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giovedì 21 settembre 2017

Richard Evelyn Byrd


Non è per niente semplice parlare dell'Ammiraglio della US Navy Richard Evelyn Byrd poiché tutta la sua vita è stata un'avventura continua, per di più vissuta per lungo tempo sui ghiacci polari nei quali scoprì cose che ancora oggi restano avvolte dal segreto.

Qualche cosa però è trapelata da questo muro di gomma che ha spesso separato il potere dal popolo e Byrd è stato uno dei pochi ad aver favorito, secondo le sue possibilità, la conoscenza di alcuni misteriosi sviluppi.
 
Nato nel 1888 a Winchester (Virginia), entrò all'età di 20 anni presso l'Accademia Navale degli Stati Uniti d'America, nella quale diventò istruttore dei piloti ed esperto di cadute d'aerei. Iniziò la sua carriera d’esploratore polare nel 1925 partecipando alla spedizione artica di Mac Millan, il quale si oppose alla proposta di Byrd di volare sopra il polo.
 
Non soddisfatto di tale esperienza, Byrd organizzò per conto suo una nuova spedizione nell'Aprile del 1926. Egli raggiunse il polo il 9 Maggio di quell'anno con l'aereo, accompagnato dall'esperto pilota Floyd Bennet. 
 
Fu un evento d’enorme importanza per il suo futuro; egli divenne il leader dell'aviazione e delle esplorazioni polari, oltre che essere eroe nazionale.
 
Tuttavia questo volo fece nascere una serie di controversie che si sono protratte per lungo tempo. Gli scettici dissero immediatamente che Byrd non avesse mai raggiunto il Polo Nord poiché erano certi che fosse ritornato alla base molto tempo prima del previsto.
 
Fatto non poco importante è che nello stesso momento la spedizione d’Amundsen, Ellswort e Nobile, con il dirigibile Norge, voleva raggiungere l'Alaska, passando per il Polo Nord, dalla base di King's Bay nell'Isola dello Spitsbergen.
 
Leggiamo il momento cruciale della partenza di Byrd, dal libro scritto da Nobile "In volo alla conquista del segreto polare":

«Le risorse della King's Bay erano piuttosto scarse: in compenso non mancavano le distrazioni sensazionali. Il secondo avvenimento, dopo il nostro arrivo, fu il volo d’andata e ritorno al Polo di Byrd. Quando noi atterrammo col Norge, egli aveva appena finito di montare il trimotore Fokker che aveva trasportato dall'America.
Tutto intorno alla macchina, la neve era trita di pedate e sporca d'olio: e meccanici ombrosi come i cercatori d'oro la svitavano, la martellavano, la raccudivano, la tormentavano, scambiandosi sottovoce suggerimenti laconici. Erano ansiosi e gelosi. Soprattutto avevano fretta. L'arrivo del Norge non fece che intensificare i preparativi. Questi si riducevano oramai al consolidamento della pista, una corsia di 500 metri dalla miniera di carbone alla spiaggia, che i marinai della Chantier allestivano con lena infaticabile, pigiando la neve che l'improvviso scirocco da due giorni fondeva. I soli a non parere contrariati o nervosi erano Byrd e Bennet.
Due ragazzoni. Atletici di corporatura, gravi nelle mosse, con quella prontezza a sorridere negli occhi limpidi ed acquei che è propria degli americani. Ragazzoni: good boys, ma ostinati come montoni. Volevano precedere il "meno pesante" (dirigibile) sulla via del Polo. Era il loro puntiglio.
Un puntiglio sportivo, spiegabilissimo in uomini del loro temperamento, ma che lasciava del tutto indifferente Nobile, per il quale il Polo non era una meta, ma una tappa... Il Fokker parte. No? Sì che parte... Erano le due del mattino: le due del 9 Maggio, una domenica. Non c'erano, intorno ai due temerari, che i meccanici, i marinai della Chantier e i due giornalisti americani... E così partirono, con un cestino e un thermos di the. Per il Polo. Stavolta, anche perché s'era fatto freddo, il trimotore decollò. Fu un distacco lieve e dolce, come se la palma di una mano invisibile avesse sollevata da terra la grande libellula gialla. Poi il cielo crebbe, diafano e vuoto, sotto le ali tese e diritte: finché altro cielo s'interpose fra i nostri sguardi e quelle ali, e non le vedemmo più...
Intanto Byrd filava verso il Polo. Alle otto una notizia si sparge fra le baracche: il Fokker ha oltrepassato l'87° grado. La meta sta per essere raggiunta. Infatti, poco dopo, a mezzogiorno, altra intercettazione dell'antenna di terra: Byrd ha sorvolato il Polo ed è sulla via del ritorno. Il pomeriggio fu speso a far calcoli e ipotesi sull'arrivo. Ci accordammo per le diciotto: ora molto comoda in quantoché noi andavamo a tavola alle 17, per il terzo pasto della giornata, e Byrd sarebbe arrivato esattamente al caffè. Ma il pranzo era appena alla seconda portata quando la porta si spalancò, lasciando entrare Cecioni che disse: "C'è il Fokker!"
Tutti ci precipitammo all'uscita. Altissimo, minuscolo come un'allodola in un mattino d'Ottobre, il velivolo veniva diritto verso di noi... La nostra curiosità era di sapere se avessero raggiunto il polo. Ma né Byrd né Bennet si lasciarono strappare una risposta precisa: dicevano che avevano un gran bisogno di rifocillarsi e, infatti, si diressero alla loro nave, lasciando alquanto delusi gli intervistatori... Ci limitammo a telegrafare che Byrd, partito alle due e tornato alle 17,25, era stato in aria 15 ore e mezza e che, volando ad una media di 160 Km/h, poteva ragionevolmente aver raggiunto il Polo.»
La prova definitiva del volo di Byrd è emersa da qualche anno giacché è stato ritrovato il suo diario, datato 1925, nel quale egli aveva riportato le annotazioni del volo diretto al Polo Nord e di quello della traversata atlantica, avvenuta nel 1927 e che seguì di poco quella di Lindbergh. Solo 37 pagine sono dedicate alla spedizione di Mac Millan in Groenlandia nel 1925. Tra le pagine bianche fu ritrovato l'estratto del diario del suo volo in Antartide del Febbraio 1947 e del Gennaio 1956.
 
