Il Dr. Assad dichiara vittoria, avviato il ritiro della forza aerea russa dopo che i terroristi sono stati distrutti
Correggendo certe idee sbagliate, è importante stabilire alcuni fatti. Prima di tutto, l’Aeronautica russa non viene, ripeto non viene, ritirata completamente dalla Siria. Il rischieramento di forze avviene in modo graduale, come era avvenuto lo schieramento. Ricordate, la Russia ha un accordo sulle strutture portuali di Tartus e la nuova base aerea di Humaymim, a sud di Lataqia. Queste basi richiedono manutenzione e intervento continuo di tecnici e soldati/marinai russi. Quindi, quali sono i cambiamenti sul campo che hanno motivato i russi a discutere del ritiro con il Dr. Assad?
1. Il ritiro non è “improvviso”, come suggerisce certa propaganda con
imbarazzante ingenuità. Proprio come lo schieramento fu ben studiato dal
Ministero della Difesa russo, anche il rientro era pianificato fino al
minimo dettaglio. La Russia non ha mai avuto alcun interesse ad occupare
la Siria o a farsi coinvolgere in una guerra di lunga durata simile a
quella in Afghanistan, che provocò l’unica sconfitta militare della
Russia dall’ascesa dell’impero ottomano. Gli Stati Uniti, d’altra parte,
subirono numerose sconfitte e batoste nella penisola coreana, Vietnam,
Afghanistan, Iraq, per citarne solo alcune. La guerra del Vietnam durò
quasi 8 anni e la guerra in Afghanistan è al 15.mo anno. E’ ovvio che i
russi abbiano imparato la storia, al contrario degli statunitensi.
2. L’intervento russo è avvenuto su richiesta del governo siriano. La
Russia non s’è imposta alla Siria e lo schieramento non era
un’occupazione. Come ho già scritto, il governo siriano, in particolare
questo governato del partito Baath, era restio a chiedere l’assistenza
di qualsiasi potenza estera o a tollerare militari stranieri sul
territorio siriano. È un assioma del nazionalismo arabo che la vera
libertà dei popoli del mondo arabo genera totale libertà dalla presenza
di forze estere. Perciò, come scrissi in un saggio l’anno scorso su
SyrPer, il Dr. Assad ha aspettato finché non era certo di aver bisogno
dell’aiuto russo per invertire la situazione a favore dell’esercito
siriano. I russi, dal canto loro, dovettero attendere con i piani in
mano che il leader siriano aprisse la porta a tale intervento. Quando lo
fece, le anatre erano tutte allineate.
3. I russi avevano anche una strategia di uscita. I militari, soggetti
ai temperamenti mercuriali dei leader civili che inevitabilmente
richiedono una strategia di uscita, bene prezioso quando i leader
politici non vedono dei combattimenti. George Bush, padre di GW Bush,
ebbe tale strategia, cioè: uscire una volta che Sadam fu rimosso dal
Quwayt. I generali Schwarzkopf e Powell si affrettarono a consigliare al
presidente dal persistere in Iraq solo per spodestare Sadam.
Naturalmente, il presidente Bush combatté nella seconda guerra mondiale e
sapeva di cosa i generali parlavano. D’altra parte, George W. Bush
figlio non ebbe tale esperienza portando alla ripugnante e disumana
demolizione di società, infrastrutture e cultura irachene da parte dei
mostri anglo-statunitensi, per non parlare dell’occupazione del Paese,
chiamandola “Shock and Awe”. I russi, d’altra parte, erano lì per un
solo scopo, e una volta adempiuto a vantaggio del Dr. Assad, volevano
uscirne. Lo scopo dell’intervento russo era mettere l’esercito siriano
sulla strada della vittoria. Ciò è stato sostanzialmente compiuto. E’
anche opportuno ricordare che i dubbi sul morale dell’esercito siriano
andavano dissipati energizzandolo e dimostrandone la capacità di
assorbire nuove tattiche e sistemi d’arma.
