Menzogna, mistificazione e
montagne di dollari: AIDS, l’altra verità.
Una ricerca scientifico/politica a cura di AnOK4U, del collettivo “Il Mondo Capovolto” di Chieri (TO)
Una ricerca scientifico/politica a cura di AnOK4U, del collettivo “Il Mondo Capovolto” di Chieri (TO)
INTRODUZIONE
Vi sono molti medici,
scienziati, ricercatori illustri, alcuni persino premi nobel, che affermano che
la teoria ufficiale dell’AIDS, per cui sarebbe “il retrovirus HIV che causa
l’AIDS”, è falsa e inconsistente, non verificata né provata in laboratorio, ma
funzionale ai profitti multimiliardari delle case farmaceutiche e a politiche di
controllo e discriminazione di intere categorie sociali, in particolar modo
tossicomani e omosessuali.
Molti di essi fanno parte del gruppo di cooperazione internazionale denominato REGIMED “REsearch Group for Investigative MEDicine and journalism”, che si occupa dei problemi etici connessi alla ricerca medica ed alla pericolosità di certe sue applicazioni pratiche, fondato nel 1996 dai dottori Heinrich Kremer e Stefan Lanka.
Heinrich Kremer - dottore
in medicina, psichiatria e neurologia, studioso di sociologia, psicologia e
politica, ricercatore, esperto in riabilitazione psicosomatica, investigazione
clinica su AIDS ed epatiti, trattamento della tossicodipendenza e profilassi
delle infezioni - è stato per anni promotore ed organizzatore di progetti di
medicina sociale in Germania, fino a quando, nel 1988, si dimise dagli incarichi
ufficiali per disaccordi con le politiche del governo federale in materia di
droga ed AIDS, e per l’ostracismo manifestatogli dall’establishment
medico-farmaceutico nei confronti delle sue prese di posizione in contrasto con
le tesi ufficiali sul meccanismo per cui “l’HIV causa l’AIDS”. Negli anni
seguenti furono sospesi i finanziamenti per le sue ricerche e i risultati dei
suoi studi da tempo vengono ignorati dai media, che stendono una cortina di
silenzio sul suo lavoro e sulle sue conclusioni teoriche e pratiche. Dalla fine
degli anni ’80 diventa ricercatore indipendente e si dedica alla diffusione di
controinformazione su teorie e prassi mediche ufficiali. Dal 1996 diventa anche
membro del “Study Group on Nutrition and Immunity” guidato dall’immunologo
Alfred Hassing di Berna.
Stefan Lanka - biologo,
virologo e genetista, laureatosi in scienze naturali presso l'Università di
Costanza - si sta facendo conoscere in tutto il mondo per le sue ricerche
scientifiche, in particolar modo nel campo dell'AIDS.
Lanka porta avanti anche un'attività scientifico-legale con Karl Krafeld ed altri collaboratori a Dortmund, per l'abrogazione dei cosiddetti test dell'AIDS, in quanto inaffidabili.
Stefan Lanka si è presentato spontaneamente in un processo per sangue "contaminato da HIV" a Goettingen (Germania), dichiarando sotto giuramento che l'HIV non esiste. Il Tribunale NON HA TROVATO UN SOLO SCIENZIATO UFFICIALE in grado di dimostrare scientificamente l'esistenza del virus in questione.
Il 24/2/97 il tribunale emise la sentenza (censurata dai mass-media): assoluzione totale del medico che era accusato di 14 omicidi e 5800 tentati omicidi. [....]
Va comunque sottolineato
che il fronte dei “dissidenti” sulla teoria ufficiale dell’AIDS è molto vasto -
ancorché sottoposto a censura e repressione sistematica - e di esso fanno parte
anche figure slegate dal gruppo REGIMED che vanno da premi Nobel a medici,
psicologi, ricercatori, biomedici, scienziati, politici, scrittori,
intellettuali, e gente comune politicizzata, non “televisata” e con gli occhi
aperti. Fra questi: Peter Duesberg, virologo esperto in retrovirus, biologo
molecolare di fama mondiale; Kary Mullis, premio Nobel nel 1993 per la chimica
per aver inventato uno strumento fondamentale di analisi del DNA, la PCR
(Polymerase Chain Reaction).
Il sito internet di
Duesberg http://www.duesberg.com – in inglese ovviamente – ed il sito Info AIDS
– “Tutto quello che non vi hanno mai detto circa l'AIDS”
http://infoaids.freeweb.supereva.it/index.htm?p – veramente ottimo ed in
italiano – contengono moltissime informazioni (e collegamenti) su quanto
affermato, scritto e prodotto da chi avversa la teoria ufficiale dell’AIDS.
Altra controinformazione AIDS in italiano:
http://www.laleva.cc/cura/truffa_aids.html
Ma il sito fondamentale è
“Rethinking AIDS” (Ripensare l’AIDS) http://www.virusmyth.net/aids/, che
contiene collegamenti ad una quantità enorme di documenti.
Il dissenso in Italia è guidato principalmente da Luigi De Marchi (psicologo
clinico e sociale) e Fabio Franchi (infettivologo, studioso di teoria e tecnica
della metodologia), autori del libro "AIDS la grande truffa" (Edizioni SEAM) in
cui vengono demolite le mistificazioni pseudo-scientifiche dell'ipotesi
HIV/AIDS.
Va segnalato anche il dottor Elio Rossi - medico chirurgo - patologo clinico e
dottore in psicologia – autore del libro "HIV e AIDS: Fine degli opposti
estremismi" Edizioni Lombardo editore in Roma, un’altra denuncia contro
l’inganno e l’assurdità della teoria ufficiale sull’AIDS.
Altri libri
particolarmente interessanti tradotti in italiano (in inglese ce ne sono un
casino) sono:
"Inventando il virus dell'AIDS" di P. Duesberg - Edizioni Baldini e Castoldi.
"L'AIDS è causato dall'uso di farmaci e da altri fattori di rischio non contagiosi", P. Duesberg, Ed. Andromeda Inediti, n. 78.
"Dossier AZT, la verità sul farmaco più tossico mai utilizzato per una terapia a lungo termine", basato sulle pubblicazioni di John Lauritsen, Ed. Andromeda Inediti, n. 90.
"Atti del convegno internazionale "Ripensare l'AIDS" ", Ed. Andromeda Inediti, n. 91.
“AIDS: e se fosse tutto sbagliato?” di Christine Maggiore – Ed. Macro Edizioni – settembre 2000. Questo libro è particolarmente interessante perché contiene molte testimonianze di sieropositivi rispetto alle cure alternative e a quelle ufficiali, ed al rifiuto di queste ultime, con relativi enormi benefici in termini di salute. In appendice si trova un ricchissimo indirizzario di associazioni e gruppi che si occupano di AIDS/HIV da punti di vista alternativi, di terapeuti che praticano terapie non convenzionali rispetto a problemi di deficienze del sistema immunitario, e una lista di siti internet su cui è reperibile una gran quantità di informazioni.
Infine nel 1992 uscì un
libro visionario e profetico, anticipatore dei tempi, e con una lacerante
profondità di analisi sociale e politica: “La Mal’aria – AIDS e società
capitalista neomoderna” a cura del gruppo T4/T8 di Milano (edito da Calusca City
Lights – Via Conchetta 18 – 20123 Milano). Una vera coltellata al cuore del
delirio omicida capitalista in cui, tra l’altro, nel capitolo “L’AIDS come
equivalente generale delle pesti neomoderne ed accumulazione forzata di
medicina” Riccardo d’Este sosteneva la teoria sovversiva radicale del
“Realizzare la salute attraverso l’abolizione della medicina”, e dopo una lunga
analisi concludeva così:
“L’AIDS cammina con la società, con il capitale, con i sacerdoti medici. Siamo noi a doverci rifiutare di camminare con loro. Anche a costo della vita, che peraltro già ci fanno scontare nella sopravvivenza. Come si è detto un tempo, e va costantemente ripetuto, “meglio una fine nell’abisso che un abisso senza fine”. E forse, chissà, riusciremo a non farci male. Giocandocela tutta subito, oggi, in rivolta”.
