“Possiamo
dire allora con certezza che, anche se il Gw esiste, l’Agw non esiste”,
questo è quanto dichiarato dal prof. F. Battaglia in un recente
articolo.
Le motivazioni di chi contesta l’origine umana del riscaldamento climatico.
Il 2 ottobre scorso è stato pubblicato sulla Bussola Quotidiana un articolo dal titolo “Riscaldamento globale? Mai stati così al freddo” firmato da Franco Battaglia, professore di Chimica Ambientale all’Università di Modena, co-autore del rapporto NIPCC “Climate Change Reconsidered II”.
Viene qui riportato per intero l’articolo che offre con grande chiarezza una panoramica delle ragioni di chi contesta le conclusioni dell’IPCC.
L’unico punto nel quale l’articolo va integrato è nelle conclusioni finali, nel punto in cui si individua nel business legato alle energie alternative la spinta economica verso le posizioni dei sostenitori dell’AGW (Anthropic Global Warming). Le motivazioni sono infatti ben più profonde e trovano la loro origine nelle politiche di sfruttamento dei paesi del Terzo Mondo ai quali, con la motivazione di non incrementare le emissioni di CO2, viene negata l’industrializzazione e lo sviluppo.
A costo di essere ripetitivi va ricordato come definirono le proposte presentate alla conferenza sul clima di Copenhagen i rappresentanti di ben 130 stati riuniti sotto la sigla del G77:
Ma, come Le Monde ha riportato, gli altri paesi africani non si allineano dietro il sig Zenawi né riconoscono il diritto dell’Unione africana di parlare per loro. Sono invece, in fila dietro il G77 e il suo portavoce a Copenaghen, ferocemente anti-europeo, il Sudenese diplomatico Lumumba Di-Aping, che nel denunciare l’accordo finale ha gettato in un riferimento all’Olocausto, dicendo che l’accordo finale è stato: “una soluzione basata su valori, gli stessi valori che secondo la nostra opinione hanno avviato sei milioni di persone in Europa nelle fornaci.
“I paesi ricchi del nord, ha detto, hanno “chiesto all’Africa di firmare un patto suicida, un patto di incenerimento, al fine di mantenere il predominio economico di alcuni paesi.”
The Economist “Winners and losers in Copenhagen” http://www.economist.com/blogs/charlemagne/2009/12/winners_and_losers_in_copenhag
Ed ecco il testo dell’articolo del Prof. Battaglia:
La congettura del riscaldamento globale antropogenico (Agw secondo l’acronimo inglese) risale a un secolo fa, e nel corso degli anni, fino ad oggi, è stata più volte riproposta. Fu una congettura ragionevole e semplice: è da un secolo che l’uomo, bruciando combustibili fossili, immette anidride carbonica (Co2) in atmosfera, la Co2 è un gas serra, nell’ultimo secolo il pianeta è stato più caldo che nel recente passato, ergo fu avanzata l’ipotesi che le emissioni antropiche sono responsabili di questo cambiamento climatico.
Allo scopo di controllare la validità dell’ipotesi, l’Onu ha istituito un organismo – l’Ipcc – che non è scientifico, ma è politico, nel senso che i suoi membri sono nominati dai governi. L’Ipcc assume l’ipotesi vera (così è esplicitamente scritto nel suo statuto) e ha proceduto raccogliendo tutte le circostanze che confermano l’ipotesi (principalmente le risultanze da modelli di calcolo). La procedura adottata ha indotto l’Ipcc a scegliere selettivamente le risultanze a favore della ipotesi da provare.
Il metodo scientifico, però, funziona diversamente. Al cospetto di un’ipotesi, bisogna invece procedere col formulare l’ipotesi nulla – cioè l’ipotesi che nega l’ipotesi che si vuole controllare – e cercare di falsificarla; solo se si riesce a falsificare l’ipotesi nulla allora si accetta l’ipotesi che interessa. Nel caso specifico, bisognerebbe falsificare la seguente affermazione: il clima odierno è d’origine naturale. Procedendo secondo i canoni del metodo scientifico, facciamo allora vedere che quest’ultima ipotesi non viene falsificata e adduciamo una mezza dozzina di circostanze.
Primo. I dati geologici ci informano che la storia climatica della Terra è quella di un pianeta essenzialmente freddo, che vive ogni 100.000 anni periodi di optimum climatico (figura 1). Noi viviamo in un tale periodo, ma tutti i precedenti periodi di optimum climatico sono stati più caldi di quello odierno: siamo in un optimum climatico che, manco a farlo apposta, non è mai stato così freddo! Il clima dei precedenti periodi caldi, più caldi dell’odierno, non possono che essere stati di origine naturale.
Secondo. Sovrapposte alle oscillazioni con periodo di 100.000 anni, vi sono altre oscillazioni, con periodi più brevi. Quella della figura 2 ne è un esempio. Da essa si evince che circa 1000 anni fa il pianeta ha vissuto il cosiddetto Periodo Caldo Medievale (Pcm), quando il clima fu più caldo del periodo caldo odierno. Qualcuno ha tentato di negarlo, sostenendo che i dati sono invece limitati localmente. Invece, la globalità del Pcm è certificata da decine di risultanze, con dati raccolti ovunque nel mondo. Inoltre, ci sarebbe da chiedersi che senso avrebbe preoccuparsi dello svolgimento di un clima globale se poi quello locale si comporta in modo indipendente dal clima globale. Anche il clima del Pcm, più caldo dell’odierno, non può che essere stato di origine naturale.
Terzo. L’attuale riscaldamento globale non si è avviato un secolo fa in concomitanza con le emissioni di Co2, ma ben 4 secoli fa, quando il pianeta era al minimo della cosiddetta Piccola Era Glaciale (Peg). (Gli astrofisici lo chiamano Minimo di Maunder, corrispondente ad un minimo d’attività solare). Intorno al 1650 (si veda ancora la figura 2), il pianeta ha cominciato a scaldarsi e ad uscire dalla Peg, e ha continuato a farlo, con varie oscillazioni, fino ai giorni nostri. Non a caso si sente spesso dire dai media che è da 400 anni che non si registrano temperature alte come quelle odierne. Appunto: 400 anni fa si era nel pieno della Peg. L’uscita dalla Peg è cominciata 400 anni fa, e pertanto non può che essere stata di origine naturale.
