Se il 18 settembre gli scozzesi diranno "sì"
all'indipendenza ciò comporterà una radicale riforma di tutte le
relazioni internazionali del tutto paragonabile a ciò che era successo
dopo la disintegrazione dell'URSS all'inizio degli anni '90 del secolo
scorso, ritiene Boris Volhonskij, esperto dell'Istituto russo degli
studi strategici.
"Dio ci scampi!" – ha esclamato il
ministro degli Esteri indiano Sushma Swaraj lunedì scorso quando
qualcuno dei corrispondenti stranieri le ha posto la domanda su una
possibile disgregazione del Regno Unito. Poi quando un'assistente le ha
sussurrato qualcosa all'orecchio la signora Swaraj si è corretta,
facendo notare che "ciò deve decidere il popolo della Scozia".
Sulla
stampa – sia indiana sia straniera – sono subito apparsi numerosi
commenti. "Daily Telegraph" londinese ha pubblicato l'articolo dal
titolo "Il ministro degli Esteri indiano è inorridito di fronte alla
minaccia dell'indipendenza della Scozia". I mass media indiani invece
cercano di soppesare che cosa siano di più – pregi o difetti – che
comporta il referendum scozzese e la possibile risposta "sì". Segue il
parere dell'esperto,
Per l'India, come per qualsiasi altro paese dalla formazione federale, il referendum sull'indipendenza contiene una minaccia malcelata. Se ciò è possibile per gli scozzesi, allora perché non è possibile per tutti gi altri? D'altronde se si sono spinti a tal punto, quando una parte di questo o di quel paese ha posto la questione sulla separazione, vuol dire che è già tardi intraprendere le misure d'emergenza, cercando di rabbonire, corrompere o minacciare sostenitori dell'indipendenza. Di per sé il referendum attesta il crollo della politica dei decenni precedenti. Nel caso della Scozia si tratta di tre secoli.
Perciò
bisogna prepararsi e intraprendere misure preventive in anticipo. E ciò
richiede una razionale combinazione delle misure volte all'unità dello
stato, compresa una costante considerazione dell'identità culturale dei
popoli che vivono in questo stato. D'altronde India ha accumulato una
buona esperienza in questo campo, anche se ci sono pure esempi negativi,
fa notare Boris Volhonskij.
La reazione emozionale del
ministro indiano sulla questione di una possibile disintegrazione della
Gran Bretagna evidentemente si spiega con il seguente ragionamento: la
signora Swaraj non vorrebbe per niente che il referendum in Scozia
sferzasse gli umori separatisti nella stessa India. D'altronde se si
esamina il referendum scozzese in un contesto più ampio globale, allora
si può notare che l'uscita della Scozia dalla formazione del Regno Unito
ha anche lati positivi per l'India. In particolare, l'argomento è stato
affrontato in un articolo pubblicato lo scorso giovedì da "Wall Street
Journal", fa notare l'esperto:
A differenza, ad esempio, da un analogo referendum nella Catalogna previsto per il prossimo novembre, il referendum scozzese avviene in uno stato che è uno dei fondatori dell'Organizzazione delle Nazioni Unite ed è un membro permanente del Consiglio di Sicurezza. Ciò vuol dire che l'uscita della Scozia pone la domanda sulla successione legale. Quale dei due stati nuovi conserverà la poltrona di un membro permanente del Consiglio di Sicurezza – l'ex Gran Bretagna, tutt'e due o nessuno?
Dopo
la disgregazione dell'Unione Sovietica, il suo successore legale è
diventata la Russia, conservando per sé sia l'intero potenziale nucleare
sia la poltrona di un membro permanente del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU. Dopo la disintegrazione dell'ex superpotenza però si è creata
l'illusione di un'ipotesi della costituzione del mondo monopolare,
mentre all'Occidente guidato dagli USA è venuto il desiderio di
rimuovere completamente la Russia, spostandola in periferia della
politica mondiale. La crisi in Ucraina, provocata dall'Occidente, è
diventata la manifestazione più lampante di questa tendenza, accentua
Boris Volhonskij:
Ora la disgregazione minaccia uno dei paesi chiave che fa parte dello stesso blocco che ha rivendicato il monopolio del potere in un mondo monopolare. Ciò significa che il sistema politico globale si trova sulla soglia di una nuova riforma. E ciò aumenta l'importanza dei paesi non considerati dall'Occidente fautori dei destini del mondo, compresa l'India.
In ogni caso, ciò dà la possibilità su
una nuova tappa di tornare alla questione della riforma del Consiglio di
Sicurezza dell'ONU e sull'attribuzione dello status di un membro
permanente a quei paesi, i quali, come India, stanno cercando di
ottenerlo per un periodo molto lungo, ritiene l'esperto russo.
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