In sostanza lo storico diario riportava i fatti più importanti della sua vita, tra cui figurava il volo che effettuò all'interno della Terra e che rappresenta un duro colpo per la congiura del silenzio. La stessa figlia Pauline ce lo ricorderà, affermando:
«Mio padre ha sempre tenuto accuratamente i diari sui suoi viaggi e assolutamente un diario personale che manca. Non è per caso tra i documenti in possesso dell'Università dell'Ohio? Voglio sapere se questo presunto diario è suo. Io penso che la Terra sia cava, ma non lo so. Sin da quando questo volo del Febbraio 1947 è stato svelato la mia famiglia è stata esposta a molte minacce. Voglio sapere la verità!»
Il diario, in effetti, fa parte di una collezione enorme di materiale storico sulla vita e la carriera dell'Ammiraglio Richard Evelyn Byrd, attualmente in possesso del Byrd Polar Research Center, sezione dell'Università di Stato di Columbus, nell'Ohio.
 
Nel 1985 la prima parte della collezione iniziò ad essere catalogata e questo processo fu accelerato poiché, nel periodo 1992-94, il Dipartimento di Educazione degli USA fece una consistente donazione di fotografie, manufatti e testimonianze d’ogni genere. Ne derivò una guida dettagliata di tutti i documenti.

Il diario del 1925 fu ufficialmente pubblicato nel 1998, nel quale naturalmente mancano le pagine più importanti.

Prima di disquisire quest'ultima versione dei fatti, vorrei riprendere il discorso sulla vita di questo importantissimo personaggio, considerato da tutti come riferimento per parlare della Terra cava.
 
Nel 1928 organizzò la sua prima spedizione antartica, anticipato, come abbiamo visto, dal Capitano H.G. Wilkins scopritore dell'anomalia al Polo Sud, immediatamente contestata.
 
Byrd pose la sua base sulla Grande Barriera presso la Baia delle Balene, che chiamò Little America. Dopo aver aspettato circa un anno, si avventurò con il suo aereo alla ricerca del Polo Sud geometrico, cosa che avvenne il 28 Novembre 1929.

Dopo alcuni anni, esattamente il 24 Novembre 1933, partì per la seconda volta per l'Antartide, con una spedizione attrezzatissima della quale facevano parte tecnici e scienziati e protrattasi sino al 1935. A parte i voli di ricognizione e tutti i rilievi scientifici di notevole importanza, in questa occasione Byrd decise di isolarsi come un asceta per oltre 200 giorni in una capanna, posta a 80° di latitudine sud, dove ebbe modo di effettuare rilievi meteorologici, ma soprattutto riuscì ad affinare le sue doti umane riducendo la vita alla espressione più semplice per trovarsi a tu per tu con la propria anima e capire meglio il concetto di vita e di morte. Egli stesso dichiarò:
«Per 10 anni ho vissuto una vita movimentata in cui le spedizioni si succedevano alle spedizioni. Laggiù potrò finalmente ridurre la mia vita esterna alla più semplice espressione e seguire fino alla fine il mio pensiero
La capanna di Byrd fu sepolta da una massa compatta di neve da cui uscivano solo le parti esterne delle attrezzature tecniche. Non ebbe assolutamente vita facile; anzi rischiò di morire per intossicazione dei gas tossici fuoriusciti dall'unica stufa presente.