Quarto. L’uscita dalla Peg non è stato un processo monotòno ma, piuttosto, l’aumento della temperatura ha subìto arresti e inversioni. Il fatto è che, manco a farlo apposta, un’importante inversione si ebbe negli anni 1940-75 (figura 3), in pieno boom demografico, industriale e di emissioni. Un altro importante arresto si ha da oltre 12 anni (figura 4), con le temperature globali che hanno smesso di crescere, sebbene le emissioni di Co2 abbiano continuato a crescere esponenzialmente senza sosta. Ancora una volta, il clima del pianeta è governato da fenomeni naturali, visto che si è raffreddato proprio quando le emissioni di gas-serra sono state ai loro massimi.
Quinto. La congettura dell’Agw prevede che l’aumento di temperatura della troposfera equatoriale a circa 12 km dalla superficie terrestre sia quasi il triplo dell’aumento della temperatura dell’atmosfera alla superficie terrestre (figura 5a). Questa circostanza fu chiamata “impronta digitale dell’Agw”. Senonché le misure satellitari della temperatura dell’atmosfera registrano lassù, nella troposfera equatoriale, non un riscaldamento aumentato rispetto a quello a terra, men che meno triplo, ma addirittura un raffreddamento (figura 5b). L’impronta digitale della congettura dell’Agw è così diventata l’impronta digitale della falsità di quella congettura.
Vi sono un mucchio d’altre cose che andrebbero dette. Ad esempio, l’aumento del livello del mare per il quale si fa tanto allarme, è in realtà un fenomeno naturale, in atto da 18.000 anni, cioè da quando il pianeta cominciò a uscire dall’ultima era glaciale. Un effetto della Co2, allora, dovrebbe far registrare un’accelerazione in questo aumento: ma nessuna accelerazione si osserva rispetto agli aumenti occorsi nel periodo pre-industriale. E altre cose ancora, ma i punti precedenti sono sufficienti: ogni tentativo di sconfessare l’ipotesi nulla ha fallito.
Possiamo dire allora con certezza che, anche se il Gw esiste, l’Agw non esiste. Come mai nacque? Bisogna sapere che esistono ragioni tecniche incontrovertibili per le quali si può essere certi che le tecnologie di produzione elettrica eolica o fotovoltaica sono un colossale fallimento e che implementarle comporterebbe un danno economico faraonico con conseguente crisi economica. Solo inventandosi una circostanza secondo cui solo affidandosi a tali tecnologie si scongiurerebbe un danno ancora maggiore, sarebbe stato possibile implementare quelle tecnologie. L’Agw è stato il cavallo di Troia che ha permesso l’attuazione di politiche energetiche volte all’affermazione di quelle tecnologie fallimentari. Tale affermazione si è realizzata, le tecnologie in parola stanno dimostrando di essere quel fallimento che era perfettamente prevedibile (l’impegno economico in esse è la probabile prima causa della grave crisi economica: si pensi che solo per foraggiare la tecnologia fotovoltaica gli utenti elettrici italiani stanno pagando, e continueranno a farlo per 20 anni, 12 miliardi di euro), e nessuna catastrofe climatica è stata evitata perché non v’era alcuna catastrofe da evitare.
A conferma di questo arriva un secondo grafico introdotto con l’articolo “Errori in buona fede“ del 17 ottobre:
A sostegno della tesi che sia la CO2 a causare l’aumento delle temperature geoscience riporta un grafico:
A conferma di questo arriva un secondo grafico introdotto con l’articolo “Errori in buona fede“ del 17 ottobre:
A sostegno della tesi che sia la CO2 a causare l’aumento delle temperature geoscience riporta un grafico:
E poi viene proposto l’andamento delle temperature e dell’irraggiamento solare:
Le motivazioni di chi contesta l’origine umana del riscaldamento climatico.
Il 2 ottobre scorso è stato pubblicato sulla Bussola Quotidiana un articolo dal titolo “Riscaldamento globale? Mai stati così al freddo” firmato da Franco Battaglia, professore di Chimica Ambientale all’Università di Modena, co-autore del rapporto NIPCC “Climate Change Reconsidered II”.
Viene qui riportato per intero l’articolo che offre con grande chiarezza una panoramica delle ragioni di chi contesta le conclusioni dell’IPCC.
L’unico punto nel quale l’articolo va integrato è nelle conclusioni finali, nel punto in cui si individua nel business legato alle energie alternative la spinta economica verso le posizioni dei sostenitori dell’AGW (Anthropic Global Warming). Le motivazioni sono infatti ben più profonde e trovano la loro origine nelle politiche di sfruttamento dei paesi del Terzo Mondo ai quali, con la motivazione di non incrementare le emissioni di CO2, viene negata l’industrializzazione e lo sviluppo.
A costo di essere ripetitivi va ricordato come definirono le proposte presentate alla conferenza sul clima di Copenhagen i rappresentanti di ben 130 stati riuniti sotto la sigla del G77:
Ma, come Le Monde ha riportato, gli altri paesi africani non si allineano dietro il sig Zenawi né riconoscono il diritto dell’Unione africana di parlare per loro. Sono invece, in fila dietro il G77 e il suo portavoce a Copenaghen, ferocemente anti-europeo, il Sudenese diplomatico Lumumba Di-Aping, che nel denunciare l’accordo finale ha gettato in un riferimento all’Olocausto, dicendo che l’accordo finale è stato: “una soluzione basata su valori, gli stessi valori che secondo la nostra opinione hanno avviato sei milioni di persone in Europa nelle fornaci.
“I paesi ricchi del nord, ha detto, hanno “chiesto all’Africa di firmare un patto suicida, un patto di incenerimento, al fine di mantenere il predominio economico di alcuni paesi.”
The Economist “Winners and losers in Copenhagen” http://www.economist.com/blogs/charlemagne/2009/12/winners_and_losers_in_copenhag
Ed ecco il testo dell’articolo del Prof. Battaglia:
La congettura del riscaldamento globale antropogenico (Agw secondo l’acronimo inglese) risale a un secolo fa, e nel corso degli anni, fino ad oggi, è stata più volte riproposta. Fu una congettura ragionevole e semplice: è da un secolo che l’uomo, bruciando combustibili fossili, immette anidride carbonica (Co2) in atmosfera, la Co2 è un gas serra, nell’ultimo secolo il pianeta è stato più caldo che nel recente passato, ergo fu avanzata l’ipotesi che le emissioni antropiche sono responsabili di questo cambiamento climatico.
