Visita di Putin a Pechino
Già da tempo avevamo potuto constatare come l’alleanza di fatto tra Russia-Iran-Cina ha cambiato l’equilibrio di potere nel mondo con l’effetto di demolire lo storico disegno di egemonia unipolare da parte degli Stati Uniti.
Dopo la caduta del muro di Berlino (1989) e la disintegrazione dell’URSS (1991), Washington, divenuta la unica super potenza, si era illusa di poter estendere il suo dominio globale su ogni parte del mondo.
Tuttavia l’elite di potere USA aveva sottovalutato le conseguenze che potevano derivare da questo disegno unilaterale. Negli anni successivi gli USA e l’elite di potere che ne dirige le scelte strategiche, hanno cercato di propagare il proprio modello culturale ed economico a tutto il mondo, un chiaro intento di omologazione globale, utilizzando la forza militare, sotto il pretesto della necessità di tutelare i “diritti umani” o di eliminare governi dittatoriali (quando non conformi agli interessi degli USA).
Le tre nazioni menzionate hanno captato il pericolo rappresentato dal disegno egemonico anglo USA ed hanno adottato una postura comune, arrivando a comprendere che l’unione e la cooperazione in ambito economico, militare e strategico sono gli unici strumenti che permettono di fare fronte ad una minaccia comune per la propria sopravvivenza, al cospetto della crescente interferenza di Washington nelle proprie questioni interne.
La minaccia esterna ha sospinto Teheran, Mosca e Pechino a risolvere le loro differenze e nell’adottare una “strategia unificata” per il consolidamento degli interessi comuni e la difesa delle proprie rispettive sovranità.
Gli avvenimenti degli ultimi anni quali la guerra di aggressione contro la Libia, il conflitto in Siria, il golpe eterodiretto in Ucraina, le sanzioni contro l’Iran e la Russia, la pressione esercitata contro la Cina per la questione delle isole nel Mar cinese Meridionale, sono tutti fattori che hanno determinato l’alleanza fra queste tre grandi nazioni che, fino ai primi anni ’90, avevano poco in comune e molte differenze di interessi, di sistema politico, economico e di culture.
Gli Stati Uniti, con il cambio di Amministrazione da Obama a Donald Trump, hanno preso atto di questa nuova situazione strategica e stanno cercando di correre ai ripari, adottando una visione meno “messianica” (il “paese eccezionale” di Obama) e più pragmatica.
Questo cambiamento di impostazione si verifica a motivo del fatto che questa alleanza è riuscita a bloccare i piani strategici degli USA (e dei suoi alleati) in Medio Oriente, in Ucraina (fallito tentativo di strappare la Crimea alla Russia) e, cosa ancora più pericolosa, ha creato un polo di attrazione che ha consentito ad altri paesi come l’Egitto, la Turchia o le Filippine, di svincolarsi dalla dipendenza verso gli USA ed adottare alleanze economiche e militari con il blocco Russia-Iran-Cina.
L’Amministrazione USA, dopo la fallimentare gestione Obama, corre ai ripari e, come prima fase, sta cercando di generare discordia nella alleanza fra i tre paesi, mettendo in pratica il vecchio principio del “divide et impera” che fu applicato nella strategia geopolitica del vecchio Henry Kissinger, nell’epoca della diplomazia triangolare, quella che che fu promossa dal presidente Nixon 45 anni fa nei confronti di Pechino. Il contesto di oggi tuttavia è totalmente diverso da quello degli anni ’70 e vede una Cina che concorre con gli USA nel primato economico ed industriale e che ha fatto passi da gigante nello sviluppo della propria tecnologia militare.
Gli USA hanno individuato nell’Iran l’anello più debole dell’asse e su questo paese stanno esercitando le maggiori pressioni, con pretesti creati ad arte come le accuse verso la nazione persiana di essere il principale “sponsor del terrorismo”, nel tentativo di confondere i ruoli fra chi semina il terrorismo e chi lo subisce e accusando l’Iran di essere una minaccia per Israele e per l’Occidente.
Accusa subito respinta dal ministro russo Sergei Lavrov il quale ha invitato Washington a prendere atto di quali siano i veri sponsor del terrorismo, gettando lo sguardo fra i propri alleati.
