giovedì 12 novembre 2015

Dark City e la Memoria Perduta

Il film Dark City è stato associato spesso a Matrix per via dei contenuti in comune e per l’azione catartica del protagonista, in missione per salvare l’umanità da una razza predatrice e totalizzante.
La narrazione di Dark City però fa eccezione. Lo scenario urbano è gestito interamente da figure arcontiche, organizzate in assemblea/alveare, che controllano la percezione umana sin nei minimi dettagli, inserendo false memorie nei malcapitati cittadini, alla ricerca di un quid indefinibile che solo gli umani possiedono.
GLI ARCONTI PREDATORI ATTORNO AL PIANETA PRIGIONE
 
Tale ‘quid’ è l’anima. Gli arconti sono in grado di modificare l’immaginario collettivo ma non di carpire il segreto intimo alla natura umana. Essi sono medusoidi che occupano corpi di defunti terreni, il che consente loro di interagire con lo spazio ed il tempo, modificandone i parametri a loro piacimento. Hanno timore dell’acqua e della luce solare che non lasciano filtrare mantenendo l’ambiente urbano in un’atmosfera di cupa desolazione.
IL PARADISO IMMAGINATO - ARTIFICIO O REALTA'?
 
Quasi tutti gli esseri umani vivono assoggettati al cupo scenario associativo loro imposto, tranne uno sparuto numero di individui che possiede una consapevolezza particolare, una ‘accordatura’ rara che consente loro di comprendere l’artificio e di imporre la propria volontà.

Nella pellicola c’è anche la figura dell’umano collaborante (uno psichiatra) e del ‘non risvegliato’ ma possibilista (un detective), che si rende conto delle incongruenze e cerca di ragionarci sopra.
LA TERRA PIATTA FLUTTUA NELLO SPAZIO OSCURO
 
Un quadro interessante emerge dal film, anche in rapporto al problema percettivo, riassumibile nella formula riduttiva ‘Terra Piatta’. La cupa città infatti in cui si svolgono le esistenze umane, non è altro che un microcosmo artificiale in cui l’oscurità e la perdita di memoria impediscono agli abitanti di raggiungere un habitat sereno e piacevole, legato ai veri ricordi dell’infanzia; un disco sospeso nel vuoto, una esigua prigione artificiale dove l’uomo è tenuto prigioniero perché immemore della sua felice origine.
 
 

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