Allo scopo di controllare la validità dell’ipotesi, l’Onu ha istituito un organismo – l’Ipcc – che non è scientifico, ma è politico, nel senso che i suoi membri sono nominati dai governi. L’Ipcc assume l’ipotesi vera (così è esplicitamente scritto nel suo statuto) e ha proceduto raccogliendo tutte le circostanze che confermano l’ipotesi (principalmente le risultanze da modelli di calcolo). La procedura adottata ha indotto l’Ipcc a scegliere selettivamente le risultanze a favore della ipotesi da provare.
Il metodo scientifico, però, funziona diversamente. Al cospetto di un’ipotesi, bisogna invece procedere col formulare l’ipotesi nulla – cioè l’ipotesi che nega l’ipotesi che si vuole controllare – e cercare di falsificarla; solo se si riesce a falsificare l’ipotesi nulla allora si accetta l’ipotesi che interessa. Nel caso specifico, bisognerebbe falsificare la seguente affermazione: il clima odierno è d’origine naturale. Procedendo secondo i canoni del metodo scientifico, facciamo allora vedere che quest’ultima ipotesi non viene falsificata e adduciamo una mezza dozzina di circostanze.
Primo. I dati geologici ci informano che la storia climatica della Terra è quella di un pianeta essenzialmente freddo, che vive ogni 100.000 anni periodi di optimum climatico (figura 1). Noi viviamo in un tale periodo, ma tutti i precedenti periodi di optimum climatico sono stati più caldi di quello odierno: siamo in un optimum climatico che, manco a farlo apposta, non è mai stato così freddo! Il clima dei precedenti periodi caldi, più caldi dell’odierno, non possono che essere stati di origine naturale.
Secondo. Sovrapposte alle oscillazioni con periodo di 100.000 anni, vi sono altre oscillazioni, con periodi più brevi. Quella della figura 2 ne è un esempio. Da essa si evince che circa 1000 anni fa il pianeta ha vissuto il cosiddetto Periodo Caldo Medievale (Pcm), quando il clima fu più caldo del periodo caldo odierno. Qualcuno ha tentato di negarlo, sostenendo che i dati sono invece limitati localmente. Invece, la globalità del Pcm è certificata da decine di risultanze, con dati raccolti ovunque nel mondo. Inoltre, ci sarebbe da chiedersi che senso avrebbe preoccuparsi dello svolgimento di un clima globale se poi quello locale si comporta in modo indipendente dal clima globale. Anche il clima del Pcm, più caldo dell’odierno, non può che essere stato di origine naturale.
Terzo. L’attuale riscaldamento globale non si è avviato un secolo fa in concomitanza con le emissioni di Co2, ma ben 4 secoli fa, quando il pianeta era al minimo della cosiddetta Piccola Era Glaciale (Peg). (Gli astrofisici lo chiamano Minimo di Maunder, corrispondente ad un minimo d’attività solare). Intorno al 1650 (si veda ancora la figura 2), il pianeta ha cominciato a scaldarsi e ad uscire dalla Peg, e ha continuato a farlo, con varie oscillazioni, fino ai giorni nostri. Non a caso si sente spesso dire dai media che è da 400 anni che non si registrano temperature alte come quelle odierne. Appunto: 400 anni fa si era nel pieno della Peg. L’uscita dalla Peg è cominciata 400 anni fa, e pertanto non può che essere stata di origine naturale.
Quarto. L’uscita dalla Peg non è stato un processo monotòno ma, piuttosto, l’aumento della temperatura ha subìto arresti e inversioni. Il fatto è che, manco a farlo apposta, un’importante inversione si ebbe negli anni 1940-75 (figura 3), in pieno boom demografico, industriale e di emissioni. Un altro importante arresto si ha da oltre 12 anni (figura 4), con le temperature globali che hanno smesso di crescere, sebbene le emissioni di Co2 abbiano continuato a crescere esponenzialmente senza sosta. Ancora una volta, il clima del pianeta è governato da fenomeni naturali, visto che si è raffreddato proprio quando le emissioni di gas-serra sono state ai loro massimi.
Quinto. La congettura dell’Agw prevede che l’aumento di temperatura della troposfera equatoriale a circa 12 km dalla superficie terrestre sia quasi il triplo dell’aumento della temperatura dell’atmosfera alla superficie terrestre (figura 5a). Questa circostanza fu chiamata “impronta digitale dell’Agw”. Senonché le misure satellitari della temperatura dell’atmosfera registrano lassù, nella troposfera equatoriale, non un riscaldamento aumentato rispetto a quello a terra, men che meno triplo, ma addirittura un raffreddamento (figura 5b). L’impronta digitale della congettura dell’Agw è così diventata l’impronta digitale della falsità di quella congettura.
Vi sono un mucchio d’altre cose che andrebbero dette. Ad esempio, l’aumento del livello del mare per il quale si fa tanto allarme, è in realtà un fenomeno naturale, in atto da 18.000 anni, cioè da quando il pianeta cominciò a uscire dall’ultima era glaciale. Un effetto della Co2, allora, dovrebbe far registrare un’accelerazione in questo aumento: ma nessuna accelerazione si osserva rispetto agli aumenti occorsi nel periodo pre-industriale. E altre cose ancora, ma i punti precedenti sono sufficienti: ogni tentativo di sconfessare l’ipotesi nulla ha fallito.
Possiamo dire allora con certezza che, anche se il Gw esiste, l’Agw non esiste. Come mai nacque? Bisogna sapere che esistono ragioni tecniche incontrovertibili per le quali si può essere certi che le tecnologie di produzione elettrica eolica o fotovoltaica sono un colossale fallimento e che implementarle comporterebbe un danno economico faraonico con conseguente crisi economica. Solo inventandosi una circostanza secondo cui solo affidandosi a tali tecnologie si scongiurerebbe un danno ancora maggiore, sarebbe stato possibile implementare quelle tecnologie. L’Agw è stato il cavallo di Troia che ha permesso l’attuazione di politiche energetiche volte all’affermazione di quelle tecnologie fallimentari. Tale affermazione si è realizzata, le tecnologie in parola stanno dimostrando di essere quel fallimento che era perfettamente prevedibile (l’impegno economico in esse è la probabile prima causa della grave crisi economica: si pensi che solo per foraggiare la tecnologia fotovoltaica gli utenti elettrici italiani stanno pagando, e continueranno a farlo per 20 anni, 12 miliardi di euro), e nessuna catastrofe climatica è stata evitata perché non v’era alcuna catastrofe da evitare.
A seguito delle osservazioni fatte a CS sui dati forniti nell’articolo del prof. Franco Battaglia viene pubblicato questo articolo di approfondimento e la risposta del prof. Battaglia.
