Non siamo nelle mani dei geni, sono i geni ad essere nelle nostre mani e in balia delle nostre convinzioni più profonde, plasmate dall'ambiente in cui cresciamo e viviamo
Molto presto, nel corso della mia carriera di scienziato, ricercatore e professore di medicina, ho sostenuto la prospettiva che il corpo umano fosse una macchina biochimica “programmata” dai suoi geni. Noi scienziati ritenevamo che le nostre forze, quali le capacità artistiche o intellettuali, e le debolezze, come le malattie cardiovascolari, il cancro o la depressione, rappresentassero caratteristiche distintive pre-programmate nei nostri geni. Di qui, ho percepito le qualità e i deficit della vita, oltre alla salute e alle fragilità, semplicemente come un riflesso della nostra espressione ereditaria.
Nel 1980 però, la mia ricerca cominciò a rivelare che questa prospettiva sul corpo umano era imperfetta. Dal 1985 mi accorsi che le nostre cellule non erano controllate dai nostri geni ma piuttosto dalle loro percezioni dell’ambiente. Formulai un’ipotesi che il “cervello” della cellula in realtà fosse la membrana cellulare, e nel 1987 mi fu offerta l’opportunità di verificare questa ipotesi come membro ricercatore alla Stanford University’s School of Medicine. La mia teoria sul controllo delle cellule da parte delle nostre percezioni fu convalidata in due importanti pubblicazioni scientifiche.
Questa ricerca all’avanguardia presagì una delle più attive aree di ricerca attuali, l’epigenetica, la scienza di come i geni vengano controllati dall’ambiente e, più significativamente, dalle nostre percezioni di quell’ambiente.
La nuova prospettiva sulla biologia umana non considera il corpo solo uno strumento meccanico, ma include il ruolo della mente e dello spirito. Questa svolta in biologia è fondamentale per la guarigione perché mostra che quando cambiamo le nostre percezioni (o convinzioni), mandiamo alle nostre cellule messaggi completamente diversi. In realtà, le riprogrammiamo. L'epigenetica rivela perché le persone possono avere remissioni spontanee o recuperi di lesioni ritenute invalidità permanenti.
Il corpo rappresenta realmente lo sforzo collaborativo di una comunità di cinquantamila miliardi di singole cellule. Mentre ogni cellula è un’entità indipendente, la comunità del corpo accoglie desideri e intenzioni della sua “voce centrale”, mente e spirito.
La nostra fonte principale di stress è la nostra “voce centrale” del sistema, la mente, che, in realtà, consiste di due menti separate, conscia e subconscia. La mente conscia è il “tu” pensante. È la mente creativa che esprime il libero arbitrio. Suo partner di sostegno è la mente subconscia, un database di comportamenti programmati. Certi “programmi” derivano dalla genetica ma la maggior parte dei programmi subconsci si acquisiscono con le esperienze evolutive di apprendimento avute da bambini.
La mente subconscia non è la sede del ragionamento o della coscienza creativa. È esattamente uno strumento stimolo–risposta. Quando la mente subconscia percepisce un segnale dall’ambiente, risponde riflessivamente attivando una reazione comportamentale memorizzata in precedenza e, dunque, non è richiesto alcun pensiero.
Le percezioni, o convinzioni fondamentali sulla vita, furono scaricate nella nostra mente subconscia osservando semplicemente i comportamenti e atteggiamenti dei nostri genitori, fratelli, sorelle e altre persone nei primi sei anni di vita. L’efficacia dello sdoppiamento della nostra mente ora viene definita dalla qualità dei programmi trasmessi nella nostra mente subconscia.
La parte insidiosa è che i comportamenti subconsci sono programmati per innestarsi senza il controllo né l’osservazione del se conscio. Dato che la gran parte dei nostri comportamenti sono sotto il controllo della mente subconscia, raramente li osserviamo, o ancor meno sappiamo del loro innesto automatico.
Quando diventiamo più consapevoli, e facciamo meno affidamento sui programmi del subconscio, diventiamo i padroni del nostro destino invece che le “vittime” dei nostri programmi. Usando la consapevolezza conscia possiamo trasformare attivamente la nostra vita riscrivendo quelle percezioni e convinzioni limitanti, e i comportamenti auto-sabotanti.
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