mercoledì 2 aprile 2014

Come gli Illuminati eliminano i problemi e nascondono le tracce

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Un modo comunemente utilizzato dagli Illuminati consiste nell’assassinare, screditare o causare una “malattia” a chiunque sii d’intralcio ai loro piani. Questo “chiunque” potrebbe essere un presidente o un altro politico; un “vero” giornalista che arriva troppo vicino alla verità; oppure chi, in vari campi, può rivelare e smascherare una menzogna o una cospirazione. In poche parole, chiunque essi definirebbero come un “problema”.

La lista dei nomi di queste persone apparse nel corso della storia potrebbe riempire un’intera biblioteca. Soltanto quelle fatte fuori dalle famiglie Clinton e Bush occuperebbero uno o due scaffali. Il Presidente Kennedy è stato il più famoso di questi bersagli, ma ce ne sono anche moltissimi altri, compresi suo fratello Bobby Kennedy, Martin Luther King e Malcom X negli anni ’60.


Ricordiamo anche l’”incidente” aereo preparato per JFK junior nel 1999, che in quel periodo pare volesse candidarsi per un posto al senato a New York, successivamente ottenuto da Hilary Clinton, o per la presidenza contro Bush figlio. In una intervista rilasciata al ricercatore americano Tom Flocco, un ex membro della “Divisione 4″ della CIA dichiarò di aver fatto parte del team investigativo per la morte di JFK jr. L’agente, che usava il falso nome di “Delbert”, disse:
“Una dei membri della mia famiglia era imparentata con la nonna di JFK jr. e sarebbe non fossero consanguinee, negli anni precedenti la morte di John ebbi modo di parlare a lungo con lui almeno una mezza dozzina di volte. Ci trovavamo simpatici e andavamo d’accordo; è per questo che John si aprì con me e mi concesse la sua fiducia raccontandomi della sua intenzione futura di candidarsi contro Hilary Clinton per il senato a New York o contro George W. Bush per la Presidenza nel 2000. John parlò spesso con la mia parente e le diede anche il permesso di discutere delle sue aspirazioni politiche con altri amici, perciò non si trattava di un segreto assoluto. Ma la cosa interessante è che John mi disse di essere piuttosto sicuro di poter vincere entrambe le elezioni”.
“Delbert” raccontò di aver investigato a fondo sull’”incidente” in cui il piccolo aereo di Kennedy era precipitato nelle acque dell’Atlantico il 16 luglio 1999. L’aereo era partito dall’Aeroporto di Essex County a Fairfield, nel New Jersey, per raggiungere l’isola di Martha’s Vineyard, al largo della costa a sud di Cape Cod nel Massachusetts, dove la famiglia Kennedy ha una casa per le vacanze. Anche sua moglie e sua cognata morirono.

Delbert disse che lui e il suo team avevano intervistato dieci testimoni, che dichiararono di aver visto l’aereo che esplodeva in volo. Due dei testimoni affermarono che un paio di giorni prima dell’”incidente” avevano visto George Bush padre e suo figlio, che presto sarebbe diventato presidente, all’Aeroporto di Essex County nel New Jersey, dove JFK jr. custodiva il suo aereo. Erano lì con due agenti del Mossad, uno dei quali, sempre secondo i due testimoni, si chiamava Michael Harari.

Delbert disse che verso la fine di luglio 1999, durante la fase finale delle investigazioni, gli uomini del suo team parlarono con varie fonti all’interno della Casa Bianca. “Includemmo la loro testimonianza nella stesura finale del rapporto, che è stato segretato fino al 2025 e che quindi ancora ad oggi nessuno può consultare”, rivelò l’ex agente della CIA.