Prima di tornare sull’articolo del prof. Franco Battaglia è opportuno fare un aggiornamento della situazione sul tema dell’AGW in quanto in questi ultimi giorni sono stati pubblicati dei dati che rendono sempre più difficile sostenere che l’IPCC abbia interpretato correttamente quanto sta accadendo al clima del nostro pianeta. Dal puntuale Climate Monitor
prendiamo due grafici che mostrano con grande evidenza il fatto che, al
di là dei proclami, il modello del riscaldamento globale (GW) elaborato dall’agenzia ONU che ne indica nelle attività umane la causa (AGW) sta andando incontro ad una clamorosa smentita.
Nell’articolo “L’allarme climatico? Questione di animazione…“, del 17 ottobre viene proposto il primo grafico che proponiamo qui di seguito:
Si tratta di un’animazione che mostra le previsioni di 5 successivi report dell’IPCC rispetto al reale andamento delle temperature, come evidenziato dall’immagine sottostante:
Appare subito evidente come le temperature effettive siano nella parte bassa delle previsioni,
al limite di una fuoriuscita. Nell’animazione sono state quindi
inserite le frecce che mostrano la pendenza che dovrebbero avere le
temperature per restare in linea con quanto pronosticato secondo i vari
report:
E’ importante notare come le
direzioni della previsione siano abbastanza in linea con la tendenza
delle temperature fino al report del 2001, poi accade qualcosa.
Le temperature non seguono la tendenza indicata dalle previsioni e per
poter rientrare nei valori stimati per il 2035 dovrebbero a questo punto
subire importanti accelerazioni evidenziate dall’inclinazione delle
frecce rispetto alla direzione della linea delle temperature. Come
già detto altre volte qui su CS, lo scostamento dal valore previsto in
questa fase iniziale della previsione comporta una diminuzione della
probabilità che la previsione iniziale sia giusta. Come si legge nel commento su CM, per rispettare le previsioni le temperature adesso dovrebbero davvero mettersi a correre:
…le temperature, non essendo aumentate negli ultimi 15 anni e più, per compiacere le previsioni dell’IPCC e dare al pianeta un grosso dispiacere dovranno veramente mettersi a correre.Già, perché essendo comunque i valori indicati nei precedenti report diversi ma piuttosto vicini, la pendenza della curva che ci dovrebbe portare a quei valori non può che aumentare man mano che ci si avvicina alla scadenza di quel famoso metà periodo rispetto al 2035.
A conferma di questo arriva un secondo grafico introdotto con l’articolo “Errori in buona fede“ del 17 ottobre:
Questo grafico mostra il
confronto (abbastanza impietoso) tra le previsioni di 90 modelli
climatici usati dall’IPCC e i dati reali misurati da HadCRUT4
(temperature di superficie), e da UAH (temperature della bassa
troposfera):
…i 90 diversi modelli climatici del progetto CIPM5, appunto quelli impiegati per la stesura delle basi scientifiche del nuovo report IPCC, e li ha messi a confronto con le osservazioni di due set di dati, quelli superficiali raccolti dall’Hadley Centre inglese e quelli troposferici ottenuti attraverso le sonde satellitari.Per evitare problemi però, gli output dei modelli non sono stati raccolti in una nuvola con una bella linea che ne rappresenta la media, ma sono stati semplicemente rappresentati tutti, ognuno con la sua bella linea relativa alle temperature simulate.
Ancora dunque una conferma
dell’errore della grande maggioranza delle previsioni dell’IPCC basate
sull’ipotesi della causa umana del riscaldamento.
Sembra dunque sempre più probabile
che nel futuro prossimo si possa giungere ad una imbarazzante smentita
delle tesi dell’AGW proposte con tanta decisione dall’IPCC, un futuro
preannunciato da alcuni segnali premonitori di un cambiamento di rotta,
come l’articolo pubblicato su Sette il 9 ottobre scorso col titolo eloquente di “Lo strano caso dell’effetto serra“, nel quale leggiamo a conclusione che:
Nessuno nega che un problema di effetto serra esista. È che se lo si esagera e si prevedono catastrofi si finisce con il mettere in campo politiche di altissimo costo e inutili: ad esempio i sussidi a pioggia a fonti di energia pulita inefficienti, sussidi spesso accaparrati dalle mafie.E si continua a sollevare il mostro, a dire che esiste una lobby del petrolio che vuole negare il climate change: quando in realtà la lobby vincente è quella e si nutre – denaro, carriere e Nobel – dell’allarmismo di Al Gore.
Dopo questo doveroso aggiornamento veniamo dunque a quello sull’articolo del prof. Battaglia.
Il 7 ottobre scorso è comparso su CS l’articolo intitolato “Il GW esiste ma l’AGW non esiste”, nel quale veniva riportato per intero l’articolo del prof. Franco Battaglia pubblicato sulla Bussola Quotidiana. Nei commenti venivano sollevate delle obiezioni da parte dell’utente “geoscience” che così commentava l’articolo del prof. Battaglia:
E poi ancora:geoscience scrive:
8 ottobre 2013 alle 15:45 (Modifica)
[...]Entrando nel merito delle questioni scientifiche seguendo i suoi punti come li ha elencati:1)beh non è proprio cosi. Possiamo dire con discreta sicurezza che l’ultimo periodo interglaciale, che ha avuto il suo picco 125000 anni fa è stato mediamente piu caldo dell’attuale. Questo lo sa qualunque studente di università (che si occupa di tematiche affini) e lo so bene io che su quel periodo ci ho fatto anni fa la mia tesi di laurea. Bisogna dire che il fatto che in passato il clima fosse stato piu caldo questo non esclude che attualmente l’uomo non possa “riscaldarlo”. Non prova alcunchè. Inoltre Battaglia si dimentica di dire che anche il livello del mare era maggiore all’epoca, di circa 5 metri. Quindi un mondo poco piu caldo (circa un grado in media) portò a un livello del mare maggiore di quello attuale e questo ci porta a pensare che al di la delle cause, se il clima si riscalderà, necessarimente il livello del mare aumenterà e quel dato paleoclimatico ci suggerisce di quanto.2) dalla figura 2 non si evince nulla e a qualunque studente verrebbe rigettato il compito se portasse come riferimento un grafico di quel genere senza riferimenti nelle ordinate, senza fonte, senza capire la provenienza dei dati. E’ incredibile un modo di fare di quel genere. Comunque, pre chi un po mastica la materia, quel grafico non