Il
presidente Obama e il segretario di Stato John Kerry tentano di
realizzare una cosiddetta “coalizione dei volenterosi” per aiutare gli
Stati Uniti a combattere lo Stato Islamico dell’Iraq e Levante (ISIL) in
Iraq e Siria. Obama ha solo avuto il sostegno del nuovo fragile governo
iracheno, del martoriato governo regionale del Kurdistan nel nord
dell’Iraq, e dell’Arabia Saudita. Quest’ultimo “socio”, l’Arabia
Saudita, è il benefattore principale del SIIL. Obama ha anche
stupidamente detto di voler armare l’“esercito libero siriano”, anche se
molti dei suoi membri originali si sono uniti al SIIL e al suo alleato,
il Fronte al-Nusra, dopo essere stati addestrati e armati da
CIA e squadre militari statunitensi in Giordania e Turchia.
Tra i Paesi
che Obama e Kerry avevano avvicinato per la loro coalizione, Giordania e
Turchia hanno detto di no a lanciare attacchi sulla Siria dal proprio
territorio. Anche il Regno Unito ha detto che non avrebbe partecipato
agli attacchi alle posizioni del SIIL in Siria. Ben 300 cittadini
inglesi combatterebbero con il SIIL in Siria e Iraq. Per via della
pressione della lobby israeliana negli Stati Uniti, gruppo che mette
sempre avanti gli interessi d’Israele, assai diversi e spesso
contrapposti agli interessi degli Stati Uniti, Obama ha perso
l’occasione di creare una coalizione veramente efficace che potesse
attuare il suo desiderio di “distruggere” il SIIL. Obama e Kerry
continuano ad aggrapparsi all’idea di poter contemporaneamente
distruggere il SIIL in Siria e abbattere il governo del presidente
siriano Bashar al-Assad.
Tali idee sono fantasiose e slegate dalla
realtà. I sauditi sono all’origine degli attacchi con cloro e sarin ai
civili siriani ed è l’Arabia Saudita a rifornire al-Nusra e
SIIL. L’idea che alcuni disertori governativi siriani, che vivono in
costosi hotel a Istanbul grazie alle carte di credito saudite,
rappresentino un qualche “esercito”, è ridicola. E’ anche chiaro che
Arabia Saudita e Israele coordinano i loro sforzi per sostenere il SIIL
in Siria, soprattutto intorno le alture del Golan, dove il personale
delle Forze di Difesa israeliane fornisce supporto ai guerriglieri del
SIIL che occupano posizioni dell’esercito siriano, come pure siti delle
forze di pace delle Nazioni Unite. Il direttore della CIA John O.
Brennan, uno dei principali sostenitori del regno saudita, avrebbe
partecipato a discussioni tra il consigliere per la sicurezza nazionale
saudita, principe Bandar bin Sultan, uno dei maggiori sostenitori di al-Qaida
negli Stati Uniti, prima del 9/11, come precisato nelle 28 pagine di
una relazione del Comitato dell’Intelligence del Senato, il capo
dell’intelligence saudita, principe Qalid bin Bandar e il capo del Mossad
israeliano Tamir Pardo.
Nel suo ultimo discorso televisivo Obama ha
detto che voleva limitare il supporto al SIIL. Tuttavia, può farlo solo
minacciando severe sanzioni e altre pene ad Arabia Saudita e Israele, i
due principali amici del SIIL in Medio Oriente, manna propagandistica
per gli israeliani. Yuli Edelstein della Knesset ha detto al primo ministro ceco Bohuslav Slobotka, a Praga, che l’Europa presto capirà i problemi d’Israele con Hamas
perché il SIIL arriva in Europa. Edelstein usa il SIIL, creazione di
Israele e Arabia Saudita per rovesciare il governo di Damasco, per
minacciare l’Europa di attacchi terroristici. Edelstein ha anche
avvertito il primo ministro ceco dal migliorare le relazioni con l’Iran.
L’unica arma d’Israele è spaventare per intimidire non solo i Paesi più
piccoli, come Repubblica ceca, Irlanda e Montenegro, ma i Paesi più
grandi come Germania, Francia e Stati Uniti.