4. I nemici della Siria sono sempre più disperati. I nemici sono ben noti a tutti i lettori. Ma vediamo dove sono dopo la decisione del Presidente Putin di ritirare le forze russe.
a. I sauditi, i primi ad incoraggiare il terrorismo finanziandone i gruppi peggiori e più nichilisti come SIIL, Jaysh al-Islam e al-Qaida, sono profondamente coinvolti anche nello Yemen. Anche se ci sono stati negoziati tra Arabia Saudita ed insorti huthi, è dolorosamente chiaro che l’Arabia Saudita ha dovuto ingoiare tutte le amare pillole, un’umiliante sconfitta militare per mano del più pietosamente povero Paese del mondo arabo. Spezzati, abbisognando dell’assistenza finanziaria delle banche, i sauditi hanno dovuto ridurre notevolmente i propri programmi sociali e gli stipendi ai terroristi in Iraq e la Siria. I russi ritengono che i sauditi non possano più presentare una vera minaccia per la Siria. Ma è ancora più straziante la posizione statunitense, enunciata da Barack Obama nell’intervista ad Atlantic Monthly. Non ha precedenti che un presidente in carica degli USA denigrasse i sauditi descrivendoli come “banditi”. Questo è un chiaro cambio della politica statunitense verso il regime reazionario e tirannico di Riyadh. E’ un messaggio ai sauditi: “Se insistete nel fomentare la destabilizzazione nella regione, non aspettatevi che veniamo a soccorrervi“. In altre parole, gli Stati Uniti dicono agli ex-alleati: “Se non cambiate modo d’interagire con i vostri vicini, forse sarà tempo per un cambio a Riyadh”. I sauditi non hanno acquirenti nella coalizione con cui volevano rovesciare il Dr. Assad a Damasco. Le loro manovre militari congiunte al confine iracheno sono state un fallimento completo, come si evince dal memorandum tradotto per i nostri lettori, che rivela le profonde perplessità dei vertici militari del regno sul caso siriano. Non solo le manovre erano inutili, ma denunciavano una lampante lacuna nella “strategia” architettata con i cinici neo-con di Washington: cosa fare quando Assad viene rovesciato? Chi deve prenderne il posto? E peggio ancora, cosa fare se il risultato del piano è una guerra regionale con l’Iran ed alleati, una guerra tra sette impegnate nell’annientamento reciproco? No. L’Arabia Saudita è ormai fuori dal quadro. Ciò è dimostrato dal fatto che il “Jaysh al-Islam” negozia a Ginevra, ben sapendo che il Dr. Assad non ha alcuna intenzione di lasciare la carica senza una sconfitta elettorale. Tale gruppo è così vicino ai sauditi che è impossibile vederlo fuori dall’influenza saudita. I sauditi sono giunti ad accettare il Dr. Assad, che piaccia o no.
b. Non serve spendere molte parole sul Qatar. Gli sforzi per scalzare il Dr. Assad sono stati un fallimento completo. E’ possibile che il ruolo ora distaccato nella crisi siriana sia dovuto alla comprensione del principe Tamim che il suo Paese sia un pollicino piazzato davanti ai cannoni iraniani e che, forse, tutto il trambusto sul gasdotto iraniano non sia che il biglietto per l’immaginaria e costosa Coppa del mondo.