Un altro libro
assolutamente imperdibile è “Il tempo dell’AIDS” di Michel Bounan pubblicato in
Italia da QUATTROCENTOQUINDICI - Torino 1993 (Ed. originale “Le temps du Sida”,
Ed. Allia, Parigi, 1991).
LA STRATEGIA DEL TERRORE
(1)
“E’ piaciuto a Dio, ai nostri giorni, di inviarci malattie che (come è da osservare) ai nostri avi erano sconosciute. Hanno detto, coloro che sono incaricati di interpretare le sacre scritture, che la lue è segno dell’ira divina e che così Dio punisce e flagella le nostre cattive azioni.” (Ulrich von Hutten, Cavaliere tedesco, “Von den Franzosen oder blatteren”, 1519).
Nel 1981 il Dr. Michael
Gottlieb (immunologo) individuò cinque persone malate, fra cui non era
intercorsa relazione alcuna, caratterizzate da un sistema immunitario fortemente
indebolito.
Questa malattia venne battezzata con il nome generico di AIDS,
Sindrome da Immunodeficienza Acquisita.
Nello stesso anno Ronald Reagan viene eletto presidente degli Stati Uniti.
Nel 1984, l'allora
Ministro della Sanità statunitense Margaret Heckler ed il virologo Robert Gallo
dell'Istituto Superiore di Sanità annunciarono in una conferenza stampa che
l’AIDS era una nuova malattia virale, trasmessa attraverso il sangue o i
rapporti sessuali. Fu detto che il virus che causava la malattia era l'HIV
(Human Immunodeficiency Virus), e che sarebbero occorsi circa due anni per
individuare un vaccino e sconfiggerlo. A distanza di ben sedici anni e miliardi
di dollari spesi in ricerca, nessun vaccino è stato scoperto né ci sono indizi
che siamo in procinto di averlo; e neppure è stata individuata una cura
efficace.
Il principale accusato da parte dei "dissidenti" è proprio lui, Robert Gallo, il quale nel frattempo è diventato multimiliardario grazie al test dell'HIV da lui brevettato ai tempi dell'annuncio dell''84, ed anche potentissimo, dato che gestisce ingenti fondi stanziati per la ricerca sull'AIDS. Anche se Gallo sosteneva di aver isolato lui il virus HIV, l'Istituto Pasteur di Parigi lo denunciò sostenendo che il virus era lo stesso già scoperto da un ricercatore francese, Luc Montagner, che aveva inviato alcuni campioni a Gallo. Fu in seguito deciso (da Reagan e Chirac) che i due fossero considerati co-scopritori, dividendosi i proventi della scoperta. Un'indagine successiva sempre connessa alla vicenda ha addebitato a Gallo altri comportamenti poco encomiabili, ma non ha danneggiato più di tanto il "padre" di una teoria così importante.
Ma cosa avevano scoperto
questi due signori?
Un gruppo di scienziati australiani, guidato dalla Dott.ssa Eleni Papadopulos-Eleopulos dopo aver condotto per anni esperimenti e studi di laboratorio è arrivato alla conclusione che non si può provare che l’HIV esista, lo si può solo supporre; ma quello che è realmente impossibile affermare è che questo sia un virus (o un retrovirus).
Un gruppo di scienziati australiani, guidato dalla Dott.ssa Eleni Papadopulos-Eleopulos dopo aver condotto per anni esperimenti e studi di laboratorio è arrivato alla conclusione che non si può provare che l’HIV esista, lo si può solo supporre; ma quello che è realmente impossibile affermare è che questo sia un virus (o un retrovirus).
I dottori Stefan Lanka e Heinrich Kremer sostengono anch’essi che l’esistenza dell’HIV è una pura supposizione di laboratorio. Mai dimostrata e non dimostrabile la sua esistenza, mai prodotta una fotografia di una particella HIV, ma soprattutto mai pubblicati gli esperimenti di laboratorio che ne avrebbero provato l’esistenza.
La tesi di Lanka sulla
supposta indiscutibile esistenza dell’HIV è molto acuta ed intelligente. Egli
sostiene che il gran polverone “mediatico” suscitato dalla diatriba tra Gallo e
Montagner, protrattosi per anni con scambi di accuse, scorrettezze e colpi bassi
da telenovela (troppi soldi in gioco), su chi fosse il reale scopritore
dell’HIV, è servito ad oscurare l’attenzione sul fondamento della cosa più
importante: l’oggetto della contesa, cioè la scoperta stessa. Viene mica in
mente a nessuno di mettere in discussione cosa abbiano scoperto due scienziati
che litigano così furiosamente per la paternità di una scoperta tanto
importante.
Quindi non v’è nessuna prova che esista il virus HIV, presunto portatore della sindrome da immunodeficienza acquisita.
Il prof. Duesberg, dal
canto suo, sostiene che pur essendo indiscutibilmente vere le affermazioni di
Lanka & Co., è verosimilmente presumibile che questo virus esista. Qui non ci
dilunghiamo, perché la questione è supertecnica e superscientifica, e per i non
addetti ai lavori difficilmente comprensibile. Chi ha voglia di farsi venire mal
di testa su questa faccenda si può andare a leggere la tesi di Duesberg su
http://www.duesberg.com
Dunque Duesberg sostiene sia ragionevole supporre che questo virus esista, ma, e questa è la cosa più importante, esso non potrebbe in nessun caso attaccare il sistema immunitario umano, poiché da esso ne sarebbe distrutto in breve tempo, perciò anche nel caso esso esista è praticamente inoffensivo (anche qui stesso discorso di prima; leggersi le info su http://www.duesberg.com)
In ogni caso quello che
salta definitivamente è l’equazione HIV = AIDS = morte.
“L’HIV è solo un latente, e perfettamente inoffensivo retrovirus di cui molti, ma non tutti, i malati di AIDS, possono essere portatori. Dire che l’HIV è la causa dell’AIDS significa mettere da parte tutto ciò che sappiamo sui retrovirus... La teoria dell’HIV è inconsistente, assurda e paradossale.” Peter Duesberg
HIV NON CAUSA L'AIDS (2)
Kary Mullis - premio Nobel nel 1993 per la chimica per aver inventato uno
strumento fondamentale di analisi del DNA, la PRC - racconta che nel 1988 stava
preparando una relazione in cui doveva giustificare l'affermazione "l'HIV causa
l'AIDS". Essendo un'affermazione importante, decise di citare il lavoro che lo
dimostrava, e domandò ai suoi colleghi quale fosse il riferimento bibliografico
più opportuno. Gli risposero che era una cosa nota, e che non era necessario
citare riferimenti. Ma lui non desistette, e lo cercò nella biblioteca. Nulla.
Allora cominciò a chiederlo a tutti i congressi a cui andava, ma nessuno seppe
rispondergli; finché non gli capitò di domandarlo a Luc Montagner, il
co-scopritore (assieme a Robert Gallo) dell'HIV.
Montagner, sorpreso, gli disse
di citare un certo studio.
Mullis rispose che quello
studio non si occupava di quella dimostrazione. "No, in effetti", disse
Montagner. Guardandosi attorno per trovare una via d'uscita, disse "perché non
cita quel lavoro sul retrovirus della scimmia?" – "Ma quello che succede alle
scimmie non prova quello che cerco io. E poi si tratta di un lavoro uscito pochi
mesi fa. Io cercavo il lavoro originale che dimostrò per la prima volta il
legame tra AIDS e HIV nell'uomo". A quel punto Montagner corse a salutare un
collega che aveva visto da un'altra parte della sala. Nemmeno lo “scopritore”
dell'HIV sapeva indicare chi avesse dimostrato che esso causava l'AIDS; non lo
hanno mai fatto né lui né Gallo.
Le confutazioni alla teoria HIV = AIDS vengono comunque suggerite anche solo dal
buon senso (e da un minimo di informazione) perché sono troppe le stranezze che
rimangono insolute, e che la teoria virale non riesce a spiegare.