Delbert disse che, siccome il rapporto contiene le prove concrete di un complotto sfociato nell’assassinio di JFK junior, in cui risultano coinvolti tre presidenti e un senatore, probabilmente gli Americani non lo vedranno mai, a meno che non vi sia una imputazione da parte del “gran giurì” e un pubblico processo. Delbert aggiunse:
“Le fonti che intervistammo all’interno della Casa Bianca ci riferirono di conversazioni udite per caso e che coinvolgevano gli individui che avevano preso la decisione di assassinare JFK junior… L’incontro per discutere dell’omicidio si tenne nella Sala Ovale della Casa Bianca. Le persone menzionate nel rapporto, che insieme ad altre avrebbero commissionato l’omicidio di JFK jr. erano: il Presidente Clinton e sua moglie Hilary – entrambi presenti nella stanza; l’ex Procuratore Generale Janet Reno – anch’ella nella stanza e che JFK jr. aveva pubblicamente richiamato all’ordine per il suo ruolo nell’”operazione Waco e Ruby Ridge”; il Direttore dell’FBI Louis Freeh – presente nella stanza; e l’ex Presidente George H. W. Bush, Laurance Rockefeller e tre membri dell’Inner Circle Council of Thirteen, che partecipavano alla discussione nella Sala Ovale in teleconferenza, attraverso le linee telefoniche protette della Casa Bianca (Il Consiglio dei Tredici è un raggruppamento elitario).
Quelle stesse fonti che intervistammo alla Casa Bianca ci dissero che Freech, il Direttore dell’FBI, dopo aver discusso sull’organizzazione dell’omicidio lasciò la Sala Ovale e si incontrò con Michael Harari, agente del Mossad, che a sua volta ebbe poi un colloquio con il suo supervisore, il Generale Rafael Eitan, considerato uno degli agenti segreti israeliani più pericolosi di tutti i tempi (Eitan è morto nel 2004)”.
Delbert spiegò che le testimonianze raccolte alla Casa Bianca e all’aeroporto fornirono le prove del fatto che tre presidenti degli Stati Uniti hanno i loro assassini privati tra le fila del Mossad, insieme ad altri nell’ambito di agenzie del governo federale, e che se ne servono per azioni rivoltose e omicide ai danni di coloro che rappresentano una minaccia per il loro potere.

Qui stiamo parlando dei du Bush e di Clinton, ma lo stesso accade anche con altri (Berlusconi per citarne un altro a caso!). “Ho sentio dire che persino i nostri agenti dell’FBI tremavano letteralmente di paura all’idea di essere assegnati alla sorveglianza del Generale Eitan e dei suoi movimenti, dato che alcuni membri del Congresso (collaborazionisti) addetti alla supervisione gli permettevano di entrare liberamente negli Stati Uniti in qualunque momento volesse, utilizzando passaporti sotto nomi diversi”, dichiarò Delbert. Anche l’agente del Mossad Michael Harari è coinvolto in altri atti terroristici negli USA.

Delbert dichiarò che le sue indagini avevano stabilito che l’aereo di JFK jr. si era spezzato in due “a poppa della cabina” dopo l’esplosione di un ordigno al plastico, posizionato lungo il fondo della fusoliera e a entrambe le pareti e fatto esplodere da un agrossa scintilla proveniente da un apparecchio barometrico a interrutore programmato per scattare a una certa altitudine.

“In altre parole, gli assassini scelsero l’altitudine per l’esplosione dell’aereo – una procedura standard per far sì che quello che è in realtà un omicidio sembri invece un incidente”, disse Delbert.
Chi è nuovo a questo genere di informazioni rimarrà scioccato al pensiero che possano accadere cose simili, ma dietro le quinte non si tratta altro che di routine. Tutti i principali governi (e non) agiscono nello stesso modo e ci sono un’infinità di prove che lo confermano.

Delbert ammise di essere stato un membro dell Forze Speciali dell’Esercito USA, collegate a un certo Progetto Fenice, con l’ordine di “destabilizzare i governi-bersaglio assassinando funzionari governativi, membri dell’élite, professionisti, banchieri, capi militari, insegnanti, professori e medici”. Tutto aveva avuto un inizio in Vietnam per poi spostarsi in Centro America:
“Facevo parte di quello che chiamavamo il subentro del Nuovo Ordine Mondiale di Bush-Clinton, sorto per collocare in posizioni di potere individui selezionati che ricevevano ordini direttamente dal governo degli Stati Uniti. In poche parole, il Progetto Fenice aveva bisogno di Americani che uccidessero persone innocenti per collocarne in posizioni di potere altre selezionate dall’élite dominante degli USA; ma io ho lasciato, perchè trovavo la cosa davvero riprovevole.
Queste attività si svolgono ancora oggi. Adesso, per fare il lavoro sporco l’America si serve della Divisione 5 dell’FBI, della Divisione 4 della CIA e di elementi del Dipartimento della Difesa e della Defense Intelligence Agency. I cosiddetti team Delta, composti ciascuno da cinque uomini di nazionalità messicana ed ecuadorenia, vengono addestrati per prelevare e assassinare porta-a-porta cittadini americani, finchè non arriverà il giorno in cui sarà proclamata la Legge Marziale e anche quel poco che rimane della nostra Costituzione verrà gettato fra i rottami”.

Gli incidenti aerei, specialmente di piccoli velivoli, sono una tecnica regolarmente impiegata per eliminare chi è d’intralcio, e una volta che il disastro è avvenuto c’è il National Trasportation “Safety” Board, il Comitato Nazionale per la “Sicurezza” dei Trasporti pronto a svolgere un’indagine ufficiale che arriva sempre alla “giusta” conclusione.