c. La Turchia di Erdoghan oscilla per il tipico passo falso di rinnegare le promesse di ampliare le attività curde in Siria, Iraq e, assai meno, sud-est dell’Anatolia. Erdoghan, secondo i russi, non può invadere la Siria per la semplice ragione che il suo Parlamento non l’approverebbe e che i suoi generali, che nella quasi totalità non hanno mai visto un combattimento, siano prevedibilmente contrari a qualsiasi scenario che potrebbe tradursi in accuse di crimini di guerra. I generali che hanno esperienza in combattimento, languirono per anni in carcere su ordine di Erdoghan, ma furono scarcerati dai ricorsi alla Corte Suprema, sempre contraria ad Erdoghan. Questi generali, come Ilkert Basbug, vorrebbero impiccare Erdoghan col filo spinato. Le finte prove su Ergenekon ancora perseguono molti turchi. Siamo certi che i generali hanno detto al sultano di Ankara che i russi hanno armi antiaeree capaci di abbattere tutti i velivoli turchi. A ciò si aggiunge il fatto che la Siria schiera gli avanzati sistemi S-300 e Pantsir. Non sembra che i turchi siano intenzionati ad eventuali nuove avventure, essendo occupati da un PKK baldanzoso alleato alle PYG, alleate dell’Esercito siriano. L’esplosione ad Ankara di alcuni giorni prima avverta che ben altro ci sarà in futuro. E non solo del PKK Erdoghan deve preoccuparsi, ma anche dello SIIL che, se le mie fonti dicono il vero, ora vede l’ex-alleato e sostenitore turco come un traditore. Non stupitevi se si scoprisse che l’unico obiettivo dei militari turchi siano PKK e SIIL. Il Dr. Assad ha un ruolo cameo distanziato nella produzione saudita già altrimenti atroce. Erdoghan non può contare su nessuno nella sua guerra contro la Siria.
d. I Paesi della NATO hanno perso interesse sulla Siria. Mentre il francese Hollande continua a blandire i sauditi, se non altro per i soldi che gli hanno dato, vede le sue fortune diminuire radicalmente. Un recente sondaggio condotto in Francia ne ha mostrato l’indice di gradimento vicino a un triste 19%, e i suoi colleghi socialisti l’implorano di non candidarsi mai più. Le spie francesi già di stanza nel nord del Libano se ne sono andate e il governo francese rimane a ripetere gli stessi stanchi mantra sul Dr. Assad che non ha futuro in Siria. L’unica portaerei francese galleggia pigramente nel Golfo Persico. La Gran Bretagna, le cui politiche sono definite dagli Stati Uniti, ha evidentemente cambiato con Cameron e la sua cricca supplicante, che raramente mormorano qualcosa sul ruolo del Dr. Assad nella vita politica della Siria.
La sua forza aerea ha effettuato delle
misere incursioni contro lo SIIL in Iraq e Siria, e i militari inglesi
non sembrano avere il coraggio di giocare al gioco neo-imperialista di
Cameron; molti di loro, ora in pensione, dicono in pubblico di sostenere
il governo di Assad. Dimenticate tedeschi e belgi. La Shpionschiffe
tedesca è tornata in bacino di carenaggio. Tutti i Paesi europei oggi
hanno una cosa in mente: come fermare il flusso di profughi, terroristi e
imbroglioni economici che cala sulle spiagge d’Europa. Questo fattore,
da solo, ha ricordato agli occidentali le conseguenze disastrose del
fascino per il “cambio di regime”. Il fiasco libico è già abbastanza
grave, francesi e inglesi sono al centro delle responsabilità di tale
disastro di un Paese, che vantava il più alto tenore di vita in Africa, è
stato raso al suolo da auto-dichiarati ben intenzionati genocidi della
vecchia Europa, il cui successo non è niente di meno che l’immersione
del Paese in una guerra esistenziale contro al-Qaida e SIIL.
Ma la
Siria, oh cavolo, è un disastro ancora più metastatico con milioni di
rifugiati che prima vivevano comodamente e al sicuro nella loro patria
ordinata, ed ora si ammassano come pinguini nei campi turchi, solo per
essere bruscamente sfrattati da un Erdoghan vendicativo su rotte
pre-programmate dal partito giustizia e sviluppo, e a bordo di barche
traballanti per assicurarsi massima empatia e copertura dalla
compromessa stampa occidentale. I russi sanno della difficile situazione
in Europa e il Cremlino sa che le capitali occidentali non hanno lo
stomaco per ulteriori catastrofi. Infatti, il recente fulmineo rimbrotto
diplomatico di Sergei Lavrov ha garantito che gli europei non abbiano
più interesse nel rovesciare nessuno.