Tanto per cominciare, la
presunta infezione da HIV non somiglia affatto a quello di un contagio
generalizzato. Le prime stime parlavano di 200.000 sieropositivi in Italia, con
un tempo di raddoppio dell'ordine dei 10 mesi: oggi tutti gli italiani
dovrebbero essere sieropositivi. Invece, non solo i sieropositivi non sono
aumentati, ma sono persino diminuiti, fino a dimezzarsi: 200.000 sieropositivi
nel 1988, 150.000 nel 1991, 100.000 nel 1996.
E poi se questo virus così infettivo si trasmette attraverso il sangue e lo sperma e i liquidi vaginali, perché allora non dovrebbe trasmettersi attraverso la saliva, le lacrime, il sudore? La medicina ufficiale non ha mai dato una risposta concreta, salvo trovare l’escamotage (mai provato scientificamente) di sostenere che in questi liquidi la concentrazione di virus è così bassa da non poter essere infettiva (?).
Inoltre vi è il famoso
discorso sulla presunta incubazione per l'AIDS (periodo intercorrente tra
infezione e malattia), che ha subito sostanziali modifiche nel tempo: da 10,4
mesi nel 1984, è aumentata di un anno all'anno fino agli attuali 16 anni. Ogni
anno che passa e i sieropositivi storici cioè quelli trovati infetti da HIV
quando si approntò il primo test nel 1984, non si ammalano di AIDS, viene
aggiunto un anno al periodo di incubazione dalla medicina ufficiale.
Assurdo.
L’incubazione del morbillo continua ad essere di 9 giorni da secoli. I
sieropositivi di lunga data che non si ammalano di AIDS dovrebbero suggerire una
riflessione sulla teoria HIV = AIDS, invece vengono semplicemente denominati
“lunghi sopravviventi”, e la medicina ufficiale sta ferma lì a guardare ed
aspettare che si ammalino.
In ogni caso le
statistiche parlano chiaro: circa il 50% dei sieropositivi all’HIV non si ammala
di AIDS; nondimeno ci sono casi di AIDS con tutti i test per l'AIDS negativi e
ci sono sempre stati, fin dall'inizio dell'uso dei test. Per esempio nel
novembre 1984, Montagner trovava il test negativo nel 32% dei pazienti con AIDS
esaminati.
In Africa la metà / un terzo dei casi diagnosticati come AIDS avevano un test negativo.
Duesberg ne aveva contati moltissimi, a livello mondiale, descritti
nella letteratura scientifica fino al 1993.
Da notare che, dal punto di vista logico, affermare che l'unica causa dell'AIDS è l'HIV ed ammettere che vi sono casi in cui quello non è presente è una contraddizione madornale. Per tale motivo gli esperti si sono sempre premurati di negare l'evidenza, fino al punto di coniare un nuovo nome per i casi di AIDS senza virus (Idiophatic CD4 Lymphocitopenia), in modo da liberarsi con questo trucco dello scomodo argomento.
In generale, comunque, il
numero delle persone infettate da HIV si è stabilizzato ed è in costante
diminuzione da anni in tutto il mondo, invece di aumentare rapidamente come era
stato predetto, e questo suggerisce che l’HIV sia un virus vecchio, che è stato
con noi secoli senza causare nessuna epidemia.
"...L’AIDS non è né nuovo né unico, ma è stato inventato come parola-ombrello per coprire un complesso di malattie, alcune delle quali erano già state descritte dalla medicina nel 1539." John Lauritsen, autore di “The Great AIDS Hoax” (la grande beffa dell’AIDS)
L' "establishment"
obbietta che la mancata diffusione epidemica della malattia è dovuto ai
risultati positivi della campagna di prevenzione. Rispondono i dissidenti che i
risultati delle campagne di prevenzione non ci sono stati affatto.
Prova ne è il fatto che le prostitute, che dovrebbero essere particolarmente colpite da una malattia a trasmissione sessuale, sono invece praticamente immuni dall'AIDS (in Italia, nel 1993 soli 6 (!) casi di malate di AIDS, 22 nel '95), mentre altre malattie veneree risultano invece in aumento, smentendo che sia cresciuta l'attenzione alla profilassi.
E poi, ad esempio in Africa, le campagne di prevenzione attuate dai governi sono state veramente irrisorie, praticamente nulle. E allora come mai non c’è stata la tanto temuta e paventata epidemia, spesso descritta come un autentico flagello che stava per abbattersi sul continente nero?
Durante il 1989, Philippe
ed Evelyne Kryen, responsabili di un'organizzazione medica di cooperazione con
230 impiegati a Kagera, Tanzania, diffusero le prime informazioni relative alla
presenza dell'AIDS in Africa. Pubblicarono un dossier, illustrato, in cui veniva
ipotizzato un futuro assai buio per il continente africano, flagellato dalla
piaga dell'AIDS.
La stampa degli USA riprese ed amplificò questo dossier.
Ad esempio, nel marzo del
1992, il Washington Post scrisse che il continente africano stava soffrendo “una
immensa catastrofe nel campo della salute pubblica” e che Kagera era “una delle
aree più duramente colpite del mondo”.
Questo giornale attribuì a Philippe Kryen frasi del tipo: “sarebbe stato preferibile un terremoto” alla piaga dell'AIDS, dato che essa colpiva il gruppo più produttivo, quello delle persone più sessualmente attive.
Il 3 ottobre del 1993, il Sunday Times pubblicò un lungo articolo del suo reporter scientifico Neville Hodgkinson. In questo articolo, e dopo quattro anni di esperienza con pazienti africani, Philippe Kryen dichiarava:
“L'AIDS non esiste. È una cosa che è stata inventata. Non ci sono basi epidemiologiche. Per noi non esiste.”
Ma il Washington Post non si fece eco di questa mutata opinione. E nessun altro
giornale.
"Hanno considerato il gran numero di persone sieropositive (in Africa) prima di accorgersi che gli anticorpi della malaria - che in Africa hanno tutti - si mostrano nei test come ‘positivi all’HIV’." Kary Mullis
La situazione dell’AIDS è
assolutamente anomala rispetto a qualsiasi malattia che pretende di essere di
origine virale, come sostiene Michael Martinez, sul documento "Why HIV Does Not
Cause AIDS" (Perché l'HIV non causa l'AIDS).
Spiega Martinez: perché si possa parlare di infezione da germi, debbono essere verificati i cosiddetti "postulati di Koch": ovvero i microbi devono essere presenti in tutti i casi di malattia, e devono essere biologicamente attivi; devono poter essere isolati e accresciuti in coltura; i microbi in coltura devono riprodurre la stessa malattia se introdotti in un altro ospite; e devono essere di nuovo trovati nell'organismo ospite. Come si vede, anche se si tratta di microbi e non di virus, siamo di fronte a regole più che altro dettate dal buon senso.
Gallo invece sovverte totalmente queste regole, perché è possibile ritrovarsi malati anche senza virus!
E ancora: l’infezione da
HIV, come ci è stato insegnato, debilita le difese immunitarie, spianando la
strada ad altre malattie; sono queste, e non l'HIV, a portare alla morte il
paziente. Queste malattie "complicanti" sono attualmente enumerate in una
trentina. Ma, cosa strana, tra esse c'è il carcinoma uterino, che è a tutti gli
effetti un tumore, e che di conseguenza non si capisce cosa abbia a che fare con
il sistema immunitario... Un'altra, il sarcoma di Kaposi, è per ammissione degli
stessi CDC (centri epidemiologici) statunitensi, "non causata dall'HIV ed
indipendente da esso"!
Negli ultimi anni lo
stesso Luc Montagner, co-scopritore del virus, ha iniziato nel corso di svariate
conferenze in giro per il mondo una lenta e progressiva marcia indietro rispetto
alla teoria HIV = AIDS, sostenendo che i suoi studi rivelano sempre più l’HIV
come un semplice co-fattore scatenante la malattia, e non come l’unica causa
determinante. Una vera e propria presa di distanza dal “fondamentalismo” di
Gallo e seguaci.