Fu un'impresa veramente eroica oltre che feconda di notevoli risultati scientifici. Scrisse tutta l'avventura nel libro "Solo", descrivendo la vita quotidiana ma anche molti fenomeni della natura, in particolare le aurore australi così fragili e stupende e i suoi sentimenti sublimi scaturiti dalle scoperte del proprio spirito. Profonde furono le sue riflessioni quando calò la lunga notte antartica:
«Il giorno moriva e nasceva la notte in un'immensa pace. Qui si svolgevano i processi e le forze imponderabili del Cosmos, in armonioso silenzio. Sì, armonioso! Pareva che dal silenzio venisse un dolcissimo ritmo, il suono d'un accordo perfetto, forse la musica delle sfere. Bastava cogliere quel ritmo, per diventarne parte, sia pure per un attimo. In quel momento non potevo aver dubbi sull'identità dell'uomo con l'Universo. Sentivo con certezza che quel ritmo era troppo ordinato, troppo armonioso, troppo perfetto per essere un prodotto cieco del caso: doveva quindi esserci un disegno nel tutto e l'uomo era parte di questo tutto e non soltanto un risultato accidentale. Era un sentimento che trascendeva la ragione, che, toccando il fondo del cuore umano, negava la possibilità di disperare.
L'Universo era un Cosmos, non un caos; e l'uomo era parte legittima di questo Cosmos, esattamente come il giorno e la notte.»
Come gli anacoreti, il grande esploratore aveva scoperto nella solitudine i valori spirituali della vita e quest’avvenimento sarà il preludio di futuri ed importanti sviluppi nella sua esplorazione antartica. Otterrà in sostanza quello che pochissimi uomini al mondo hanno ottenuto e cioè accedere a quella regione che comunemente diciamo interna al pianeta.
 
Dopo questa straordinaria avventura e dopo aver messo piede di nuovo nella sua patria, immediatamente Byrd si diede da fare per racimolare fondi ed adesioni per una nuova impresa. 
 
Riuscirà ancora una volta nel suo intento, tanto che lo stesso governo degli Stati Uniti gli fornirà il necessario per programmare le successive sue tre spedizioni nell'Antartico.

La prima di queste la realizzò a partire dal Novembre del 1939 nella quale poté eseguire rilievi fotogrammetrici di ampie zone fino ad allora ignote.

Ora arriviamo alla sua quarta spedizione, la più importante in tutti i sensi sia per i risultati che per l'organizzazione imponente. Appena terminata la seconda guerra mondiale, Byrd ricominciò il suo lavoro di persuasione per organizzare un'altra spedizione.
 
Questa volta il Governo americano fornì la bellezza di 4.700 uomini, 13 navi, la portaerei Philippine Sea e 23 aerei.

Nel Dicembre del 1946 si diedero avvio alle operazioni High Jump e Windmill che avevano scopi ben precisi, in particolare trovare i giacimenti di uranio.
 
In tutte queste ricerche l'avvenimento più clamoroso dell'operazione High Jump fu sicuramente la scoperta dell'Oasi di Bunger.
 
Vista la sua importanza, riportiamo la descrizione del grande cronista americano Walter Sullivan che seguiva la spedizione. Sempre nel suo libro "Alla ricerca di un continente" ha descritto così l'avvenimento:
«Era una bellissima giornata (11 Febbraio 1947) con solo alcune nuvole sparse. Un idrovolante PBM pilotato dal comandante David Eli Bunger ricevette l'istruzione di sorvolare il limite orientale del Tavolato di Shakleton e spingersi poi all'interno. Mentre si avvicinava alla costa, a circa 110 miglia dal mare aperto, Bunger vide uno spettacolo stupefacente: una grande zona scura in mezzo al candido paesaggio che stava sorvolando. Quando fu più vicino, vide che si trattava di un'area di almeno 100 miglia quadrate di terreno nudo e ondulato, cosparso di laghi di ogni forma, dimensione e colore. C'erano scure collinette coniche alte fino a 150 metri e ai compagni di Bunger parve di vedere qua e là dei piccoli crateri. I laghi erano verde pisello, azzurro scuro, bruno e verde scuro. Alcuni sembravano trovarsi a un'altezza di 60 metri sopra il livello del mare e diversi erano circondati da spiaggette. Tre dei laghi, notò Bunger, si stendevano per tre miglia e avrebbero potuto servire agli idrovolanti per ammarare. Bond fece l'ipotesi che siccome non si vedeva traccia di fumo, l'assenza di neve o ghiaccio fosse certo da attribuirsi a sorgenti calde. In quel caso, la diversa colorazione dei laghi poteva essere data da vapori solfurei. Nessuna scoperta della High Jump suscitò tanta emozione. Un notiziario della Marina parlò di una nuova Shangri-Là, in cui erano state osservate tracce evidenti di vegetazione. Dopo poche ore, in tutte le città del mondo si leggevano le notizie di quell’"oasi"... Alcuni giorni più tardi, lo stesso Bunger si posò su uno di questi laghetti e notò che l’acqua non era eccessivamente fredda che analizzata si rivelò acqua di mare
Byrd e il suo vice Siple erano piuttosto scettici sull’ipotesi che l’assenza di ghiaccio e di neve in quella regione dipendesse dal calore vulcanico. Byrd volle immediatamente sincerarsi di questo fatto anomalo e quando le condizioni atmosferiche lo permisero, decise di partire per l’interno del continente Antartico. Com’è stato già detto, descrisse tutto il suo itinerario nel famoso diario nel quale figura la data del 19 Febbraio 1947 e la descrizione del volo di oltre 1.700 miglia fino alla terra oltre il Polo Sud.
 