e. Stati Uniti. Il presidente in carica proclamava l’opposizione alla guerra in Iraq. Aveva ragione, per una volta. Obama non ama essere un presidente di guerra e rifugge gli inviti degli alleati ad unirsi nelle loro rovinose guerre. Ha detto tanto su Libia e Cameron. Ha ridicolizzato apertamente i sauditi per il loro “banditismo”. Non ha lo stomaco per eventuali imbrogli esteri, in particolare se basati su rivalità settarie come quelle istigate dai sauditi, attaccando la Siria per fermare l’Iran, supportando i terroristi, partecipando a bombardamenti sull’esercito siriano, iniziando la Terza guerra mondiale e chi se ne frega se Assad in realtà non ha mai usato il gas Sarin, gli sciiti sono apostati. I sauditi sono lo stucchevole archetipo del venditore porta a porta che non smetterà fin quando non viene pubblicamente insultato o arrestato dalla polizia per molestie. Se diffido dei politici statunitensi, credo che Obama sia motivato da interessi personali.
Per Obama, la domanda è: posso scatenare la Terza
guerra mondiale per la Siria? No certo che no. Voglio aiutare i sauditi a
spacciandone la retorica anti-sciita al punto di mettere in pericolo
l’accordo nucleare? Voglio rafforzare SIIL e al-Qaida solo per
compiacere una tribù di trogloditi preistorici che non lascia le donne
guidare le automobili o viaggiare liberamente; che non consente ai
cristiani di costruire chiese sulle sue sante sabbie, che ha un milione
di riti demoniaci come decapitazione di rispettati chierici sciiti solo
per far incazzare gli iraniani; esecuzioni di minori; combattere una
guerra nello Yemen, nonostante i consigli degli statunitensi del
contrario. E non solo.
Non si tratta solo delle puzzolenti qualità dei
sauditi, è che non c’è bisogno del loro petrolio e, per la verità, gli
Stati Uniti non hanno intenzione di continuare a proteggere tali
dissoluti pedofili “reali” per obbligo verso quei Paesi che hanno
bisogno del petrolio saudita o del Golfo; Giappone, Francia, tutta
l’Europa e certe parti dell’Asia. La festa deve finire. Vladimir Putin
ha parlato ad Obama annunciandogli il rientro parziale delle forze russe
in Siria. Non le avrebbe mai ritirate senza assicurazioni che gli Stati
Uniti facciano un passo indietro rispetto alle politiche dei neo-con e,
a quanto pare, di Kerry. Ha ricevuto tali assicurazioni e gli ha detto
che gli Stati Uniti sono interessati solo a sconfiggere lo SIIL e a
creare un governo di transizione in Siria con un processo democratico.
Questo basta a Putin, che sa che il Dr. Assad vincerà ogni elezione a
mani basse.
f. L'”opposizione” siriana non ha quasi alcun controllo su SIIL o Jabhat al-Nusra. Ma i russi hanno detto ciò che James Baker disse ai palestinesi, e cioè: il treno si ferma qui solo una volta, e se non ci salite, non tornerà. Sorprendentemente, la creatura saudita Jaysh al-Islam vi negozia la rimozione del Dr. Assad. Il governo siriano gli ha detto di sparire. Ma, sorprendentemente, i colloqui proseguono grazie al miracoloso cessate il fuoco che i russi hanno imposto con l’aiuto dell’inetto John Kerry. Ad oggi, l’opposizione avrebbe fatto meglio a salire sul treno, e lo sa.
Putin ritira le forze per fare pressione su Dr. Assad affinché dialoghi con l’opposizione?
