Questa impressione si deduce anche dai mutati atteggiamente dei massimi responsabili dei settori militari della Russia e, in particolare, dalle dure dichiarazioni del Ministro della Difesa, Sergej Shoigu, come da quelle del capo di Stato Maggiore Generale, Valery Gerasimov, che di fatto hanno oscurato lo stesso presidente Vladimir Putin che non è apparso sulla scena ed è rimasto in silenzio per circa tre giorni, dopo l’incidente nel Mar Nero.
Quando Putin è apparso ed ha fatto le sue dichiarazioni, gli osservatori hanno notato che, per la prima volta, Putin ha abbandonato i toni concilianti e di comprensione ed ha assunto una postura più dura e decisa: C’è stata un’“invasione”, ha detto Putin a una conferenza a Mosca, delle “acque territoriali russe”. Questa è stata ideata dal presidente ucraino Petro Poroshenko per aumentare le sue prospettive elettorali presidenziali per le elezioni interne e “per vendere sentimenti anti-russi” agli Stati Uniti e all’Unione Europea. Alla fine Putin ha concluso le sue dichiarazioni con una battuta sarcastica: “Se [gli ucraini] vogliono bambini per colazione, probabilmente li avranno”.
Il senso è quello di dire, qualunque cosa accada, per l’Occidente il colpevole è sempre la Russia, questo il caso dell’Ucraina, uno stato fallito in mano ad una junta neonazista che ha adottato lo stato di emergenza e che per la UE e gli USA ha sempre ragione.
Il doppio standard di giudizio dell’Occidente si applica in questa crisi con il silenzio della UE e di Washington quando gli ucraini avevano sequestrato le navi da pesca russe nel mar di Azov, così come con l’assenso a tutte le provocazioni dell’Esercito ucraino fatte in violazione degli acccordi di Minsk. Non contano per l’Occidente le aperte incitazioni di autorità politiche ucraine a minare e far saltare il ponte realizzato in Crimea.
La Russia ha il diritto di difendersi e lo farà abbandonando la predisposizione alla diplomazia e al ricorso al diritto internazionale, sistemi che, con l’America di Trump, non contano nulla, vista la sua condotta volta a stracciare qualsiasi trattato già sottoscritto ed a calpestare ogni interesse altrui nel principio sbandierato del primatismo americano (“America the First”).
In Occidente prevale comunque l’isteria anti russa con la punta massima del Regno Unito che è arrivato ad affermare che la Russia è “una minaccia peggiore dell’ISIS“. Cosa si può rispondere ad affermazioni di questo tipo se non con la legge della forza.
Il dialogo con l’Ucraina e con l’Occidente ormai è chiuso. Avete voluto un clima di preguerra con gli schieramenti di truppe, di basi Nato e di missili sotto le frontiere russe, con la ulteriore provocazione di voler portare una flotta Nato nelle acque del mar di Azov, sembrano dire i responsabili russi. Bene adesso avrete quello che avete cercato fino ad oggi.
Aerei radar russi in Siria
Sembra ormai finito il tempo degli avvertimenti, dell’avviso di “gravi conseguenze”, delle “linee rosse” da non attraversare, la forza dei fatti si impone e la Russia ha fatto sapere con chiarezza che aprirà il fuoco su chiunque si avvicini al territorio russo con intenti ostili, che siano navi, aerei o truppe, della NATO o dell’Ucriana o di altri paesi..
C’è un importante corollario: la parte russa si riserva il diritto di decidere unilateralmente quale sia l’intento ostile. L’avviso è stato dato in forma inequivocabile dal Ministero della Difesa, dalla Guardia di Frontiera del Servizio Federale di Sicurezza (FSB); in breve, lo “Stavka”. Finito il tempo delle parole inizia quello del fuoco.
Gli osservatori notano che lo stesso Putin sembra sovrastato dalla volontà dei militari di rispondere colpo su colpo senza possibilità di manifestare l’abituale riluttanza ad agire, mascherandosi dietro intimazioni, diritto internazionale, trattative diplomatiche e negoziali.
Era già accaduto anche in Siria, quando l’aviazione israeliana aveva abbattuto l’aereo russo con 14 militari a bordo, vennero allora chiusi gli accordi di coesistenza con Israele e decisa la predisposizione di un sistema missilistico difesa antiaerea per blindare il cielo della Siria ed impedire i raid aerei delle forze israeliane.
Probabile che anche allora, di fronte alla perdita di vite russe, siano stati i miltari a forzare le decisioni. Non si può trascurare l’avvertimento dato, in quella occasione, dal generale russo, Leonid Ivashov, il quale aveva invitato Mosca a colpire ed abbattere qualsiasi jet da combattimento israeliano
“Mosca dovrebbe espellere l’ambasciatore israeliano in Russia e abbattere gli aerei da combattimento israeliani in caso che questi entrino nello spazio aereo siriano”, aveva detto in quei giorni, Leonid Ivashov, il presidente dell’Accademia delle questioni geopolitiche della Russia.
Sembra chiaro che l’ala militare più dura, quella che ha fino ad oggi ha rimproverato a Putin una eccessiva accondiscendenza con l’Occidente e con Israele, abbia alla fine preso il sopravvento, forzando Putin a prendere decisoni drastiche di far entrare in azione le forze armate in risposta alle tante provocazioni subite dagli USA e da Israele.
Si ricordano bene le provocazione con gli attacchi con il gas inscenati in Siria per giustificare una aggressione miltare contro le forze siriane, si rimprovera a Putin di non aver reagito in quella occasione e di aver lasciato troppo spazio alle forze della coalizione USA, le stesse che oggi ne approfittano per costituire basi illegali in Siria, da dove continuano ad armare e addestrare gruppi terroristi che inevitabilnmete rivolgeranno le armi contro le forze siriane e russe in Siria.
Un totale disprezzo degli interessi e della sicurezza della Russia.
Finalmente la Russia sembra aver capito la reale natura di Washington e del gruppo di potere dei neocon che dirige la politica USA e ne decide le azioni. Sembra ormai chiaro che questi vogliono lo scontro con la Russia e magari il suo lento logoramento in conflitti regionali.
Soltanto la regola della forza può far capire alla dirigenza di Washington che le conseguenze della politica bellicistica possono andare oltre i loro obiettivi e diventare un boomerang per l’America. Il messaggio bisogna farlo arrivare ai responsabili del mastodontico apparato militare/industriale USA che necessita di nuove guerre per alimentarsi.
I colpi sparati dalle navi dalle navi del FSB russo contro le imbarcazioni ucraine hanno un significato anche simbolico e dimostrano che si è rotto l’incantesimo del dialogo e della diplomazia, l’orso russo è uscito dal letargo e torna a far sentire il suo ruggito.
L’Occidente non può più pensare di calpestare gli interessi della Russia e rimanere impunito. Fine dei giochi.
Luciano Lago
fonte: https://www.controinformazione.info/la-russia-non-scherza-piu-con-loccidente-si-prepara-alla-guerra/
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