A questo punto vorrei fare un’importante precisazione.
 
Attualmente questo documento è fatto passare come il diario dell’Ammiraglio Byrd del volo al Polo Nord con data 27 Febbraio 1947.
 
È una grave inesattezza giacché in quella data Byrd si trovava al Polo Sud. Non è da escludere quindi che Byrd, nell’effettuare il suo primo volo al Polo Nord nel 1929, abbia avuto quell’esperienza che ripeterà per due volte al Polo Sud.
 
Da pochi anni però è uscito il diario completo della spedizione oltre il Polo Sud del Febbraio 1947 ed immediatamente si è sparsa la voce che fosse falso. Reputo che il diario abbia un bel fondo di verità, soprattutto perché si tirano fuori degli argomenti di rilevanza storica ed anche perché Byrd accusa senza mezzi termini l’incredibile comportamento dello stesso Governo degli Stati Uniti.
 
Reputo inoltre che qualche organizzazione abbia approfittato dell’incredibile evento per portare acqua al proprio mulino.

Byrd ha divulgato la sua esperienza in una maniera, diciamo, astuta, lasciando ai posteri l’onere di autenticare le sue affermazioni.
 
Nello studio di tale documento è naturale che vengano alla mente molte domande. Perché è scomparso il diario di Byrd del 1925? Perché è stato "ritrovato" di recente?
 
Forse la speciale legge nazionale americana sulla libertà di informazione, meglio conosciuta come "Freedom of Information Act", ha permesso una cosa simile?

Che cosa conteneva realmente, da farlo sparire per un così lungo tempo?
 
Si è per caso messo in atto la stessa tecnica di divulgazione di notizie sui documenti segreti riguardanti gli UFO?
 
Questa tecnica, applicata soprattutto nell’ultimo decennio del secolo XX°, consiste nel far uscire documenti segreti di oltre 50 anni prima e poi creare una grande disinformazione, speculando sull’autorità degli stessi personaggi descritti o inserendo notizie false e molte altre furberie.
 
È giusto, a questo scopo, proporre il testo mancante nel diario ufficiale e pubblicato da poco tempo e che circola per il mondo, soprattutto tramite Internet.
 