Tale è la posizione dei tanti propagandisti anti-Assad occidentali. Vorrebbero pensare che Putin abbandona Assad. Sognano tale assurdità. A SyrPer, vediamo esattamente l’opposto. Putin dice ai nemici della Siria che, se vogliono vedere la Russia andare e rimanerne fuori, farebbero meglio a negoziare in buona fede. L’azione di ritirare molti asset russi è un messaggio non troppo sottile a gangster e papponi dell’opposizione: la loro unica speranza di pace nel Paese è discuterne del futuro con il governo legittimo. Qualsiasi altra cosa sarebbe un suicidio politico. I sauditi non avevano altra scelta che accettare questi termini, da qui la presenza del criminale di guerra Muhamad al-Lush, uomo di punta dei sauditi a Ginevra. I sauditi, più di chiunque altro, dovrebbero ricordarsi che, mentre questa guerra continua, la rabbia contro il regime delle scimmie di Riyadh può solo intensificarsi.
Tale è la posizione dei tanti propagandisti anti-Assad occidentali. Vorrebbero pensare che Putin abbandona Assad. Sognano tale assurdità. A SyrPer, vediamo esattamente l’opposto. Putin dice ai nemici della Siria che, se vogliono vedere la Russia andare e rimanerne fuori, farebbero meglio a negoziare in buona fede. L’azione di ritirare molti asset russi è un messaggio non troppo sottile a gangster e papponi dell’opposizione: la loro unica speranza di pace nel Paese è discuterne del futuro con il governo legittimo. Qualsiasi altra cosa sarebbe un suicidio politico. I sauditi non avevano altra scelta che accettare questi termini, da qui la presenza del criminale di guerra Muhamad al-Lush, uomo di punta dei sauditi a Ginevra. I sauditi, più di chiunque altro, dovrebbero ricordarsi che, mentre questa guerra continua, la rabbia contro il regime delle scimmie di Riyadh può solo intensificarsi.
Cosa dicono i russi al mondo con il loro ritiro graduale?
La Russia non è una nazione imperialista, non cerca d’imporsi sulla Siria occupando e tirando le fila di burattini che governano solo di nome. La Russia è consapevole dei suoi obblighi derivanti dalla Carta delle Nazioni Unite, e la Russia è intervenuta in Siria solo dopo che il Dr. Assad ne ha chiesto l’aiuto. La Russia ha una strategia di uscita attuata dopo aver raggiunto gli obiettivi fondamentali.
La Russia non è una nazione imperialista, non cerca d’imporsi sulla Siria occupando e tirando le fila di burattini che governano solo di nome. La Russia è consapevole dei suoi obblighi derivanti dalla Carta delle Nazioni Unite, e la Russia è intervenuta in Siria solo dopo che il Dr. Assad ne ha chiesto l’aiuto. La Russia ha una strategia di uscita attuata dopo aver raggiunto gli obiettivi fondamentali.
Tali obiettivi
sono il rafforzamento dell’esercito siriano; chiusura della maggior
parte delle linee di rifornimento dei terroristi, con l’esercito siriano
responsabile della chiusura delle restanti; degradare la forza di SIIL e
al-Qaida in Siria; creare potenti basi militari avanzate russe nel caso
siano ancora necessarie in Siria. Va notato che l’Aeronautica russa ha
distrutto più di 4000 cruciali obiettivi terroristici in 6 mesi! La
Russia ha anche annunciato al mondo che una grande forza militare è ora
presente nella Repubblica araba siriana, dotata dei migliori
equipaggiamenti russi.
Che si tratti dell’Aeronautica con i MiG-29
aggiornati o dell’Esercito con i recentissimi carri armati T-90, l’EAS
ora schiera una forza di oltre 340000 soldati, sostenuta dalle Forza di
Difesa Popolare di oltre 150000 miliziani e migliaia di altri gruppi,
tra cui Hezbollah, tutti capaci, eminentemente in grado, di schiacciare
qualsiasi esercito che affrontino. E chi rimpiange il ritiro russo, si
ricordi le parole del poeta Ibn Unayn, che nel suo panegirico al re
al-Qamil, che combatté i crociati, riassumendo il monito di Vladimir
Putin a tutti coloro che vorrebbero tornare sul campo di battaglia:
وقد عرفت اسيافنا ورقابهم مواقعها فيها فأِن عاودوا عدنا
Ziad Fadil, Syrian Perspective 15 marzo 2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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