Un altro esempio è quello che risale al 2002 e che coinvolse Paul Wellstone, senatore democratico del Minnesota. Wellstone stava per essere rieletto per proseguire la sua campagna contro l’invasione programmata dell’Iraq e altri piani di primaria importanza architettati dalla coppia Bush-Cheney. Volevano a tutti i costi che Wellstone si togliesse dai piedi e tentarono di fargli perdere il seggio durante le elezioni, ma lui era troppo popolare.

Poco prima dell’”incidente” Cheney aveva messo in guardia Wellstone sul fatto che sfidare l’amministrazione Bush avrebbe potuto portare gravi conseguenze sia per lui che per lo stato del Minnesota. Wellstone portò comunque avanti la sua linea e di lì a poco trovò la morte.

In Gran Bretagna abbiamo avuto molte morti convenienti, tra cui quella del dottor David Kelly, esperto di armi, che ne sapeva abbastanza per demolire le affermazioni di Bush e Blair riguardo al pericolo delle “armi di distruzione di massa” in Iraq, che Kelly aveva visitato in veste di ispettore degli armamenti. Kelly era un esperto molto rinomato in questo ambito, con una lunga esperienza acquisita anche in altri paesi, ma questa sua competenza aveva il potenziale per mandare all’aria la scusa (creata ad arte) addotta come giustificazione all’invasione all’Iraq.

In via ufficiosa Kelly aveva già rivelato al giornale londinese The Observer che ciò che persone quali Colin Powell (Segretario di Stato americano e Massone del 33° grado) avevano dipinto come i “laboratori ambulanti per la guerra batteriologica” iracheni, in realtà non erano nulla del genere. Kelly lo sapeva perchè si era recato là per un’ispezione in qualità di membro dell’inspection team delle Nazioni Unite.

Poi, il 22 maggio 2003 Kelly incontrò Andrew Gilligan, un corrispondente della BBC su questioni militari, per un’altra riunione di tipo confidenziale. Come risultato della loro conversazione, Gilligan riferì di aver appreso da fonte sicura che il “dossier” del governo Blair sul presunto pericolo rappresentato dall’Iraq era stato contraffatto e reso “più appetitoso”, in modo da far apparire Saddam Hussein come una minaccia assai più grave rispetto a quella che risultava dalle prove che erano state prodotte.
Il dossier conteneva anche la vergognosa accusa secondo cui l’Iraq avrebbe potuto attivare le armi di distruzione di massa nel giro di quarantacinque minuti, nonostante si sapesse che ciò era assai improbabile. Kelly aveva rivelato che l’autore di quelle affermazioni era il portaborse e truffatore capo di Tony Blair, un losco individuo di nome Alastair Campbell. A quel punto, Blair e Campbell non ebbero più bisogno di lassativi (!), e la loro relazione fu quella consueta: attaccare e screditare la fonte. Presero di mira Andrew Gilligan e “buttarono fuori” David Kelly, che dovette sottoporsi a una pubblica torchiatura dinanzi alla Camera dei Comuni.

Il 17 luglio, meno di un mese dopo l’incontro con Gilligan, Kelly andò a fare una passeggiata vicino alla sua casa nell’Oxfordshire e non fece più ritorno. Venne trovato in un bosco appartato con i polsi tagliati, e la versione ufficiale fu che si era suicidato ed era morto dissanguato. Se ne dedusse che la pressione l’aveva spinto a compiere quel gesto. Ma lo stesso David Kelly aveva affrontato le ire di regime di Saddam come ispettore degli armamenti dopo la Guerra del Golfo del 1991 e si era trovato in una situazione simile con gli ufficiali russi durante una investigazione in quegli stessi luoghi. Kelly era un uomo che sapeva il fatto suo.

Poco prima di uscire per la sua “passeggiata suicida” aveva spedito delle mail ai suoi collaboratori in cui esprimeva commenti “battaglieri” circa la pressione a cui era stato sottoposto da “molte persone che agivano nell’ombra”. Aggiunse che sperava che tutto finisse in una bolla di sapone e di poter tornare a Baghdad a riprendere il lavoro che contava davvero.