Va detto che, comunque, il sapere ufficiale è ancora saldamente arroccato sulla posizione della teoria virale e sui miliardi “a pioggia” che questa garantisce, ed usa tutti gli strumenti di pressione e persuasione a sua disposizione.
Sul numero di settembre
1998 del mensile “Le Scienze” (edizione italiana di Scientific American), è
stata pubblicata una lunga “indagine” dal titolo molto significativo: “Speciale
AIDS: quali sono le prospettive nella battaglia contro l’HIV”.
Una trentina di pagine in cui non viene mai messo minimamente in dubbio che l’HIV sia l’unica ed esclusiva causa dell’AIDS, né che i test siano del tutto inaffidabili, ed in cui vengono elogiati trionfalmente i successi della medicina in questo campo. La tesi è tuttora quella che l’AIDS rappresenta una epidemia a livello mondiale (pandemia), la cui espansione esponenziale viene contenuta dagli strabilianti successi della scienza medica, soprattutto attraverso l’uso dei nuovi farmaci (gli inibitori della proteasi), combinati con i vecchi farmaci (AZT) e con l’aggiunta di altri farmaci ancora.
Vedremo più avanti
l’assurdità di queste affermazioni.
E’ in ogni caso
stupefacente l’autorevolezza con cui questi pennivendoli prezzolati (che si
spacciano per “scienziati”) sostengono una simile quantità di menzogne e
nefandezze. Questa è realmente quella che Kary Mullis definisce “la
manipolazione informativa in azione”.
“Non vi è potente fregnaccia, che la tecnica moderna non sia lì pronta ad avallare, e rivestire di plastiche verginali, quando ciò risponde alla pressione irresistibile del capitale e ai suoi sinistri appetiti.” Amadeo Bordiga (Politica e Costruzione, da “Prometeo” n. 4, luglio-settembre 1952)
LA QUINTAESSENZA DELLA
TRUFFA: I TEST DELL'AIDS (3)
Bene, assodato che non è nemmeno certo che l’HIV esista, prendiamo ora in
considerazione il perno su cui tutto ruota: i test.
La diagnosi d'infezione da HIV viene fatta sulla base dei risultati d'un test di screening (Elisa) e d'un test di conferma (Western Blot, WB) che rivelerebbero la presenza di anticorpi specifici. Vi sono anche altri test, meno diffusi e quasi tutti considerati “meno affidabili”(!).
Nei due test, il siero del paziente viene messo a contatto con le proteine virali (antigeni); se vi sono anticorpi contro le stesse proteine, questi si legheranno e saranno poi evidenziati con una seconda reazione; nel WB le proteine sono separate in bande con elettroforesi, in modo da riconoscerle separatamente.
Il test Elisa è molto più
economico, ancorché più inaffidabile, se mai è possibile. In Italia è l’unico
“passato” dalla sanità “pubblica” ed è considerato sufficiente per essere
dichiarati “appestati” o meno.
Ma non è così in tutti i paesi, anzi, metodi e criteri sono parecchio diversificati.
L'affidabilità di questi test avrebbe dovuto essere valutata molto scrupolosamente, date le pesanti ripercussioni psicologiche, affettive, sociali e professionali che un responso positivo comporta per la persona (e spesso anche per chi la circonda). Purtroppo, sebbene tutti i test usati (come vedremo) non siano per niente affidabili, le "autorità" e gli "esperti" hanno operato ed operano "come se" lo fossero.
Va ricordato che, secondo
gli stessi dati ufficiali, essi segnalano spesso molti "falsi positivi": in
altre parole, molte persone sono erroneamente identificate come sieropositive,
con effetti disastrosi per loro e per chi gli sta vicino, dato il clima di
terrore mediaticamente creato.
Lo conferma Robin Weiss, noto virologo che detiene un brevetto proprio in questo campo: “In popolazioni in cui la diffusione della malattia (AIDS) è scarsa (quelle europee), questi falsi positivi costituiscono una percentuale consistente di tutti i sieropositivi. E le conseguenze d'un falso allarme in questa materia sono note: grave angoscia, depressione, spesso perdita del lavoro, rifiuto di assicurazioni sulla vita e contro le malattie (ahi ahi … - N.d.R. -) e, talvolta, tentati suicidi. La gravità del danno prodotto è enorme: quando i due test combinati (Elisa e WB) vengono applicati alla popolazione generale, producono un tasso di falsi positivi 5 volte maggiore dei presunti "veri positivi"”.
E' stato anche dimostrato
che alcune malattie e fattori banali quale una semplice vaccinazione
anti-influenzale possono rendere positivo il risultato.
Va alla già citata scienziata australiana, Eleni Eleopulos ed ai suoi colleghi il merito d'aver dimostrato in modo rigoroso l'attuale vergognosa situazione prendendo in esame le assurde molteplicità dei criteri diagnostici (che avrebbero dovuto essere uguali dovunque) e valutando i singoli aspetti dei test utilizzati.
In consonanza con quanto affermato anche da molti altri scienziati ed équipes di ricerca, la Eleopulos ricorda come i criteri di diagnosi siano profondamente diversi da Paese a Paese e come, quindi, i dati raccolti in base ad essi non siano né comparabili né cumulabili (sebbene vengano regolarmente comparati e cumulati) ai fini di una seria valutazione statistica internazionale.
In Africa, per esempio, la
diagnosi di AIDS viene fatta nella maggior parte dei casi in termini puramente
clinici, cioè sulla base dei sintomi (ma si tratta di sintomi comuni a malattie
diffusissime ed antiche in quel continente, per esempio la malaria). In America
meridionale, invece, tale diagnosi viene fatta quando il paziente, oltre a
presentare certi sintomi, risulta positivo a uno di due test: il test Elisa o il
"test dell'antigene" (i più economici e imprecisi).
In Europa e negli Stati Uniti, viceversa, questi due test non sono considerati sufficientemente affidabili: essi devono essere suffragati da un test detto di conferma, il Western Blot (WB).
Le cose non stanno così in
Italia, dove come già visto basta l’Elisa, e vanno ancora diversamente in Gran
Bretagna, ove frequentemente ci si affida al solo test Elisa, ma ripetuto più
volte.
Approfondendo la ricerca sulla concordanza o meno tra test Elisa, WB e diagnosi clinica, Eleni Eleopulos ha constatato che la confusione cresceva ancora.
In Africa, la corrispondenza tra test Elisa positivo e diagnosi clinica è risultata del 50% circa, secondo la letteratura scientifica. Inoltre, come ammesso dagli epidemiologi Robert Biggar nel 1985 e Myron Essex nel 1994, in Africa "la reattività sia nell'analisi ELISA sia nella Western Blot possono essere non-specifiche " a causa di malattie diffuse ed endemiche (malaria, lebbra).
In Russia, la concordanza
tra test Elisa e test di conferma (WB) è risultata minima. Stando ad
informazioni pubblicate sull'autorevole rivista medica inglese The Lancet, nel
1990, in Russia vennero fatti 20,2 milioni di test ELISA, di cui 20.000
risultarono positivi, ma solo 112 vennero confermati con il WB; nel 1991, su 30
milioni di test ELISA, ben 30.000 risultarono positivi, ma di questi solo 66
risultarono confermati dal Western Blot cioè soltanto 1 ogni 455.
Negli Stati Uniti, su un totale di 1.200.000 militari di leva sottoposti al test Elisa 12.000 risultarono positivi, ma alla fine dei 3 controlli previsti, ne vennero confermati meno di 1/6 (1.920). Quale risultato ci sarebbe stato, si domanda la Eleopulos, se i controlli, invece di 3, fossero stati 2 o 5 e il loro ordine di esecuzione (Elisa e WB) diverso?
Quali sono i criteri per
un test "di conferma" (WB) positivo? Quanto è standardizzato?
