Non sorprende che gli Stati Uniti non
siano l’unico Stato a riconoscere l’importanza geopolitica
dell’Afghanistan. Tra le altre nazioni profondamente interessate a
questo Stato dell’Asia centrale c’è la Cina. Fin dal 2011, quando fu
lanciato il vertice “Cuore dell’Asia”, la Cina fa ogni sforzo per
migliorare i rapporti con tutte le nazioni impegnate nella ricostruzione
dell’Afghanistan. Pechino organizzò una riunione coi partner regionali,
tra cui Iran, Pakistan e Russia, e collabora strettamente con il gruppo
di coordinamento quadripartito tra Afghanistan, Pakistan, Stati Uniti e
Cina, nonché i taliban.
Tuttavia, negli ultimi tre anni la Cina è
sempre più interessata a stretti legami con l’Afghanistan. Dopo il
ritiro della maggior parte delle forze d’occupazione degli Stati Uniti,
Pechino inviò a Kabul un gruppo di funzionari guidati dal Ministro degli
Esteri Wang Yi. Infatti, negli ultimi tre anni, Pechino forniva più
assistenza all’Afghanistan di quanto abbia fatto nei tredici anni
precedenti.
Interessi cinesi in Afghanistan
Le ragioni di Pechino sono abbastanza chiare da sempre. Cerca la
graduale riduzione delle truppe NATO in Afghanistan per ridurre
l’influenza di Washington e creare una “zona di stabilità” ai confini
della Cina. Allo stesso tempo, i funzionari di Pechino si rendono conto
che fintanto che la situazione in Afghanistan rimarrà instabile, le
forze della NATO e statunitensi avranno un pretesto per prolungare la
presenza in un territorio confinante con la Cina.
Inoltre, è
estremamente importante che Pechino garantisca l’attuazione sicura
dell’iniziativa economica Fascia e Via (OBOR), indebolendo i gruppi
terroristici operanti nella regione, tra cui lo SIIL. Tali gruppi
garantiscono che l’Asia centrale rimanga un quadro politico
potenzialmente esplosivo. Ciò consente ai terroristi di preoccupare
Pechino sulla stabilità nazionale e regionale.
Quel che è peggio è che
la tensione sempre presente nell’Asia centrale può potenzialmente
mettere in pericolo l’iniziativa promettente dell’OBOR. Un brusco
aumento delle attività dello SIIL in Afghanistan e Asia centrale è la
maggiore preoccupazione della Cina, dato che tale minaccia può essere
controbilanciata solo con l’aiuto di operatori regionali e
dall’antiterrorismo costantemente crescente di Cina e Russia. Pechino
ritiene che i terroristi dello SIIL possano infiltrarsi nel territorio
cinese dal confine Pakistan-Cina per tentare in qualche modo di sabotare
l’OBOR.
La Cina e la lotta al terrorismo internazionale
A questo proposito, negli ultimi anni la Cina ha lanciato la lotta al
terrorismo internazionale sostenendo i Paesi dell’Asia centrale e
meridionale, in particolare l’Afghanistan, e aumentando la spesa per la
sicurezza degli operatori regionali nel contrastare la crescente
minaccia terroristica. Non c’è da meravigliarsi che Pechino sia al
comando di ogni grande esercitazione antiterrorismo nella regione, da
allora. Tale politica viene perseguita da Pechino soprattutto perché,
secondo stime di medio e lungo termine, quando i conflitti nel Medio
Oriente finiranno, lo SIIL agirà in Afghanistan e negli altri Stati
dell’Asia centrale.
Per queste ragioni, dal 2016 le autorità cinesi
rafforzano i confini statali e guidano le esercitazioni antiterrorismo. È
anche curioso che, secondo la legislazione cinese, Pechino possa
considerare lo schieramento di truppe nel territorio di uno Stato
confinante nel caso in cui la sicurezza nazionale cinese sia minacciata.
Se si tiene conto dell’esperienza della Russia nell’assistenza a
Damasco nell’antiterrorismo, e del desiderio degli Stati Uniti di
aumentare l’influenza in Afghanistan e altri Paesi della regione, i
politici cinesi potrebbero pianificare l’aumento degli investimenti
negli Stati regionali come forma di contrappeso.
Sul rafforzamento della
cooperazione cinese con Kabul nella lotta antiterrorismo, la decisione
di Pechino di assisterla nella creazione di unità speciali per la guerra
in montagna è particolarmente degna di nota. In particolare, come
osservato a metà agosto dal Ministero della Difesa afghano, la Cina
finanzierà la creazione di un’unità di forze speciali nel Badakhshan,
per garantire la sicurezza di questa provincia montuosa ai confini con
il Tagikistan. Pechino non si è semplicemente impegnata a creare le
infrastrutture necessarie, ma a sostenere l’unità con armi ed
equipaggiamenti. Prima di ciò, i vertici militari cinesi annunciarono
l’intenzione di fornire all’Afghanistan 73 milioni di dollari in aiuti
militari.
Vladimir Platov New Eastern Outlook 21.09.2017
Vladimir Platov, esperto di Medio Oriente, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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