«Admiral R. E. Byrd, USN
Devo scrivere questo diario di nascosto e in assoluta segretezza. Riguarda il mio volo del 19 Febbraio dell’anno 1947. Verrà un tempo in cui la razionalità degli uomini dovrà dissolversi nel nulla, e si dovrà allora accettare l’ineluttabilità della Verità. Io non ho la libertà di diffondere la documentazione che segue, forse non vedrà mai la luce, ma devo comunque fare il mio dovere e riportarla qui con la speranza che un giorno tutti possano leggerla, in un mondo in cui l’egoismo e l’avidità di certi uomini non potranno più sopprimere la Verità.
19 Febbraio 1947
Ore 6,00 - Tutta la preparazione per il nostro viaggio è completata e siamo in volo con il pieno di carburante alle ore 6,10.
Ore 6,20 - Aggiustato l’afflusso di carburante al motore destro e il Pratt Whitneys vola tranquillamente.
Ore 7,00 - Controllo della posizione con il sestante, nuovo controllo della prua con la bussola, eseguito un lieve cambio di direzione ed eccoci sulla rotta stabilita.
Ore 7,30 - Controllo radio con il campo base. È tutto a posto e la ricezione è normale.
Ore 7,40 - Si nota una lieve perdita d’olio dal motore destro, tuttavia l’indicatore della pressione sembra normale.
Ore 8,00 - Notata una leggera turbolenza da est ad un’altitudine di 2321 piedi, correzione a 1700 piedi, la turbolenza cessa ma aumenta il vento in coda, piccolo aggiustamento della manetta, l’aereo procede ora normalmente.
Ore 8,15 - Controllo radio con il campo base, situazione normale.
Ore 8,30 - Incontrata nuovamente una turbolenza, saliti a 2900 piedi di quota, di nuovo ottime condizioni di volo.
Ore 9,00 - Distese di ghiaccio e neve sotto di noi. Notate delle colorazioni giallognole con disegni lineari. Alterata la crociera per un migliore esame di queste configurazioni colorate. Notate anche colorazioni violacee e rossastre. Controllata quest’area con due giri completi e ritornati sulla rotta stabilita. Effettuato un nuovo controllo di posizione con il campo base e riportate le informazioni circa le colorazioni nel ghiaccio e nella neve sottostanti.
Ore 9,10 - Sia la bussola magnetica che la girobussola cominciano a ruotare e ad oscillare. Non ci è possibile mantenere la nostra rotta con la strumentazione. Rileviamo la direzione con la bussola solare, tutto sembra ancora a posto. I controlli sembrano lenti nel rispondere e nel funzionare, ma non c’è indicazione di congelamento.
Ore 9,20 - In lontananza sembrano esserci delle montagne.
Ore 9,49 - 29 minuti di volo trascorsi dal primo avvistamento dei monti. Non si tratta di un’allucinazione. È una piccola catena di montagne che non avevo mai visto prima.
Ore 9,55 - Cambio di altitudine a 2950 piedi. Incontrata di nuovo una forte turbolenza.
Ore 10,00 - Stiamo sorvolando la piccola catena di montagne e procediamo verso nord per quanto possiamo appurare. Oltre le montagne vi è ciò che sembra essere una vallata con un piccolo fiume o ruscello che scorre verso la parte centrale. Non dovrebbe esserci nessuna valle verde qui sotto! C’è qualcosa di decisamente strano e anormale qui! Dovremmo sorvolare solo ghiaccio e neve! Sulla sinistra ci sono grandi foreste sui fianchi dei monti. I nostri strumenti di navigazione girano ancora come impazziti, il giroscopio oscilla avanti e indietro.
Ore 10,05 - Altero l’altitudine a 1400 piedi ed eseguo una stretta virata completa a sinistra per esaminare meglio la valle sottostante. È verde con muschio ed erba molto fitta. La luce qui sembra diversa. Non riesco più a vedere il sole. Facciamo un altro giro a sinistra e avvistiamo ciò che sembra essere un qualche tipo di grosso animale. Assomiglia ad un elefante! No!!! Sembra essere un mammut! È incredibile! Eppure è così! Scendiamo a quota 1000 piedi ed uso un binocolo per esaminare meglio l’animale. È confermato, si tratta assolutamente di un animale simile al mammut. Riporto questa notizia al campo base.
Ore 10,30 - Incontriamo altre colline verdi. L’indicatore della temperatura esterna riporta 24° centigradi. Ora proseguiamo sulla nostra rotta. Gli strumenti di navigazione sembrano normali adesso. Sono perplesso circa le loro reazioni. Tento di mettere in contatto il campo base. La radio non funziona.
Ore 11,30 - Il paesaggio sottostante è più livellato e normale (se è il caso di usare questa parola). Avanti a noi avvistiamo ciò che sembra essere una città!!! È impossibile! L’aereo sembra leggero e stranamente galleggiante. I controlli si rifiutano di rispondere! Mio Dio!
Alla nostra destra e alla nostra sinistra ci sono apparecchi di uno strano tipo. Si avvicinano rapidamente ai lati! Sono a forma di disco e qualcosa irradia da essi. Ora sono abbastanza vicini per vedere i loro stemmi. È uno strano simbolo. Non lo rivelerò. È fantastico. Dove siamo! Cosa è successo. Ancora una volta tiro decisamente i comandi. Non rispondono! Siamo tenuti saldamente da una sorta di invisibile morsa d’acciaio.