è cosi nuovo. E’ un grafico relativo a ricostruzioni delle temperature di tipo puramente qualitativo (quelle piu recenti sono quantitative) che fanno capo a Lamb e risalgono agli anni ’70-’80. Qual è il problema di questa ricostruzione? Che è qualitativa, senz’altro, che è vecchia, sicuramente, ma soprattutto è puntuale, fa riferimento a una zonda dell’Inghilterra centrale, non è cioè rappresentativa del globo o quantomeno dell’emisfero. Stranamente il Battaglia è andato a predenrsi una ricostruzione locale degli anni ’80 di tipo qualitativo, quando ce ne sono a decine molto piu recenti, complete e quantitative. A che gioco sta giocando?3)Falso,. il riscaldamento comincia intorno a inizi dell’800 o fine del 700 grazie a una ripresa dell’attività solare (questo si), ripresa che si arresta a partire da metà novecento, proprio quando le T cominciano a schizzare in alto.4)falso…la stasi che va da gli anni ’40 agli anni ’60 npn avviene in concomitanza con l’aumento esponenziale delle emissioni di CO2, ma prima (basta guardare un grafico delle concentrazioni di CO2). C’era si un aumento, ma ancora non esponenziale. Battaglia si è dimenticato di dire che la spiegazione di quella stasi c’è già da decenni e diversi articoli scientifici hanno mostrato le cause (sia naturali che antropiche).5)la storia dell’hot spot equatoriale è storia vecchia. senza entrare nel merito dei dettagli tecnici è bene ricordare che l’hot spot sarebbe una prova di un riscaldamento (qualsiasi, sia naturale che antropico) e quindi, l’assenza di tale prova (sempre ci fosse davvero un’assenza) negherebbe semmai il riscaldamento, non l’impronta umana. Ma non mi sembra che Battaglia neghi un riscaldamento provato da ben 4 centri di elaborazione (due americani, uno giapponese, uno inglese) e due satelliti.Ho dovuto sintentizzare al massimo, ma la quantità di errori e orrori direi, è davvero tanta.da scienziato preferirei evitare di entrare nel merito dei complottismi politici, che poco mi interessano e su cui molto poco ho da dire.
per il punto 1 non ho confutato quello che dice Battaglia, piu che altro ho aggiunto un’ulterore informazione sul livello del mare. Per il resto ho dato una visione del problema diversa, facendo un discorso di logica.
Per le curve del livello del mare un articolo interessante è questo, li si trovano ulteriori riferimenti bibliografici:per il punto 2 dovrebbe essere il Battaglia a dare riferimenti di quel grafico…io ho fatto un’ipotesi a riguardo, pensando agli studi di Lamb degli anni ’70 e ’80. Il problema è che lui non ha dato riferimenti. Per le ricostruzioni piu recenti si veda ad esempio: Bradley et al., 1993; Mann et al., 1999; Esper et al., 2002; Moberg et al., 2005; Marcott, 2013. Giusto per citare quelle che ricordo a memoria.per il punto 3:
http://profmandia.files.wordpress.com/2010/10/mann_temperature_reconstruction-e1287103622541.jpg?w=700Si vede chiaramente come il vero riscaldamento comincia a partire da inizio 800 in concomitanza con la vera e propria ripresa dell’attività solare, ripresa che si arresterà a metà novecento:
http://spot.colorado.edu/~koppg/TSI/TIM_TSI_Reconstruction.jpgDa metà novecento l’attività media solare è in legera diminuzione, mentre le T schizzano in alto. E’ il passaggio in cui l’influenza del sole sul clima diventa minoritaria, in quanto aumentano esponenzialmente i gas serra in atmosfera:per il punto 4:come si evince dal grafico la stasi avviene tra gli anni ’40 e ’60. L’aumento in quegli anni c’è, ma diventa realmente esponenziale con il boom degli anni ’60, proprio con la fine della stasi. E’ evidente.Sui motivi di quella stasi:
http://www.iac.ethz.ch/people/wild/2006GL028031.pdfper il punto 5:ma soprattutto:Il parere a riguardo del US CC Science Program che conclude:“The potential discrepancy identified here is a different way of expressing the amplification
discrepancy described in Section 4, item (5)above. It may arise from errors that are common
to all models, from errors in the observational
data sets, or from a combination of these factors. The second explanation is favored, but the issue is still open.”Ovvero per i dati a lungo termine (in quelli a breve termine l’hot spot si vede) è probabile un errore strumentale.Comunque ripeto che l’hot spot proverebbe un riscaldamento (che nessuno contesta), non prova l’impronta umana a quel riscaldamento. Un po come prendere un singolo ghiacciaio che sta fondendo. Tu sai che sta fondendo perche la temperatura aumenta, che lo faccia per cause naturali o per cause antropiche. Quindi Battaglia cosa vuole dirci? che non c’è stato proprio riscaldamento?
Ecco delle considerazioni per punti:
1) non ci sono in fondo
particolari considerazioni da fare, non si parla di AGW (riscaldamento
dovuto alle cause umane), quindi niente che non confermi la tesi
contenuta nel titolo.
2) Riguardo al seguente grafico geoscience afferma quanto segue:
“ dalla figura 2 non si evince nulla e a qualunque studente verrebbe rigettato il compito se portasse come riferimento un grafico di quel genere senza riferimenti nelle ordinate, senza fonte, senza capire la provenienza dei dati. E’ incredibile un modo di fare di quel genere. Comunque, pre chi un po mastica la materia, quel grafico non è cosi nuovo.E’ un grafico relativo a ricostruzioni delle temperature di tipo puramente qualitativo (quelle piu recenti sono quantitative) che fanno capo a Lamb e risalgono agli anni ’70-’80. Qual è il problema di questa ricostruzione? Che è qualitativa, senz’altro, che è vecchia, sicuramente, ma soprattutto è puntuale, fa riferimento a una zonda dell’Inghilterra centrale, non è cioè rappresentativa del globo o quantomeno dell’emisfero.Stranamente il Battaglia è andato a prendersi una ricostruzione locale degli anni ’80 di tipo qualitativo, quando ce ne sono a decine molto piu recenti, complete e quantitative.A che gioco sta giocando?“
Sorprendentemente quella figura che “sarebbe rigettata” se presentata ad un compito da uno studente è stata presentata nientemeno che dall’IPCC! (First Assessment Report (FAR): pag 202 ). E non è comunque risalente agli anni ’80 ma al 1990. Questo certamente non significa che non possa essere stata rivista, ma il prof. Battaglia poteva legittimamente riportarla come documento significativo.