Nei soli Stati Uniti vi sono ben 4 criteri ufficiali, e solo uno (indicato nel kit diagnostico della Du Pont) è stato approvato dalla FDA (Food and Drug Administration) nel 1987. Questo è il più restrittivo ed è usato da pochi laboratori. Se solo questo test fosse usato, negli Stati Uniti sarebbero confermati solo il 50% dei sieropositivi!
Nei soli Stati Uniti vi sono ben 4 criteri ufficiali, e solo uno (indicato nel kit diagnostico della Du Pont) è stato approvato dalla FDA (Food and Drug Administration) nel 1987. Questo è il più restrittivo ed è usato da pochi laboratori. Se solo questo test fosse usato, negli Stati Uniti sarebbero confermati solo il 50% dei sieropositivi!
Ma in questo come in altri Paesi, continuano ad essere utilizzati kit differenti praticamente in ogni laboratorio (in Italia nel 1992 i kit in commercio erano almeno 18 e su nessuno di questi era stata fatta alcuna verifica di affidabilità da parte delle autorità sanitarie!).
Sono aspetti sconcertanti
che vengono tenuti nascosti alla popolazione ma ben noti a molti ricercatori.
Ecco il commento del Dr. Zolla-Pazner: "Confusione sulla identificazione di
queste bande (i risultati del test Western Blot) è risultata in conclusioni
scorrette negli studi sperimentali. [...] potrebbe essere necessaria la
reinterpretazione dei risultati già pubblicati". Un altro gruppo così si è
espresso nel 1989: "La sua tecnica (del Western Blot) non è stata
standardizzata, l'importanza e le conseguenze delle variazioni verificatesi nei
laboratori non sono ancora state misurate. I suoi risultati richiedono d'essere
interpretati; i criteri per queste interpretazioni variano non solo da
laboratorio a laboratorio, ma anche di mese in mese."
Alcune domande sui test:
E' un test riproducibile?
• No, la risposta è negativa. In controlli di qualità effettuati in Laboratori di riferimento, al massimo livello, frazioni dello stesso siero davano risultati differenti in diversi laboratori e persino risultati differenti nello stesso laboratorio in tempi diversi!
• Le stesse Autorità Sanitarie talvolta se ne sono accorte, ma la loro tendenza è sempre stata quella di occultare e minimizzare. Per esempio, a Parigi, nel 1993, sono stati ritirati dal commercio 9 kit diagnostici su un totale di 31 esaminati. E si trattava di kit per il WB prodotti da alcune delle più stimate aziende farmaceutiche tedesche, svizzere, francesi e americane.
E' un test specifico?
• La Eleopulos e colleghi analizzano singolarmente ogni proteina ritenuta specifica del virus ed utilizzata nei test: nessuna supera l'esame, poiché proteine delle stesse dimensioni e caratteristiche sono presenti in cellule normali. Anticorpi diretti contro di esse sono rilevabili frequentemente in varie malattie: lebbra, tubercolosi, malattie autoimmuni, malaria, la stessa comunissima influenza, condizioni che provocano la formazione di grandi quantità di anticorpi.
• Da quanto sopra emerge che anche il "test di conferma" (WB) sul quale, per definizione, non dovrebbero esserci dubbi, non rivela affatto la presenza di anticorpi specifici diretti contro l'HIV.
E gli altri test?
• Neanche gli altri test dell'AIDS si salvano dalla critica impietosa della Eleopulos: né quello per l'isolamento del virus, né quello per l'individuazione di "particelle virali", o per la "ricerca dell'antigene" o per la "transcriptasi inversa" né la famosa PCR (Reazione Polimerasica a Catena).
• Quest'ultimo test viene considerato insuperabile per sensibilità e specificità in quanto sarebbe in grado, si dice, di individuare un singolo virus in mezzo a milioni di cellule non infette (però costa!). Tuttavia Eleni Eleopulos ha constatato che molti ricercatori contestano l'affidabilità della PCR a causa dell'alto numero di falsi positivi che questo test produrrebbe e per l'impossibilità, lamentata da vari altri ricercatori, di ottenere risultati ripetibili.
“L’età capitalista è più carica di superstizioni di tutte quelle che l’hanno preceduta. La storia rivoluzionaria non la definirà età del razionale, ma età della magagna. Di tutti gli idoli che ha conosciuto l’uomo, sarà quello del progresso moderno della tecnica che cadrà dagli altari col più tremendo fragore” Amadeo Bordiga (scritti, 1952)
LE CURE UFFICIALI (4)
“L’AIDS non è una malattia, non è un’epidemia, non è un’infezione: è morte da farmaci”. Peter Duesberg
L’azienda leader nel mondo
nella produzione di farmaci e “cure” per l’AIDS è la Glaxo Wellcome.
Un po’ di storia: “WELLCOME TO DEATH”
L'antica Burroughs-Wellcome venne creata nel 1880 da due farmacisti: Henry
Wellcome e Silas Burroughs.
Nel 1936 venne fondata la Wellcome Trust. La Wellcome e la Rockefeller
iniziarono ad associarsi.
L’orientamento politico è quello della destra bianca intollerante e reazionaria.
L’élite finanziaria è l’alta borghesia ebraica.
Durante gli anni '30 rappresentante legale della Wellcome Trust fu la firma
Sullivan & Cromwell, una delle più influenti di New York ed uno dei pilastri
della Rockefeller. I suoi due avvocati, John Foster ed Allen Dulles sarebbero
divenuti, rispettivamente, Segretario di Stato americano e direttore della CIA
durante la guerra fredda.
Sin dagli anni 50 si
preparano i suoi quadri tecnici, e in seguito il trust Wellcome partecipa al
complesso universitario londinese fondato da Rockefeller. La sua influenza si
estende nel campo dell'educazione sanitaria inglese e americana.
Negli anni 70, David Rockefeller crea la famosa Commissione Trilaterale, formata
da industriali, accademici e uomini politici esperti in politica internazionale.
Il nocciolo duro della Trilaterale è composto da dirigenti di un gruppo di
aziende multinazionali il cui scopo è il mantenimento del potere economico
(plutocrazia) in tutto il mondo. Fra queste multinazionali un posto preminente
spetta alla Wellcome Trust Corporation. L’ombra lunga della Trilaterale
condizionerà per anni governi e servizi segreti di mezzo mondo.
Nel 1981 Ronald Wilson Reagan vince le elezioni presidenziali degli Stati Uniti.
Nella “lobby” che finanziò la sua campagna elettorale troviamo in posizione
predominante la Wellcome Trust Corporation.
Nello stesso anno, viene
“scoperta” una nuova malattia, con patologia caratterizzata dall’indebolimento
del sistema immunitario. Questa malattia sarà ben presto battezzata con il nome
molto generico di AIDS, Sindrome da Immunodeficienza Acquisita.
Il 23 aprile 1984, con la presentazione dell'allora segretaria di Stato della
Sanità e Assistenza Sociale degli USA, Margaret Heckler, il Dr. Robert Gallo
annunciò nel corso di una conferenza stampa che aveva scoperto il retrovirus
produttore dell'AIDS, che denominò HTLV-III (meglio conosciuto come HIV).
Nello stesso giorno veniva registrato un brevetto americano del test
dell'HTLV-III sviluppato dallo stesso Gallo.
Fino al 1986, Wellcome
Trust controllava il 100% della Wellcome Inc., produttrice di farmaci.
Vendette
il 25% delle proprie azioni e assunse la denominazione di Wellcome Foundation.
Da questo momento in poi assistiamo ad un cambiamento di rotta da parte delle
istituzioni della Wellcome che rinunciano ad atteggiamenti etici populistici ed
accademici per un mercantilismo d’assalto duro e puro.
Dopo il clamoroso insuccesso come trattamento anticancro, la Wellcome ottenne
l'autorizzazione per ripresentare sul mercato l'AZT, ribattezzato Retrovir, per
trattare i malati di AIDS.
Il 24 giugno del 1988,
Duncan Campbell, in un articolo intitolato “The amazing AIDS scam”, sulla
rivista “New Stateman and Society”, affermò che molti risultati clinici vengono
nascosti dietro risultati commerciali. Affermò inoltre che il costo dell'AZT si
era quintuplicato o decuplicato. Il costo mensile di un malato di AIDS è
attualmente di circa due milioni di lire (all’inizio del 1997 era valutato
statisticamente in circa 1650 dollari mensili).