Ore 11,35 - La nostra radio gracchia e giunge una voce che parla in inglese. Il messaggio è: "Benvenuto nel nostro territorio, Ammiraglio. Vi faremo atterrare esattamente tra sette minuti. Rilassatevi, Ammiraglio, siete in buone mani". Mi rendo conto che i motori del nostro aereo sono spenti. L’apparecchio è sotto uno strano controllo ed ora vira da sé. I comandi sono inutilizzabili.
Ore 11,40 - Riceviamo un altro messaggio radio. Stiamo per cominciare la procedura d’atterraggio ed in breve l’aereo vibra leggermente cominciando a scendere come da un enorme, invisibile ascensore.
Ore 11,45 - Sto facendo un’ultima velocissima annotazione sul diario di bordo. Alcuni uomini si stanno avvicinando a piedi all’aereo. Sono alti ed hanno capelli biondi. In lontananza c’è una grande città scintillante, vibrante di tinte dei colori dell’arcobaleno. Non so cosa succederà ora, ma non vedo traccia d’armi su coloro che si avvicinano. Sento ora una voce che mi ordina, chiamandomi per nome, di aprire il portellone. Eseguo.
Fine del diario di bordo.
Da questo punto in poi scrivo gli eventi che seguono richiamandoli dalla memoria. Ciò rasenta l’immaginazione e sembrerebbe una pazzia se non fosse accaduto davvero. Il tecnico ed io fummo prelevati dall’aereo ed accolti in modo cordiale. Fummo poi imbarcati su un piccolo mezzo di trasporto simile ad una piattaforma ma senza ruote! Ci condusse verso la città scintillante con grande celerità. Mentre ci avvicinavamo, la città sembrava fatta di cristallo. Giungemmo in poco tempo ad un grande edificio, di un genere che non avevo mai visto prima. Sembrava essere uscito dai disegni di Frank Lloyd Wright o forse più precisamente da una scena di Buck Rogers!
Ci fu offerta un tipo di bevanda calda che sapeva di qualcosa che non avevo mai assaporato prima. Era deliziosa. Dopo circa 10 minuti, due dei nostri mirabili ospitanti vennero nel nostro alloggio invitandomi a seguirli. Non avevo altra scelta che obbedire. Lasciai il mio tecnico radio e camminammo per un po’ fino ad entrare in ciò che sembrava essere un ascensore. Scendemmo per alcuni istanti, l’ascensore si fermò e la porta scivolò in alto silenziosamente! Procedemmo poi per un lungo corridoio illuminato da una luce rosa che sembrava emanare dalle pareti stesse! Uno degli esseri fece segno di fermarci davanti ad una grande porta. Sopra di essa c’era una scritta che non ero in grado di leggere. La grande porta scorse senza rumore e fui invitato ad entrare. Uno degli ospiti disse: "Non abbiate paura, Ammiraglio, state per avere un colloquio con il Maestro...".
Entrai ed i miei occhi si adeguarono lentamente alla meravigliosa colorazione che sembrava riempire completamente la stanza. Allora cominciai a vedere quello che mi circondava. Ciò che si mostrò ai miei occhi era la vista più stupenda di tutta la mia vita. In effetti, era troppo magnifica per poter essere descritta. Era deliziosa. Non credo che esistano termini umani in grado di descriverla in ogni dettaglio con giustizia. I miei pensieri furono interrotti dolcemente da una voce calda e melodiosa. "Le do il benvenuto nel nostro territorio, Ammiraglio". Vidi un uomo dai lineamenti delicati e con i segni dell’età sul suo viso. Era seduto ad un grande tavolo. Mi invitò a sedermi su una delle sedie. Dopo che fui seduto, unì le punte delle sue dita e sorrise. Parlò di nuovo dolcemente e mi disse quanto segue: "L’abbiamo lasciata entrare qui perché lei è di nobile carattere e ben conosciuto nel mondo di superficie, Ammiraglio". Mondo di Superficie, quasi rimasi senza fiato!
"Sì, ribatté il Maestro con un sorriso, lei si trova nel Mondo Sotterraneo della Terra. E' meglio viaggiare nello spazio stando sopra all'astronave o all'interno di essa? I corpi nello spazio viaggiano a velocità impensabili per l'umanità. La vostra condizione è più difficile della nostra. Quando ci rendemmo conto che non avremmo potuto più vivere alla superficie di un piano virtuale, creammo le condizioni per proteggerci all'interno, in pace, protetti da ogni cosa ed evento che non potevamo più controllare. Non ritarderemo a lungo la sua missione e sarete scortati indietro sulla superficie e un poco oltre senza pericolo. Ma ora, Ammiraglio, le dirò il motivo della sua convocazione qui. Il nostro interessamento cominciò esattamente subito dopo l’esplosione delle prime bombe atomiche, da parte della vostra civiltà, su Hiroshima e Nagasaki, in Giappone. Fu in quel momento inquietante che spedimmo sul vostro mondo di superficie i nostri mezzi volanti, per investigare ciò che la vostra civiltà aveva fatto. Questa è ovviamente storia passata, Ammiraglio, ma mi permetta di proseguire. 