Quando uscì di casa, sua moglie Janice non si preoccupò minimamente. Sapeva che il suo cinquantanovenne marito era profondamente amareggiato, ma quel giorno non sembrava troppo giù. Gli piaceva camminare e spesso spariva per due o tre ore. Paul Weaver, un contadino del luogo, salutò Kelly quando questi attraversò i campi vicino a casa sua e non notò niente che facesse pensare a un uomo in procinto di suicidarsi. “Sorrise e salutò”, ricorda Weaver. Kelly aveva progetti familiari in vista, come il matrimonio di una delle figlie in ottobre. Era un marito e un padre devoto e non mostrava alcun istinto suicida. Eppure fu ritrovato morto in un bosco isolato, con le vene recise da un coltello. Non una parola di addio alla moglie o alla famiglia, e in effetti non c’è alcun motivo per cui avrebbe dovuto farlo: Kelly fu assassinato.

Il verdetto di “suicidio” sarebbe un insulto all’intelligenza di un fagiolo lesso. Come sempre succede con questi suicidi inscenati (una tecnica comunemente impiegata per nascondere un omicidio), la versione uffiiciale dei fatti non sta in piedi neppure in seguito al vaglio più minuzioso. Si disse che Kelly morì per dissanguamento dopo essersi tagliato i polsi, ma i due paramedici che erano arrivati sul posto affermarono che sulle piante accanto al corpo di Kelly c’erano soltanto piccole tracce di sangue e una macchia ematica delle dimensioni di una moneta sui suoi pantaloni.

Dave Bartlett e Vanessa Hunt dissero che se Kelly fosse morto dopo essersi reciso un’arteria, ci si sarebbe dovuti aspettare di vedere vari litri di sangue. Alcuni specialisti di medicina scrissero a un giornale nazionale per dire che la storia ufficiale della morte di Kelly non aveva un senso dal punto di vista medico, e da allora altri ne seguirono. Dissero che un’arteria ulnare recisa non avrebbe causato una perdita tale da uccidere qualcuno, in particolar modo se esposta a una temperatura esterna poco elevata – un fatto confermato dai due paramedici.

David Broucher, un ambasciatore britannico, riferì di una conversazione che aveva avuto con il dottor Kelly durante un meeting a Ginevra, nel febbraio del 2003, poco pirma dell’invasione dell’Iraq. Broucher aveva chiesto a Kelly cosa sarebbe accaduto se l’invasione fosse andata avanti, e lui aveva risposto:
“Probabilmente verrei ritrovato morto nel bosco”.

Nel modo di operare da parte dell’élite, a un assassinio segue l’inchiesta ufficilae o l’investigazione. Queste vengono condotte da addetti incaricati proprio dai responsabili del fatto su cui si deve indagare. La morte di Davi Kelly, e le affermazioni secondo le quali il dossier che riguardava la minaccia da parte di Saddam Hussein era stato contraffatto e reso “più appetitoso” da Blair e compagni, venne sottoposto ad una inchiesta condotta da Lord Hutton, o “Lord Dissimulazione”, come sarebbe stato soprannominato.
Lord Hutton venne incaricato da… Tony Blair. Dunque, cosa decise Hutton? Oh, sì: la morte di Kelly era stata un suicidio; Blair e Campbell non avevano fatto nulla di sbagliato; e tutta la colpe era della BBC. Nella scia delle ridicole “scoperte” di Hutton, il reporter della BBC Andrew Gilligan perse il posto, e con lui il presidente e il direttore generale della BBC. Grazie all’inchesta manipolata dai bugiardi professionisti, quelli che dicevano la verità si presero la colpa al posto dei bugiardi professionisti.
Il tizio a capo della commissione dell’Intelligence che aveva compilato il “subdolo dossier” e mentito oltraggiosamente per giustificare la guerra in Iraq era John Scarlett. Per aver detto il falso riguardo al dossier su Saddam, Scarlett venne ricompensato con la nomina a capo del MI6. Le menzogne possono farti fare una carriera grandiosa.

Altre “indagini” volute dal governo per dissimulare gli assassini e le azioni terroristiche di cui si sono macchiati gli Illuminati includono anche la Commissione Warren per l’assassinio del Presidente Kennedy; la Commissione per l’11 settembre che occultò la complicità del governo in quegli attacchi; e l’”Operazione Paget” che decise che la morte della Principessa Diana era stato un incidente e che non c’era alcuna copertura. La famiglia reale inglese è senza dubbio coinvolta nella morte di Diana.

