Non c'è cosa che blocchi di più la crescita di un mago errante dell'attaccamento al passato. Attenzione però, essendo ogni età dell'essere umano legata a specifici archetipi, a particolari energie, credo sia normale soffermarsi, magari intorno ai 40 o ai 60, a fare il bilancio della propria vita.
Ogni ciclo di vita è in sé una iniziazione da non sottovalutare. Ma se la riflessione, la valutazione, vanno bene, quello che può diventare patologico è l'attaccamento. E non parlo solo di attaccamento a bei ricordi, all'adolescenza, ai periodi belli e spensierati.
Parlo anche di attaccamenti a periodi nefasti, al rimuginare sulle sfighe passate, al cercare ancora oggi di 'capire' qualcosa che è avvenuto secoli fa. Quest'estate ho avuto modo di osservare in me e in molte altre persone che ho conosciuto una tendenza abbastanza antipatica alla cristallizzazione del passato, con il risultato che esso diviene l'ennesimo filtro inconcscio con cui guardiamo il mondo.
Sarà perchè anch'io sono intorno ai quaranta, sarà perchè l'energia di questo periodo è parecchio accelerata. Quando si è attaccati al passato 'la musica non è più quella di una volta', 'l'estate è solo il pallido ricordo di quello che era a 20 anni', 'l'amore non è più la passione di un tempo'.
Qualche giorno fa ho letto un estratto da un qualche libro di un qualche scrittore che parlava di quanto traditore e deludente sia il vivere l'estate da adulti, quando tutti i tuoi sogni da bambino sono infranti e non c'è più nessuna promessa mantenuta nel mese di agosto.
Questo è esattamente quello che intendo per attaccamento al passato, per filtro percettivo, questa è a conti fatti una vera e propria castrazione. Così come vedo gli anziani che marciscono sotto il peso dei ricordi e che muoiono dopo 20 anni di vita felice e 60 anni di bei ricordi.
Tenete presente che il modo gioioso e potente in cui percepivamo la realtà da giovani è legato al 90% al fatto che 'sapevamo' di avere molto futuro davanti a noi e poco 'passato' dietro di noi. Era un fatto mentale che può essere rigenerato sapendo come fare.
Vibravamo a onde molto vicine al theta (il theta vero, non quello venduto a buon mercato un tanto al chilo ;)). Quello che ci ha portato fuori da questa frequenza di meraviglia, di colore, di densità e innamoramento non è stata la vita con tutte le sue vicissitudini, quanto piuttosto tutto l'accumulo di valutazioni e giudizi che si sono stratificati anno dopo anno, tutte le paure, le ansie, il modo malsano in cui ci siamo pre-occupati di qualunque cosa.
Per poter tornare a quello stato o a qualcosa di simile dobbiamo iniziare a vivere nell'adesso, per quanto svenduta e abusata possa essere questa frase. E' necessario che il mago errante si educhi il più possibile a stare con quello che c'è e a salutare per sempre e senza rimpianti quello che non c'è più.
Il lavoro del mago errante dovrebbe portarlo costantemente nel qui e ora e soprattutto dovrebbe fargli vedere come il passato sia chiaramente morto e sepolto e non possa in alcun modo essere riportato in vita.
Se non seppellisce il suo passato il mago errante molto probabilmente si troverà impegnato in una serie di goffi tentativi di rivivere le emozioni e le situazioni di un tempo. Cercherà di vestirsi come si vestiva a 20 anni e di ascoltare la stessa musica magari, perchè è incapace di riuscire a godere di altro che già non conosca.
Valuterà la vita in base agli stessi principii con cui era solito valutarla nell'adolescenza o in quello che generalmente ritiene il periodo migliore della sua esistenza, e nonostante la vita gli mostrerà che la realtà non sta più dentro quegli schemi, se il mago errante non ha una sua pratica interiore rigorosa, non potrà smettere di farlo.
Un'altra manifestazione dell'attaccamento al passato è il proprio problema preferito. Quel qualcosa che è accaduto e che vi ha ferito così profondamente e così indelebilmente che da quel momento la vostra vita è cambiata. Quel qualcosa di cui parlate sempre a tutti i vostri amici, amanti e conoscenti.
Quel qualcosa che vi identifica. E quindi ripetiamo: il passato è morto e sepolto. O ancora ci si troverà a maledire la vita, il fato, a rodersi il fegato (anche romanticamente, perchè no) per la nostalgia di ciò che non c'è più, come fa lo scrittore di cui sopra.
Questo rodersi, questa nostalgia, questo soffrire per qualcosa di inesistente è, a conti fatti, molto di ciò che oggi viene venduto come arte, musica, letteratura e che costantemente corrode e influenza il subconscio dei malcapitati fruitori.
Sebbene non posso pretendere che tutti accettino l'impossibilità cosmica dell'esistenza dell'errore e del 'male' (e anche io ancora fatico a stare in quella frequenza), né mi sognerei di chiedere l'incondizionata accettazione di tutto quello che scrivo, posso però suggerire ai maghi erranti in formazione e alle persone che hanno deciso di vivere consapevolmente di fare loro questo principio: tutto quello che pensate del vostro passato è unicamente un vostro personale, parzialissimo giudizio.
E come tale può essere cambiato, rilasciato, trasformato per sempre. Prima lo fate, prima e più velocemente ri-entrerete nel flusso che non smette mai di portarvi ciò di cui avete bisogno, se soltanto lo seguite.
Ma se lo seguite con un occhio rivolto indietro è probabile che vi arrivi invece poco o niente.
Andrea Panatta
fonte: http://quantum73.blogspot.it/2012/09/dite-addio-al-passato.html
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