Vede, noi non abbiamo mai interferito prima d’ora nelle guerre e nella barbarie della vostra civiltà, ma ora dobbiamo farlo poiché voi avete imparato a manipolare un tipo d’energia, quella atomica, che non è affatto per l’uomo. I nostri emissari hanno già consegnato dei messaggi alle potenze del vostro mondo e tuttavia esse non se ne curano. Ora voi siete stato scelto per essere testimone qui che il nostro mondo esiste. Vede, la nostra cultura e la nostra scienza sono avanti di diverse migliaia di anni rispetto alle vostre, Ammiraglio". Lo interruppi: "Ma tutto ciò che cosa ha a che fare con me, Signore". Gli occhi del Maestro sembrarono penetrare in modo profondo nella mia mente, e dopo avermi studiato per un po’, rispose: "La vostra civiltà ha raggiunto il punto del non-ritorno, perché ci sono tra voi alcuni che distruggerebbero il vostro intero mondo piuttosto che rinunciare al potere così come lo conoscono...". Annuii e il Maestro continuò: "Dal 1945 in poi abbiamo tentato di entrare in contatto con la vostra civiltà, ma i nostri sforzi sono stati accolti con ostilità, fu fatto fuoco contro i nostri mezzi volanti. Sì, furono persino inseguiti con cattiveria ed animosità dai vostri aerei da combattimento. 
Così ora, figlio mio, le dico che c’è una grande tempesta all’orizzonte per il vostro mondo, una furia nera che non si esaurirà per diversi anni. Non ci sarà difesa dalle vostre armi, non ci sarà sicurezza dalla vostra scienza. Imperverserà fino a quando ogni fiore della vostra cultura sarà stato calpestato e tutte le cose umane saranno state disperse nel caos. La recente guerra è stata soltanto un preludio a quanto deve avvenire alla vostra civiltà. Noi qui possiamo vederlo più chiaramente ad ogni ora... 
 Crede che mi sbagli?" "No, risposi, è già successo una volta nel passato, giunsero gli anni oscuri e durarono per cinquecento anni". "Sì, figlio mio, replicò il Maestro, gli anni oscuri che giungeranno ora per la vostra civiltà copriranno la Terra come una coltre, ma credo che qualcuno tra voi sopravviverà alla tempesta, oltre questo non so! Noi vediamo in un futuro lontano riemergere, dalle rovine della vostra civiltà, un mondo nuovo, in cerca dei suoi leggendari tesori perduti ed essi saranno qui, figlio mio, al sicuro in nostro possesso. 
Quando giungerà il momento ci faremo nuovamente avanti per aiutare la vostra cultura e la vostra civiltà a rivivere. Forse per allora avrete appreso la futilità della guerra e della sua lotta... e dopo quel momento, una parte della vostra cultura e scienza vi saranno restituite così che la vostra civiltà possa ricominciare. Lei, figlio mio, deve tornare nel Mondo di Superficie con questo messaggio..."
Con queste parole conclusive il nostro incontro sembrava giunto al termine. Per un attimo mi sembrò di vivere un sogno... eppure sapevo che quella era la realtà e per qualche strana ragione mi inchinai lievemente, non so se per rispetto od umiltà. Improvvisamente mi resi conto che i due fantastici ospitanti che mi avevano condotto qui erano di nuovo al mio fianco. "Da questa parte, Ammiraglio", mi indicò uno di loro. Mi girai ancora una volta prima di uscire e guardai indietro verso il Maestro. Un dolce sorriso era impresso sul suo anziano viso delicato. "Addio, figlio mio", mi disse e fece un gesto soave con la sua esile mano, un gesto di pace ed il nostro incontro ebbe definitivamente termine. Uscimmo velocemente dalla stanza del Maestro attraverso la grande porta ed entrammo ancora una volta nell’ascensore. La porta si abbassò silenziosamente e ci muovemmo subito verso l’alto. Uno dei miei ospitanti parlò di nuovo: "Ora dobbiamo affrettarci, Ammiraglio, giacché il Maestro non desidera ritardare oltre il vostro programma previsto e dovete ritornare dalla vostra civiltà con il suo messaggio".
Non dissi nulla, tutto ciò era quasi inconcepibile e una volta ancora i miei pensieri si interruppero non appena ci fermammo. Entrai nella stanza e fui di nuovo con il mio tecnico radio. Aveva un’espressione ansiosa sul suo volto. Avvicinandomi dissi: "È tutto a posto Howie, è tutto a posto". I due esseri ci fecero segno verso il mezzo in attesa, salimmo e presto giungemmo al nostro aereo.
I motori erano al minimo e ci imbarcammo immediatamente. L’atmosfera era ora carica di una certa aria di urgenza. Dopo che il portellone fu chiuso, l’aereo fu immediatamente trasportato in alto da quella forza invisibile fino a quando raggiungemmo i 2700 piedi. Due dei mezzi aerei erano ai nostri fianchi ad una certa distanza facendoci planare lungo la via del ritorno. Devo sottolineare che l’indicatore di velocità non riportava nulla, nonostante ci stessimo muovendo molto rapidamente.
Ore 2,15 - Ricevemmo un messaggio radio. "Ora vi lasciamo, Ammiraglio, i vostri controlli sono liberi. Arrivederci!" Guardammo per un istante i loro mezzi volanti fino a quando non scomparvero nel cielo blu pallido. L’aereo sembrò improvvisamente catturato da una corrente discensionale. Ne riprendemmo immediatamente il controllo. Non parlammo per un po’, ognuno di noi era immerso nei propri pensieri.
CONTINUANO LE ANNOTAZIONI DEL DIARIO DI BORDO
Ore 2,20 - Sorvoliamo nuovamente distese di ghiaccio e neve, a circa 27 minuti dal campo base. Inviamo un messaggio radio, ci rispondono. Riportiamo condizioni normali... normali. Dal campo base esprimono sollievo per aver nuovamente stabilito il contatto.
Ore 3,00 - Atterriamo dolcemente al campo base. Ho una missione da compiere...
 