Nel luglio del 1992, la Wellcome Trust ridusse la propria quota di
partecipazione nella Wellcome Foundation ad un 40%, portando la sua quota annua
di profitto a circa 2,3 miliardi di dollari.
Nel 1995 la Wellcome Inc. si unisce con la Glaxo Inc., colosso farmaceutico
americano: nasce la Glaxo Wellcome Inc., potentissima supermultinazionale
presente in ogni parte del mondo.
La Glaxo Wellcome chiude
l’esercizio finanziario del 1997 con un fatturato di 13,8 miliardi di dollari.
Tutte le informazioni su questa spett.le azienda le trovate su
http://www.glaxowellcome.com su cui potrete ammirare il logo animato: “disease
has no greater enemy than Glaxo Wellcome” (la malattia non ha nemico più grande
della Glaxo Wellcome). Amen.
LA "CURA" DELL'AZT
"L’AZT non aveva prospettive per due ragioni: i miei studi hanno mostrato che era cancerogeno in ogni dosaggio e che era troppo tossico anche per usi di breve periodo." Dr. Richard Beltz - inventore dell’AZT (azidotimina)
L’AZT, sostanza contenuta
nello sperma delle aringhe, fu sintetizzato come composto chimico di laboratorio
dal chimico della Burroughs Wellcome Richard Beltz nel 1964 nel tentativo di
trovare una cura contro il cancro.
Data la sua elevatissima tossicità è impiegato come base per il veleno per topi.
Quindi, per anni, la medicina ha sperimentato sugli esseri umani un potentissimo topicida, e continua a farlo tuttora.
Non staremo qui a scendere nel “tecnico” su come agisce (per chi volesse saperne di più: “AIDS Gate” http://aliveandwell-eugene.dreamhost.com/aidsgate/ ), comunque l’AZT era stato utilizzato in medicina per distruggere le cellule malate, cancerose, ed impedirne la riproduzione.
Fu un fiasco clamoroso. Innanzi
tutto si scoprì subito che causava altri cancri, e successivamente che tutti i
pazienti trattati con AZT morivano molto prima rispetto a quelli che non avevano
ricevuto il trattamento (infatti, ripetiamo, si tratta di VELENO PER TOPI).
Anzi, impediva anche di studiare l’evoluzione dei tumori, perché i pazienti
morivano precocemente di avvelenamento da AZT. E la ragione è proprio abbastanza
semplice: l’AZT non è come i moderni missili “intelligenti” americani, che
lanciati contro obiettivi militari, vanno a colpire infallibilmente gli asili e
gli ospedali iracheni. Esso non sa quali sono le cellule buone e quelle cattive,
le attacca tutte quante e basta. Ovviamente la spiegazione scientifica è ben più
complessa e articolata, ma più o meno questo è quello che succede con l’AZT.
Si disse allora che era
una questione di dosaggi. Alte dosi uccidevano in breve tempo, ma dosaggi più
bassi erano presumibilmente “benefici”. Così vennero fatte altre sperimentazioni
su svariate patologie, fra cui soprattutto psoriasi e malattie della pelle. Roba
da matti. Inutile dire che fu ben presto accantonato.
Va detto che le case farmaceutiche, siccome ricevono parecchi finanziamenti anche in denaro pubblico per le ricerche, spendono ogni anno montagne di soldi nella ricerca e creazione di nuovi farmaci. Ma molti di questi sono puramente speculativi. Il composto chimico magari funziona, produce alterazioni a vari livelli, e viene anche sperimentato su uomini (carcerati, malati di mente …) e animali, ma non ha malattie specifiche da curare, non si sa a cosa possa servire, così viene messo nel cassetto, in attesa che salti fuori la malattia o la scusa buona per tirarlo fuori.
Così è stato per l’AZT.
Vent’anni dopo, con
l’avvento di una malattia così “mortifera e terrificante” come l’AIDS, la
Wellcome rimise prontamente mano alla sua mirabile invenzione, affermando teorie
folli, per cui l’AZT, prima di ammazzare le cellule, ammazzava i virus, ed
essendo la recentissima scoperta di Gallo causata da un virus (l’HIV), terapie
brevi e mirate sarebbero state efficacissime. La FDA (Food and Drug
Administration, l'ente statunitense che verifica l'efficacia dei farmaci) lo
approvò ufficialmente solo nel 1987, ma ne consentì l’uso in via sperimentale
fin dalla “scoperta” dell’HIV (1984), anche in associazione con altri farmaci,
come del resto, aveva già fatto in precedenza autorizzandone l’uso per altre
patologie (cancri, ecc.), sin dal 1964.
Ricomincia la storia. La gente trattata con AZT sebbene in alcuni casi sembri avere un temporaneo, brevissimo miglioramento, si ammala definitivamente e muore.
Ma invece di sospenderne l’uso, arriva la teoria più demenziale: non bisogna usarlo da solo, ma associato ad altri farmaci che ne limitino i danni e ne integrino l’azione.
Chissà quanti malcapitati
si sono ritrovati a dover prendere dosi incredibili di farmaci di ogni genere,
fra cui l’AZT, nella speranza di curare una malattia che neanche esiste nei
termini in cui viene presentata, morendo di intossicazione da farmaci.
L’AZT è stato usato indiscriminatamente su soggetti già debilitati, donne in gravidanza, neonati.
Moltissimi sono i casi di persone che accortesi del rapido peggioramento con
l’AZT, hanno smesso di prendere ogni farmaco, salvandosi dalla morte, e creando
quella casistica che la medicina ufficiale non sa spiegare, di soggetti che pur
essendo sieropositivi non si ammalano e non muoiono.
Come cresce la voce del
dissenso e l’informazione (controinformazione), sempre di più sono le persone
che si salvano da una morte imminente annunciata come inevitabile.
A Londra, i superstiti pubblicano la rivista “Continuum”. In Olanda collaborano con la Fondazione per la Ricerca Alternativa sull'AIDS (SAAO), in Svizzera da anni sono attivi gruppi di auto aiuto e controinformazione sull’AIDS che hanno preso piede un po’ in tutta Europa.
La maggioranza delle persone colpite dall'AIDS che sono sopravvissute alla malattia lo hanno fatto grazie a grandi dosi di volontà e di senso critico, assumendo costumi di vita coscienti e responsabili, e perché no, anche antagonisti.
Il famoso campione Earvin
"Magic" Johnson, risultato sieropositivo nel 1991, pare abbia assunto AZT per
pochi giorni, risultandone debilitato, e che abbia subito smesso.
La sua salute migliorò subito, tanto che vinse alle Olimpiadi del 1992. In una recente conferenza stampa Magic ha dichiarato di non essere più malato di AIDS.
Un altro dei tanti misteri
dell’AIDS.
“Il mistero di questo virus è stato generato dai duemila miliardi all'anno che vi sono stati spesi. Se prendi un altro virus e ci spendi duemila miliardi di dollari potrai ricamarci sopra tutti i misteri che vuoi”. Kary Mullis - (“la manipolazione informativa in azione”).
LE ALTRE "CURE" UFFICIALI
Terapie convenzionali (farmaci antiretrovirali).
I primi ad essere
impiegati sono stati i cosiddetti “inibitori della trascrittasi inversa”.
Gli ultimi, più recenti, gli “inibitori della proteasi”.
Trascrittasi inversa:
Processo di replicazione virale in cellule non precedentemente infettate, nel quale RNA virale ad un solo filamento viene trascritto in DNA virale a doppio filamento, consentendo la conversione del genoma virale in forma che si integra nel DNA della cellula ospite, infettandola.
Processo di replicazione virale in cellule non precedentemente infettate, nel quale RNA virale ad un solo filamento viene trascritto in DNA virale a doppio filamento, consentendo la conversione del genoma virale in forma che si integra nel DNA della cellula ospite, infettandola.