3) Per quel che concerne i tempi del riscaldamento geoscience afferma:
Falso, il riscaldamento comincia intorno a inizi dell’800 o fine del 700 grazie a una ripresa dell’attività solare (questo si), ripresa che si arresta a partire da metà novecento, proprio quando le T cominciano a schizzare in alto.
A sostegno della tesi che sia la CO2 a causare l’aumento delle temperature geoscience riporta un grafico:
Da questo grafico si stabilisce però solo un complessivo aumento della CO2 insieme all’aumento delle temperature,
analizzando però il periodo che va dal 1940 al 1975 si vede che mentre
la CO2 aumenta le temperature addirittura diminuiscono. Ma anche volendo
ignorare questa anomalia, una correlazione con le temperature non
implicherebbe che l’una sia causa dell’altra, e in caso affermativo ci
sarebbe ancora da stabilire quale delle due sia la causa e quale
l’effetto.
E poi viene proposto l’andamento delle temperature e dell’irraggiamento solare:
Le argomentazioni di geoscience indicano che “il
riscaldamento comincia intorno a inizi dell’800 o fine del 700 grazie a
una ripresa dell’attività solare (questo si), ripresa che si arresta a
partire da metà novecento, proprio quando le T cominciano a schizzare in
alto“.
Ma a questo grafico si potrebbe opporre il seguente che mostra una situazione diversa:
Qui vediamo invece riportata una stretta correlazione tra attività solare e temperature, il grafico è tratto da un recentissimo articolo (febbraio 2013) intitolato “Solar
irradiance modulation of Equator-to-Pole (Arctic) temperature
gradients: Empirical evidence for climate variation on multi-decadal
timescales” e pubblicato su Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics.
Per quanto riguarda infine il punto 5), quello riguardo gli hotspot tropicali,
anche in questo caso sembrerebbe che non ci sia una grande chiarezza
sulla situazione, anche negli studi linkati da geoscience si trovano
degli elementi di incerezza:
http://www.climatescience.gov/Library/sap/sap1-1/finalreport/sap1-1-final-execsum.pdf (pag.10)(4) Comparing trend differences between the surface and the troposphere exposes potentially important discrepancies between model results and observations in the tropics.
• In the tropics, most observational data sets show more warming at the surface than in the troposphere, while almost all model simulations have larger warming aloft than at the surface.
In conclusione le obiezioni agli
argomenti del prof. Battaglia, presentati dall’utente geoscience come
come “orrori”, non sembrano essere in grado di confutarli come nelle
intenzioni.
Ma a questo punto non si
ritiene di doversi sostituire ulteriormente all’autore dell’articolo in
questione, il prof. Franco Battaglia, che meglio di chiunque altro potrebbe chiarire i punti indicati.
Si comunica quindi che il prof. Battaglia, contattato direttamente da CS,
si è dichiarato disponibile a sostenere con tutte le precisazioni
possibili gli argomenti contenuti nell’articolo, ma al tempo stesso non
ritiene corretto confrontarsi con interlocutori che si presentino in
forma anonima.
Se quindi l’utente denominato
“geoscience” volesse confrontarsi con il prof. Battaglia sugli argomenti
in questione dovrebbe prima accettare di mettersi in gioco
apertamente.
fonte:
A seguito delle osservazioni fatte a CS sui dati forniti nell’articolo del prof. Franco Battaglia viene pubblicato questo articolo di approfondimento e la risposta del prof. Battaglia.
Prima di tornare sull’articolo del prof. Franco Battaglia è opportuno fare un aggiornamento della situazione sul tema dell’AGW in quanto in questi ultimi giorni sono stati pubblicati dei dati che rendono sempre più difficile sostenere che l’IPCC abbia interpretato correttamente quanto sta accadendo al clima del nostro pianeta. Dal puntuale Climate Monitor
prendiamo due grafici che mostrano con grande evidenza il fatto che, al
di là dei proclami, il modello del riscaldamento globale (GW) elaborato dall’agenzia ONU che ne indica nelle attività umane la causa (AGW) sta andando incontro ad una clamorosa smentita.
Nell’articolo “L’allarme climatico? Questione di animazione…“, del 17 ottobre viene proposto il primo grafico che proponiamo qui di seguito:
Si tratta di un’animazione che mostra le previsioni di 5 successivi report dell’IPCC rispetto al reale andamento delle temperature, come evidenziato dall’immagine sottostante:
Appare subito evidente come le temperature effettive siano nella parte bassa delle previsioni,
al limite di una fuoriuscita. Nell’animazione sono state quindi
inserite le frecce che mostrano la pendenza che dovrebbero avere le
temperature per restare in linea con quanto pronosticato secondo i vari
report:
E’ importante notare come le
direzioni della previsione siano abbastanza in linea con la tendenza
delle temperature fino al report del 2001, poi accade qualcosa.
Le temperature non seguono la tendenza indicata dalle previsioni e per
poter rientrare nei valori stimati per il 2035 dovrebbero a questo punto
subire importanti accelerazioni evidenziate dall’inclinazione delle
frecce rispetto alla direzione della linea delle temperature. Come
già detto altre volte qui su CS, lo scostamento dal valore previsto in
questa fase iniziale della previsione comporta una diminuzione della
probabilità che la previsione iniziale sia giusta. Come si legge nel commento su CM, per rispettare le previsioni le temperature adesso dovrebbero davvero mettersi a correre:
…le temperature, non essendo aumentate negli ultimi 15 anni e più, per compiacere le previsioni dell’IPCC e dare al pianeta un grosso dispiacere dovranno veramente mettersi a correre.Già, perché essendo comunque i valori indicati nei precedenti report diversi ma piuttosto vicini, la pendenza della curva che ci dovrebbe portare a quei valori non può che aumentare man mano che ci si avvicina alla scadenza di quel famoso metà periodo rispetto al 2035.
A conferma di questo arriva un secondo grafico introdotto con l’articolo “Errori in buona fede“ del 17 ottobre:
Questo grafico mostra il
confronto (abbastanza impietoso) tra le previsioni di 90 modelli
climatici usati dall’IPCC e i dati reali misurati da HadCRUT4
(temperature di superficie), e da UAH (temperature della bassa
troposfera):
…i 90 diversi modelli climatici del progetto CIPM5, appunto quelli impiegati per la stesura delle basi scientifiche del nuovo report IPCC, e li ha messi a confronto con le osservazioni di due set di dati, quelli superficiali raccolti dall’Hadley Centre inglese e quelli troposferici ottenuti attraverso le sonde satellitari.Per evitare problemi però, gli output dei modelli non sono stati raccolti in una nuvola con una bella linea che ne rappresenta la media, ma sono stati semplicemente rappresentati tutti, ognuno con la sua bella linea relativa alle temperature simulate.