In realtà la Russia di Vlady Putin è ben consapevole dell’obiettivo perseguito dalla nuova strategia di Washington ed è pronta a contrastare qualsiasi tentativo di sobillare i rapporti esistenti con Teheran e Pechino poichè a Mosca si ha ben presente che gli interessi nazionali della Russia sono in gioco sullo scacchiere europeo e Medio Orientale e la Russia da sola potrebbe non essere in grado di reggere l’impatto della politica aggressiva degli USA e del blocco della NATO.
Ministro della difesa cinese firma accordi di cooperazione con ministro difesa dell’Iran
La Cina ha sostenuto finanziariamente la Russia in occasione della
manovra USA-Saudita che ha determinato il crollo dei prezzi del crudo,
Pechino si è fatta garante di un grosso prestito con la Russia ed ha
stabilito un accordo per acquistare il crudo ed il gas mediante utilizzo
delle valute alternative (rubli e Juan ), evitando l’uso del dollaro,
oltre ad accordi di gasdotti che porteranno il gas russo verso la Cina.
Vedi: L’aiuto della Cina alla Russia rivoluziona il sistema finanziario mondialeAltrettanto importanti sono i rapporti di cooperazione economica e militare stretti fra la Cina e l’Iran. Anche analisti tedeschi poco tempo addietro avevano rilevato che La Russia, la Cina e l’Iran potrebbero trasformarsi in un Triangolo d’oro nell’Eurasia. Nell’ambito economico, politico e militare potrebbero costituire un grande blocco in contrappeso all’Occidente”, come sottolineato un articolo pubblicato di recente da Marco Maier su “Contra Magazin”, rivista di lingua tedesca.
“Nonostante le sanzioni degli USA e della UE contro il paese persiano, il commercio bilaterale tra Teheran e Pechino è passato dai 400 milioni di dollari nel 1989 ai quasi 52 mila milioni di dollari nel 2014”, come annotato nell’articolo di Maier. Vedi: Iran e Cina più vicine: firmati 17 accordi economici
Allo stesso modo l’analista aveva anche lui indicato come i tre paesi si stiano coordinando in diversi livelli “ogni volta in modo più forte”, nonostante che il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, stia considerando di prendere una posizione dura contro Teheran e Pechino ed al tempo stesso riavvicinarsi a Mosca.
Rimane il fatto che l’Iran, oltre a cooperare militarmente con la Russia nell’annientamento dei gruppi terroristi sponsorizzati proprio da USA e Arabia Saudita in Siria, ha fornito alla Russia il permesso di utilizzare sul proprio territorio una importante base aerea, quella di Hamadan, da cui decollano i bombardieri strategici russi per effettuare i bombardamenti sul territorio della Siria.
Questo fattore da solo costituisce un ammonimento non soltanto per gli USA ma anche per l’Arabia Saudita, per la NATO e per la Turchia e dimostra il consolidamento di una solida alleanza strategica fra Mosca e Teheran ed i comuni interessi a contrastare il piano di balcanizzazione della Siria e dell’Iraq che l’Amministrazione di Obama ha cercato in tutti i modi di realizzare con l’appoggio di Gran Bretagna, Arabia Saudita, Qatar ed, inizialmente, della Turchia.
Russia e Iran sanno che Washington Londra e Rijad utilizzano i gruppi jihadisti come proprio esercito mercenario, il braccio armato della strategia imperiale, per sobillare e disgregare i paesi ostili agli interessi occidentali e l’Iran, per la sua posizione strategica, costituisce l’argine naturale ad una avanzata del jihadismo radicale che potrebbe infiltrarsi anche nel Caucaso e nella Federazione russa dove vivono oltre 25 milioni di cittadini russi di fede islamica. Questo è il fattore chiave per comprendere la solidità dell’alleanza strategica della Russia con l’Iran.
Luciano Lago
fonte: http://www.controinformazione.info/lasse-iran-russia-cina-turba-il-sonno-degli-strateghi-di-washington-e-ne-ridimensiona-le-ambizioni-imperiali/
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