L’inibizione della trascrittasi inversa non ha tuttavia effetto sulla produzione
di virus da parte di cellule nelle quali l’integrazione ha già avuto luogo,
quelle con infezione cronica.
Proteasi:
Le proteasi sono enzimi essenziali nel processo di trasformazione dei precursori virali in assemblaggio e formazione dei virus maturi. Questo processo avviene durante o subito dopo la gemmazione dei virioni dalla membrana della cellula ospite.
Le proteasi sono enzimi essenziali nel processo di trasformazione dei precursori virali in assemblaggio e formazione dei virus maturi. Questo processo avviene durante o subito dopo la gemmazione dei virioni dalla membrana della cellula ospite.
Inibitori della
Trascrittasi inversa:
Zidovudina (AZT, Retrovir) – il primo antiretrovirale utilizzato, dapprima in monoterapia, attualmente in associazione con altri antiretrovirali. Presenta effetti tossici con effetti collaterali più frequenti all’inizio del trattamento.
Zidovudina (AZT, Retrovir) – il primo antiretrovirale utilizzato, dapprima in monoterapia, attualmente in associazione con altri antiretrovirali. Presenta effetti tossici con effetti collaterali più frequenti all’inizio del trattamento.
Didanosina (DDI, Videx) –
il secondo antiretrovirale utilizzato. Comporta la frequente insorgenza di
neuropatie periferiche.
Zalcitabina (DDC, HIVid) –
Stavudina (D4T, Zerit) – Lamivudina (3TC, Epivir)
Presentano effetti tossici
con effetti collaterali in genere reversibili con sospensione del trattamento.
Nevirapina (Viramune) –
Delavirdina (Rescriptor)
Hanno azione sinergica con
AZT e DDI.
Inibitori della Proteasi:
Ritonavir (Norvir) – Gli
effetti collaterali osservati più di frequente sono: nausea, diarrea, vomito,
astenia, vasodilatazione, alterazione del gusto. Produce interazione con altri
farmaci (antibiotici, antidepressivi, antistaminici).
Indinavir (Crixivan) – le
principali complicazioni descritte sono state secchezza della cute e alterazione
del gusto.
Saquinavir (Invirase) –
appare come l’inibitore della proteasi meglio tollerato. Viene spesso
somministrato in combinazione con il Ritonavir. Può provocare aumento delle
transaminasi.
Nelfinavir (Viracept) –
uno dei più recenti. Non presenta interazioni farmacologiche di particolare
rilevanza. L’evento avverso più frequente è la diarrea.
Le terapie antiretrovirali
comunemente utilizzate sono estremamente complesse, ed il regime terapeutico
attualmente più utilizzato è quello che prevede l’associazione di più farmaci
antiretrovirali, in genere due inibitori della trascrittasi inversa e un
inibitore della proteasi, i cosiddetti “cocktail” antiretrovirali. Essi
richiedono una rigorosa adesione del paziente al trattamento, al fine di
prevenire l’insorgenza di resistenze.
Uno dei problemi più comuni nella pratica clinica di questi trattamenti è quello di decidere tempi e modi di somministrazione, ovvero quando iniziare, cambiare, sospendere o interrompere una terapia e come definire i costanti insuccessi.
Si noti bene che alla base di tutte queste “terapie” vi è l’accettazione passiva e acritica che L’HIV esista.
Ma siccome la sua
esistenza non è mai stata dimostrata si somministrano veleni tossici per
debellare un qualcosa di inventato.
A questo punto sorge obbligatoria la domanda “cui prodest?” (a chi giova?).
Quelle elencate fin qui sono le “cure” standard, quelle più diffuse, usate e abusate finora.
Esistono comunque numerose altre terapie, misture e cocktail di
farmaci usate e suggerite qua e là da medici, stregoni e sciamani ospedalieri.
Chi da anni sta vivendo la vicenda AIDS sulla sua pelle ne sa qualcosa!
E’ da osservare ancora che
la medicina ufficiale tende sempre a negare la palese tossicità dei farmaci
impiegati, e ad attribuire la responsabilità della mortalità “per AIDS” al fatto
che il virus HIV sarebbe un virus mutante, che in breve tempo diviene resistente
ai farmaci, per cui bisogna introdurre sempre nuove terapie, associandole magari
con quelle vecchie. Gli scienziati “dissidenti” sostengono che queste
affermazioni sono totalmente a-scientifiche, in contrasto con tutti i postulati
su cui si regge la medicina occidentale, quindi prive di qualsiasi fondamento
sia scientifico che culturale, e soprattutto prive di verifiche, studi e
sperimentazioni di laboratorio. Ma non c’è bisogno di essere scienziati per
capire che simili teorie non possono che ignorare la salute della popolazione,
tese come sono a garantire business miliardari per l’industria farmaceutica, e
finanziamenti da capogiro per la ricerca.
“Checché ne dicano i
professionisti della salute, la malattia non è un fenomeno negativo per
l’individuo. Tutt’altro. E’ la risposta dell’organismo all’aggressione di agenti
patogeni esterni e, talvolta, interni, scatenati però da condizioni esterne.
Poiché si tratta di una risposta, la malattia significa resistenza, autodifesa.
Scaricata la fase acutamente morbosa, l’organismo vivente tende (anzi
tenderebbe, date le sollecitazioni farmacologiche cui tutti siamo sottoposti che
appiattiscono le reazioni e le loro forme) a ritrovare il suo equilibrio
biologico. Un po’ come la febbre: guai se non ci fosse, perché in questo caso
significherebbe che l’organismo non ha più alcuna forza autodifensiva. (Un
esempio per tutti: nel caso di epatopatie, di malattie del fegato, sinché la
parte, il fegato, è dolorante significa che sta opponendo una resistenza agli
agenti patogeni; quando ormai tace, vuol dire che l’organismo si è arreso, come
nel caso di epatiti o cirrosi.) Ma la medicina, invece di assecondare la
malattia e di condurla a un esito positivo, cioè ad un superamento della
malattia stessa, vuole intervenire immediatamente con il bombardamento
farmacologico (in specie con antibiotici e “bios”, ben si sa, vuol dire vita).
Perché il tempo dell’uomo (essere organico) deve essere scandito dal tempo del
capitale (essere inorganico). Il tempo della merce, del suo supporto fattivo, il
lavoro, e della sua protesi gestionaria, la circolazione e l’amministrazione,
deve essere totale. Il corpo umano, dunque, depauperato delle sue esigenze
organiche vitali, non può funzionare che come una macchina. La medicina
contemporanea si occupa per l’appunto di questo ed il suo apogeo sta proprio
nella tecnica dei trapianti: sostituire i pezzi della macchina, cambiare le
parti difettose del burattino, di Pinocchio.”
Riccardo d’Este (da “L’AIDS come equivalente generale delle pesti neomoderne ed
accumulazione forzata di medicina” – La Mal’aria …, 1992)
- MA L'AIDS ESISTE O NO?
Si, esiste.
Esiste sicuramente una patologia che porta ad una grossa deficienza del sistema immunitario e talvolta anche alla morte. Anzi ce ne sono molte, non si sa nemmeno quante, ed alcune esistono probabilmente da secoli. E possiamo anche tranquillamente chiamarle tutte AIDS. Il primo caso di “sindrome da immunodeficienza” viene comunque descritto nella letteratura medica nel 1912.
L’unica cosa certa è che l’AIDS non è nulla di ciò che ci è stato raccontato
finora.
- COS'E' IL SISTEMA
IMMUNITARIO E COME FUNZIONA?
Vediamo di spiegarlo in poche parole. Per chi vuole saperne di più esiste una bibliografia vastissima.
Il sistema immunitario è la seconda linea di difesa dalle malattie del nostro organismo (la prima è la pelle). Essa è costituita dai globuli bianchi, chiamati linfociti, prodotti dal midollo osseo.