Ancora dunque una conferma
dell’errore della grande maggioranza delle previsioni dell’IPCC basate
sull’ipotesi della causa umana del riscaldamento.
Sembra dunque sempre più probabile
che nel futuro prossimo si possa giungere ad una imbarazzante smentita
delle tesi dell’AGW proposte con tanta decisione dall’IPCC, un futuro
preannunciato da alcuni segnali premonitori di un cambiamento di rotta,
come l’articolo pubblicato su Sette il 9 ottobre scorso col titolo eloquente di “Lo strano caso dell’effetto serra“, nel quale leggiamo a conclusione che:
Nessuno nega che un problema di effetto serra esista. È che se lo si esagera e si prevedono catastrofi si finisce con il mettere in campo politiche di altissimo costo e inutili: ad esempio i sussidi a pioggia a fonti di energia pulita inefficienti, sussidi spesso accaparrati dalle mafie.E si continua a sollevare il mostro, a dire che esiste una lobby del petrolio che vuole negare il climate change: quando in realtà la lobby vincente è quella e si nutre – denaro, carriere e Nobel – dell’allarmismo di Al Gore.
Dopo questo doveroso aggiornamento veniamo dunque a quello sull’articolo del prof. Battaglia.
Il 7 ottobre scorso è comparso su CS l’articolo intitolato “Il GW esiste ma l’AGW non esiste”, nel quale veniva riportato per intero l’articolo del prof. Franco Battaglia pubblicato sulla Bussola Quotidiana. Nei commenti venivano sollevate delle obiezioni da parte dell’utente “geoscience” che così commentava l’articolo del prof. Battaglia:
E poi ancora:geoscience scrive:
8 ottobre 2013 alle 15:45 (Modifica)
[...]Entrando nel merito delle questioni scientifiche seguendo i suoi punti come li ha elencati:1)beh non è proprio cosi. Possiamo dire con discreta sicurezza che l’ultimo periodo interglaciale, che ha avuto il suo picco 125000 anni fa è stato mediamente piu caldo dell’attuale. Questo lo sa qualunque studente di università (che si occupa di tematiche affini) e lo so bene io che su quel periodo ci ho fatto anni fa la mia tesi di laurea. Bisogna dire che il fatto che in passato il clima fosse stato piu caldo questo non esclude che attualmente l’uomo non possa “riscaldarlo”. Non prova alcunchè. Inoltre Battaglia si dimentica di dire che anche il livello del mare era maggiore all’epoca, di circa 5 metri. Quindi un mondo poco piu caldo (circa un grado in media) portò a un livello del mare maggiore di quello attuale e questo ci porta a pensare che al di la delle cause, se il clima si riscalderà, necessarimente il livello del mare aumenterà e quel dato paleoclimatico ci suggerisce di quanto.2) dalla figura 2 non si evince nulla e a qualunque studente verrebbe rigettato il compito se portasse come riferimento un grafico di quel genere senza riferimenti nelle ordinate, senza fonte, senza capire la provenienza dei dati. E’ incredibile un modo di fare di quel genere. Comunque, pre chi un po mastica la materia, quel grafico non è cosi nuovo. E’ un grafico relativo a ricostruzioni delle temperature di tipo puramente qualitativo (quelle piu recenti sono quantitative) che fanno capo a Lamb e risalgono agli anni ’70-’80. Qual è il problema di questa ricostruzione? Che è qualitativa, senz’altro, che è vecchia, sicuramente, ma soprattutto è puntuale, fa riferimento a una zonda dell’Inghilterra centrale, non è cioè rappresentativa del globo o quantomeno dell’emisfero. Stranamente il Battaglia è andato a predenrsi una ricostruzione locale degli anni ’80 di tipo qualitativo, quando ce ne sono a decine molto piu recenti, complete e quantitative. A che gioco sta giocando?3)Falso,. il riscaldamento comincia intorno a inizi dell’800 o fine del 700 grazie a una ripresa dell’attività solare (questo si), ripresa che si arresta a partire da metà novecento, proprio quando le T cominciano a schizzare in alto.4)falso…la stasi che va da gli anni ’40 agli anni ’60 npn avviene in concomitanza con l’aumento esponenziale delle emissioni di CO2, ma prima (basta guardare un grafico delle concentrazioni di CO2). C’era si un aumento, ma ancora non esponenziale. Battaglia si è dimenticato di dire che la spiegazione di quella stasi c’è già da decenni e diversi articoli scientifici hanno mostrato le cause (sia naturali che antropiche).5)la storia dell’hot spot equatoriale è storia vecchia. senza entrare nel merito dei dettagli tecnici è bene ricordare che l’hot spot sarebbe una prova di un riscaldamento (qualsiasi, sia naturale che antropico) e quindi, l’assenza di tale prova (sempre ci fosse davvero un’assenza) negherebbe semmai il riscaldamento, non l’impronta umana. Ma non mi sembra che Battaglia neghi un riscaldamento provato da ben 4 centri di elaborazione (due americani, uno giapponese, uno inglese) e due satelliti.Ho dovuto sintentizzare al massimo, ma la quantità di errori e orrori direi, è davvero tanta.da scienziato preferirei evitare di entrare nel merito dei complottismi politici, che poco mi interessano e su cui molto poco ho da dire.
per il punto 1 non ho confutato quello che dice Battaglia, piu che altro ho aggiunto un’ulterore informazione sul livello del mare. Per il resto ho dato una visione del problema diversa, facendo un discorso di logica.
