina dorsale del paese, costituita da AleppoHama-Homs-Damasco, 3) l’interruzione del flusso dei rifornimenti dalla Turchia.

A questi elementi si aggiunge il controllo totale dello spazio aereo da parte delle forze aereo spaziali russe e siriane, grazie ai sistemi di dissuasione delle rampe di missili russi, SS300 ed SS400 che hanno escluso la possibilità di interferenze da parte della Turchia e della NATO, salvo le missioni autorizzate dal controllo congiunto Russia-USA. Questo è ormai riconosciuto ormai dagli analisti militari di vari paesi.

In sostanza l’intervento russo ha consentito di bloccare la fase avanzata del piano di balcanizzazione del paese previsto dalla strategia congiunta di USA ed Israele, mediante  l’ utilizzo delle formazioni di miliziani jihadisti, non a caso armate ed addestrate dai servizi di intelligence di USA e Gran Bretagna negli appositi campi  in Turchia e Giordania.
 
Il piano di smembramento della Siria  faceva parte di quel progetto generale per il Medio Oriente elaborato dagli strateghi di Washington (Brzezinski/Rice/Peters/Clark/Wright) alcuni anni prima e che vedeva nella Siria e nell’Iraq il fulcro centrale dei paesi da suddividere sulla base della composizione confessionale ed etnica delle popolazioni. Un medio Oriente balcanizzato più facile da controllare e sottoposto ad una egemonia anglo USA. Vedi: “The map of the Middle East could be redrawn”. An analysis by Robin Wright

Il piano era stato più volte enunciato e manifestato pubblicamente dai vari esponenti dell’establisment USA ed ultimamente anche dal ministro della Difesa Israeliano Yaalon, oltre a risultare scritto nel rapporto della DIA (Defence Intelligence Service)  del 2012 desecretato e reso accessibile dal quale si evince che Washington ha considerato la creazione di uno stato sunnita (definito “principato salafita”) nella Siria settentrionale come obiettivo strategico.

Al momento non si può escludere che, vista la situazione di stallo, Turchia ed Arabia Saudita, non rassegnate alla sconfitta dei gruppi terroristi da loro sovvenzionati e sostenuti, potrebbero decidere di giocarsi la carta di una controffensiva che potrebbe essere lanciata aprendo un nuovo fronte dal Libano, utilizzando la zona sunnita del paese, la provincia di Tripoli (da non confondere con la Tripoli di Libia) da cui potrebbe partire un attacco alle spalle contro Hezbollah e successivamente cercare una via d’entrata in Siria da Ovest.
 
Ci sono già le prime avvisaglie con la qualifica di “organizzazione terroristica” attribuita ad Hezbollah da parte del CCG (l’organizzazione degli stati del Golfo filo sauditi) e con il sequestro di una nave turca nell’Egeo diretta a Tripoli che trasportava armi e munizioni. Vedi: La Grecia intercetta una nave turca carica di armi e munizioni per Daesh in Libano

Fondamentale in questo disegno  il ruolo esercitato dalla Turchia che può attuare i collegamenti via mare con il Libano e trasportare armi e miliziani dalla Siria al Libano (come attualmente sta facendo con la Libia).

Di sicuro la Turchia viene sospinta   dagli ambienti di Washington nella sua azione di sostegno (ormai palese)  dei gruppi terroristi in Siria, incluso l’ISIS.

Occorre verificare se il programma della creazione di un nuovo fronte possa avere il benestare di Washington dove in questo momento si fronteggiano almeno due visioni differenti di azione, rispettivamente quella più accomodante di Obama che sembra non volere un coinvolgimento diretto di forze USA e quella più aggressiva dei senatori “neocons” repubblicani (il partito della guerra) che vorrebbero una azione immediata degli USA e della NATO per contrastare la presenza russa in Siria. Importante l’azione di Israele che in questo momento è fortemente interessata ad una azione in Libano per neutralizzare il pericolo costituito da Hezbollah, vista come una diramazione iraniana ai suoi confini.

L’analista israeliano  statunitense Stephen Cohen considera che ci sono settori dell’Amministrazione Obama che operano per silurare la tregua raggiunta in Siria che si trova già adesso sotto violenti attacchi su vari fronti mentre la Turchia e l’Arabia Saudita minacciano di ignorare gli impegni e lanciare la loro guerra contro la Siria. Vedi: Russia-insider.

Lo stesso   Ashton Carter, il “falco” segretario alla Difesa USA, ha dichiarato al Congresso ed alla Casa Bianca che l’accordo tra John Kerry e Lavorv per la tregua è di fatto un “trappola” e che la Russia continua ad essere la prima minaccia esitenziale per la supremazia degli  Stati Uniti.  Carter è di sicuro l’ispiratore del “piano B” per la Siria, nel caso in cui la tregua non regga, che prevede un intervento diretto di forze USA nel paese arabo per creare una zona sicura anti Assad ed anti russa che di fatto dividerebbe il paese, con il forte rischio di un conflitto allargato alla Russia ed all’Iran.

Di sicuro è ormai caduta la irrisoria mascheratura adotta dagli USA della “lotta all’ISIS”, visto che i veri fini dell’azione svolta dalla coalizione alleata, diretta da Washington in Siria, sono stati smascherati dal successo militare ottenuto dalla Russia che, con minori forze impiegate è riuscita in pochi mesi a sbaragliare e far arretrare i gruppi terroristi dalle posizioni conquistate interrompendo i flussi di rifornimento e contrabbando dalla frontiera turca. 

L’azione russo-siriana  ha dimostrato al mondo quanto fosse fittizia e pretestuosa la sbandierata lotta al terrorismo proclamata da Washington che perseguiva il vero fine di rovesciare il Governo di Damasco e permettere lo smembramento del paese con l’interessata collaborazione di turchi e sauditi, i veri avvoltoi calati sul paese arabo.

Le prossime settimane saranno decisive per verificare la tenuta della tregua sul campo ed anche per Obama ed i “falchi”  di Washington sembra arrivare l’ora delle “decisioni rirrevocabili”, quella che  che suona soltanto una volta e determina gli avvenimenti della Storia.

Luciano Lago


fonte: http://www.controinformazione.info/lapparente-tregua-in-siria-non-ferma-i-piani-di-balcanizzazione-di-washington-e-tel-aviv/#

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