Per il presidente Obama c’è solo una coalizione utile per sradicare il SIIL. Una coalizione che necessariamente non può includere l’Arabia Saudita, addestrando volontariamente i membri dell’“Esercito libero siriano” a combattere il SIIL. È più appropriato dire che l’Arabia Saudita arruola il personale dell’esercito libero siriano per inserirlo nel SIIL, non combatterlo. Obama vuol fare credere che l’esercito e la guardia nazionale saudite wahabite prendano le armi contro i wahabiti del ISIL. In realtà, l’esercito saudita esiste per una sola ragione, proteggere la famiglia reale saudita, niente di più e niente di meno. I partner naturali della coalizione contro il SIIL sono coloro che hanno già dimostrato disponibilità ad affrontare i taqfiri wahabiti: le forze armate siriane, libanesi ed Hezbollah che combattono i radicali sunniti in Siria; le forze peshmerga del Kurdistan; l’Iran e le Guardie Rivoluzionarie iraniane che aiutano curdi e turcomanni a combattere il SIIL in Iraq; la Russia e il presidente della Cecenia Ramzan Kadyrov che minaccia di distruggere i “bastardi” del SIIL. Obama potrebbe arruolare l’Egitto se abbandona la pretesa di attaccare il SIIL in Siria e nello stesso tempo arruolare i siriani dell’opposizione “moderata” per rovesciare Assad.
L’esercito egiziano, che governa l’Egitto, è un solido
alleato del governo siriano di Hafiz e Bashar Assad. Ci sono altri
possibili alleati per una campagna realistica per liberare il mondo dal
SIIL. Gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare i malconcepiti piani per
rifederare lo Yemen nell’ambito di una stupida elaborazione dei neocon
del dipartimento di Stato strettamente legati ad Israele. In questo modo
porterebbero le forze indipendentiste dello Yemen del Sud e i ribelli
sciiti zaidi huthi dello Yemen del nord dalla parte degli USA, spazzando
via al-Qaida nella Penisola Araba (AQAP) che rifornisce di uomini ed altri elementi il SIIL.
Il senatore John McCain e la sua “ombra” Lindsey Graham, insieme alle loro lobby neocon, israeliana e di spacciatori filo-sauditi griderebbero contro qualsiasi riavvicinamento alle forze sciite islamiche di Iran, Iraq, Yemen, Libano e Siria per combattere il SIIL, dove gli interessi di Israele e Arabia Saudita sono diametralmente opposti a quelli degli Stati Uniti. Il presidente Obama, che non deve affrontare un’altra elezione, è nella posizione unica di usare il suo “pulpito” della presidenza degli Stati Uniti per mettere a posto McCain, Graham, l’American Israel Public Affairs Comittee (AIPAC), il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo entourage, i saudofili della lobby dell’American Petroleum Institute. Tali individui e gruppi vorrebbero solo che gli Stati Uniti inviassero ulteriori militari e risorse per perseguire le proprie politiche da spacciatori mediorientali volte solo a proteggere gli interessi di Israele e del regno saudita. Abbandonando la cooperazione con i ricchi petro-potentati della penisola arabica, gli USA, dopo aver sconfitto il ISIL, potrebbero dedicarsi a sradicare gli islamisti che controllano Tripoli, in Libia.
Per fare ciò non dovrebbero coinvolgere gli
espatriati libici tirati fuori dalle comodità finanziate dalla CIA nel
nord della Virginia, Parigi e Inghilterra, divenendo il nuovo governo
libico dopo la brutale caduta del leader libico Muammar Gheddafi.
Piuttosto, gli USA devono riportare al potere in Libia i principali
sostenitori di Gheddafi. I funzionari di Gheddafi devono essere liberati
dal carcere. Una Libia stabile potrebbe quindi essere il trampolino di
lancio per attaccare i wahabiti che controllano parti del nord della
Nigeria e del Camerun sotto la bandiera di Boko Haram,
impegnati in attentati terroristici brutali in Mali. Gli Stati Uniti
devono anche fare causa comune con i tuareg del Mali che rivogliono la
loro Patria Azawad. Questi sono i passi che devono essere adottati per
correggere gli errori commessi dagli interventisti incompetenti di Obama
che hanno sconvolto il Medio Oriente.
Wayne Madsen Strategic Culture Foundation
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/09/14/lobbligo-di-combattere-il-siil/
La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.
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