A seconda della loro funzione alcune di queste cellule sono dette cellule “B”, altre cellule “T”. Esistono più tipi di cellule ”T”. Per esempio le cellule T4 sono meglio conosciute come T4 Helper (aiutanti, che danno aiuto). Esse sono i cani da guardia del nostro organismo, e al sopravvenire di ogni minaccia esterna danno l’allarme e attivano il sistema immunitario. Dopodiché le cellule “B” si mettono immediatamente al lavoro e producono anticorpi per combattere ogni possibile tentativo futuro di attacco da parte della stessa causa.
Questo è il principio che sta dietro a tutti i vaccini: introdurre piccolissime quantità di agenti scatenanti una determinata malattia per fare in modo che le cellule B creino gli anticorpi, cosicché l’organismo conosca già quella affezione e sia pronto a difendersi e sconfiggerla in futuro.
Mentre le cellule B producono gli anticorpi per i futuri attacchi, sempre per effetto dell’allarme dato dai T4 Helper, il sistema immunitario scatena le cellule T Killer che hanno il compito di annientare e distruggere le cellule infettate dall’agente esterno.
Scusate la terminologia guerresca, ma la medicina occidentale è nata, cresciuta e sviluppatasi con le guerre, ed ogni descrizione ufficiale sembra sempre un campo di battaglia. (La medicina cinese o quelle orientali non si esprimono mai in questi termini).
Il guaio è che dopo la battaglia le cellule T Killer vanno richiamate e fermate, perché queste sono idiote come i Rambo americani, e se non le si ferma esse cominciano ad attaccare le cellule sane.
Qui entrano in gioco le cellule T8 Suppressor (soppressori), una sorta di polizia militare che si occupa di eliminare gli yankees impazziti e far così cessare l’allarme immunitario.
In un organismo sano sono presenti circa da 800 a 1000 cellule T4 per microlitro di sangue, e circa la metà di cellule T8.
Le malattie del sistema immunitario (AIDS compreso, ovviamente) minano o “inceppano” questo meccanismo in molte maniere differenti.
E soprattutto sono sempre esistite, solo che non se ne era a conoscenza.
- E' l'AIDS (o meglio il virus HIV che "causerebbe" l'AIDS) contagioso?Prima della “scoperta” dell’AIDS, una persona con sistema immunitario debilitato poteva morire ad esempio di polmonite. E la diagnosi era di morte per polmonite. Oggigiorno se una persona è sieropositiva all’HIV una morte per polmonite è diagnosticata come morte per AIDS. Ma se una persona con sistema immunitario debilitato muore di polmonite e non è positiva all’HIV, la diagnosi rimane di morte per polmonite. Questo viene fatto per avvalorare la teoria HIV = AIDS, ma è un assurdo: o una persona muore di polmonite e basta, o se aveva il sistema immunitario debilitato la polmonite è stata l’esito di una patologia da immunodeficienza, HIV o non HIV.
No, l’HIV non è contagioso. In primo luogo non si sa nemmeno se esista: la sua esistenza non è mai stata provata. In secondo luogo se anche esiste è veramente impossibile provare che sia un virus, come dichiarato dalla Dr. Eleopulos. In terzo luogo, nel caso che esista, e che malauguratamente sia proprio un virus, esso non sarebbe in grado di intaccare il sistema immunitario umano, come dimostrato da Duesberg seguendo una serie di postulati su cui si basa l’intero edificio della medicina occidentale, ed anche solo adoperando il buon senso.
Ormai un numero molto vasto di scienziati e ricercatori comincia ad ammettere che le teorie di Gallo e Montagner sono demenziali, anche se menzogna e mistificazione sono davvero dure a morire.
Riassumendo l’AIDS non è una malattia infettiva.
L’AIDS non si trasmette né attraverso i rapporti sessuali né attraverso il sangue.
L’AIDS non si trasmette né attraverso i rapporti sessuali né attraverso il sangue.
Questo non significa che
non sia saggio avere rapporti “protetti”: sifilide e malattie veneree sono
statisticamente in aumento (alla faccia della cosiddetta “prevenzione”). Così
come bisogna evitare lo scambio di siringhe: le epatiti sono anch’esse in forte
aumento, e pare, sempre più aggressive, assieme a svariate altre malattie
trasmissibili attraverso il sangue.
- Ma allora chi si prende l'AIDS come se lo becca?
Non esiste un singolo fattore scatenante (ad esempio un virus) come affermano i
sostenitori dell’HIV e della teoria virale. E’ molto più verosimile pensare ad
una serie di concause che interagiscono, indebolendo, a volte in maniera
irreversibile, il sistema immunitario.
L’uso e l’abuso massiccio di farmaci è sicuramente la causa principale. L’enorme diffusione degli antibiotici, usati a dismisura anche quando non ce n’è proprio bisogno (ed è la maggioranza dei casi), ha indebolito enormemente il sistema immunitario umano.
Stesso discorso per i
cortisonici (dannosissimi per tutto l’organismo, in particolar modo per il
sistema immunitario), per gli psicofarmaci, ed in generale per tutti i farmaci.
Se al primo sintomo di un raffreddore o di un’influenza uno comincia immediatamente ad imbottirsi di farmaci (soprattutto antibiotici), egli mette subito fuori gioco il suo sistema immunitario, facendo combattere la malattia da un agente esterno. In tal modo il sistema immunitario si indebolisce fortemente, non impara più a “riconoscere” le malattie, e soprattutto perde la capacità di combatterle da solo. Un luogo comune inglese dice “use it or lose it”, cioè “usalo o perdilo”; se ad esempio faccio una vita sedentaria e non faccio mai esercizio fisico, cioè non uso mai il mio sistema muscolare, esso tenderà ad atrofizzarsi.
Lo stesso vale per il
sistema immunitario. Se non lo uso mai, se non lo tengo in esercizio e lascio
che siano esclusivamente i farmaci a combattere le malattie, esso tenderà
inevitabilmente ad atrofizzarsi..
Sono dannosissimi anche i vaccini, che obbligano il sistema immunitario ad uno sforzo enorme e logorante.
Un vaccino contro
l’influenza o contro l’epatite significa né più né meno che beccarsi queste
malattie e per così dire “guarire” senza accorgersene.
Bisogna assolutamente evitare di fare vaccini di qualsiasi tipo, a meno che questo non sia veramente indispensabile, cioè si corra un rischio concreto e davvero probabile di contrarre una malattia grave.
Le vaccinazioni di massa sono sicuramente responsabili di un grosso indebolimento del sistema immunitario umano.
Le trasfusioni sono un
altro enorme fattore di rischio. Abbiamo già visto che l’AIDS non è un virus, e
non si trasmette attraverso il sangue. Ma attraverso le trasfusioni si possono
contrarre una quantità di malattie debilitanti, ed inoltre le trasfusioni sono
di solito accompagnate da terapie di farmaci immunodepressivi per evitare
fenomeni di “rigetto”, poiché una trasfusione di sangue è a tutti gli effetti un
trapianto (vedi più avanti). Peggio ancora, ovviamente, per i trapianti di
organi.
Anche l’uso di droghe,
soprattutto quelle pesanti (eroina, anfetamina, cocaina, alcool, ma anche
tabacco, caffè, ecc…) contribuisce indiscutibilmente all’indebolimento del
sistema immunitario, piaccia o non piaccia.
La cattiva alimentazione è
un’altra concausa di debilitazione dell’organismo in generale. Tutti sanno che
oggigiorno ci alimentiamo con cibi sofisticati ed adulterati, e spesso anche in
maniera scorretta, troppi grassi, troppe calorie. Bisognerebbe cercare di
tendere ad una alimentazione “sana” e corretta (per quanto possibile). Senza
dilungarsi troppo, perché è evidente, altre cause di indebolimento fisico e
psichico (e quindi anche del sistema immunitario) sono: la vita sedentaria,
l’inquinamento, il degrado ambientale, lo stress, l’ansia, l’angoscia, la
perdita del senso della realtà tipica del mondo mediatico e “mediato”, gli
esperimenti medici, chimici e militari fatti segretamente sulla popolazione …
Nessun commento:
Posta un commento