Sul finire degli anni ’80, quando ormai il suo matrimonio non era altro che una pubblica farsa. Diana ebbe una relazione con il suo detective personale, Barry Mannakee, ma nel 1988 egli rimase coinvolto in un “incidente” motociclistico e morì – un altro assassinio di stato. Nel 1990 Diana iniziò una relazione con il Capitano James Hewitt. Un giorno ella si precipitò nel centro di guarigione della sua amica Christine Fitzgerald, a Londra. Era in uno stato terribile e Christine raccontò che successe:
“Piangeva in maniera isterica, era un pianto a dirotto, disperato, dei veri e proprio singhiozzi. Le chiesi: “Che cosa è successo?”. Entrò in fretta e furia. Le diedi il Rescue Remedy, la strinsi, la calmai e le dissi che a quel punto poteva spiegarmi cosa stava succedendo. “Non ci posso credere, l’hanno ucciso”, singhiozzò. Io dissi: “Chi hanno ucciso?”. Allora mi raccontò della sua storia con il detective (Barry Mannakee) che era stato decapitato mentre era in sella a una motocicletta e di come all’inizio lei aveva creduto che si trattasse di un terribile incidente. Ma ora sapeva che a ucciderlo era stata la famiglia reale poichè il detective-capo del Principe Carlo le aveva appena detto che se non la smetteva con Hewitt gli sarebbe successa la stessa cosa. E le disse anche di non ritenersi indispensabile”.
Nel 1988, nel documentario dell’Independent Television dal titolo Diana – Secret of the Crush, James Hewitt rivelò che anche lui era stato avvertito di non continuare a vedersi con Diana. o le conseguenze non sarebbero state piacevoli. Ecco cosa disse:
“Le telefonate furono anonime, ma non c’erano dubbi che chi parlava era a conoscenza della situazione. Mi stavano minacciando. Dissero che per me non sarebbe stato salutare continuare quella relazione”.
Altri avvertimenti, disse, erano arrivati dagli agenti personali della scorta di Diana dalla Casa Reale e da un membro della famiglia reale di cui non avrebbe rivelato il nome: (Il membro della famiglia reale)… ha detto: “Tutti sono a conoscenza della tua relazione. La cosa non può andare avanti, noi non possiamo garantire la tua incolumità e la tua sicurezza, e ti consigliamo di troncarla subito”.

Le parole di James Hewitt a proposito di queste minacce vennero poi ulteriormente citate dak Times, il giornale londinese, e i suoi commenti confermarono completamente la storia che Diana aveva raccontato a Christine Fitzgerald. Hewitt disse che l’avvertimento più esplicito gli era giunto quando gli venne detto che avrebbe fatto la stessa fine di Barry Mannakee.

I membri della famiglia reale non sono altro che “fantocci” al servizio dell’ordine prestabilito, composto da coloro che controllano il governo e dai network per l’”applicazione della legge” e i servizi segreti. E’ questa la cricca che, con altri complici in Francia, ha ucciso Diana. E tuttavia, nella sua “inchiesta” ufficiale Lord Stevens ci dice che non ci sono prove del coinvolgimento della famiglia reale o delle agenzie dell’Intelligence nella sua morte. Vale la pena ricordare che, quando vengono annunciate delle indagini ufficiali, le persone non incoraggiano inchieste che potrebbero distruggerle, a meno che non sappiano fin da subito che questo non accadrà.

Vorrei dire ancora un paio di cose riguardo ai segni rivelatori del comportamento e dei metodi d’azione degli Illuminati. Uno è l’ossessione per i rituali e l’acquisizione senza limiti. I rituali quotidiani dello stato, della religione e della sovranità sono archetipi elitari e, similmente, nella vita di tutti i giorni questo significa fare le cose sempre allo stesso modo, nello stesso momento, settimana dopo settimana. Ciò deriva dal cervello elitario, che non apprezza nulla che sia improvvisato, imprevedibile o “indipendente”. Esso vuole un ordine prevedibile, che tutto sia al proprio posto. Potete vedere i tratti del cervello degli Illuminati anche nelle persone che desiderano benessere e potere solo per il gusto di averli.

Costoro potrebbero accumulare più denaro di quello che riuscirebbero a spendere in una dozzina di esistenze, eppure, ogni giorno sono in piedi prima dell’alba all’insaziabile ricerca di qualcosa di più.
Secondo un servizio della BBC gli imprenditori Bill Gates e Warren Buffet hanno più soldi del 30 percento degli individui più poveri della terra messi insieme. Molto più che abbastanza non è mai abbastanza, per la mente degli Illuminati, e il mondo societario è pieno zeppo di gente così.

Se avete letto anche gli articoli precedenti su come operano gli Illuminati, (P-R-S, Totalitarismo e Modus Operandi ), ora sarete più coscienti e ciò vi renderà più resistenti alla manipolazione che attuano quotidianamente. Se siete nuovi a queste informazioni, d’ora in poi vi accorgerete facilmente di come tali tecniche vengano costantemente messe in atto.


fonte: http://locchiodihorus.altervista.org/come-gli-illuminati-eliminano-i-problemi-nascondono-tracce/

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