FINE DELLE ANNOTAZIONI

11 Marzo 1947
Ho appena avuto un incontro di Stato Maggiore al Pentagono. Ho riportato interamente la mia scoperta ed il messaggio del Maestro. È stato tutto doverosamente registrato. Il Presidente ne è stato messo al corrente. Sono trattenuto per diverse ore (6 ore e 39 minuti per l’esattezza). Sono accuratamente interrogato dal Top Security Forces e da una équipe medica. È stato un travaglio!!! Sono posto sotto stretto controllo attraverso i mezzi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America. Mi viene ordinato di tacere su quanto appreso, per il bene dell’umanità!!! Incredibile! Mi viene rammentato che sono un militare e che quindi devo obbedire agli ordini.
ULTIMA ANNOTAZIONE
30 Dicembre 1956
Questi ultimi anni trascorsi dal 1947 ad oggi non sono stati buoni... Ecco dunque la mia ultima annotazione in questo diario singolare. Concludendo, devo affermare che ho doverosamente mantenuto segreto questo argomento, come ordinatomi, durante tutti questi anni. Ho fatto questo contro ogni mio principio di integrità morale. Ora sento avvicinarsi la grande notte e questo segreto non morirà con me, ma, come ogni verità trionferà. Questa è la sola speranza per il genere umano. Ho visto la verità ed essa ha rinvigorito il mio spirito donandomi la libertà!
Ho fatto il mio dovere nei confronti del mostruoso complesso industriale militare. Ora, la lunga notte comincia ad avvicinarsi, ma ci sarà un epilogo. Come la lunga notte dell’Antartico termina, così il sole brillante della verità sorgerà di nuovo, e coloro che appartengono alle tenebre periranno alla sua luce... Perché io ho visto "Quella Terra oltre il Polo, quel Centro del Grande Ignoto".»
Termina così il diario "segreto" dell’Ammiraglio Byrd e bisogna anche rimarcare che egli parlava, quando era possibile, di terra di perenne mistero o meglio di "Grande Ignoto". Non aveva senso proporre una simile espressione se non fosse stato realmente in quel posto.

Credo che sia giusto continuare con i fatti riguardanti la vita dell’Ammiraglio, puntualizzando per l’ennesima volta che egli compì un volo di sette ore per arrivare al di là del Polo e non nell’altra faccia della Terra come qualcuno ha provato ad obiettare.

Byrd descrive una zona non ghiacciata, ricca di montagne, laghi, fiumi, vegetazioni ed animali, ma quello che più conta è l’incontro con una civiltà molto più evoluta della nostra sia tecnologicamente che spiritualmente.
 
Vorrei ricordare infine che l’operazione High Jump, operante in tre gruppi nella zona centrale, orientale ed occidentale dell’Antartide, esplorò una quantità notevole di superficie scoprendo baie, tratti di costa, promontori, penisole, altopiani e così via. Non si poteva sbagliare in queste cose.
 
Byrd sarà anche l’artefice della quinta spedizione americana nel continente antartico, chiamata "Operazione Gelo Intenso". Non la portò a termine poiché finalizzata alle ricerche scientifiche dell’Anno Geofisico Internazionale del 1957-58.
 
Riuscì ugualmente a compiere un altro raid aereo e penetrare ancora una volta nel Mondo Sotterraneo il 13 Gennaio 1956. La notizia venne fortunatamente confermata dalla stampa americana il 5 Febbraio. 
 
Veniva riportato il laconico messaggio radio:
«Il 13 Gennaio, alcuni membri della spedizione statunitense hanno effettuato un volo di 2700 miglia, a partire dalla base di McMurdo Sound, 400 miglia ad ovest del Polo Sud e sono penetrati per 2300 miglia in una terra che si estendeva al di là del Polo.»
L’Ammiraglio Byrd morirà poco tempo dopo a Boston, all’età di 69 anni, riconfermando, nei suoi ultimi giorni di vita, che la spedizione americana aveva incontrato un grande territorio nuovo, un continente incantevole, terra di perenne mistero.
 
Non ci sono parole per descrivere l’enorme opera di questo grande uomo che ha interessato lo scibile della conoscenza umana. Aveva capito totalmente il senso della vita e le conseguenze dell’attività scientifica- militare portata avanti in quel periodo dalle due superpotenze USA e URSS, impegnate alacremente ad ingigantire la cosiddetta "guerra fredda" che ha condotto moltissime volte l’umanità ad un passo da una guerra "calda", basata sull’utilizzo reale di armi nucleari.
 

Fonte: www.beyul.org

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