Per le curve del livello del mare un articolo interessante è questo, li si trovano ulteriori riferimenti bibliografici:per il punto 2 dovrebbe essere il Battaglia a dare riferimenti di quel grafico…io ho fatto un’ipotesi a riguardo, pensando agli studi di Lamb degli anni ’70 e ’80. Il problema è che lui non ha dato riferimenti. Per le ricostruzioni piu recenti si veda ad esempio: Bradley et al., 1993; Mann et al., 1999; Esper et al., 2002; Moberg et al., 2005; Marcott, 2013. Giusto per citare quelle che ricordo a memoria.per il punto 3:
http://profmandia.files.wordpress.com/2010/10/mann_temperature_reconstruction-e1287103622541.jpg?w=700Si vede chiaramente come il vero riscaldamento comincia a partire da inizio 800 in concomitanza con la vera e propria ripresa dell’attività solare, ripresa che si arresterà a metà novecento:
http://spot.colorado.edu/~koppg/TSI/TIM_TSI_Reconstruction.jpgDa metà novecento l’attività media solare è in legera diminuzione, mentre le T schizzano in alto. E’ il passaggio in cui l’influenza del sole sul clima diventa minoritaria, in quanto aumentano esponenzialmente i gas serra in atmosfera:per il punto 4:come si evince dal grafico la stasi avviene tra gli anni ’40 e ’60. L’aumento in quegli anni c’è, ma diventa realmente esponenziale con il boom degli anni ’60, proprio con la fine della stasi. E’ evidente.Sui motivi di quella stasi:
http://www.iac.ethz.ch/people/wild/2006GL028031.pdfper il punto 5:ma soprattutto:Il parere a riguardo del US CC Science Program che conclude:“The potential discrepancy identified here is a different way of expressing the amplification
discrepancy described in Section 4, item (5)above. It may arise from errors that are common
to all models, from errors in the observational
data sets, or from a combination of these factors. The second explanation is favored, but the issue is still open.”Ovvero per i dati a lungo termine (in quelli a breve termine l’hot spot si vede) è probabile un errore strumentale.Comunque ripeto che l’hot spot proverebbe un riscaldamento (che nessuno contesta), non prova l’impronta umana a quel riscaldamento. Un po come prendere un singolo ghiacciaio che sta fondendo. Tu sai che sta fondendo perche la temperatura aumenta, che lo faccia per cause naturali o per cause antropiche. Quindi Battaglia cosa vuole dirci? che non c’è stato proprio riscaldamento?
Ecco delle considerazioni per punti:
1) non ci sono in fondo
particolari considerazioni da fare, non si parla di AGW (riscaldamento
dovuto alle cause umane), quindi niente che non confermi la tesi
contenuta nel titolo.
2) Riguardo al seguente grafico geoscience afferma quanto segue:
“ dalla figura 2 non si evince nulla e a qualunque studente verrebbe rigettato il compito se portasse come riferimento un grafico di quel genere senza riferimenti nelle ordinate, senza fonte, senza capire la provenienza dei dati. E’ incredibile un modo di fare di quel genere. Comunque, pre chi un po mastica la materia, quel grafico non è cosi nuovo.E’ un grafico relativo a ricostruzioni delle temperature di tipo puramente qualitativo (quelle piu recenti sono quantitative) che fanno capo a Lamb e risalgono agli anni ’70-’80. Qual è il problema di questa ricostruzione? Che è qualitativa, senz’altro, che è vecchia, sicuramente, ma soprattutto è puntuale, fa riferimento a una zonda dell’Inghilterra centrale, non è cioè rappresentativa del globo o quantomeno dell’emisfero.Stranamente il Battaglia è andato a prendersi una ricostruzione locale degli anni ’80 di tipo qualitativo, quando ce ne sono a decine molto piu recenti, complete e quantitative.A che gioco sta giocando?“
Sorprendentemente quella figura che “sarebbe rigettata” se presentata ad un compito da uno studente è stata presentata nientemeno che dall’IPCC! (First Assessment Report (FAR): pag 202 ). E non è comunque risalente agli anni ’80 ma al 1990. Questo certamente non significa che non possa essere stata rivista, ma il prof. Battaglia poteva legittimamente riportarla come documento significativo.
3) Per quel che concerne i tempi del riscaldamento geoscience afferma:
Falso, il riscaldamento comincia intorno a inizi dell’800 o fine del 700 grazie a una ripresa dell’attività solare (questo si), ripresa che si arresta a partire da metà novecento, proprio quando le T cominciano a schizzare in alto.
A sostegno della tesi che sia la CO2 a causare l’aumento delle temperature geoscience riporta un grafico:
Da questo grafico si stabilisce però solo un complessivo aumento della CO2 insieme all’aumento delle temperature,
analizzando però il periodo che va dal 1940 al 1975 si vede che mentre
la CO2 aumenta le temperature addirittura diminuiscono. Ma anche volendo
ignorare questa anomalia, una correlazione con le temperature non
implicherebbe che l’una sia causa dell’altra, e in caso affermativo ci
sarebbe ancora da stabilire quale delle due sia la causa e quale
l’effetto.
E poi viene proposto l’andamento delle temperature e dell’irraggiamento solare:
Le argomentazioni di geoscience indicano che “il
riscaldamento comincia intorno a inizi dell’800 o fine del 700 grazie a
una ripresa dell’attività solare (questo si), ripresa che si arresta a
partire da metà novecento, proprio quando le T cominciano a schizzare in
alto“.
Ma a questo grafico si potrebbe opporre il seguente che mostra una situazione diversa:
Qui vediamo invece riportata una stretta correlazione tra attività solare e temperature, il grafico è tratto da un recentissimo articolo (febbraio 2013) intitolato “Solar
irradiance modulation of Equator-to-Pole (Arctic) temperature
gradients: Empirical evidence for climate variation on multi-decadal
timescales” e pubblicato su Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics.
Per quanto riguarda infine il punto 5), quello riguardo gli hotspot tropicali,
anche in questo caso sembrerebbe che non ci sia una grande chiarezza
sulla situazione, anche negli studi linkati da geoscience si trovano
degli elementi di incerezza:
http://www.climatescience.gov/Library/sap/sap1-1/finalreport/sap1-1-final-execsum.pdf (pag.10)(4) Comparing trend differences between the surface and the troposphere exposes potentially important discrepancies between model results and observations in the tropics.
• In the tropics, most observational data sets show more warming at the surface than in the troposphere, while almost all model simulations have larger warming aloft than at the surface.
In conclusione le obiezioni agli
argomenti del prof. Battaglia, presentati dall’utente geoscience come
come “orrori”, non sembrano essere in grado di confutarli come nelle
intenzioni.
Ma a questo punto non si
ritiene di doversi sostituire ulteriormente all’autore dell’articolo in
questione, il prof. Franco Battaglia, che meglio di chiunque altro potrebbe chiarire i punti indicati.
Si comunica quindi che il prof. Battaglia, contattato direttamente da CS,
si è dichiarato disponibile a sostenere con tutte le precisazioni
possibili gli argomenti contenuti nell’articolo, ma al tempo stesso non
ritiene corretto confrontarsi con interlocutori che si presentino in
forma anonima.
Se quindi l’utente denominato
“geoscience” volesse confrontarsi con il prof. Battaglia sugli argomenti
in questione dovrebbe prima accettare di mettersi in gioco
apertamente.
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